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Debutto nel teatro della sua città per Alida Berti, soprano lirico di coloratura approdata a ruoli lirici

Suor Angelica la vivrò da mamma...

intervista di Simone Tomei

Pubblicato il 21 Ottobre 2018

181021_Lu_00_AlidaBertiLUCCA - Eccoci come promesso al terzo appuntamento di questa maratona lucchese per presentarvi il terzo debutto nel dittico pucciniano Suor Angelica e Gianni Schicchi battistrada per la la stagione lirica del Teatro del Giglio 2018/2019; è la volta del soprano Alida Berti che affronta proprio il grande ruolo di Suor Angelica del quale ci parlerà in questa interessante chiacchierata, ma come sempre, non prima di averla introdotta attraverso il suo curriculum artistico.
Dopo gli studi in Toscana con il M° Valiano Natali e il perfezionamento a Verona con il M°Jerzy Artysz, debutta in Bohème di G. Puccini e L’Elisir D’Amore di G. Donizetti. In seguito svolge un’intensa attività concertistica in teatri italiani ed esteri e per prestigiosi circoli lirici. Dal 2004 affronta i ruoli di Violetta in Traviata di G. Verdi, Rita nell'omonima opera di G. Donizetti, Lucia in Lucia di Lammermoor  sempre di Donizetti.
Canta con l’orchestra del Teatro del Giglio lo Stabat Mater di Boccherini. La Messa in Re maggiore di G. Puccini Senior e con l’orchestra di Prato La Cantica di San Benedetto di J. De Hann. Collabora con il Ravenna Festival per la produzione di Traviata. Nel 2011–2012 è apprezzata interprete nel ruolo di Musetta al Teatro Carlo Felice di Genova e al Festival Pucciniano di Torre del Lago, così come nel ruolo di Valancienne in La Vedova Allegra al Verdi di Trieste. Nel 2013 incanta la platea del Festival Pucciniano con le interpretazioni di Gilda nel Rigoletto e Liù nella Turandot sotto le magistrali bacchette dei Maestri D. Oren e B. Brott. Nel 2014 interpreta Elvira in L’italiana in Algeri di G. Rossini, al Teatro Filarmonico di Verona. E’ Violetta in La Traviata di G. Verdi al Teatro Verdi di Trieste. Liù in Turandot di G. Puccini al Teatro Verdi di Salerno. Musetta nella Bohème di G.Puccini al Puccini Festival di Torre del Lago. Aminta in Il Re Pastore di Mozart al Teatro Verdi di Trieste. Micaela nella Carmen di Bizet al Teatro Verdi di Salerno. Nel 2015 interpreta Liù nella Turandot al Festival Puccini di Torre del Lago, Requiem di Mozart a Lucca e Pisa, Traviata per il Festival Lucchese Il Serchio delle Muse. Ha cantato sotto la direzione di: S. Adabbo, M. Balderi, M. Guidarini, P. Fournillier, A. Pirolli, D. Oren, G. L. Gelmetti, F.Lanzillotti, T. I. Ciampa, V. Galli, F. Krieger, C. Pinto, S. Rabaglia.  Registi quali: E. Scola, A. Fornari, Scaparro, Canessa, Pizzi, Brusa. Nel 2016 è Gilda nel Rigoletto e Violetta nella Traviata al Festival delle Muse di Lucca, Micaela nella Carmen all’Arena di Verona, ancora Violetta nella Traviata al Teatro Seijong di Seul. Nel 2017  Ancora Micaela nella Carmen al Teatro Verdi di Salerno e Violetta nella Traviata al Rapallo Festival; canta nello Stabat Mater di Rossini nella chiesa di San Michele a Lucca. Ospite protagonista al "Gala Concert" all’Accademia Musicale di Cracovia e anche al "Gala Concert" alla Staatsoper di Vienna.

181021_Lu_01_AlidaBerti 181021_Lu_02_AlidaBerti

Alida Berti un'artista lucchese o meglio pietrasantina: parlaci di chi eri prima di incontrare la musica.
Sono nata e cresciuta a Pietrasanta in provincia di Lucca; a cinque anni ho iniziato la disciplina del pattinaggio artistico diventando campionessa provinciale e regionale per poi approdare alla sfera nazionale; a diciassette anni ho fatto il corso per diventare tecnico federale e da lì ho continuato a stare sulle piste come allenatrice lavorando in diverse società sportive. 

Ed il primo incontro con il canto?
Il mio primo incontro con il canto l’ho avuto a diciannove anni; fu un caso ascoltando un disco della Madama Butterfly interpretato nel ruolo eponimo dal soprano Maria Callas e fui folgorata dall’interpretazione di questa meravigliosa artista; e da quel momento volli approfondire la conoscenza di questa arte ed iniziai a frequentare il Teatro e a diventare una divoratrice di dischi; la passione crebbe dentro di me come un vulcano e per divertimento volli prendere qualche lezione, ma senza nessuna velleità artistica, anche perché all’epoca ero insegnante di pattinaggio artistico e guidavo una squadra di trenta ragazzi a Viareggio.

E quindi poi qual è stata la tua formazione artistica e musicale?
Ho iniziato gli studi di canto a Torre del Lago con il maestro Valiano Natali che era stato un solista del Teatro Comunale di Firenze negli anni ’50 del Novecento; per lo studio della musica ho iniziato privatamente per poi approdare al Conservatorio di Verona; sempre a Verona ho incontrato il soprano spagnolo Yolanda Auyanet che mi consigliò di andare a studiare dal suo Maestro a Varsavia…

 

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… Aspetta… questa credo di saperla… Vorrei dunque che tu ci parlassi della grande guida per la tua vocalità: il maestro Jerzy Artysz che vive in Polonia a Varsavia: un uomo adesso dal “crin canuto” ma…
… Sì, io considero quella persona colui che mi ha insegnato l’arte del canto e tuttora mi segue per il perfezionamento; il M° Artysz è un cantante baritono polacco che ha fatto una grande carriera nella metà dello scorso secolo; è stato un allievo di Maria Carbone ed ha ricoperto tutti i più importati ruoli da baritono nell’Europa dell’Est con qualche apparizione anche in Italia ed in America; dalla fine degli anni ’80 costituì, insieme al soprano Victoria de Los Ángeles, un’accademia di canto in Spagna dalla quale sono usciti molti cantanti che tuttora fanno parte del panorama mondiale dell’opera.
È da lui che ho appreso il vero tecnicismo, il meccanismo del canto e dell’arte del fiato: sono arrivata a questo grazie allo studio del repertorio liederistico e di quello belcantista che è indispensabile per la salute ed il mantenimento della voce e della tecnica potendo quindi "costruire” su queste solide fondamenta i futuri ruoli che poi con il tempo sono arrivati.

Da tempo unitamente alla tua attività di interprete, svolgi quello di eccellente didatta: cosa è importante infondere nelle giovani voci e nelle menti di oggi?
Ritengo che la cosa più importante sia quella di conoscere ed avere consapevolezza del proprio corpo e dei propri limiti amando, o meglio, imparando ad amarli e da essi trarre stimolo per migliorarsi e proseguire il cammino; è inoltre importante saper attendere lo sviluppo naturale della propria vocalità per affrontare i ruoli principali; ritengo importante, come ho fatto io, studiare il repertorio liederistico e quello belcantista che forgia la voce, il fiato e l’emissione e permette di poter affrontare con grande sicurezza i ruoli delle epoche successive fino a sfociare nel più marcato verismo novecentesco.

Quindi grande rispetto per la propria voce
Non solo per la voce, ma visto che oggi giorno il mondo del melodramma richiede oltre la voce, grande tecnica attoriale che si raggiunge anch’essa con lo studio e mai con l’improvvisazione, ritengo necessario che vi sia una cura ed un’attenzione molto presente per il proprio corpo; corpo visto non come semplice elemento da mostrare, ma come involucro del prezioso strumento che è la nostra voce.

Per la prima volta canti nel teatro della tua città: forse qualcuno si è  accorto di te?
Ho aspettato tanto e l’occasione è stata davvero speciale; si celebra infatti quest’anno il centenario del Trittico di Giacomo Puccini ed essere una delle protagoniste mi riempie di grande onore, gioia e responsabilità.

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Ebbene Suor Angelica…
Sì, un ruolo che si è concretizzato dopo anni di studio in cui la voce ha seguito il suo naturale sviluppo crescendo di pari passo con la mia crescita professionale come cantante; e anche umana come madre di un meraviglioso figlio; spero di poter affrontare con  consapevolezza questo importante ruolo che mi ha “preso” sin dalla prima volta che l’ho ascoltato e mi ha letteralmente conquistato quando ho aperto lo spartito per iniziare a farlo davvero mio.

Cosa significa per te debuttare proprio nella città del Maestro Puccini e nel centenario della prima esecuzione?
Lucca è la città di Giacomo Puccini ed anche la mia… ho debuttato questo compositore con il personaggio frizzante di Musetta in Bohème per poi approdare al ruolo di Liù in Turandot; trovarmi adesso ad affrontare le drammatiche pagine di Suor Angelica nella città del Sor Giacomo e proprio nel centenario dalla prima esecuzione che avvenne al Teatro Metropolitan di New York il 14 dicembre 1918,  mi ha fatto capire quanto la musica della mia terra mi sia stata da guida e di buon auspicio per poter affrontare con sempre maggior consapevolezza l’impegno nel canto che è elemento primario della mia vita.
Devo questo debutto a colui che ha creduto nelle mie potenzialità: il M° Aldo Tarabella direttore artistico del Teatro del Giglio di Lucca; subito dopo l’audizione che feci con lui la scorsa primavera - che non volle chiamare tale, cioè "audizione", ma che definì un incontro musicale tra persone che amano Giacomo Puccini - mi fece capire che ero pronta per questo ruolo e mi volle dare l’opportunità del debutto in un contesto di grande prestigio.

Come ti sei preparata per affrontare questo personaggio?
Come faccio sempre, sono partita dall’aspetto puramente musicale insieme ai miei pianisti preparatori perché sono convinta che dentro la musica ci siano tante e forse quasi tutte le risposte interpretative; il passaggio successivo è stato dedicato alla lettura attenta del testo drammaturgico e delle generose didascalie che il Maestro ha lasciato a guida dell’interprete e della regia; è stato indispensabile poi affrontare e gestire le emozioni e soprattutto le difficoltà che queste portano dietro sé, affrontando questo personaggio: dopo poco che ho iniziato la preparazione personale ho capito che da sola non potevo farcela proprio perché come Suor Angelica anche io sono Madre; ho ritenuto indispensabile quindi, affrontare questo aspetto così delicato e tecnico con un grande attore e regista, Augusto Fornari, che mi ha insegnato delle tecniche attoriali per saper controllare le emozioni e non esserne completamente in balia pur accogliendole e trasformandole con la voce e con il corpo; è stato un lavoro intenso i cui frutti si sono palesemente manifestati una volta che ho oltrepassato la soglia del palcoscenico dove mi aspettava al varco un altro grande regista…

… stai parlano di Denis Krief: come avete lavorato e che caratterizzazione del personaggio avete cercato di fare emergere?
Prima di tutto vorrei parlare della scoperta di questo grande regista con cui, purtroppo per me, non avevo mai lavorato: ho potuto parlare con lui delle varie tecniche di recitazione (Stanislavskij, Cechov, fino ad arrivare a quelle usate oggi agli Actors studio in America) ed alla fine di questo confronto mi ha proposto la sua idea del personaggio di Suor Angelica che, come voleva Puccini, era una donna addolorata e trafitta dal suo dramma che sfocia in un dolore che quasi la immobilizza nei gesti togliendo quindi tutto ciò che sovrasta e rende il personaggio “melodrammatico”; abbiamo ripetuto lo spartito e le sue didascalie in maniera rispettosa e devota al suo compositore; ho cercato di vivere il personaggio come se non conoscessi, durante l’interpretazione, l’epilogo e quindi mi sono lasciata trasportare dalla musica e dalle parole che mano mano si consumavano sulla scena.
Umanamente il rapporto professionale è stato corroborante e denso di emozioni: ritengo che Denis Krief sia uno dei più competenti registi nel panorama mondiale del melodramma e per questo parlano i suoi tanti anni di carriera; personalmente lo adoro e spero di poter collaborare ancora con lui per crescere ulteriormente come artista.

Il momento dell'opera in cui ti senti più  coinvolta emotivamente?
Non c’è una battuta che non prenda corpo voce ed anima anche se nei pochi minuti del finale in cui si concretizza tutto il dramma, ci si può abbandonare alle lacrime e far emergere con la voce tutto il destino tragico che vive questa infelice donna. Anzi, Mamma...

Dove ti sta portando la tua voce?
Sicuramente verso un repertorio da soprano lirico, del quale sto approfondendo diversi ruoli per i miei futuri debutti.

Ed Alida fuori dal palcoscenico?
Sono una mamma a tempo pieno e seguo mio figlio nel suo percorso scolastico e musicale; amo custodire il mio giardino e la mia casa dove ad ogni rientro mi accoglie la mia cagnolina Lyuba, una barboncina color champagne, che riempie la vita della nostra famiglia di tanto affetto e amore.

E la tua filosofia di vita cosa recita?
Carpe diem

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Ti chiedo un pensiero per i nostri lettori, dettato dalle emozioni vissute in questi giorni al Teatro del Giglio.
Vorrei dire qualcosa in merito al luogo dove ho lavorato: nella sua qualifica di teatro di tradizione ho trovato nell’organizzazione del Teatro del Giglio molta serietà, precisione e disponibilità da parte di tutto lo staff: dalla segreteria artistica, agli affari generali, all’attrezzeria; lavorare qui è stato un piacere ed un privilegio di cui mi sento onorata; spero di poter restituire sul palcoscenico tutte le emozioni ed il calore ricevuto per infiammare l’animo del pubblico che mi ascolterà.
Una parola anche per la città di Lucca che ritengo possa diventare la Salisburgo italiana per eccellenza: ho notato un fervore ed un pullulare di attività musicali che negli ultimi tempi sta davvero facendola diventare un polo di attrazione per tanti musicisti affermati e non; un luogo dove respirare e vivere la Musica ed i suoi compositori che sono tante perle del panorama mondiale.
Proprio per questo dico ancora grazie al sommo Giacomo Puccini: uno dei grandi amori della mia vita.

Parlare con Alida Berti è stato veramente un momento di grande piacevolezza  e dalle sue parole possiamo cogliere qualche aspetto in più dell’animo nobile, della dedizione al canto e più in generale alla Musica; è doveroso il nostro grande “in bocca al lupo” per questo meritato debutto nel quale si concretizzeranno mesi di studio approfondito, lavoro ed impegno.

Crediti fotografici: Foto Ennevi (Verona) e Fabio Parenzan (Trieste); e archivio personale dell'Artista






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