Con una lunga e interessante carriera che l'ha portata a calcare importanti palcoscenici di vari paesi europei come Italia, Spagna, Germania, Svizzera, Norvegia, Inghilterra, Portogallo eccetera, e in Nord America negli Stati Uniti, Canada o Messico, in ruoli diversi nel belcanto, nei ruoli verdiani e rossiniani, solista in varie opere orchestrali, e soprattuttocon la Carmen di Bizet (suo cavallo di battaglia), il mezzosoprano barese Alessandra Volpe ha recentemente debuttato nel circuito dei teatri lombardi il ruolo di Azucena ne Il Trovatore di Giuseppe Verdi ed è attualmente e impegnata in un'altra produzione verdiana (il Don Carlo) a Wiesbaden in Germania.
Alessandra Volpe ci racconta l'inizio della sua carriera, il suo momento attuale e i suoi progetti futuri.
Come è nato il tuo interesse per il canto come carriera?
Ho iniziato per gioco quando avevo 5 anni in un festival di canzoni nel mio paese d’origine poi, contemporaneamente allo studio del pianoforte ed il liceo, ho iniziato a cantare musica leggera conseguendo importanti risultati in ambito nazionale. Quasi arrivata al diploma in pianoforte, feci un’audizione in conservatorio ed iniziò così lo studio della lirica. Sono sempre stata attratta dalla musica sinfonica, e la lirica non mi è mai piaciuta veramente, fino a quando ho emesso il mio primo acuto e di lì è nato l’amore per il melodramma.
Quando e in quale ruolo è stato il tuo debutto sul palcoscenico?
Il primo ruolo “principale” che ha sancito l’inizio della mia carriera, è stato quello di Isabella ne L’Italiana in Algeri di Gioachino Rossini, al Teatro Sociale di Como. Ho uno splendido ricordo di quella produzione, poiché il mio attuale marito, mi chiese di sposarlo tra il primo ed il secondo atto.
Attualmente qual è il repertorio e i ruoli con cui ti senti a tuo agio?
I ruoli che amo interpretare di più, in questo periodo della mia carriera, sono certamente quelli di impeto, di forza, di grinta, come ad esempio Eboli (nel Don Carlo), Amneris (in Aida) e Carmen, senza mai tralasciare le mie origini belcantiste.
Quali ruoli ti piacerebbe sperimentare in futuro?
Certamente rimarrei su personaggi con una forte carica emotiva, quali Charlotte, Dalila Kundry.
Quali sono gli elementi della lirica ottocentesca che ti attirano?
Io sono nata con il “belcanto” ed è stato, e sempre sarà, un punto di riferimento. Ritengo che taluni autori, se cantati con il gusto richiesto, insegnino a cantare tutto e siano la base per avvicinarsi al verismo musicale.
Ci parli del tuo stretto rapporto con il ruolo di Carmen?
Questo controverso e discusso ruolo bizettiano, che interpreto ormai da anni, fa sì che il mio forte temperamento latino possa manifestarsi, e ritengo il ruolo di Carmen molto più fragile e sentimentale di quanto spesso venga dipinto.
Senti il ruolo ormai “tuo” o continui a scoprire le sfaccettature del personaggio ogni volta che lo canti sul palco?
Certamente lo sento “mio”, ma con altrettanta certezza, come si continua costantemente a crescere nella vita, anch’esso cresce in continuazione. Non credo assolutamente che si possa dire mai di essere arrivati, in nessun ambito, altrimenti si arresta la crescita intellettiva.
Quali sono le idee o le concezioni sbagliate che le persone hanno di Carmen, che vivendo tu il personaggio così frequentemente, ti rendi conto che sono idee e concezioni sbagliate?
Carmen viene considerata spesso una figura molto più forte e cinica di quello che realmente è. Ama certamente la vita da “zingara” ma il suo amore forte e perverso nei confronti di Don José, la porterà ad anelare la morte come unica salvezza.
Cosa puoi raccontarci della tua esperienza cantando il ruolo di Azucena ne Il Trovatore in vari teatri della Lombardia?
Ho scoperto un ruolo che pensavo avrei cantato solo tra qualche anno. Azucena, infatti, è uno dei ruoli della “maturità vocale” che ho sempre guardato con timore, ma mi sono resa conto che si possa (o debba) affrontare con gusto “belcantista” e non con idea di voce necessariamente matura come saremmo portati a pensare.
Dopo Azucena, Amneris o Eboli che stai attualmente cantando a Wiesbaden, vedi più ruoli verdiani nel tuo futuro?
Non ci sono particolari ruoli verdiani che mi aspetto di debuttare, se non Preziosilla di La forza del destino.
Com’è il mondo della lirica? Che idea ti sei fatta?
Dall’esterno, il mondo della lirica, viene immaginato come un palcoscenico costante, con vezzi tipici del melodramma, ma questo era vero fino alla metà del secolo scorso, quando i cantanti lirici erano tali anche fuori dalle scene. Mi sento certamente un’eletta a poter fare questo splendido lavoro ma, quando si chiude il sipario, io ritorno principalmente Alessandra, quindi mamma e moglie.
Dal tuo punto di vista, quello di Alessandra Volpe persona, com’è il panorama lirico italiano?
Fino al secolo scorso, i cantanti italiani erano un’eccellenza mondiale, oggi si è un po’ rovinata la nostra immagine, a seguito degli eccessi dei nostri predecessori e mi capita spesso che mi venga detto che, per come sono in teatro, non sembro italiana. Io sono italiana e ne sono fiera, ma riconosco i molti errori che sono stati fatti.
Quali differenze trovi nello sviluppo del tuo lavoro rispetto a com’era il mondo pre- pandemia?
La pandemia ha dato una forte sferzata a tutto il mondo non risparmiando neanche quello musicale. Da un giorno all’altro mi sono vista cancellare tutti i contratti e, soprattutto all’inizio, abbiamo subito un forte colpo. Come sempre succede nella mia vita, ho trovato i lati positivi anche in questo, godendo a pieno della mia famiglia e dei miei amici.
Hai cantato in tantissimi Paesi del mondo. C’è stato un pubblico che ti è rimasto più nel cuore?
A suo modo tutto il pubblico che ho incontrato è sempre stato caloroso, ma noi latini abbiamo connessione coi latini... in Messico, cantando il ruolo di Carmen, ho trovato un calore meraviglioso, non soltanto da parte del pubblico ma anche dai colleghi. Ricordo con commozione, i bambini del coro di Carmen, nel teatro di León, Guanajuato, che mi hanno regalato una loro foto autografata da ciascuno, e che conservo gelosamente dopo tanto tempo. Con molti di loro ho mantenuto contatti costanti nel tempo.
Qual è per te il momento più significativo che hai vissuto sul palco?
Ciascun momento è significativo a suo modo, come ciascun debutto mi provoca fortissime emozioni.
Quali progetti hai in cantiere?
Ho iniziato da poco a studiare tedesco, e mi piacerebbe approcciarmi a ruoli come Kundry del Parsifal di Richard Wagner.
Crediti fotografici: fotografie fornite all'Artista