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Intervista alla Marrocu soprano drammatico d'agilità alla vigilia del debutto in Iris a Livorno |
Persone, personaggi, vita di Paoletta |
intervista di Simone Tomei |
Pubblicato il 15 Dicembre 2017 |
LIVORNO - Una chiacchierata piacevole e distesa per conoscere più da vicino il soprano cagliaritano Paoletta Marrocu alle idi del suo debutto livornese nel difficile, ma affascinante ruolo di Iris, nell’opera eponima di Pietro Mascagni; ci ha raccontato della sua vita da artista e di qualcosa del suo intimo dal quale possiamo comprendere la profondità e la bellezza del suo animo. Prima di lasciarvi alla nostra intensa chiacchierata vi faccio partecipi del suo percorso artistico attraverso queste note di curriculum. Si diploma col massimo dei voti al Conservatorio di Cagliari con Lucia Cappellino e si perfeziona con Renata Scotto. Il suo vasto repertorio include i ruoli di Orfeo, Norma, Lucrezia Borgia, Aida, Alzira, Giovanna D’Arco, Carmen, La Wally, Fedora, Manon Lescaut, Tosca, Suor Angelica, Madama Butterfly, Turandot, e i ruoli principali in opere quali Il turco in Italia, Don Giovanni, La clemenza di Tito, Nabucco, Macbeth, I vespri siciliani, Il corsaro, Don Carlo, Un ballo in maschera, Il trovatore, Falstaff, Mefistofele, La bohème, La fanciulla del West, Senso, Il tabarro, Andrea Chénier, Cavalleria rusticana, Poliuto. Per la musica sacra: Gloria di Vivaldi, Stabat Mater di Pergolesi, Missa Solemnis di Beethoven, Messa da Requiem di Verdi per citare solo le più note. Ha calcato le scene dei Teatri tra i più importanti al mondo come Auckland, Amburgo, Barcellona, Berlino, Bologna, Bruxelles, Cagliari, Firenze, Francoforte, Genova, Madrid, Milano, Monaco di Baviera, Palermo, Parma, Oslo, San Diego, Seoul, Shanghai, Tokyo, Torino, Venezia, Verona, Vienna, Washington, Zurigo. Ha collaborato con nomi del calibro di P. Stein, L. Ronconi, R. De Simone, D. Pountney, R. Carsen, A. Homoki, G. Vick, G. Krämer tra i registi e Z. Metha, R. Muti, M. Plasson, D. Harding, E. P. Sa- lonen, R. Chailly, G. Gelmetti, C. Thielemann, F. Welser-Möst, N. Luisotti, K. Nagano e D. Oren tra i direttori d’orchestra. Nel 2012 si è esibita con la London Philarmony Orchestra diretta da Esa-Pekka Salonen alla Royal Festival Hall di Londra ne Il Prigioniero di L.Dallapiccola, live su BBC. E' stata ospite della Swe- dish Radio Symphony Orchestra quale interprete di Cavalleria Rusticana e Tabarro sotto la direzione di un ispiratissimo Daniel Harding. Ha interpretato la diabolica Lady in quattro memorabili rappresentazioni di Macbeth allo Staatsoper di Amburgo diretta da Carlo Montanaro.
Una travolgente Abigaille nel Nabucco di Verdi con la Auc- kland Philarmonia Orchestra, trasmessa live per la radio Neo Zelandese ed una struggente Madama Butterfly allo Staatsoper di Hannover. La stagione 2013/2014 si è aperta col debutto al Teatro Verdi di Trieste nel ruolo di Gulnara, per la nuova produzione de Il Corsaro che apriva l'anno delle celebrazioni del bicentenario Verdiano, con il M° Gelmetti nella doppia veste di regista e direttore d'orchestra. Ha interpretato Tosca allo Staa- tsoper di Amburgo, Minnie ne La Fanciulla del West all'Opéra Royal de Wallonie diretta da Gelmet- ti e la Lady in Macbeth alla Bayerische Staatsoper di Monaco. Sempre nella stagione 2013/14, Paoletta Marrocu ha debuttato il temibile ruolo di Berbera-Jonia nella nuova produzione de I Shardana per la bellissima regia di Davide Livermore, riproposto dal Teatro Lirico di Cagliari dopo 50 anni di assenza dalle scene. Ha interpretato il ruolo de La madre ne Il Prigioniero di Dallapiccola con la Symphonie Orchester des Bayerischen Rundfunks di Monaco, diretta live sotto la energica guida di Esa-Pekka Salonen ed in seguito è stata sensibilissima protagonista della Manon Lescaut di Puccini al Teatro Verdi di Salerno per la direzione di Paternostro. È protagonista della Carmen di Bizet nell'incantevole cornice della Villa Margherita dell'Estate Trapanese 2014. La stagione 2014/15 la vede impegnata agguerrita Abigaille del Nabucco di Verdi alla Bayerische Staatsoper diretta da Paolo Carignani. In aprile è stata l'acclamata Santuzza in Cavalleria Rusticana di Mascagni al Teatro Massimo di Palermo. In ottobre ha debuttato ne La Jura di G. Gabriel (ruolo che fu della mitica Carmen Melis) per la nuova produzione del Teatro Lirico di Cagliari. Fra gli ultimi impegni si ricordano l'applauditissima Margherita in Mefistofele al Teatro del Giglio di Lucca ed il debutto nel ruolo di Elle in uno dei capolavori del novecento: La Voix Humaine di Francis Poulenc accolta da un grandissimo successo di pubblico e di critica e replicato nella stagione successiva. L'artista ha al suo attivo diverse registrazioni di CD e DVD, molte delle quali dal vivo. Nel 1998 Paoletta Marrocu è stata nominata “Artist for Peace“ da UNESCO - Parigi. Ed ora vi lascio a questa piacevole ed arricchente chiacchierata.
Chi è Paoletta Marrocu? Sono la terza di tre figli, la più piccola nata ad una certa distanza da mio fratello e mia sorella, che hanno undici anni ed otto anni più di me. Entrambi praticavano la musica: mio fratello la chitarra e mia sorella il canto polifonico; io che ero parecchio più piccola ero adorante nei loro confronti e non vedevo l'ora di raggiungere i sei anni per entrare in un coro, cosa che poi feci. Mio fratello praticava tutta la musica anni '60 e '70 del Novecento e, anche se ero decisamente troppo piccola, quello fu il mio stile: cantavo con lui tutti i pezzi più in voga. Sono entrata in un coro polifonico a sei anni ed ho continuato questo percorso fino ai dodici quando entrai in un ensemble, sempre polifonico, di adulti restandovi fino ai diciassette anni. La sua origine sarda ed il legame con questa meravigliosa terra L'essere sarda è stato determinante nella mia formazione musicale; la musica in Sardegna è presente in maniera viva nelle famiglie. Entrambi i miei genitori cantavano e ballavano: si cantava in modo improvvisato, quello che adesso si chiama Rap in Sardegna si chiama Repentina, uno stile molto antico in cui si dava un tema e si cominciava a cantare con certe regole metriche. Gli albori della musica: qual è stato il suo percorso verso e con la musica Quando morì la Callas, le reti Rai mandarono tantissimi servizi con la “Divina” e quello fu il momento in cui cominciai a prendere il germe della follia per la lirica. Mi appassionai, avevo circa undici anni e cominciai ad ascoltare quasi esclusivamente opera. Ascoltavo prevalentemente la radio, non c'erano moltissimi mezzi allora. Ero affascinata da questa vibrazione, da questo suono potente, da questa dirompenza: ero affascinata proprio dal suono in sé e per sé ed ho avuto entrambe le fasi: la fase Tebaldiana e la fase Callassiana per poi unirle ed amarle indistintamente nel senso che all'inizio quello che mi affascinava di più era la qualità pura del suono della Tebaldi e crescendo, invece, la capacità teatrale della Callas, il veicolarmi verso un “Teatro di parola e di gesto” dove ogni suono corrispondeva ad un'emozione ed uno stato d'animo. Tutta l’esperienza pregressa ha determinato molto le mie scelte artistiche, volevo esprimermi con un’ Arte che riunisse il più possibile tutte le altre forme d'arte e questa è appunto il Melodramma. Che ricordo ha dei suoi insegnanti e se ha piacere ci racconti qualche perla che porta nel cuore Non ho ricordi di me che non canto, posso dire di aver cantato e parlato quasi contemporaneamente: mamma dice che a due anni già cantavo. Pensavo di fare un’attività creativa nella mia vita, quindi mi iscrissi al liceo artistico, terminando col massimo dei voti. Il mio preside era uno scenografo e mi chiese di partecipare come scenotecnico alla produzione di tre opere al Teatro Lirico di Cagliari: Il barbiere di Siviglia, La traviata e Tosca. Durante quel lavoro, avevo diciotto anni, avevo iniziato a prendere lezioni di canto lirico perché gli amici del coro polifonico mi avevano incoraggiata a farmi sentire dal maestro Gustavo Melis, che è il papà del mezzosoprano Cristina Melis, ottima artista in carriera oggi. Mentre lavoravo come scenotecnico mi avvicinò il direttore artistico del Teatro Lirico nonché direttore del Conservatorio, il maestro Nino Bonavolontà e mi disse «So che prendi lezioni di canto, voglio sentirti. Vieni nel mio studio, voglio farti un'audizione.» Restai abbastanza sbalordita ed anche intimidita, perché ero piuttosto riservata, ed andai a fare questa audizione accompagnata da un'amica perché mi vergognavo ad andar da sola. Mi ascoltò e l’esito fu positivo, dunque mi fece fare l'iscrizione per l'audizione al Conservatorio di Cagliari dove risultai prima in graduatoria trovandomi così catapultata in un nuovo mondo per me. Facevo contemporaneamente anche l'università; incominciai a studiare canto con la signora Lucia Cappellino che era un soprano lirico leggero, e che incredibilmente comprese subito, nonostante fossi giovane, la mia identità vocale. Mi identificò come soprano drammatico d'agilità cosa che per me non significava assolutamente nulla anche perché avendo una prima ottava scura il mio primo maestro credeva fossi un mezzosoprano. La mia insegnante, quella con cui ho fatto i miei cinque anni di Conservatorio, e che è stata la mia sola ed unica insegnante, mi definì in questa maniera facendomi iniziare a studiare tutto un repertorio assai complesso e lungo come estensione. In conservatorio studiai Aida, Cavalleria rusticana, I vespri siciliani, Lohengrin, Il trovatore, La Wally (che portai all'esame) e molto altro in cinque anni intensi; per l'esame mi venne estratta a sorte l'aria di Isabeau di Mascagni: un segno, perché poi i Teatri della Toscana hanno avuto una grande importanza all'inizio della mia carriera. Diciamo che tutto il repertorio che la mia insegnante mi fece studiare è stato il repertorio che io realmente ho cantato ormai da quasi trent’anni. Ho debuttato nel Teatro d'Opera nel 1993, ma ho iniziato a guadagnare del mio lavoro nel 1985. Allo studio in Conservatorio univo uno studio mio, a casa, da sola, a cercare le mie vie, a sperimentare da sola delle tecniche. Ricordo di aver raggiunto il trillo imitando la Callas, quella parte della tecnica non era ancora stata sviluppata ed io volevo fare un trillo. Volevo farli e le sono andata dietro fino a capire come riuscire a… e ci sono riuscita! L'inizio della mia carriera è stato determinato dall'incontro con Renata Scotto, che teneva uno dei suoi primi masterclass in Sardegna, a Nuoro per l'esattezza. Io partecipai e furono dieci giorni molto intensi. La prima volta che mi sentì mi chiese che ruoli avevo debuttato ed io risposi che nonostante gli anni di attività concertistica, non avevo ancora debuttato sul palcoscenico. Lei mi disse che entro l'anno avrei dovuto debuttare e fu determinante nel farmi mettere in contatto con la mia prima agente che fu Gianna Galli. Sei mesi dopo aver incontrato la Scotto debuttai al Teatro Coccia di Novara che riapriva con Les Huguenots di Giacomo Meyerbeer, dove io cantavo il ruolo en travesti di Urbain, un ruolo da mezzo. Molti hanno pensato che io cantassi da mezzo, ma io ho sempre cantato da soprano pur frequentando a volte il repertorio mezzosopranile come i ruoli di Carmen e Santuzza, debuttati più avanti.
Paoletta sul palcoscenico; le emozioni e le "ansie" prima di salire Devo dire che il palcoscenico per me è sempre stato come fosse la mia casa, per cui non ho un'ansia particolare, ho semmai un po' di adrenalina che prelude al piacere di fare quello che si è scelto di fare. Il palcoscenico poi ti consente di comunicare tutto. Attraverso il lavoro in palcoscenico, tu puoi comunicare con gli altri la tua visione del personaggio, la tua visione della musica di quell'autore; hai il potere straordinario di condurre delle persone che non conosci e che non incontrerai nemmeno più e di portarle con te in un viaggio non compiuto dal corpo, un viaggio totalmente mentale e spirituale altrettanto potente, altrettanto reale. Come affronta lo studio di un nuovo ruolo? Quando affronto un nuovo ruolo cerco di approcciarlo come se io fossi la prima interprete, non per presunzione, ma per avere il minor condizionamento possibile nell'onestà della lettura perché se si è troppo condizionati dalle precedenti esecuzioni si finisce per non avere una visione obiettiva. Allora preferisco sedermi al pianoforte con lo spartito e leggere quel che davvero ha scritto l'autore cercando di capire cosa avrebbe voluto, interpretare il segno musicale e tradurlo in suono, in parola, in gesto; solo dopo questo "training" ascolto invece chi ha lasciato qualcosa in quel ruolo e cerco di confrontare la mia visione con quella realizzata già dagli altri, elaborando una sorta di "media matematica" delle varie interpretazioni. “Rubo” sempre ciò che mi piace, sono una ladra professionista in questo: se qualcosa mi piace io me ne impossesso, perché anche non volendo, una cosa che mi piace resta in me e ovviamente poi mi plasma e mi trasforma. I ruoli interpretati sono tanti: ci parli di un ruolo a cui è profondamente legata ed uno che sente più distante I ruoli che amo sono molti in effetti; quelli che io trovo più completi dal mio punto di vista sono Norma e Lady Macbeth, di cui sono sono stata interprete (fra i due, prima ho debuttato Norma); li amo in maniera particolare perché qui abbiamo tutto ciò che il teatro esige: il Teatro in musica, certo, ma al contempo troviamo il Teatro d'azione, Teatro di parola, Teatro di gesto, Teatro di pensiero, Teatro che rimanda alla storia e non solo la storia comunemente intesa, ma anche a quella che caratterizza l’essere umano con tutte le pulsioni con il suo processo mentale e quindi con la propria evoluzione. Trovo che la Lady è in assoluto il viaggio più potente dentro un personaggio poiché tu tocchi col tuo essere le pulsioni, i desideri, che non sono mai sopiti in ogni uomo o donna, e quindi fai un viaggio nel buio, nella parte più fonda di te; ricordo... allorché debuttai questo ruolo ebbi incubi per più settimane perché quando lavoro a un personaggio c'è una commistione tra il mio pensiero e quello di questo altro essere che io devo interpretare: per un po' sono sdoppiata. Un ruolo che ho debuttato giovanissima, nel 1993, è Aida; questo è uno dei ruoli che sento più distante, bellissimo musicalmente ma lo sento distante perché lo percepisco troppo passivo rispetto alla mia natura ed ai miei bisogni artistici; io ho bisogno di maggior azione e senza dubbio prediligo il ruolo di Amneris. Il primo regista che mi diresse in Aida, Ulisse Santicchi, mi disse: «La differenza fra te e le altre interpreti di Aida dipende dal fatto che loro finiscono casualmente nella tomba mentre sembra che tu ci vada volontariamente.»
Questa nuova avventura di Iris a Livorno che cosa le ha regalato? Ci parli di questa esperienza Iris, la protagonista, non è veramente un personaggio, è un simbolo di purezza, d'amore, di bellezza integra... quindi la sua ingenuità è di una bambina, non di una adolescente, ma ancora più piccola di una adolescente. L'ingenuità di un essere estremamente puro come poi di fatto è un neonato; ed è un simbolo perché il fiore Iris è il simbolo della rinascita, simbolo della speranza e della fedeltà, quindi interpretare Iris vuol dire interpretare un archetipo, un emblema di che cos'è la bellezza interiore, l'onestà, l'ideale. Iris è una ragazza che ama le cose semplici e non riesce a vedere il male anche dove è palese la sua presenza: quanto c'è di Iris in Paoletta? È incredibile di quanto Iris possa essere distante da una persona reale, ma nel mio caso trovo che una parte di me sia rimasta sempre bambina, mi sento sempre piccina ed anche inadeguata, nonostante i miei anni, continuo sempre a sentirmi Paoletta, continuo a sentirmi "la piccola del Signore"; sento dentro me questa innocenza, questa purezza e francamente cerco di preservarla, non voglio che muoia mai, perché credo che sia la parte più bella di noi umani, la parte ideale, la parte che ama, la parte che ha fede, la parte che perdona. Iris rappresenta questo: la parte migliore di noi. Perché si dovrebbe venire a vedere questa nuova produzione? Quali sono i suoi punti di forza? È un'opportunità unica, un'opera rarissima da vedere in cartellone. Scopriremo un Pietro Mascagni straordinario, genio assoluto con consapevolezze artistiche altissime e con una visione innovativa, straordinaria, in quel momento storico. L'altra ragione è perché è uno spettacolo bellissimo, uno spettacolo che ricorda molto la gestualità del Teatro del Kabuki, una produzione con regia di un regista giapponese Hiroki Ihar; veramente il taglio Kabuki che dà a quest'opera amplifica la visione del simbolismo dell'opera stessa. La direzione è di uno straordinario direttore che è Daniele Agiman con il quale non abbiamo quasi avuto bisogno di parlare perché ci siamo così sentiti in sintonia subito, ci siamo capiti con uno sguardo. Io ho cantato moltissime opere, oltre 50 titoli in repertorio, quindi ho lavorato con moltissimi maestri, non è una cosa così semplice trovare un feeling speciale coi direttori d'orchestra. I più grandi ti danno questa opportunità, con gli altri si fa un po' più fatica, bisogna spiegarsi di più. Con Agiman non abbiamo avuto bisogno perché ci siamo capiti fin da subito. Io credo davvero che non dovreste perdervi questa Iris.
Prima di passare a parlare di qualcosa di più intimo vorrei chiederle qual è il suo rapporto con la critica musicale I critici musicali fanno il loro lavoro, il punto è soltanto per me l'onestà con cui lo si fa; quando il proprio lavoro è fatto onestamente, ci sono delle ottime ragioni per fare le proprie critiche musicali, ma a volte queste critiche possono non essere dettate da una totale trasparenza di intenti e in quel caso, io posso magari essere ferita da una critica che io trovo non limpida, ma posso dire che fra le due persone chi sta peggio è il critico perché non ha risolto delle cose su se stesso. E Paoletta fuori dalle scene? È esattamente come Paoletta sulle scene: io sono un essere semplice e complesso come forse tutti, io sono tutto e niente. Sono tutto quello che sono in palcoscenico e sono molto di più di quello che c'è sul palcoscenico; sono piccola e grande, sono in totale e continuo divenire: piena di passioni, qualunque cosa io faccia, la faccio col massimo dell'energia e con il massimo della convinzione e dell'amore. A casa mi dedico a qualunque attività che può essere dall'andare a strappare nel giardino l'erba con le mani o curare i miei animali o occuparmi delle necessità domestiche; sono una casalinga che canta (anche se a casa canto poco in verità); mi piace il lato privato della mia vita dove non sono "la mia professione" per quanto il mio essere cantante prescinde dal mio cantare; cioè sarei cantante anche senza avere le corde vocali perché canto prima dentro che fuori, quindi nessuno può togliermi il mio essere cantante; oramai è una cosa che fa parte di me e del mio più profondo intimo e quindi cantante per sempre anche in silenzio. Cosa muove le sue passioni oltre la musica? Amo la pittura, la danza, il teatro di prosa, la letteratura... mi diletto di erboristeria e adoro cucinare… Definirei onnivora la mia fame culturale... o meglio poliedrica. Si sente più spirituale o più credente? Io credo fermamente in Dio, l'unica cosa di cui io sono sicura è che ci siamo da prima di essere sulla terra e che ci saremo dopo questo percorso; le due cose sono assolutamente tutt’uno e ritengo che la materia sia generata dell'energia quindi da qualcosa di spirituale e non di tangibile. Un desiderio da esprimere per questo Natale? Per me Natale rappresenta la nascita di Gesù ed è un momento di rinascita per ciascuno di noi, un momento di rinnovo della speranza, della fede e di cambiamento. Il mio augurio è che ognuno provi a rinascere migliore in questo nuovo anno che ci aspetta e che provi a trovare nuove forme di altruismo e di amore per il prossimo. Progetti futuri? Diversi: alcuni riguardano la didattica ed altri la mia professione di cantante; per la didattica con il mio Conservatorio di Udine abbiamo approvato un progetto per mettere in scena Suor Angelica interamente realizzata dagli allievi di canto con l'Orchestra del Conservatorio, con i nostri direttori. Un progetto che porteremo in giro con delle piccole tournées, un processo creativo di esperienza viva all'interno della scuola. Per la mia carriera, il mio prossimo impegno sarà Carmen quindi passo da un ideale di purezza ad un ideale di libertà: libertà dell'individuo, libertà di pensiero, libertà di azione. È un ruolo che amo moltissimo e che è spesso oggetto di fraintendimenti; invece Carmen rappresenta non tanto la femmina libera ma l'individuo libero, il libero arbitrio. Un ruolo non ancora debuttato in cui vorrebbe cimentarsi? Vorrei riprendere a fare barocco come facevo all'inizio della mia vita artistica perché mi manca quel mondo che ha dei margini creativi molto ampi. Per tornare invece al repertorio classico ci sono due ruoli che ancora non ho interpretato e che desidererei ardentemente affrontare: Adriana Lecouvreur e Francesca da Rimini. Invece del mio caro amato adorato Peppino - Dio lo abbia in gloria - mi manca da morire un’Odabella dell'Attila ed una Leonora di La forza del destino... perché no? E poi…Medea di Cherubini, magari nella versione francese, e le due Elisabette della Maria Stuarda e del Roberto Devereux di Donizetti.
Un pensiero di Paoletta per i nostri lettori Un pensiero per i lettori ed anche un pensiero che dedico a me stessa, con tre parole che sono la chiave, secondo me, per la vita: Agire Amare Sperare C'è bisogno di questo perché credo che le azioni colme di amore salveranno il mondo.. E Dio solo sa quanto bisogno ne abbiamo.
Rinnovo assieme a tutta la redazione di Gli Amici della Musica il nostro “in bocca al lupo” per questo debutto livornese in attesa di darvi conto prossimamente della serata labronica che seguirò con immensa curiosità.
Crediti fotografici: Andrea Simi, Marco Brescia, Valentino Bellotti e Dropbox di Paoletta Marrocu Nella miniatura in alto: una sorridente espressione bianco/nero dell'artista Varie al centro: foto di scena con il basso Giacomo Prestia per il Mefistofele di Boito; con il tenore Miroslav Dvorsky in Il tabarro di Puccini; con il tenore Gregory Kunde in Poliuto di Donizetti; con il contralto Francesca Provvisionato in La clemenza di Tito di Mozart; con il tenore Giuseppe Giuseppini in Lucrezia Borgia di Donizetti Sotto: ancora una bella immagine della Marrocu dal Poliuto, con Kunde e con il baritono Simone Del Savio
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Il Turco conquista Rovigo
intervento di Athos Tromboni FREE
ROVIGO - Una sorta di "esegesi" aveva preceduto l'andata in scena di Il turco in Italia, libretto di Felice Romani musica di Gioachino Rossini; e l'interprete critico della verità rivelata era stato il regista Roberto Catalano che aveva comunicato in una nota di regia che «... la necessità è stata quella di intercettare nel ruolo di Fiorilla il tratto universale di un'umanità vittima di stimoli costanti, per cercare di dare al suo personaggio non l'eccezione dell'essere umano "guasto" che va aggiustato, ma quella di una vittima perfetta sulla cui fragilità è possibile lucrare. Ecco perché in questa drammaturgia il personaggio del Poeta (Prosdocimo, ndr) a caccia della sua storia "sfruttando" le vite degli altri, vestirà i panni di un creativo senza scrupoli ...» Ci sarà riuscito il regista, nel Teatro Sociale di Rovigo, a dimostrare questa sua "esegesi"? O tutto è rimasto sulla carta, come sua e personale testimonianza d'intenti e basta? Oggi, nelle regie cosiddette moderne, il capovolgimento del paradigma è ormai una costante
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Opera dal Nord-Est
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Nabucco fra Oren e Del Monaco
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. L’avventura del Nabucco in scena in questi giorni al Teatro Verdi di Trieste comincia con una conferenza stampa, nella quale Daniel Oren, maestro concertatore e direttore, ha espresso che questo terzo titolo di Giuseppe Verdi, suo primo grande successo, è molto importante per il popolo ebraico, «... per
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Opera dal Nord-Est
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Nel Campielo xe bel quel che piase
servizio di Athos Tromboni FREE
VERONA - Fu così che per la prima volta in assoluto Il Campiello di Ermanno Wolf-Ferrari andò in scena nel Teatro Filarmonico di Verona. E fu così che alla "prima" venne accolto da un pubblico numeroso con molti minuti di applausi a fine recita e con vere ovazioni per alcuni protagonisti di quella commedia musicale. Chissà se le cronache del futuro, parlando del
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Eventi
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Vi presentiamo La Bohème
servizio di Angela Bosetto FREE
VERONA – Dopo tredici anni di assenza è ufficialmente partito il conto alla rovescia: la prossima estate La Bohème di Giacomo Puccini tornerà in Arena durante il 101° Festival lirico; il capolavoro di Puccini verrà rappresentato il 19 e il 27 luglio 2024 con la direzione di Daniel Oren. Trattandosi di una nuova produzione di Fondazione Arena
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Eventi
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Il 35° nel segno della solidarietà
servizio di Athos Tromboni FREE
RAVENNA - il Teatro Alighieri era gremito di pubblico, giornalisti, operatori video e radio per la presentazione della 35.ma edizione di Ravenna Festival 2024, che si svolgerà dall’11 maggio al 9 luglio e farà registrare oltre 100 alzate di sipario; gli artisti coinvolti sono più di mille, dai grandi nomi della musica classica e del canto lirico, fino ad alcuni "menestrelli"
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Opera dall Estero
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Grande Das Rheingold in piccolo spazio
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES (USA) - La sala concerti Walt Disney Hall, sede dell’orchestra Los Angeles Philharmonic, è situata nel cuore della città e ha festeggiato nel 2023 i suoi vent'anni (è stata inaugurata il 23 ottobre 2003). E’ stata progettata e realizzata con la supervisione dal famoso architetto e designer canadese-americano Frank Gehry (1929)
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Opera dal Centro-Nord
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Ecco la Butterfly del fiasco
servizio di Simone Tomei FREE
LUCCA – Al Teatro del Giglio approda con grande apprezzamento del pubblico la versione bresciana di Madama Butterfly di Giacomo Puccini (datata 28 maggio 1904) dopo che il clamoroso fiasco del Teatro alla Scala di qualche mese prima, indusse il compositore a rimettere le mani sulla partitura. La scelta dell’adattamento bresciano per il Teatro del
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Opera dal Nord-Est
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Arianna tra il buffo e il commovente
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Ci è voluto Richard Strauss e la sua Arianna a Nasso per far comprendere quanto poco interessasse a certi ricchi la realizzazione di uno spettacolo, quanto poco comprendessero le dinamiche che stanno attorno e dentro la preparazione di un lavoro teatrale. «Pago e voglio quello che
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Personaggi
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Incontro con Lorenzo Cutùli
servizio di Edoardo Farina FREE
FERRARA - Il 100° anniversario dalla morte di Giacomo Puccini rappresenta un’occasione per commemorare e ripercorrere la vita e la carriera di uno dei più grandi musicisti italiani. Le sue Opere, ancora oggi, continuano a essere rappresentate sui palcoscenici più prestigiosi del mondo, celebrando lo straordinario valore artistico delle composizioni
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Opera dal Nord-Est
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Il Barbiere eccellente
servizio di Nicola Barsanti FREE
VENEZIA - Se pensiamo al fascino di un teatro risorto per più di una volta dalle proprie ceneri, e vi aggiungiamo la suggestione di esservi dentro nel vivo del carnevale della “Serenissima” non può venire in mente un gioiello della produzione rossiniana: Il barbiere di Siviglia. Ed è proprio a quest’opera che abbiamo assistito, la seconda in cartellone
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Opera dal Centro-Nord
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Manon Lescaut e il gesto della Lyniv
servizio di Nicola Barsanti FREE
BOLOGNA - Il Teatro Comunale Nouveau inaugura la propria stagione operistica 2024 con il primo vero e proprio gioiello della produzione pucciniana: Manon Lescaut. Ottima scelta per onorare il centenario della morte del compositore lucchese, avvenuta il 29 novembre del 1924 a Bruxelles. La Manon Lescaut rappresenta per la carriera
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Echi dal Territorio
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Bologna Festival numero 43
redatto da Athos Tromboni FREE
BOLOGNA - La 43.esima edizione di Bologna Festival 2024, da marzo a novembre, presenta alcuni dei più interessanti direttori dell’odierna scena musicale quali Teodor Currentzis, per la prima volta a Bologna con la sua orchestra musicAeterna, Vladimir Jurowski con la Bayerisches Staatsorchester e Paavo Järvi con la Die Deutsche
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Jazz Pop Rock Etno
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Jazz e altro allo Spirito
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Varato il calendario dei concerti "Tutte le Direzioni in Winter&Springtime 2024", organizzata da Il Gruppo dei 10 con qualche novità e collaborazione in più rispetto ai precedenti. La location è (quasi sempre) la stessa: il ristorante lo Spirito di Vigarano Mainarda (Ferrara), nell’intimo tepore delle sue suggestive sale, immerso nella
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Opera dal Centro-Nord
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La bohème visual della Muti
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Suggestivo l'allestimento di La bohème di Giacomo Puccini curato da Cristina Mazzavillani Muti per il Teatro Alighieri di Ravenna, approdato ieri sera al Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara. Pubblico della grandi occasioni ("sold-out" si dice oggi, con un inglesismo ormai sostitutivo di "tutto esaurito" d'italiana fattura); pubblico
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Opera dal Nord-Ovest
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Don Pasquale allestimento storico
servizio di Nicola Barsanti FREE
TORINO - Il titolo designato per l’inaugurazione del cartellone d’opera 2024 del Teatro Regio di Torino è il Don Pasquale di Gaetano Donizetti. Qui riproposto nel fortunato allestimento della fine degli anni '90 del Novecento, firmato da uno dei maestri della drammaturgia musicale italiana: il regista, scrittore e giornalista Ugo Gregoretti, la cui regia
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Jazz Pop Rock Etno
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Jazz Club Ferrara 45 concerti
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Dal 26 gennaio 2024, prende il via al Torrione San Giovanni la seconda parte della 25.ma stagione di Ferrara in Jazz. Grandi nomi del jazz internazionale e largo spazio ai giovani, per complessivi 45 concerti accompagnati da eventi culturali collaterali, realizzati con il contributo del Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Comune
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Opera dal Nord-Est
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Bolena e Seymur destino congiunto
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE – Teatro Verdi. Nell’ Anna Bolena di Gaetano Donizetti, in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, primeggia la qualità del cast. Un gruppo di cantanti straordinari, che contribuiscono in modo determinante al buon esito della rappresentazione. Se si eccettua qualche piccola quasi impercettibile incertezza nel primo atto la prova
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Opera dal Nord-Ovest
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Haroutounian una Butterfly di riferimento
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA – Prosegue con successo la stagione del Teatro Carlo Felice grazie ad una bellissima produzione dell’opera “nipponica” di Giacomo Pucccini, Madama Butterfly. Il contesto scenico-registico firmato da Alvis Hermanis si sviluppa in uno spettacolo sostanzialmente classico e iconografico dove l’immagine stereotipata del Giappone
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Opera dal Centro-Nord
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Un Trovatore così così
servizio di Nicola Barsanti FREE
LIVORNO - Torna a distanza di 50 anni di assenza al Teatro Goldoni e 27 anni dopo la sua ultima apparizione nella città di Livorno (ma fu al Teatro La Gran Guardia) Il trovatore, uno dei titoli più amati di Giuseppe Verdi. Un ritorno tanto atteso che non convince, pertanto inferiore alle aspettative. Gli anelli deboli di questa produzione riguardano
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Opera dal Centro-Nord
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Barbiere di Siviglia stratosferico
servizio di Nicola Barsanti FREE
PARMA - Il Teatro Regio di Parma inaugura il cartellone d’opera del 2024 con il fiore all’occhiello di Gioacchino Rossini: Il Barbiere di Siviglia. Com’è noto ai più, nel 1782 Giovanni Paisiello scrisse un’opera dallo stesso titolo e con lo stesso soggetto, da qui la decisione del maestro di Pesaro di intitolare la sua nuova composizione (almeno in un primo
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Opera dal Centro-Nord
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Un Barbiere un po' così...
servizio di Simone Tomei FREE
LUCCA - Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini si veste di attualità, attraverso una lettura piuttosto singolare, ma non del tutto dissonante dalle intenzioni musicali e librettistiche, nell’allestimento andato in scena al Teatro del Giglio di Lucca con la firma registica di Luigi De Angelis che ha curato anche scene e luci. In un condominio stile Le Courboisier
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Opera dal Nord-Est
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La Bohème dei ponteggi
servizio di Athos Tromboni FREE
ROVIGO - Una Bohème senza lode e senza infamia. Così potrebbe definirsi l'allestimento dell'opera di Giacomo Puccini andata in scena al Teatro Sociale. Si tratta di una coproduzione del teatro di Rovigo con il Comune di Padova e il teatro "Mario Del Monaco" di Treviso. Una produzione tutta veneta, considerando la bacchetta affidata a Francesco Rosa
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Eventi
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Ecco la stagione 2024 del Filarmonico
redatto da Athos Tromboni FREE
VERONA - Teatro Filarmonico: dal 21 gennaio al 31 dicembre 2024, sono in programma 5 opere e 10 concerti sinfonici, con grandi interpreti internazionali. Attesissimo il ritorno del balletto, in scena anche nella sera di San Silvestro. Sarà - inoltre - l’anno delle prime assolute e dei grandi omaggi: il 2024 porterà sul palcoscenico del Filarmonico
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