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Il basso-baritono parmigiano ci parla di lui e del suo impegno nella Masterclass Corso d'Opera

Pertusi il cantante, l'interprete, il maestro

intervista di Simone Tomei

Pubblicato il 20 Maggio 2017

170518_00_MichelePertusiPARMA - Ho incontrato Michele Pertusi a Parma, dove ero andato per uno spettacolo musicale a cui ho in parte collaborato. Quale migliore occasione per un'intervista a uno degli artisti più apprezzati della scena lirica mondiale? Pertusi, infatti, ha un curriculum impressionante, sia per quantità che per qualità delle sue collaborazioni con teatri e direttori d'orchestra, registi e istituzioni musicali; e vanta una serie di riconoscimenti artistici che potrebbero inorgoglire chiunque. Lui no, non mostra "orgoglio e vanto" (per usare una celebre frase d'opera) e fuori del palcoscenico, nella vita e nelle relazioni quotidiane, si presenta con molta semplicità e disponibilità. Tralascio le note di curriculum che possono essere reperite facilissimamente in rete e passo direttamente all'intervista, sapendo che egli è parte attiva anche di una prossima, importante, esperienza didattica...

170518_01_MichelePertusi_DeLisioGiovannaObertoMc1999Due parole sulla sua formazione musicale?
Devo la mia formazione operistica al Maestro Arrigo Pola, di cui sono stato allievo, mentre in conservatorio ho studiato con il Maestro Mauro Uberti, che ci insegnava in particolare le discipline del canto più vicine alla musica antica. Dopo gli studi di conservatorio, ho frequentato l'Accademia Verdiana di Busseto di Carlo Bergonzi, in due fasi successive: nel 1986 fui tra i vincitori del Concorso Voci Verdiane, e a ventuno anni debuttai Luisa Miller cantando con Bergonzi; in seguito, ancora con l'Accademia di Busseto, portammo I Lombardi alla prima crociata al Teatro Nacional de São Carlos di Lisbona, un lavoro imponente, lunghissimo, basti pensare che si lavorava un mese intero solo sulla parte musicale.  Ma già nel 1984, a soli 19 anni, avevo cantato Monterone sotto la bacchetta del Maestro Bruno Bartoletti in un memorabile Rigoletto a Pistoia. In seguito, ci fu il Maestro Rodolfo Celletti, grande critico musicale, che aveva anche una scuola di canto, e all'epoca era direttore artistico del Festival di Martinafranca; quell'esperienza, sebbene un po' frammentaria e non continuativa, e neanche tanto protratta nel tempo, fu per me un momento molto denso e importante di crescita artistica e personale. Ma c'è un altro elemento che ritengo essenziale per la mia formazione artistica: vengo da una famiglia di melomani, quindi da bambino e ragazzo conobbi l'opera andando a teatro, ascoltandola alla radio e nei dischi. Tra l'altro, mio nonno paterno era un discreto baritono, dilettante ma conoscitore della tecnica; andare a teatro con lui significava ricevere "dritte" importanti, che negli anni ho ritrovate confermate. Grazie alla mia famiglia ho potuto ricevere quella che amo chiamare "cultura dell'ascolto".

Il rapporto professionale e umano con i suoi insegnanti?
Ho avuto sempre dei bellissimi rapporti con i miei insegnanti, che talvolta sono stati anche conflittuali, ma si è sempre trattato di divergenze costruttive, che hanno portato uno stimolo in più, e che facevano crescere. Il rapporto personale e professionale più profondo l'ho avuto con il Maestro Bergonzi: entrambi parmigiani, ci si capiva al volo, con uno sguardo, si ragionava sulle cose con immediatezza; conobbi bene la sua famiglia, in quegli anni ne facevo praticamente parte, come nipote acquisito. Anche al Maestro Pola devo molto, mi ha insegnato "il mestiere"; la sua era una scuola di canto pragmatica, è stato maestro di Pavarotti e di tanti cantanti che hanno poi intrapreso importanti carriere.

La incontriamo come docente delle Masterclass Corso d’Opera; può parlarci di questo progetto?
Corso d'Opera è nato da un’ispirazione del Maestro Bruno Bartoletti, che aveva condiviso con Raffaella Coletti la necessità di un corso di alta formazione per giovani cantanti lirici capace di offrire nuove competenze, divenute necessarie rispetto al passato. Se il mestiere del cantante, con qualche piccola variante, è rimasto più o meno lo stesso, è il contesto ad essere cambiato, e a una velocità vorticosa. Lo dimostrano la quantità e varietà di allestimenti dei titoli più rappresentativi del mondo dell'opera, quantità e varietà che hanno una forbice che va dalla lettura più filologica alla trasgressione più audace.

170518_02_MichelePertusi_FalstaffCaTeatroLirico080607_01phPriamoTolu 170518_03_MichelePertusi_DonPasqualeBoTeatroComunale090610_phRoccoCasaluci
170518_04_MichelePertusi_MeliFrancescoTheodossiouDimitraILombardiAllaPrimaCrociataPrTeatroRegio090113_02phRobertoRicci 170518_05_MichelePertusi_GatellJuanFranciscoLElisirDAmoreBoTeatroComunale100327_phRoccoCasaluci
170518_06_MichelePertusi_FaustPr060131_01phRobertoRicci 170518_07_MichelePertusi_AttilaMoTeatroComunale070419_phRolandoPaoloGuerzoni

E allora?
Allora... ecco, Corso d'Opera trova delle risposte a queste nuove esigenze, è una realtà ormai bendrammaturgica  connotata nell'ambiente musicale e della formazione, all’interno della quale l'allievo può raccogliere preziose dritte su ogni sfaccettatura dell'attività di un cantante lirico, il tutto in un’ottica complessa, moderna, al passo con i nostri tempi.

170518_08_MichelePertusi_MeiEvaIlTurcoInItaliaTo051211_phRamella&Giannese
Ho visto nella presentazione di Corso d’Opera che nei programmi di insegnamento ci sono molte discipline, non solo musicali. Ce ne vuol parlare?
Proprio nell’ottica di fornire strumenti per affrontare le sfide poste dalla nuova complessità del mondo dell’opera lirica, Corso d’Opera, insieme a Tecnica vocale e Interpretazione, insegna a conoscere e usare al meglio le proprie energie fisiche e mentali con lezioni di Alimentazione corretta, Bioenergetica, Performance top level, Movimento corporeo, e a rapportarsi professionalmente con registi, direttori d’orchestra, sovrintendenti, direttori artistici e con il mondo della comunicazione. Tutto questo per far sì che l’allievo, uscito dalle nostre Masterclass, abbia con sé il bagaglio di informazioni, esperienze e “istruzioni per l’uso” per affrontare con più consapevolezza, competenza e autocontrollo, e quindi più efficacemente, il mestiere che desidera intraprendere. A Corso d’Opera si forniscono gli strumenti necessari per imparare a resistere alle fortissime pressioni del mondo professionale, che tende a “bruciare” molto rapidamente i cantanti; la differenza tra due cantanti, a parità di livello artistico, può esser data da una nuova e definita consapevolezza di quello che si è e di ciò che ci attornia, e del miglior modo di mettere a frutto le proprie doti.

E dal punto di vista propriamente vocale, qual è il progetto di Corso d’Opera?
Per l’edizione 2017 di Corso d’Opera - la sesta dal suo inizio - le prime lezioni saranno affidate a Dolora Zajick, che terrà corsi di Tecnica vocale, mentre io, subdopo, lavorerò sull’Interpretazione, e sarò a mia volta sostituito da Lucio Gallo, in quella che vorrei definire “staffetta” artistica e formativa che metterà i ragazzi a confronto con le problematiche tecniche e interpretative dell’Opera lirica e della Musica da camera.

 

170518_09_MichelePertusifacebook

In poche battute, ci dice qual è la linea portante della didattica e quali i risultati attesi da questa originale esperienza formativa?
Se alla fine il canto d'opera è un po', se non imitazione, quantomeno emulazione, riproduzione di un ideale sonoro giunto a noi attraverso l’esperienza dell'ascolto, ognuno deve poi riuscire a trovare una strada artistica autonoma e personale, prendendo coscienza delle proprie specificità e potenzialità. Il contributo dei docenti di Corso d’Opera è anche, e forse soprattutto, fornire agli studenti gli strumenti per compiere questo percorso al meglio, coraggiosamente, senza cercare l’imitazione pedissequa di un cantante o di uno stile.

Come si esplica il rapporto con gli studenti?
Non mi reputo un vero e proprio insegnante; cerco più che altro il confronto con i miei studenti, spingendoli ad affrontare i problemi da una diversa prospettiva, con loro mi pongo da collega a collega. Il messaggio che desidero far passare è che il canto lirico è un lavoro vero e proprio, con regole, difficoltà e limiti che si devono prima conoscere e poi superare, dotandosi di tutti gli strumenti necessari.

Quale consiglio darebbe a un giovane che oggi voglia varcare la soglia della carriera come cantante?
Essere sempre concentrati su quello che si vuol fare, stare sempre “sul pezzo”. E poi studiare, studiare e ancora studiare.

Prima di salutarci, una domanda personale a lei in merito agli impegni musicali futuri.
Tra i tanti impegni che mi attendono, voglio citare la Jérusalem al Festival Verdi, opera nella quale c'è un ruolo di basso molto importante e bellissimo.

Il nostro grazie al Maestro Michele Pertusi, augurando grande successo a questa iniziativa che è sempre foriera di nuove scoperte di giovani talentuosi, con l’augurio che l’insegnamento della musica non sia mai fine a se stesso, ma soprattutto che sia volto alla crescita umana e alla cultura del bello e del buono di cui c’è grande bisogno in questo mondo. A presto risentirci con il nostro artista per una chiacchierata più “intima” legata alla sua vita, come artista e come uomo.

Crediti fotografici: Tabocchini & Gironella (Macerata), Priamo Tolu (Cagliari), Rocco Casaluci (Bologna), Roberto Ricci (Parma), Rolando Paolo Guerzoni (Modena), Ramella & Giannese (Torino), Maurizio Brenzoni (Verona)
Nella miniatura in alto: il basso-baritono Michele Pertusi
Sotto: con Giovanna De Liso in Oberto conte di San Bonifacio a Macerata (1999)
Al centro in sequenza: in Falstaff a Cagliari (2008); in Don Pasquale a Bologna (2009); con Francesco Meli e Dimitra Theodossiou in I lombadri alla prima crociata a Parma (2009); con Juan Francisco Gatell in L'elisir d'amore a Bologna (2010); in Faust a Parma (2006); in Attila a Modena (2007)
Sotto: con Eva Mei in Il turco in Italia a Torino (2005)
In fondo: ancora con Eva Mei e Antonino Siragusa in La sonnambula a Verona (2007)
 






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