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L'Orchestra Cittā di Ferrara diretta dal maestro Lorenzo Bizzarri in scena per Mascagni

La 'Cavalleria' del Circolo Verdi

servizio di Attilia Tartagni

Pubblicato il 25 Marzo 2023

200325_Lugo_00_CavalleriaRusticana_LorenzoBizzarriLUGO DI ROMAGNA (RA) - Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, a cui si fa risalire l’esplosione del Verismo musicale, è travolgente  nella configurazione del microcosmo di una comunità siciliana compressa da tradizioni secolari, in cui le passioni collidono dolorosamente esaltate da una partitura in cui recitativi e canto si susseguono a ritmo serrato e dove la musica si eleva sulle parole e sui gesti delineando una perfetta geografia dell’anima. Sempre espressiva per la narrazione, talvolta felicemente sopra le righe, la creatura musicale del ventisettenne Mascagni al suo esordio nell’opera vinse il concorso bandito dall’editore Sonzogno affermandosi prepotentemente nei teatri, un successo mai più ripetuto tanto da conferire all’autore l’appellativo di “One opera man”.  In realtà egli compose diverse altre opere e operette senza mai emulare il primo successo, forse anche per un desiderio incontrovertibile di esplorare il nuovo senza ripetersi.
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Introdotto dalle note avvolgenti del preludio, il tenore Alessandro Goldoni nei panni di Turiddu  omaggia “Lola che hai di latte ha la cammisa”, modulando la sua potenza in un’appassionata canzone che veicola verso un ambiente geograficamente e culturalmente inconfondibile.
Il personaggio di Santuzza trova buona corrispondenza nelle crudezze e nei chiaro-scuri del soprano Alessandra Floresta, vibranti di amore umiliato e brutalmente respinto da Turiddu, sedotto dalla civettuola Lola sposa di Alfio, birocciaio del paese. L’urlo di Santuzza all’uomo che, dopo averla disonorata, la respinge brutalmente: “A te la mala Pasqua, spergiuro!” fa precipitare gli eventi configurando il dramma di cui si fanno spettatori i paesani non meno di chi assiste allo spettacolo.
Il favoloso intermezzo ripetuto in chiusura di primo tempo e in apertura del secondo (un pretesto per inventarsi un breve intervallo) ha proiettato l'Orchestra Città di Ferrara diretta dal  M° Lorenzo Bizzarri ben due volte dentro la magica suggestione del brano di un incanto assoluto, quasi una sospensione di lirismo surreale fra il primo incalzare degli eventi e il tragico inevitabile finale. Con la  pratica tribale del morso nell’orecchio, la sfida fra i due rivali è accettata e a nulla serve il ravvedimento tardivo di Turiddu, quel suo chiedere a Mamma Lucia di benedirlo raccomandandole la disonorata Santuzza. Un silenzio “parlante” spezza la musica, rompendosi al grido ripetuto parlato “Hanno ammazzato compare Turiddu” come nelle tragedie greche, a confermare drammaticamente i costumi ancestrali della comunità siciliana, dove il destino si compie su questioni d’onore, secondo la traccia della bella novella di Verga, oggi sicuramente più conosciuta per la sua versione operistica che letteraria.
Ottima la prova fornita da Diana Turdoi nei panni di Mamma Lucia e ben delineato anche il carattere di Alfio dal baritono Massimiliano Fichera,  mentre la Lola di Rebecca Pieri è una bella e fugace meteora come da partitura.
Ci sarebbe qualcosa da annotare al coro “Quadriclivio – Bologna”, non sempre è stato all’altezza del suo ruolo da protagonista, ma non si può certo pretendere la perfezione dei grandi teatri in una produzione come questa, fortemente voluta, dopo la pandemia (e la chiusura forzata del Teatro Rossini per lavori), dal Circolo Lirico Giuseppe Verdi di Lugo.

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Nella rinnovata cornice del teatro lughese, allestimento, scene e costumi dell’Associazione "La Pomme" hanno soddisfatto il dualismo visivo fra la casa dell’Osteria di Turiddu, ritrovo profano, e la Chiesa, ritrovo sacro della comunità, dove l’azione, mossa con sapiente aderenza al tessuto musicale dal regista Giammaria Romagnoli, si è riempita di ulteriore senso grazie alle luci di Giorgio Lorenzetto.
(la recensione si riferisce alla recita di Domenica 26 febbraio 2023)

Crediti fotografici: Attilia Tartagni
Nella miniatura in alto: il direttore Lorenzo Bizzarri
Sotto: scene dall'allestimento lughese






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