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Diamo conto delle recite con i secondi cast di tre opere dell'Arena di Verona Festival 2018

Turandot, Aida, Nabucco di fine luglio

servizio di Simone Tomei

Pubblicato il 01 Agosto 2018

180801_Vr_00_ArenaFineLuglio_Nabucco_RebekaLokar_phEnneviVERONA - L'incipit del Canto notturno di un pastore errante per l'Asia di Giacomo Leopardi ben si attaglia alle ultime tre sere del mese di luglio vissute dal sottoscritto in Arena a Verona; esse infatti sono state scandite proprio da un denominatore comune: la Luna. È stata proprio lei, la Luna, la protagonista sovra la Musica che ci ha accompagnato al suo punto massimo di pleinilunio nella serata del 27 luglio in cui abbiamo potuto assistere anche all'eclissi più lunga del secolo, che l'ha infuocata facendola apparire nel pieno della serata con una magnifica colorazione rosso-carminio, emozionante e seducente. E allora, ecco le parole del Poeta:

Che fai tu, Luna, in ciel? Dimmi, che fai,
Silenziosa Luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?

Ma, scontato il dovuto omaggio al Poeta, andiamo con ordine a parlare delle tre sere musicali scaligere.

Giovedì 26 luglio - Turandot di Giacomo Puccini
Pioggia, tuoni e lampi hanno accompagnato questa serata veronese fino alle 21.10 per poi dissolvesi quasi magicamente lasciando il posto alla magnifica Luna che volgeva verso il suo punto massimo di pienezza con un colore argenteo e cristallino adatto proprio alla grande scena del Coro che ad essa inneggia Perchè tarda la Luna; proprio in quel momento infatti essa di stagliava sopra i gradoni del retro palco facendo sentire la sua presenza quasi rispondendo alle suadenti invocazioni che la Musica proponeva sul palcoscenico.
Ultima recita per l'estremo titolo pucciniano in questa stagione estiva con una sostanziale conferma degli artisti già recensiti negli articoli precedenti nonostante in questa serata ci sia stata una sostanziale novità.

180801_Vr_01_ArenaFineLuglio_Turandot_phEnnevi

Nel ruolo eponimo si conferma il soprano Anna Pirozzi che ad inizio recita fa annunciare un'indisposizione decidendo comunque di affrontare la serata; come sempre faccio in queste circostanze la mia penna si ferma qui.
Conferma anche per il tenore Murat Karahan che nel ruolo del Principe Calaf non tradisce le aspettative del pubblico disegnando il personaggio con ottimo squillo, ma confermando le mende già riportate nella mia recensione precedente; problemi sul passaggio e pronuncia sempre più imprecisa, che vanifica talvolta accenti ed emozioni.
Novità per il ruolo di Liù nel quale si è cimentata il soprano Eleonora Buratto; la voce è bella e di buona pasta, ma manca spesso di fraseggio e di precisione negli attacchi che in un paio di situazioni sono risultati imprecisi e con intonazione un po' latitante; non meglio la capacità di gestire i salti di ottava specie nella prima aria che possono trovare risoluzione attraverso un'emissione poco curata nel filato e nella grazia del canto; voce forse troppo importante per un ruolo che richiede molta più leggerezza e capacità di messa di suono limpide e cristalline.
Ottima conferma anche il basso Giorgio Giuseppini che nel ruolo di Timur si è rivelato un grandissimo interperete e per finire ancor più frizzanti e gaie le tre maschere Ping, Pong e Pang rispettivamente interpretate da Federico Longhi, Francesco Pittari e Marcello Nardis.
Completavano il cast Antonello Ceron nei panni dell'Imperatore Altoum, Gianluca Breda (Un Mandarino) e Ugo Tarquini (Il Principe di Persia).
La direzione del M° Daniel Oren questa sera ha trovato qualche imprecisione e scollamento soprattutto nel primo atto, ma non ha mai perso di vista il generale svolgimento della drammaturgia mettendola in risalto con sonorità corroboranti. Ottimo come sempre il Coro diretto dal M° Vito Lombardi.
Anfiteatro gremito di pubblico che ha reso omaggio a tutto il palcoscenico con sonore e calorose ovazioni.

Venedi 27 Luglio -  Aida di Giuseppe Verdi

È durante l’eclissi che il sole e la Luna possono stare insieme.
Non sapremo mai le parole che si sono sussurrati l’un l’altra.
Non dobbiamo mai scordare che questi rari momenti accadono soltanto poche volte nell’arco di una vita e sono unici. (Sergio Bambarén)

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Una serata dove la Luna è stata ancor più protagonista proprio perchè nel pieno dell'eclissi annunciata da giorni e godibile seppur in maniera non ottimale durante tutta la recita; questa sera il momento più emozionante è stato proprio all'inizio del terzo atto sulle rive del Nilo quando a poco a poco si è scoperta ed ha cominciato a mostrare la sua falce argentea che a mano a mano la imperlava in tutta la sua rotondità.
Sotto di essa le note verdiane facevano da sottofondo e accompagnavano la serata guidate anche per questa occasione dalla bacchetta del M° Daniel Oren a capo come sempre dell'Orchestra dell'Arena di Verona in grande forma, come pure in grande forma il Coro guidato dal M° Vito Lombardi nonostante un paio di cedimenti fisici degli Artisti del Coro dovuti alla temperatura veramente torrida.
Cedimento che ha colpito anche il soprano Maria José Siri interprete del ruolo della protagonista - per la quale non esprimerò nessun giudizio - quando alla fine del secondo atto è stata sostituita dal soprano Rebeka Lokar che ha concluso la recita infiammando il pubblico per bravura, professionalità ed un'interpretazione veramente sublime; ci ha regalato nell'aria del terzo atto O cieli azzurri una tavolozza di colori guarnita di tutte le emozioni che la giovane schiava prova nel turbinio dei suoi sentimenti e ancor più convincente è stata nei due duetti successivi con il padre e con l'amato nei quali ha saputo veramente trasformare le parole e le frasi musicali in emozioni sentite e vive con una voce salda, omogenea, fluida e che veramente riesce a far diventare la parola densa del significato che le è proprio.
Elegante e signorile anche la prestazione di Carlo Ventre nel ruolo di Radames; qui abbiamo tutto: esperienza, teatralità, musicalità, fraseggio, intonazione, equilibrio e quella grande capacità di emozionare la parola con accenti e con intensità sempre ben appropriate al momento drammaturgico; se nella prima aria Celeste Aida è stato decisamente preciso è nei duetti del terzo e quarto atto che ha fatto emergere ancor di più di essere un vero "animale da palcoscenico" donando al pubblico due momenti di grande teatro.
Ho apprezzato (come già era successo in una recita di Carmen) la vocalità del mezzosoprano Carmen Topciu nel ruolo di Amneris; ha saputo ben affrontare il personaggio con  piglio guerriero e spavaldo per poi planare su accenti più suadenti e amorosi nel quarto atto dove è stata regina assoluta della sua grande pagina; la voce è ottimamente timbrata ed omogenea ed anche scenicamente riesce bene ad emergere nel gesto voluto dalle intenzioni registiche.
Note più dolenti per l'Amonasro di Ambrogio Maestri che, se nella zona centrale del rigo musicale gode di una vocalità ampia e generosa, la salita agli acuti è spesso faticosa e qui perde brillantezza e proiezione con un suono che spesso indietreggia e si strozza in gola perdendo intonazione e forza; mi chiedo come mai invece di smorzare ho notato una tendenza dell'inteprete a prolungare il suono mettendo ancor più in evidenza queste pecche.
Altra novità di cast Carlo Bosi che è stato uno squillante e sonoro Messaggero. Conferme piacevoli: anche questa sera di gran pregio il Re di Romano Dal Zovo, il tenebroso e ieratico Rafal Siwek come Ramfis e la dolce e sensuale Sacerdotessa di Arina Alexeeva. Primi ballerini di assoluta bravura Beatrice Carbone, Petra Conti e Gabriele Corrado.
E mentre la Luna tornava al suo argenteo colore la "Fatal pietra" si chiudeva sui due amanti ed il pubblico letteralmente in delirio osannava tutti gli interperti con calore ed entusiasmo.

Sabato 28 luglio 2018 - Nabucco di Giuseppe Verdi

Vaga Luna, che inargenti
queste rive e questi fiori
ed inspiri agli elementi
il linguaggio dell'amor;
testimonio or sei tu sola
del mio fervido desir,
ed a lei che m'innamora
conta i palpiti e i sospir.
Dille pur che lontananza
il mio duol non può lenir,
che se nutro una speranza,
ella è sol nell'avvenir.
Dille pur che giorno e sera
conto l'ore del dolor,
che una speme lusinghiera
mi conforta nell'amor.

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Con le parole anonime di un'aria belliniana -Vaga Luna - vorrei descrivere questo momento magico in Arena... il colore argentato della Luna questa sera si è manifestato ancor più prepotentemente grazie ad un cielo limpido e ad una luminosità intensa come potrete vedere da una foto che io stesso ho scattato con il mio cellulare.
Le parole della drammaturgia possono in un certo qual modo sposarsi con quelle del "Popolo di Israello" affranto dall'esilio e dagli Assiri come pure possono essere legate alla parte più tenera e amorosa di Abigaille che nutre un amore che la conduce alla morte.
Beh... oltre la Luna ci sono la Musica, l'Opera e la magia del palcoscenico sul quale si è letteralmente avvicendato un nuovo cast rispetto all'ultimo da me ascoltato. 
Nel ruolo eponimo il baritono Luca Salsi ha delineato un protagonista nella sua sfaccettatura più guerresca affrontando il rigo musicale più con gli accenti che con l'elegante fraseggio; nella sua zona centrale dimostra grande capacità di gestione dei fiati e di tenuta del suono che ogni tanto lo abbandona nelle zone più acute del rigo musicale in cui noto qualche asprezza nell'emissione con una prevalenza all'abbandono della melodia a pro di un canto più declamato; ottima la sua prestazione dalpunto di vista scenico.
L'Ismaele di Vincenzo Costanzo non è riuscito a convincermi pienamente; se la voce gode sicuramente di un bel timbro, l'emissione nella zona acuta appare forzata e legata ad un canto prettamente di gola e poco impostato.
Interprete sopraffino, elegante, ieratico è senza dubbio il basso Riccardo Zanellato che delinea uno Zaccaria di lusso; la sua voce arriva nitida e precisa con parole ben scandite ed intonazione sempre a fuoco trovando piena corrispondenza ed immedesimazione negli accenti interpretativi e nel personaggio "mazziniano" disegnato dal regista che ha ambientato questo Nabucco all'epoca risorgimentale delle Cinque giornate di Milano; nella pagina della preghiera, Zanellato gioca con gli accenti e con le mezze voci incastonando in questa recita una grande prova vocale e interpretativa.
Primo ascolto per il soprano Rebeka Lokar come Abigaille; finora sentita in Turandot e, come detto sopra, in sostituzione in Aida; ebbene, nel ruolo della condottiera assira del Nabucco ha ancor più evidenziato la sua dote di gestire suono e fiato in maniera economiabile; gli accenti sono quelli che tutti ci aspettiamo; i suoni filati alla fine dell'aria, la scala cromatica nel terzetto inziale e la veemenza del duetto con Nabucco; nessuno di questi momenti è stato tradito, grazie alla sua bravura che la incornicia come una delle migliori interpreti di questo festival 2018.

180801_Vr_04_ArenaFineLuglio_Nabucco_phEnnevi

Cambio anche per Il Gran Sacerdote di Belo qui interpetato egregiamente dal basso Romano Dal Zovo come pure preciso ed elegante è stato l'Abdallo di Carlo Bosi. Conferme di sicura bravura la Fenena di Géraldine Chauvet elegante e nobile e la freschezza di Elisabetta Zizzo nei panni di una sonora Anna che ben emerge nel concertato Immenso Yehovah.
Attenta e precisa la direzione del M° Jordi Bernàcer che ha saputo ben gestire tempi, intensità e colori sotto una Luna che non chiedeva altro che d'essere imperlata della maestosa musica del Cigno di Busseto.
Il bis concesso dal Coro del Va' Pensiero è stato sintomo di una serata di stato di grazie dello stesso in cui ha saputo dipingere l'aere Lunare con i colori più belli che poteva trovare.

Mentre scrivo queste righe è giunta la notizia della morte prematura a causa di un incidente stradale del direttore dell'Ufficio marketing della Fondazione Arena di Verona, dott. Corrado Ferraro; il sottoscritto e la redazione tutta si uniscono al cordoglio della Fondazione per la triste notizie, cordoglio da estendere alla famiglia ed ai colleghi dai quali era molto stimato.

Crediti fotografici: Foto Ennevi per la Fondazione Arena di Verona e Simone Tomei per... la Luna in fase d'eclissi durante il Nabucco
Nella miniatura in alto: il soprano Rebeka Lokar in Abigaille (Nabucco) ma è stata grande interprete anche in Turandot e Aida






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