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Tutto esaurito al Gran Teatro all'Aperto anche per l'opera incompiuta del compositore lucchese |
Ecco la Turandot di Puccini/Berio |
servizio di Athos Tromboni |
Pubblicato il 26 Luglio 2021 |
TORRE DEL LAGO PUCCINI (LU) - Tanto se ne parlò che poi avvenne… eh sì! la Turandot con il finale “moderno” di Luciano Berio (al posto di quello “tradizionale” di Franco Alfano) è finalmente andata in scena sabato 24 luglio come secondo titolo del Festival Puccini 2021. Anche in questa circostanza l’introduzione musicologica della serata è stata curata da Valentina Lo Surdo, voce inconfondibile di Rai Radio 3 e Rai 5, così come le era affidato il compito di coordinare la consegna del 50° Premio Puccini al musicologo Michele Dall’Ongaro, compositore, conduttore radiofonico e televisivo Rai, presidente e sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma. La consegna del premio è avvenuta alla presenza dell’assessora alla Politiche Culturali del Comune di Viareggio, Sandra Mei, e della presidente della Fondazione Festival Pucciniano, Maria Laura Simonetti. Dall’Ongaro è autore di numerosi saggi e testi dedicati alla musica, tra i quali si ricorda l'analisi di tutte le opere di Giacomo Puccini (Pacini Editore, Pisa 1986). Nel 2020 nel suo ruolo di sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha riportato al Festival Puccini, dopo 79 anni di assenza, la prestigiosa Orchestra della stessa Accademia sotto la guida di Antonio Pappano, contribuendo a scrivere una pagina significativa nella storia dell’unico festival al mondo dedicato a Giacomo Puccini. Ed è stato sold-out anche per Turandot, come lo fu per la Tosca andata in scena la sera prima. si è assistito ad un nuovo allestimento del capolavoro incompiuto di Giacomo Puccini, coprodotto con il Teatro Goldoni di Livorno, per la regia di Daniele Abbado e le scene di Angelo Linzalata. Sul podio dell’Orchestra e Coro del festival il direttore John Axelrod (maestro del coro, Roberto Ardigò).
Nella presentazione musicologica dell’opera, Valentina Lo Surdo ha spiegato che Turandot rappresenta un vero e proprio omaggio di Puccini alla modernità: «Il finale di Turandot composto da Luciano Berio fu eseguito la prima volta alle Isole Canarie nel 2001 e mai eseguito, sino ad oggi, a Torre del Lago, dove l’incompiuta è sempre stata rappresentata con il finale di Franco Alfano» ha detto la presentatrice. Dando poi informazioni di come Berio - tra i massimi compositori italiani del XX secolo - si sia messo a lavorare (dopo quasi 80 anni dalla stesura pucciniana) per concludere l’opera lavorando su quei 36 fogli di appunti che Giacomo Puccini aveva lasciato alla sua morte. A quelle pagine Berio si è ispirato, per cogliere il più possibile le intenzioni musicali pucciniane, sviluppando secondo il suo stile tardo novecentesco, invece, le parti strumentali. Definito un finale “più umano”, quello di Luciano Berio, si compone di sedici minuti di musica, 307 battute di cui 133 prese dagli appunti di Puccini e riorchestrate; e 174 da lui composte ex-novo; ne è sortito un finale in cui Berio, dopo la morte in scena di Liù ,risolve lo sgelo della principessa Turandot rispettando il più possibile le indicazioni del compositore lucchese, ma anche attingendo a quello stile wagneriano richiamato da Puccini e certamente più congeniale ad un compositore del ventesimo secolo.
La “premiere” torrelaghese Puccini/Berio è stata affidata alla messa in scena curata da Daniele Abbado, regista di fama internazionale, riconosciuto per la capacità di sviluppare progetti innovativi nel campo del teatro musicale; per lui era un debutto in Turandot… così ha voluto un impianto scenico “contemporaneo” simbolico e minimale, per un’opera assolutamente moderna e in cui è evidente un importante approccio tecnologico, come dichiarato anche dallo scenografo Angelo Linzalata.
Ci sono grandi torri mobili, parallelepipede, che vengono trascinate, girate e ruotate a scena aperta, sulle quali e/o dentro le quali si collocano via via i cantanti, il coro, i mimi e i figuranti; così come sono stati inventati dei corpi luminosi innovativi nel segno della ricerca che Linzalata ha sperimentato nei suoi lavori degli ultimi anni. Un progetto quello di Turandot – è stato detto nella presentazione dell’opera - al quale lo staff creativo (scenografo, regista, costumista) ha lavorato in sinergia, stimolato e influenzato dal nuovo finale. Colorati, moderni e adeguati allo stile i costumi di Giovanna Buzzi. La parte musicale ha visto sul podio – come precedentemente detto – il maestro John Axelrod, che ha definito la Turandot «… un’opera meravigliosa e misteriosa.» Per Axelrod, direttore principale e direttore artistico della Real Orquesta Sinfónica de Sevilla e direttore principale ospite dell’Orchestra Sinfonica di Milano “Giuseppe Verdi”, è stato un ritorno al Festival Puccini, dove aveva diretto nel 2020 il titolo di apertura (Gianni Schicchi alla Cittadella del Carnevale). Dopo il primo quarto d’ora di musica, da un cielo che brontolava e minacciava temporale, sono scese le prime gocce di pioggia: il direttore ha fermato l’orchestra e i cantanti e rivolgendosi al pubblico ha invitato ad attendere… e infatti solo pochi minuti dopo un insignificante “sguazzo” Axelrod ha ripreso l’opera facendola ripartire dall’inizio e non dal punto in cui era stata interrotta. Eccellente la sua concertazione e direzione dell’opera. Il cast di questa nuova produzione del Festival Puccini ha annoverato molte voci al debutto a Torre del Lago e nell’opera stessa: nel ruolo della gelida principessa si è distinta il soprano americano Emily Magee che ha calcato per la prima volta il palcoscenico sul Lago di Massaciuccoli; positiva la sua prova, destinata ad essere annoverata fra le migliori interpretazioni di Turandot sulle tavole del Gran Teatro all’Aperto dai tempi dell’indimenticabile e compianta Ghena Dimitrova. Si è disimpegnato nei panni del principe Calaf il tenore siciliano Ivan Magrì, corretto e musicale, ma la voce ci è sembrata troppo chiara e leggera per quel ruolo, almeno a confronto con le consuetudini interpretative del personaggio; comunque ha incassato anche lui calorosi applausi al termine della recita. Nel ruolo della tenerissima schiava Liù era impegnata la giovanissima e brava Emanuela Sgarlata, soprano lirico puro a cui pronostichiamo una bella progressione in carriera. Ottimo anche il Timur di Nicola Ulivieri, che più “invecchia” più diventa bravo.
Completavano onorevolmente il cast: Giulio Mastrototaro (Ping), Marco Miglietta (Pong) e Andrea Giovannini (Pang) nel ruolo fondamentale (soprattutto per il “colore locale” orientaleggiante della partitura) delle tre maschere. L’Imperatore Altoum era interpretato da Kazuki Yoshida, il Principe di Persia da Giovanni Cervelli, un Mandarino da Francesco Facini, Ia Prima Ancella da Fleur Strijbos, la Seconda Ancella da Luisa Berterame. Come sempre bravissimo il Coro delle Voci Bianche del Festival Puccini istruito da Viviana Apicella. Sulla scena (nei fondali e sulle torri parallelepipede) erano scritte traduzioni in cinese tratte dalle parole del libretto, traduzioni curate e scritte da Giuseppe Avino. Turandot sarà al Festival Puccini in replica il 30 luglio e il 7 e 21 agosto 2021.
Crediti fotografici: Ufficio stampa della Fondazione Festival Pucciniano Nella miniatura in alto: il regista Daniele Abbado Sotto: la premiazione a Michele Dall’Ongaro da parte della presidente della Fondazione Festival Pucciniano, Maria Laura Simonetti, e dell’assessora alla Politiche Culturali del Comune di Viareggio, Sandra Mei; una bella immagine del coro, con le Voci bianche in primo piano Al centro in sequenza: Nicola Ulivieri (Timur) ed Emanuela Sgarlata (Liù); Ivan Magrì (Calaf); e ancora la Sgarlata; poi Magrì con Emily Magee (Turandot); e le tre maschere Giulio Mastrototaro, Marco Miglietta, Andrea Giovannini In fondo: panoramiche sul nuovo allestimento torrelaghese di Turandot
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