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Ultima opera scenica della Stagione lirica di Parma. Poi toccherà al Festival Verdi |
Un Nabucco onesto |
servizio di Roberta Pedrotti |
Pubblicato il 13 Marzo 2013 |
PARMA - Sic transit gloria mundi. Siamo ai primi di marzo e la stagione lirica 2013 del Teatro Regio di Parma si è praticamente conclusa, ci attende solo un terzo atto di Parsifal in forma di concerto per il Venerdì Santo. Crisi, rivolte, veleni, scontro con la dura realtà (anche il sindaco Pizzarotti sembra aver scoperto, al di là dei bei propositi rivoluzionari, cosa significhi realmente amministrare il bene pubblico e diventare professionisti della politica, che cosa brutta non è, anzi è la più alta e onorevole che possa esistere) hanno lasciato il segno, ma forse si potrà risalire più forti e consapevoli se, come sembra, intorno al prossimo Festival Verdi si stanno raccogliendo idee – finalmente filologiche – e fondi. Ora si va avanti con il coraggio e la forza di volontà, allestendo un Nabucco che non sarà il migliore possibile, ma sicuramente è quanto di meglio con onestà e realismo è dato oggi richiedere a Parma. L'orchestra inevitabilmente non può dirsi impeccabile ma era impossibile aspettarsi il contrario da un complesso selezionato negli ultimi tre mesi e riunito per le singole produzioni con organici instabili senza la consuetudine di suonare insieme, prassi fondamentale per creare un vero e proprio ensemble, una voce strumentale unica e riconoscibile. Dopo le diatribe anche legali che hanno segnato la seconda metà del 2012 si è voluto dare un colpo di spugna e ripartire da zero; con i fondi oggi disponibili è impensabile costituire e mantenere un'autentica orchestra stabile. Comprendiamo e aspettiamo di ritrovare il Regio con una buca che renda piena giustizia alle sacrosante istanze esecutive di un Festival e di un grande teatro. Come Verdi (e non solo lui) comanda.
Frattanto riconosciamo che Renato Palumbo ha colto alla perfezione, da esperto verdiano con lo spirito anche pragmatico del direttore d'opera capace di gestire ogni situazione, le possibilità dei professori in buca e degli artisti in scena senza rinunciare alla cura del fraseggio (basti pensare alla plasticità dinamica suggerita a certe frasi di Nabucco nel duetto con Abigaille) ma tuttavia puntando a un'energia più irruente, a una drammaticità più serrata rispetto, per esempio, al lirismo che aveva infuso nella partitura qualche anno fa alla Fenice di Venezia con l'allestimento quasi astratto di Günter Krämer. Qui rivediamo lo spettacolo firmato da Daniele Abbado, con la sua scena semplice e funzionale, anche d'effetto, ma una gestione della drammaturgia che continua a non reggere l'idea di un popolo ebraico degli anni '30/'40 che rivive e riallestisce la tragedia della cattività babilonese. Non funzionano i coristi in kippah e talled che celebrano Abigaille e la incitano a sterminare il popolo d'Israele e tuttavia inorridiscono quando nel delirio d'onnipotenza Nabucco bestemmia contro Yahweh. Ci sarebbe voluta ben altra mano registica per giustificare queste scelte, ma non sono questi i tempi, ovviamente, per sollecitare una nuova produzione dell'opera. Quel che più importa, alla fine, è però che per questa ripresa il Regio ha potuto contare su un grandissimo artista, un sommo cantante, ma anche un uomo di teatro e di cultura che ama profondamente la sua città, la sua tradizione e l'opera nelle sue forme più elevate. Qualcuno dirà che Michele Pertusi non ha il corpo nei gravi e l'ampiezza profetica che ci si aspetterebbe da Zaccaria? Sciocchezze. Pertusi ci ricorda che Verdi non vuole esibizione atletica, ma arte; sa cantare come pochi, è anzi un'incarnazione stessa della civiltà del canto in cui tutto è musicalità, rispetto profondo e senso acuto della parola e del teatro. Dov'è poesia e ispirazione, dove la voce si piega al dettato verdiano senza alcuna forzatura non si può che inchinarsi ammirati. Il legato della cavatina è perfetto, eppure pieno di mordente, ispirato e veemente infine nella cabaletta come un vero profeta deve essere e come Pertusi era già stato con il suo toccante Moise rossiniano e perfino con Tell, uomo comune, eroe suo malgrado per alto sentire. Difficile trovare un “Tu sul labbro dei veggenti” in cui spiri un più alto senso d'indicibile, intima preghiera da ascoltare senza fiato, rapiti nell'estasi della sacra meditazione. Come sempre gli basta uno sguardo, anche senza cantare, per essere sempre nel personaggio, nell'azione, punto di riferimento in ogni scena. Nella profezia possiamo davvero credere che nel suo labbro favelli il Signor, così come incute rispetto la ieratica solennità con cui sancisce il finale. È proprio nei momenti di maggiore difficoltà che figure come Pertusi, indicando la strada della dignità e della nobiltà di un'interpretazione verdiana stilisticamente consapevole, rappresentano una luce che illumina il futuro.
Del resto del cast, invero, rimane poco da dire. Il coro si fa sempre applaudire con entusiasmo e tutti sono generalmente premiati calorosamente dal pubblico alla seconda recita, ma il protagonista Roberto Frontali lascia francamente perplessi per l'espressione anodina e la totale uniformità d'accenti con cui affronta soprattutto i primi due atti, cercando di riscattarsi negli altri due con scatti che sfociano però in suoni piuttosto incontrollati. Anna Pirozzi risolve con baldanza la parte sfoderando sonorità generose fra il medium e i primi acuti, tuttavia la sua Abigaille risulta ancora piuttosto approssimativa dell'agilità di forza come nel canto legato di grazia, da rifinire negli estremi della tessitura (il grave soprattutto suona un po' vuoto), sicura ma certo passibile di miglioramento. Una parziale delusione è venuta anche da Anna Malavasi, che non trova in Fenena terreno fertile per convincerci nel fraseggio come aveva fatto nei panni di Azucena e la natura ibrida della sua voce mal si piega a espandersi nella dolcezza schiettamente mezzosopranile della preghiera del quarto atto. A Sergio Escobar gioverebbe un'emissione più controllata per un ruolo breve, fors'anche marginale, ma non facile, per il quale è necessaria la classe d'un tenore verdiano che sappia accentare con nobiltà ed energia anche nelle zone scomode del passaggio. Luca Casalin è un inossidabile Abdallo, Gabriele Sagona un sacerdote di Belo dalla figura imponente, Elena Borin è Anna. Come si è detto, alla seconda recita grandi applausi per tutti. Guardiamo ora a un avvenir migliore: se, come si dice, in autunno il Festival ci ammannirà Simon Boccanegra, possiamo allora ben gridare pace e augurarci che gli odi funesti abbiamo ormai davvero fine.
Crediti fotografici: Fototeca gli Amici della Musica.Net Nella miniatura in alto: il direttore Renato Palumbo Al centro e in basso: foto di repertorio del Nabucco disegnato dal regista Daniele Abbado
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Il Turco conquista Rovigo
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ROVIGO - Una sorta di "esegesi" aveva preceduto l'andata in scena di Il turco in Italia, libretto di Felice Romani musica di Gioachino Rossini; e l'interprete critico della verità rivelata era stato il regista Roberto Catalano che aveva comunicato in una nota di regia che «... la necessità è stata quella di intercettare nel ruolo di Fiorilla il tratto universale di un'umanità vittima di stimoli costanti, per cercare di dare al suo personaggio non l'eccezione dell'essere umano "guasto" che va aggiustato, ma quella di una vittima perfetta sulla cui fragilità è possibile lucrare. Ecco perché in questa drammaturgia il personaggio del Poeta (Prosdocimo, ndr) a caccia della sua storia "sfruttando" le vite degli altri, vestirà i panni di un creativo senza scrupoli ...» Ci sarà riuscito il regista, nel Teatro Sociale di Rovigo, a dimostrare questa sua "esegesi"? O tutto è rimasto sulla carta, come sua e personale testimonianza d'intenti e basta? Oggi, nelle regie cosiddette moderne, il capovolgimento del paradigma è ormai una costante
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Nabucco fra Oren e Del Monaco
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TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. L’avventura del Nabucco in scena in questi giorni al Teatro Verdi di Trieste comincia con una conferenza stampa, nella quale Daniel Oren, maestro concertatore e direttore, ha espresso che questo terzo titolo di Giuseppe Verdi, suo primo grande successo, è molto importante per il popolo ebraico, «... per
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Nel Campielo xe bel quel che piase
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VERONA - Fu così che per la prima volta in assoluto Il Campiello di Ermanno Wolf-Ferrari andò in scena nel Teatro Filarmonico di Verona. E fu così che alla "prima" venne accolto da un pubblico numeroso con molti minuti di applausi a fine recita e con vere ovazioni per alcuni protagonisti di quella commedia musicale. Chissà se le cronache del futuro, parlando del
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VERONA – Dopo tredici anni di assenza è ufficialmente partito il conto alla rovescia: la prossima estate La Bohème di Giacomo Puccini tornerà in Arena durante il 101° Festival lirico; il capolavoro di Puccini verrà rappresentato il 19 e il 27 luglio 2024 con la direzione di Daniel Oren. Trattandosi di una nuova produzione di Fondazione Arena
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RAVENNA - il Teatro Alighieri era gremito di pubblico, giornalisti, operatori video e radio per la presentazione della 35.ma edizione di Ravenna Festival 2024, che si svolgerà dall’11 maggio al 9 luglio e farà registrare oltre 100 alzate di sipario; gli artisti coinvolti sono più di mille, dai grandi nomi della musica classica e del canto lirico, fino ad alcuni "menestrelli"
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LOS ANGELES (USA) - La sala concerti Walt Disney Hall, sede dell’orchestra Los Angeles Philharmonic, è situata nel cuore della città e ha festeggiato nel 2023 i suoi vent'anni (è stata inaugurata il 23 ottobre 2003). E’ stata progettata e realizzata con la supervisione dal famoso architetto e designer canadese-americano Frank Gehry (1929)
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Jazz Pop Rock Etno
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Jazz e altro allo Spirito
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Jazz Club Ferrara 45 concerti
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Dal 26 gennaio 2024, prende il via al Torrione San Giovanni la seconda parte della 25.ma stagione di Ferrara in Jazz. Grandi nomi del jazz internazionale e largo spazio ai giovani, per complessivi 45 concerti accompagnati da eventi culturali collaterali, realizzati con il contributo del Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Comune
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GENOVA – Prosegue con successo la stagione del Teatro Carlo Felice grazie ad una bellissima produzione dell’opera “nipponica” di Giacomo Pucccini, Madama Butterfly. Il contesto scenico-registico firmato da Alvis Hermanis si sviluppa in uno spettacolo sostanzialmente classico e iconografico dove l’immagine stereotipata del Giappone
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LIVORNO - Torna a distanza di 50 anni di assenza al Teatro Goldoni e 27 anni dopo la sua ultima apparizione nella città di Livorno (ma fu al Teatro La Gran Guardia) Il trovatore, uno dei titoli più amati di Giuseppe Verdi. Un ritorno tanto atteso che non convince, pertanto inferiore alle aspettative. Gli anelli deboli di questa produzione riguardano
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Barbiere di Siviglia stratosferico
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PARMA - Il Teatro Regio di Parma inaugura il cartellone d’opera del 2024 con il fiore all’occhiello di Gioacchino Rossini: Il Barbiere di Siviglia. Com’è noto ai più, nel 1782 Giovanni Paisiello scrisse un’opera dallo stesso titolo e con lo stesso soggetto, da qui la decisione del maestro di Pesaro di intitolare la sua nuova composizione (almeno in un primo
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Un Barbiere un po' così...
servizio di Simone Tomei FREE
LUCCA - Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini si veste di attualità, attraverso una lettura piuttosto singolare, ma non del tutto dissonante dalle intenzioni musicali e librettistiche, nell’allestimento andato in scena al Teatro del Giglio di Lucca con la firma registica di Luigi De Angelis che ha curato anche scene e luci. In un condominio stile Le Courboisier
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servizio di Athos Tromboni FREE
ROVIGO - Una Bohème senza lode e senza infamia. Così potrebbe definirsi l'allestimento dell'opera di Giacomo Puccini andata in scena al Teatro Sociale. Si tratta di una coproduzione del teatro di Rovigo con il Comune di Padova e il teatro "Mario Del Monaco" di Treviso. Una produzione tutta veneta, considerando la bacchetta affidata a Francesco Rosa
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Ecco la stagione 2024 del Filarmonico
redatto da Athos Tromboni FREE
VERONA - Teatro Filarmonico: dal 21 gennaio al 31 dicembre 2024, sono in programma 5 opere e 10 concerti sinfonici, con grandi interpreti internazionali. Attesissimo il ritorno del balletto, in scena anche nella sera di San Silvestro. Sarà - inoltre - l’anno delle prime assolute e dei grandi omaggi: il 2024 porterà sul palcoscenico del Filarmonico
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