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I 120 anni dell'Orchestra a Plettro Gino Neri tra storia e attualitā

Una tradizione musicale ferrarese

servizio di Edoardo Farina

Pubblicato il 29 Agosto 2018

180828_Fe_00_GinoNeriFERRARA - Superato l’ambito traguardo dei 100 anni dalla fondazione avvenuto il 7 febbraio 1998 ove per l’occasione fu organizzato un prestigioso concerto presso il Teatro Comunale con altrettanti 100 mandolinisti, uno a rappresentarne ogni anno trascorso, il 2018 continua a proporsi all’insegna di numerose attività artistiche già iniziate l’anno precedente. 120 anni e non sentirli, anzi – meglio – facendosi sentire; ne sono passati di concerti da quel lontano 7 febbraio del 1898, quando iniziava la lunga storia de l’Orchestra a plettro “Gino Neri” di Ferrara, arrivata sino agli albori della “terza repubblica”, tra le più longeve d’Europa dopo la friulana “Tita Marzuttini” e la “EAP - Mandolines et Guitares de Toulouse” in Francia, fondate entrambe nel 1886.            
I numerosi appuntamenti si sono inaugurati con la registrazione del settimo compact disc tra gli altri già prodotti , presso una sala di Palazzo Costabili di Ferrara dall’acustica insospettabile. Suoni dal grande schermo, in collaborazione con il saxofono di Isabella Fabbri, inedita realizzazione uscita il 13 dicembre scorso per la casa discografica Digressione Music e presentata ufficialmente al pubblico in occasione dell’ultimo Concerto di Capodanno; progetto nato con l’obiettivo di restituire all’ascoltatore le suggestioni  evocate dalle colonne sonore firmate da compositori contemporanei come Ennio Morricone, Nino Rota e Nicola Piovani, ma anche Mahler e Gounod, offrendo nel mentre riletture inconsuete e originali. Come indica il Maestro Giorgio Fabbri nelle note di copertina “…un viaggio nelle celebri melodie da film dentro il caleidoscopio di emozioni che raccontano e descrivono la natura meravigliosa del genere umano, capace di esprimere se stessa con una molteplicità infinita di colori diversi, piacevolmente contrastanti in grado di prenderci e catturare ammaliandoci”. Nel racconto cinematografico nel quale immagini e parole sono al centro della scena, la musica diegetica esercita un ruolo solo in apparenza marginale e secondario ma al contrario contribuisce in modo determinante ad ampliare la forza dell’intreccio narrativo. Basta semplicemente scorrere la tracklist del disco per ritrovare nella nostra mente le visioni dei lungometraggi e i ricordi senza tempo che essi hanno suscitato. Durante l’ascolto a spiccare sono il malinconico tema di Gabriel’s Oboe dal film Mission, il fascino degli spaghetti western del Il buono, il brutto e il cattivo, la poesia di Buongiorno Principessa da La vita è bella o ancora l’epico tema di Mosè e lo struggente Adagetto tratto dalla Quinta sinfonia di Mahler che accompagnava le scene di Morte a Venezia. Per non parlare dell’eleganza dei walzer del Gattopardo o il Waltz 2 from Jazz Suite in  Eyes Wide Shut, rispettivamente firmati da Verdi e Shostakovich in grado di mescolarsi con i colori dei sentimenti più autentici ed eroici raccontati ancora da Morricone in C’era una volta il West, concludendo con La marcia funebre per una marionetta sigla delle indimenticabili serie televisive dedicate ai gialli di Alfred Hitchcock e le  divertenti note al ritmo di ragtime de The Entertainer di Scott Joplin. Il risultato è un lavoro che regala all’ascoltatore una visione del tutto nuova di queste famose quanto straordinarie composizioni, facendo emergere a pieno tutte le potenzialità espressive di uno strumento come il mandolino e i suoi derivati, per il quale hanno scritto pagine memorabili geni come Vivaldi, Mozart e Beethoven. 

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L’evento di punta significativo è giunto al culmine tramite il concerto svoltosi il 7 aprile come di consuetudine   presso il Teatro Comunale di Ferrara, pensato come una grande festa della musica ove hanno preso parte addirittura 150 musicisti, trenta in più rispetto ai 120 previsti inizialmente, appartenenti alle più note orchestre a plettro italiane: “Orchestra Mandolinistica Città di Torino”, “Orchestra a Plettro Pietro Mascagni” (Campobasso), l’“Orchestra a Plettro Tita Marzuttini” insieme al “Quartetto a Plettro Ad Libitum” (Udine), “Orchestra Mandolinistica Euterpe” (Bolzano), “Orchestra Mutinae Plectri” (Modena), “Gruppo Mandolinistico Codigorese” (Codigoro) infine gli allievi della Classe di Mandolino del Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova (Docente Maria Cleofe Miotti). E se i numeri sono da capogiro, tutto esaurito, platea, palchi e loggione ove sul palco si sono riuniti tra gli altri 71 mandolini, 27 mandole, 26 chitarre, 7 mandoloncelli, 18 bassi, 4 contrabbassi ad arco un’arpa e un timpano… ma le note di merito dell’orchestra non si esauriscono qui: l’età degli esecutori ha spaziato dai giovanissimi di 13 anni agli anziani di 85 per un organico unico al mondo utilizzando in buona parte diversi strumenti d’epoca tra cui i mandoloni a plettro dalla insolita foggia ancora del celebre liutaio centese Luigi Mozzani (1869 – 1943), scegliendo pagine tra la mole di oltre 600 composizioni a essa dedicate in grado di costituire il suo prezioso archivio dipanandosi oggi lungo cinque secoli, dalla fine del’500 a tutto il ‘900 fino ai primi 18 anni dei nostri tempi. Occasione unica e irripetibile in tempi brevi, avendo voluto  mantenere la fortunata data del “7”, per un grandioso evento il tutto sotto la mirabile bacchetta sempre di Fabbri tornato a dirigere l’Orchestra dopo una pausa di undici anni, preceduto in epoca moderna dai direttori Italo Pazzi, Giordano Tunioli e Stefano Squarzina. In cartellone i prestigiosi “cavalli di battaglia” della “Gino Neri, costituiti soprattutto da Rossini, Ketelbey, von Suppè, Verdi, Bizet, Boito per concludere con Waldteufel e la conosciutissima “napoletana” di Ino Savini, proposta nelle circostanze più importanti, riscontrando sempre favorevoli consensi di pubblico e critica.

180828_Fe_02_OrchestraGinoNeri_GiorgioFabbri 180828_Fe_03_OrchestraGinoNeri_GiulioTampalini

Soddisfazioni testimoniate da una continuità di presenza sul territorio attraverso l’esecuzione di quasi 1000 concerti, la pubblicazione di numerosi Lp, Cd e Dvd tratti da un vasto repertorio caratterizzate da un livello di espressa eccellenza, appartenendo al novero di quelle realtà che nascono contribuendo alla diffusione a livello popolare della musica operistica e sinfonica, oggi profondamente trasformate e finalmente uscita dal dilettantismo che ha accompagnato ingiustamente per decenni l’immagine dei “plettri” in genere.
Una tradizione musicale ferrarese sorta nel pieno periodo della “Belle Époque” per volontà inizialmente di pochi barbieri appassionati all’arte mandolinistica frequentandosi nel dopo lavoro con l’intenzione di suonare, presso l’abitazione di un lungimirante esecutore di nome Adolfo Nottolini sita in Via Giuoco del Pallone in centro storico ove oggi presente una targa commemorativa. Essi costituivano un primo nucleo di elementi della futura Orchestra, aggiungendosi in breve tempo diversi nuovi cultori assumendo il nome dapprima di “Circolo Mandolinistico Ferrarese” e in seguito “Circolo Mandolinistico Regina Margherita” ottenendo il privilegio di fregiarsi del nome della stessa  in omaggio alla Regina di Savoia che contribuì al sostegno e alle varie iniziative ancora assai amatoriali. Tra mille difficoltà, connesse all'autofinanziamento, oltre al reperimento di sedi adeguate alle prove, l’organico iniziò ad affacciarsi sulla ribalta del movimento mandolinistico italiano partecipando e vincendo al concorso nazionale per orchestre a plettro di Verona: era il 18 giugno 1900. Divenne solo nel 1947 “Gino Neri” dopo la prematura scomparsa dell’insigne maestro, livornese di origine (1882 - 1930) avendola diretta per alcuni lustri  trasformandola nell’odierna disposizione, ampliandosi progressivamente fino a toccare nel corso degli anni ’70 un organico di ben 75 componenti stabili grazie anche all’encomiabile lavoro di tutela del materiale orchestrale e preziose partiture salvate dalle razzie da parte dei Tedeschi quando occuparono Ferrara durante l’ultimo conflitto mondiale.
Supportata dall’instancabile figura del Senatore Mario Roffi (1912 - 1995), presidente, promotore e sostenitore delle più svariate manifestazioni artistiche, ha saputo donare al sodalizio quella stabilità organizzativa che ha permesso di essere applaudito in Europa, Africa, ex Urss, America e successivamente Giappone, contesti in grado di procurare sapientemente e assai abilmente. Fine mediatore, riusciva a ricondurre sui binari di un confronto serrato ma costruttivo qualsiasi contrasto tra le diverse tendenze musicali emergenti dal dibattito interno.
Le mutate esigenze concertistiche e gli ampliamenti dei programmi hanno imposto la necessità di attivare un gruppo ridotto sito all’interno dell’orchestra, l’Ensemble da Camera “Gino Neri”, formatosi nel 1997 lasciando al di fuori alcune sezioni ma soprattutto gli strumenti di maggiori dimensioni, quali bassi a plettro, arpa e timpani a eccezione del contrabbasso ad arco. Costituito da una ventina di esecutori, esso rappresenta l’emanazione della stessa, ma con intenti nelle scelte musicali del tutto diverse da quest’ultima; se da una parte il complesso maggiore si è sempre preposto la divulgazione di pagine lirico-sinfoniche più tradizionali, dall’altra quello cameristico tende oggi a valorizzare musiche originali per strumenti a plettro con particolare interesse al periodo  rinascimentale e barocco e ai compositori del XX° secolo, autori che nel corso degli ultimi anni hanno appositamente dedicato parecchie opere a tale tipologia.          
Ma la soddisfazione più grande è giunta il 30 aprile al XV° Concorso Internazionale Musicale "Città di Pesaro", organizzazione a cura di Francesca Matacena, nell’ambito delle manifestazioni riguardanti il 150° anniversario della morte di Gioachino Rossini, conseguendo il Primo Premio assoluto. “Siamo in fibrillazione - afferma Fabbri - perché abbiamo vinto nella categoria Musica Popolare, interpretando Rossini nel teatro e nella sua città natale, riconoscimento che fa onore a questa orchestra così speciale, unica al mondo per configurazione, composta da persone di ogni età, amatori e professionisti al tempo stesso in grado di esprimere una qualità artistica capace di affermarsi in un evento di tale portata, confermando la tradizione che nei suoi 120 anni di vita l’ha vista raggiungere sempre la vetta più alta nei concorsi nazionali e internazionali ai quali ha partecipato, l’ultimo avvenne 42 anni fa in Germania. Questa vittoria, fa il paio con il Primo Premio ottenuto nel 1997 da l’Ensemble da Camera, cosa di cui mi rallegro molto, aggiungendosi alle mille emozioni che ogni volta colgo nel dirigere la nostra splendida formazione”.                            

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Chiuso il sipario, si è provveduto alla preparazione di un nuovo compact disc avvalendosi della collaborazione del chitarrista bresciano Giulio Tampalini già ospite più volte della “Gino Neri”, dotato di grande musicalità e di limpida tecnica distinto per essere annoverato tra gli eccellenti virtuosi attinente le nuove generazioni. Tracce dedicate ai capolavori per chitarra e orchestra, oltre il celebre Concerto RV93 in Re Magg. di Antonio Vivaldi, attribuito a un arciliuto tardo rinascimentale, archi e basso continuo, impiegando il solo Ensemble ridotto nella tradizionale formula barocca tripartita “allegro – largo – allegro”. Appartenente ai due concerti scritti dal “prete rosso” dedicati al liuto o strumenti similari, si colloca in un momento storico ove il cordofono di origine araba a Venezia era già scomparso da circa trent’anni e come tale aneddotica vuole sia stato dedicato a un amatore su esplicita richiesta. Orchestra al completo per entrare nel salotto italiano con la solarità di Ferdinando Carulli considerato insieme a Mauro Giuliani uno dei più importanti maestri che hanno costituito la “sei corde” nel secolo romantico. Il Petit Concert de Société in Mi Min. op.140 dai brillanti stilemi di Scuola Napoletana, scritto a Parigi negli anni 10 dell’800, originario per chitarra e archi; esposto nella trascrizione di Squarzina, rappresenta la musica mondana della borghesia di allora, il cui tema molto mozartiano dall’attacco immediato, appare assai brillante con a seguire il largo e l’allegro trionfale senza interruzione della stesura. Pagine dedicate a una tipologia di strumento diverso e molto più piccolo dalla sonorità e timbrica assai lontana rispetto l’attuale chitarra moderna, destinata a ristretti ambienti spesso a carattere privato ove l’idea del concerto come lo intendiamo noi non era stata ancora concepito. L’album in uscita presumibilmente per il prossimo Natale, conterrà inoltre la celebre Fantasia para un Gentilhombre qui in prima esecuzione assoluta nella versione plettristica e quintetto a fiati, stesura per chitarra e orchestra del compositore Joaquin Rodrigo articolata in quattro movimenti, tratta, quale fonte principale, da alcune pagine di Gaspar Sanz, importante esponente della musica spagnola e della chitarra barocca del ‘600, proveniente in particolare dai tre volumi intitolati Instrucción de música sobre la guitarra espanola. L'opera nasce da una richiesta del chitarrista andaluso Andrés Segovia (1893 - 1987), legato da una lunga collaborazione e amicizia con l’autore, essendo facilmente il Gentilhombre del titolo e interprete della prima esecuzione mondiale tenutasi nel 1958 a San Francisco sotto la direzione dal maestro Enrique Jordá. Già in passato, l’Orchestra ha ospitato valenti musicisti “estranei” per così dire ai plettri, quali il violino, il pianoforte, l’oboe, il flauto barocco, corali e cantanti solisti riuscendo a fondere il gusto estetico dell’inedito con la tradizione centenaria, sempre più nella direzione di creare sinergie e collaborazioni con altre organologie strumentali. Conclusione dell’ultima traccia con la famosa Asturias, riproposta discograficamente dopo la prima versione avvenuta nel 1979 dall’allora chitarrista solista Giorgio Balboni (1911 - 1985), tema suggestivo e incalzante composto originariamente per pianoforte nel 1890 all'epoca del soggiorno londinese di Isaac Albéniz. A dispetto del nome, non vi è relazione con la tradizione musicale della comunità autonoma spagnola delle Asturie e oltre a richiamare piuttosto il flamenco tipico, inizialmente il brano non venne affatto pubblicato sotto questo titolo. Nel darlo alle stampe da Emile Pujol a Barcellona nel 1892, Albéniz lo intese  come preludio della raccolta Cantos de Espana. Soltanto in seguito esso diverrà il quinto movimento della Suite espanola, edito  dopo la sua morte con il titolo attuale e il sottotitolo Leyenda nel 1911. L’intera registrazione è stata oggetto in anteprima del programma presentato il 26 maggio presso la XXIIIa edizione del Festival Chitarristico Internazionale “Luigi Legnani” di Cervia (Ravenna) sotto la direzione artistica del Prof. Giovanni Demartini, per proseguire nel mese di giugno con una serata dai temi tradizionali nella Sede Logistica dell’Aereonautica Militare di Ferrara in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione comunale AVIS presieduta quest’anno da Sergio Mazzini. Calendario da qui a venire ancora ricco, costituito da una serie di date alcune realizzate altre da concretizzarsi sempre nella città d'origine (allievi della scuola presso Palazzo di Ludovico il Moro, Orchestra nel cortile del Castello nell’ambito della “Notte Rosa” - mostra “Cavallini - Sgarbi”, Ensemble ingaggiato a “Musica a Marfisa d’Este” nella loggia del giardino, poi “Ferragosto al Museo Archeologico Nazionale”...) per portarsi nel mese di settembre verso un prestigioso concerto al Teatro Romano di Teano giungendo sino allo sfarzoso salone della Cappella Palatina sita all'interno della Reggia di Caserta, tornando alla Sala Estense di Ferrara per il "23° International Symposium on Spin-Physics" e nel 2019 altra incisione discografica avente come tema prevalentemente i brani realizzati dalle celebri trascrizioni operistiche. Una mostra storiografica, organologico-strumentale sulla storia della “Gino Neri” che si terrà nel mese di ottobre concluderà i numerosi eventi celebrativi di questo attivissimo anno, a testimonianza soprattutto l’avere consolidato nel tempo, presente e a venire la passione per il piacere di fare musica.

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Agli attuali dirigenti del Consiglio Direttivo Artistico e al Presidente Luca Bonora, quindi, il compito di continuare sulle orme lasciate dai predecessori il cammino intrapreso da oltre un secolo inoltrando nel nuovo millennio il nome dell’eccelsa Istituzione ferrarese nei teatri di tutto il mondo; soprattutto attraverso il prezioso supporto di ragazzi motivati rappresentanti l’avvenire della stessa, provenienti dalla Scuola di Musica interna di cui quest’anno ne ricorre ulteriormente il 90° anniversario dalla fondazione sopravvissuta alla crisi del settore, operando da tempo in convenzione con alcuni conservatori. Come tale, essere protagonista nell’aprire ulteriori vie capaci di diffondere la cultura musicale a tutti i livelli da quello popolare al colto, in grado di potere confermare un segno tangibile nella società presente e a venire, “…restituendoci un fermento da parte delle nuove generazioni lasciando ben sperare”, ha aggiunto a suo tempo durante la conferenza stampa riguardo le iniziative in atto il Presidente Onorario Vincenzo Viglione.                                                                                                                   
“Un livello così elevato da parte dei giovani interpreti mandolinisti della 'Gino Neri', non c'è mai stato negli ultimi 50 anni di attività dell'Orchestra..." – Zeno Mantovani, (classe 1933) socio esecutore, contrabbassista a plettro dal 1954.

Crediti fotografici: archivio Orchestra a Plettro “Gino Neri” di Ferrara
Nella miniatura in alto: il maestro Gino Neri (1882-1930)
Sotto: una panoramica sull'orchestra al gran completo
Al centro, in sequenza: il direttore Giorgio Fabbri; e Giulio Tampalini, uno dei solisti ospiti fra i più prestigiosi; l'Orchestra in una panoramica durante una registrazione televisiva Rai del 1967
Sotto: uno degli ultimi concerti, a Cervia, con solista ospite proprio Tampalini e il concerto celebrativo del 120° nel Teatro Comunale Abbado di Ferrara






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Haroutounian una Butterfly di riferimento
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20240121_Ge_00_MadamaButterfly_phMarcelloOrselliGENOVA – Prosegue con successo la stagione del Teatro Carlo Felice grazie ad una bellissima produzione dell’opera “nipponica” di Giacomo Pucccini, Madama Butterfly. Il contesto scenico-registico firmato da Alvis Hermanis si sviluppa in uno spettacolo sostanzialmente classico e iconografico dove l’immagine stereotipata del Giappone
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Opera dal Centro-Nord
Un Trovatore cosė cosė
servizio di Nicola Barsanti FREE

20240121_Li_00_IlTrovatore_MatteoDesole_phAugustoBizziLIVORNO - Torna a distanza di 50 anni di assenza al Teatro Goldoni e 27 anni dopo la sua ultima apparizione nella città di Livorno (ma fu al Teatro La Gran Guardia) Il trovatore, uno dei titoli più amati di Giuseppe Verdi. Un ritorno tanto atteso che non convince, pertanto inferiore alle aspettative. Gli anelli deboli di questa produzione riguardano
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Opera dal Centro-Nord
Barbiere di Siviglia stratosferico
servizio di Nicola Barsanti FREE

20240120_Pr_00_IlBarbiereDiSiviglia_DiegoCeretta_RobertoRicciPARMA - Il Teatro Regio di Parma inaugura il cartellone d’opera del 2024 con il fiore all’occhiello di Gioacchino Rossini: Il Barbiere di Siviglia. Com’è noto ai più, nel 1782 Giovanni Paisiello scrisse un’opera dallo stesso titolo e con lo stesso soggetto, da qui la decisione del maestro di Pesaro di intitolare la sua nuova composizione (almeno in un primo
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