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Visti da vicino al Teatro del Giglio di Lucca: il mezzosoprano Isabel De Paoli

Cerco nel personaggio la mia veritā

intervista di Simone Tomei

Pubblicato il 16 Ottobre 2018

181016_Lu_00_IsabelDePaoli_phFabioParenzanLUCCA - Vivere Giacomo Puccini ed ascoltare le sue opere nella città dove è nato, è sempre una grande emozione e da lucchese doc non posso che esprimere felicità nel poter vedere dei bravi interpreti debuttare i ruoli del “mio” compositore proprio nel Teatro di Lucca.
Inizierò quindi questo “Trittico” di debutti con il mezzosoprano Isabel De Paoli che affronterà il doppio ruolo della Zia Principessa in Suor Angelica e della Zita in Gianni Schicchi; sarà poi la volta di Marcello Rosiello che debutterà proprio nel ruolo eponimo dell’opera buffa per eccellenza del Doge lucchese ed infine ancora un grande debutto per Alida Berti - soprano pietrasantino - che affronterà, nei panni della protagonista, le struggenti pagine di Suor Angelica.
Iniziamo quindi con il mezzosoprano pavese Isabel De Paoli conoscendola attraverso il suo curriculum e poi per mezzo delle sue parole che ci mostrano una donna dal carattere dolce, ma deciso.
Giovanissima intraprende lo studio del canto lirico con Gabriella Rossi. Consegue il diploma in canto lirico e la laurea di II livello presso l’Istituto di Studi Musicali Vittadini di Pavia. Ha frequentato masterclass di tecnica vocale con Claudio Desderi, Bernadette Manca di Nissa, Rockwell Blake e attualmente si perfeziona sotto la guida del Soprano Luciana Serra. Nel 2008 il debutto in “Rigoletto” come Maddalena, seguono poi Mamma Lucia in “Cavalleria Rusticana”, Flora ne “La traviata” e Badessa in “Suor Angelica”. Si esibisce in concerto con Denia Mazzola Gavazzeni riproponendo inediti come Parafrasi del Cristus di Donizetti e Lamentazione III di Carlo Lenzi. Nel 2011 è Lola nella “Cavalleria Rusticana” al Siri Fort di Nuova Delhi, in India, con Francesca Patanè e nel 2012, oltre al debutto in “Pétite Messe Solennelle” di Rossini a Brescia, è Giovanna in “Rigoletto”, Ines ne “Il Trovatore”, Flora ne “La traviata”, con Ravenna Festival nella regia di Cristina Mazzavillani Muti.
Nel luglio 2013 prende parte al concerto “Echi notturni di incanti verdiani” dalla casa delle Roncole di Verdi, prodotto da Ravenna Festival e trasmesso su RAI 1 e, a seguire, nell’autunno debutta nel ruolo di Quickly in “Falstaff” con Ravenna Festival. Nel 2014 a Palermo si esibisce in “ Nona Sinfonia” di Beethoven, nella “Messa dell’Incoronazione”e nel “Requiemdi Mozart al Teatro Politeama e al Duomo di Monreale inaugurando la 55a edizione della Settimana Internazionale della Musica Sacra. Tra le interpretazioni recenti: nel 2015 Marcellina ne “Le nozze di Figaro” al Teatro dell’Opera di Roma con la regia di Giorgio Strehler ripresa da Marina Bianchi, Mrs Quickly nel “Falstaff” diretto da Riccardo Muti a Ravenna e al Teatro Campoamor di Oviedo, regia di Cristina Mazzavillani Muti; ruolo interpretato con successo anche a Lucca, Piacenza, Savona, e nei Teatri di Reggio Emilia, Ferrara e Ancona. Nel 2016 ha debuttato Azucena ne “Il Trovatore “al Teatro Massimo Bellini di Catania, Il “Trittico” di Puccini al Teatro dell'Opera di Roma con la regia di Damiano Michieletto e la direzione di Daniele Rustioni. In giugno 2016 nuovamente il ruolo di Marcellina ne "Le Nozze di Figaro" per il Festival dei Due Mondi di Spoleto trasmesso in diretta su RAI 5 con la regia di Giorgio Ferrara e la direzione di James Conlon mentre in Luglio é Quickly nelle repliche di “Falstaff “al Savonlinna Opera Festival in Finlandia. In dicembre 2016 è mezzosoprano solista ne "Le Siete Canciones populares Españolas" di M. De Falla al Teatro Bellini di Catania, in gennaio 2017 nel ruolo della terza Dama ne “Il Flauto Magico” al Teatro Verdi di Trieste e "La Cenerentola" nel ruolo di Tisbe, nei Teatri di Lucca, Ravenna, Cosenza, Trapani e Piacenza. Novembre 2017 ruolo di Zulma da “L’Italiana in Algeri” diretta da Gabriele Ferro al Teatro Massimo di Palermo.Nel gennaio 2018 è Azucena ne “il Trovatore” al Teatro Verdi di Trieste e in febbraio è Tisbe nella ripresa de “la Cenerentola” al Teatro Municipale di Piacenza. In marzo è contralto solista nel Requiem di Mozart a Sondrio e Verbania con l’OAV, in aprile “Tisbe ne “La Cenerentola” di Rossini al Teatro Politeama Greco di Lecce e in giugno Flora ne “La Traviata” al Teatro Verdi di Trieste. In luglio 2018 è contralto solista nella Pétite Messe Solennelle di Rossini a Trapani e, a seguire nel mese di agosto debutta nella Messa da Requiem di Verdi al Teatro Antico di Segesta. E adesso il racconto della nostra chiacchierata.

Quando nasce la tua passione per la musica e per il canto?
L’amore per la musica nasce con me. Ero bambina quando mia sorella Corinna, grande appassionata d’Opera, mi ha inconsapevolmente contaminata con assetati ascolti che hanno dato il via a quel “demone” che ancora oggi mi divora e irradia l’esistenza. Nelle innumerevoli nottate dove la musica mi faceva conoscere il sapore di lacrime e sorrisi, ho incontrato me stessa.

181016_Lu_01_IsabelDePaoli_phFabioParenzan 181016_Lu_02_IsabelDePaoli_phAndreaSimi

Che percorso di studi hai fatto? Parlami di un dolce ricordo che hai dei tuoi insegnanti.
A poco più di sette anni, due codini alti e quella tenera incoscienza piena di stupore, cogliendo una mia predisposizione al canto, la mamma mi accompagnò a Milano in viale Blignì e li iniziò ogni cosa. Lo studio del canto privatamente con la Maestra Gabriella Rossi che mi ha seguita lungo quasi tutto il mio percorso, per poi proseguire in conservatorio fino al compimento del diploma tradizionale e del 2° livello all’età di 25 anni; successivamente è iniziato il perfezionamento.
Ricordo con grande riconoscenza le lezioni con Claudio Desderi, recentemente scomparso, che sviscerava ogni non detto e ti metteva a duello con ciò che di te ancora non conoscevi: sono stati momenti di grande crescita.
Ho definito il repertorio e approfondito la tecnica con Bernadette Manca di Nissa per poi approdare al determinante incontro con Luciana Serra, mentori e guide con le quali tutt’ora mi confronto.

Quanto la musica ha inciso sul tuo carattere e sulla tua personalità?
La Musica rende le persone migliori, ti sensibilizza e fortifica; ti soggioga con la Sua immensa meraviglia graffiandoti l’anima e al tempo stesso ti matura senza privarti di quella magia del restare sempre un po' bambino. Non è stato certo un percorso di studi privo di difficoltà, ma non ho mai perso il mio “faro” quella luce che ti porta sempre nella tua casa. Ho imparato a condividere gli spazi interiori ed esteriori e a portare sulle tavole di legno, anche un po di Isabel.

La prima volta sul palcoscenico?
Il mio debutto è avvenuto nel 2008 col ruolo di Maddalena in Rigoletto. L’emozione fu straordinaria, mai provata prima; quella scarica di adrenalina e la sensazione che nella mia vita  fosse tutto finalmente perfetto: ricordo il buio e il silenzio carichi di energia e il fruscio del sipario di velluto che si apriva sulle prime note dell’ultimo atto; ho chiuso gli occhi, respirato… ed improvvisamente ero sulle rive del Mincio. Ecco il grande privilegio di chi vive “d’Arte e d’Amore”. Fai tuo ogni spazio-tempo.

Come affronti lo studio di un nuovo ruolo?
L’approccio con un nuovo spartito è sempre delicato e al tempo stesso stimolante. Senza dubbio il punto di partenza sono l’ambientazione e la trama, mentre la seconda fase avviene a tavolino dove prendo visione della tessitura su cui si muove l’intero ruolo e ne individuo i punti ostici. Successivamente stabilisco un piano lezioni col pianista preparatore iniziando minuziosamente a impostarlo musicalmente e poi il resto vien da sé e da ciò che la musica mi suggerisce; una volta “montato” e memorizzato il ruolo, cerco di approfondirlo prendendo spunti da consigli di grandi interpreti di riferimento in grado di darmi le chiavi delle “segrete”.
Poi, lascio che Isabel lo faccia suo.

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E per questo debutto nel doppio ruolo della Zia Principessa e Zita? Un “bel colpo” o meglio una soddisfazione immensa proprio a Lucca, città natale del compositore.
Come ogni brava formichina che si prepara per l’inverno, anche io nel tempo ho lavorato prima nel piccolo preparandomi al grande: in Suor Angelica ho interpretato dalla “Badessa” alla “Maestra delle novizie” attendendo la giusta maturità per poter affrontare le importanti pagine della Zia Principessa. Lo scorso anno il Maestro e caro amico Aldo Tarabella mi ha proposto il dittico e, con mia immensa gioia mista ad emozione, mi trovo qui, ora nella terra natale del sommo Maestro Giacomo Puccini ad abbrustolirmi il cuore con due tanto attesi ruoli: la Zita e Zia Principesa... Sì, è un bel privilegio ed una grande responsabilità.

Come concili i due personaggi che caratterialmente e drammaturgicamente sono quasi agli antipodi?
Sì, è vero, sono molto distanti drammaturgicamente e differenti anche nella tessitura ma il grande genio di Puccini aveva previsto ogni dettaglio. Entrambe le donne, anche se in maniera intenzionalmente molto diversa, trattano il tema “testamento”; entrambe avide e spietate nel raggiungimento del proprio obiettivo. Nello sviluppo del personaggio di Zia Principessa, insieme al M° Denis Krief e al M° Marco Guidarini abbiamo ricercato e trovato una tavolozza di contrasti veri e sentiti ma senza mai perdere la forza dell’impatto e la tensione emotiva di quel suo “gelo” capace di bruciare.
Zita, trovo invece abbia un carattere più definito, più decifrabile. Il segreto del gioco diabolico della “macchina Schicchi” credo proprio risieda nel non smentirsi mai, simulare, fingere, svendersi e lagnarsi, ma sempre nella stessa direzione.

Che lavoro personale hai fatto sulla Zia Principessa considerando che è un ruolo molto distante dal tuo modo di essere? E per la Zita? Anch’essa non ti somiglia come carattere, se non nell’ilarità del personaggio.
Come per ogni nuovo ruolo, che sia esso di carattere umoristico o di stampo drammatico, nello studio della psicologia del personaggio cerco sempre di trovarci la “mia” verità. Non esiste al mondo donna che non contenga in sè una dose di ironia o il giusto grado di inesorabile ferocia. Ciò che si deve tentare non è altro che un gesto di coraggio: scrutarsi, guardarsi dentro e scavare là dove abbiamo paura di trovare il nostro peggio. Ecco, proprio là, ho trovato la mia Zia Principessa e la mia Zita.

In questi giorni sei a Lucca; cosa respiri e cosa ricordi dei tempi passati e cosa porterai via questa volta?
Lucca è per me luogo di grandi emozioni, di cambiamenti, di doni speciali e di debutti. A Lucca sono nate bellissime amicizie e a Lucca proprio davanti al Teatro del Giglio ho incontrato l’amore.
Respiro profumo di Arte e di buona cucina, le mura e gli storici mattoni cullano la tranquilla vita di chi la popola. A Lucca ritrovo ciò che lascio e in Teatro si avverte lo stesso comune spirito di collaborazione e la passione  del “fare insieme”. Una delle mie famiglie preferite.
Cosa porterò via questa volta? Tutto ciò che mi resterà irrimediabilmente attaccato al cuore.

Ed Isabel senza la musica, fuori dal Teatro? Quali sono le tue passioni?
Isabel fuori del Teatro entra in un altro Teatro. Sono cresciuta a Pavia un una cascina longobarda in centro città immersa nell’odore di cuoio e fieno; varcato il grande cancello verde che separava il trambusto del traffico da un fatato maneggio pieno di fiori, prendevo lezioni di equitazione con mio padre prima che la musica prendesse il sopravvento. Ho un Bovaro del Bernese di nome Rjurik che devasta di affetto chiunque lo incroci e che ho svezzato nei camerini che mi ospitavano durante il tour della produzione di Cenerentola nata proprio qui a Lucca nel Gennaio 2017.
Amo dipingere e amo carteggiare mobili e creare con le mani nude; me la cavo bene in cucina e lavo via i peccati di gola in palestra.

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Se ti chiedessero di descrivere la tua vocalit
à? Quale criterio hai utilizzato per la scelta di ruoli portati in scena in questa prima fase della tua carriera?
Descrivere la propria vocalità è complesso, anche perché siamo sempre in costante evoluzione. Sin dai primi anni di studio si è constatata nella mia vocalità una particolare estensione dal grave all’acuto che mi ha consentito di affrontare con facilità sia le impervie tessiture come nel caso del ruolo di Azucena (che ho debuttato nel 2016 e riportato in scena in gennaio scorso al Teatro Verdi di Trieste), che le profondità richieste alla Zia Principessa o alla Quickly verdiana.

Lo studio costante della tecnica applicato allo spartito ha dettato, passo dopo passo, le scelte dei ruoli dal debutto sino ad ora seguendo e rispettando, ovviamente, la natura della mia voce e le sue personali caratteristiche.  Ogni vocalità, pur appartenendo alla stessa “corda”, possiede una propria struttura ed una propria identità, ecco perché ho sempre cercato di essere coerente e al servizio di ciò che il mio strumento può dare. In tal senso i ruoli che sento più congeniali e che sto preparando ad affrontare in prima battuta, sono quelli di Ulrica, Amneris, Eboli senza peraltro tralasciare il repertorio romantico francese al quale sono particolarmente sensibile in ruoli come Dalila, Charlotte e Carmen per poi passare a personaggi come Santuzza della Cavalleria Rusticana.

I più bei ricordi da quando calchi i palcoscenici e quali in particolare ritieni siano stati i più importanti per la tua formazione e crescita professionale?
Ritengo che ogni esperienza in palcoscenico, sia esso con un piccolo ruolo di comprimariato o un grande personaggio, aggiunga ogni volta un mattoncino in più alla nostra crescita artistica, ma se devo ricordare alcune fra le esperienze più formative e arricchenti senza dubbio è stato col ruolo di Quickly in Fastaff diretta dal Maestro Riccardo Muti. Ricordo la fuga finale “tutto nel mondo è burla”: ogni suono cristallino, ogni parola bisbigliata ma scandita in maniera tanto curata da rendere comprensibile ogni singolo testo e l’intreccio di voci e strumenti ha dato origine ad onomatopee di una foresta; un miracolo tra palco e buca. Un altro passaggio determinante è stato il debutto in Azucena che reputo un traguardo importante per un ruolo difficile e complesso in ogni suo aspetto che ho affrontato e sviluppato con grande cura e tenacia dalla preparazione tecnica alla “mise en scène”.

E per salutarci... un sogno nel cassetto e un desiderio per il futuro?
Il desiderio più forte e di avere sempre nuovi traguardi da raggiungere e potermi distinguere portando sensibilità e “bellezza” sulle tavole di legno, ispirarmi ed essere fonte di ispirazione.
Un sogno nel cassetto? Più che nel mio cassetto, si trova fra i miei spartiti ed è qualcosa alla quale sto lavorando... fatalista sì, ma nulla va lasciato totalmente al caso.

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Nel ringraziare Isabel De Paoli per questo interessante confronto ricco di suggestioni e di umanità la abbraccio caramente con l’augurio di un meraviglioso debutto e vi lascio al prossimo incontro in cui parleremo di un altro artista e di un altro personaggio… ovviamente pucciniano.

Crediti fotografici: Fabio Parenzan (Trieste), Andrea Simi (Lucca) e archivio personale di Isabel De Paoli






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