Pubblicato il 23 Settembre 2024
La Compagnia Artemis Danza di Monica Casadei porta in scena quattro eroine di Giacomo Puccini
Voci di donne e suoni dissonanti intervento di Athos Tromboni

20240923_Fe_00_MonicaCasadei-PucciniSOperaFERRARA - Dopo il successo di pubblico della rassegna estiva Interno Verde Danza il Teatro Comunale "Claudio Abbado" ha aperto la rassegna del Festival di danza contemporanea con la prima esecuzione mondiale di Puccini's Opera - Voci di donne della coreografa e regista Monica Casadei. Prima dello spettacolo, fissato per le ore 18 di ieri, uno sciopero/presidio davanti all'ingresso del Teatro Abbado, indetto dalla Cgil, ha ritardato fino alle 18,30 la prima mondiale di Puccini's Opera della Casadei. Lo sciopero/presidio si è svolto pacificamente, con slogan e interventi degli attivisti del sindacato, e non si è reso necessario l'intervento della Polizia di Stato e dei Carabinieri che sorvegliavano molto discretamente la manifestazione.
In un volantino diffuso ai numerosi presenti in attesa dell'ingresso a teatro si legge: «La collega Morena dell'Ufficio Comunicazione, con contratto a tempo determinato, non è stata confermata dopo 30 anni di lavoro; siamo qui per testimoniare la nostra solidarietà alla collega che da 18 anni è anche la nostra rappresentante sindacale Slc-Cgil. Vi chiediamo comprensione e di stare con noi dalla parte della nostra collega e di tutti i lavoratori della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e dell'Associazione Ferrara Musica.»
La mobilitazione sindacale della Cgil non si esaurirà con lo sciopero/presidio di ieri: un bel grattacapo per il neo-dirigente della Fondazione Teatro Comunale, avvocato Carlo Bergamasco, che ha lasciato la vicepresidenza ricoperta nel quinquennio 2019/2024 per assumere l'incarico di direttore generale del Teatro Abbado, subentrando a Moni Ovadia.

Ma torniamo a Puccini's Opera - Voci di donne: "prima della prima" mondiale, Monica Casadei ha incontrato il pubblico nel Ridotto del teatro: intervistata dal critico di danza Carmelo Zapparrata ha spiegato perché ha scelto le quattro eroine pucciniane (Mimì della Bohème, Turandot, Cio-Cio-San della Madama Butterfly e Tosca) per rappresentare quattro aspetti diversi del rapporto donna/uomo, donna/amore e donna/sopruso, affidando i quattro "quadri" del lavoro alla sua Compagnia Artemis Danza (18 danzatori/danzatrici) rimpinguata da otto giovani danzatori/danzatrici della locale scuola Jazz Studio Dance fondata e diretta da Silvia Bottoni.

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Ecco in sintesi quanto spiegato nella pubblicistica dello spettacolo e nelle parole della coreografa/regista:
«... in Puccini’s Opera - Voci di donne, ritroviamo la mia lettura personale sul tema del femminile posto al centro di un processo di reinterpretazione coreografica, visiva e musicale. Le protagoniste di Puccini’s Opera sono donne tanto diverse quanto legate da un fil-rouge di storie attuali e senza tempo.
In La bohème il tema della morte viene esplorato attraverso un approccio quasi installativo in cui i danzatori incarnano un corpo smembrato e fatto a pezzi. La rivisitazione in chiave contemporanea dell’aria più celebre dell'opera accentua l'intimità e il dolore di questo cameo, creando un tableaux malinconico ed evocativo.
Con Turandot il tema della violenza viene affrontato con struggente lucidità tramite le coreografie ispirate a tecniche di combattimento e training marziale di ispirazione orientale. Una storia di abuso e rivendicazione, in cui i danzatori esprimono il tumulto interiore e la resilienza della protagonista attraverso movimenti potenti e schemi complessi.
In Madama Butterfly domina il tema dell’attesa, un’atmosfera sospesa intrisa di desiderio e struggimento che anticipa l’inevitabile, tragico finale in un mondo inquieto dove ogni attimo sembra eterno.
Il rapporto tra vittima e carnefice in Tosca è rappresentato con crudezza e profondità emotiva. Le dinamiche di potere e sottomissione sono messe in scena attraverso movimenti energici e drammatici, mentre un gioco di luci e ombre ne amplifica il conflitto emotivo ...»
Monica Casadei, oltre a coreografare il lavoro, ha curato anche regia, luci e costumi.
Il pamphlet musicale dello spettacolo si compone di parti tratte dalle quattro opere di Giacomo Puccini, a cui si affiancano le tracce elettroniche di Luca Vianini per Madama Butterfly e Tosca; e di Fabio Fiandrini per La bohème e Turandot. Uno spettacolo nello spettacolo, perché i due compositori contemporanei hanno saputo trovare le note e le percussioni, i sibili e le lamentazioni strazianti, capaci di creare uno spazio sonoro avvolgente e a tratti apocalittico; a nostro avviso, la partitura inventata da Fiandrini per La bohème (tutta giocata sullo spezzettamento-ricomposizione dei versi di Giuseppe Giacosa, "Che gelida manina se la lasci riscaldar") e quella di Vianini per gli interludi dissonanti che uniscono senza soluzione di continuità le melodie e le parti originali delle arie di Tosca, sono decisamente musiche belle e coinvolgenti, dal deciso sapore emotivo, più futuristico che contemporaneo; tanto che potrebbero reggersi da sole come suite di musica per Puccini' Opera, voci di donne e suoni dissonanti in un tutt'uno.
Eccellente la performance della Compagnia Artemis Danza; il gesto negli assolo delle quattro protagoniste e dei relativi partner maschili e il movimento del tutti sono condotti su dinamiche e tempi sostenuti: non c'è pausa riflessiva, c'è energia cinetica che corrobora i sentimenti e le situazioni; molto bello il frequente effetto di congiunzione-disgiunzione del tutti con le danzatrici impegnate nelle parti solistiche; molto emozionanti i passi di coppia (un tempo, nella danza classica, era l'attese passo-a-due; che si è rinnovato nella danza contemporanea rimanendo pietra angolare dell'intera costruzione coreografica).   
Bravissimi i giovani artisti della scuola Jazz Studio Dance che hanno avuto spazi pensati per loro, oltre che essere a volte partecipi al tutti.

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Puccini's Opera - Voci di donne è uno spettacolo della durata di 80 minuti che va visto e meditato. Uno spettacolo che - come altri lavori della Casadei - lascerà il segno nel panorama della danza d'inizio Terzo Millennio.
Osannante il pubblico al termine, prodigo di prolungati applausi e ovazioni all'indirizzo soprattutto della coreografa e regista al suo apparire sul proscenio.
(la recensione si riferisce allo spettacolo di Domenica 22 settembre 2024)

Crediti fotografici: Fototeca gli Amici della Musica Uncalm e Ufficio stampa Artemis Danza
Nella miniatura in alto: Monica Casadei durante la presentazione di Puccini's Opera nel Ridotto del Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara
Sotto, in sequenza: cinque gesti significativi della coreografia creata dalla Casadei per le eroine pucciniane





Pubblicato il 04 Luglio 2024
L'opera contemporanea della finlandese Kaija Saariaho affronta con coraggio un argomento spinoso
Innocence debutta a San Francisco intervento di Ramón Jacques

20240704_SanFrancisco_00_Innocence_KaijaSaariahoSAN FRANCISCO (USA) - War Memorial Opera House, 18 giugno 2024. Per il secondo anno consecutivo, il pubblico di San Francisco ha potuto apprezzare un'altro titolo operistico della compositrice finlandese Kaija Saariaho, morta all'età di settant'anni nel giugno 2023, curiosamente pochi giorni prima della rappresentazione della sua seconda opera Adriana Mater da parte della San Francisco Symphony Orchestra. Quest'estate l'Opera di San Francisco ha offerto la prima esecuzione americana dell'ultima opera in cinque atti della Saariaho, intitolata Innocence, la cui prima assoluta è avvenuta nell'estate del 2021 al festival di Aix-en- Provence in Francia. Per circa due ore di durata e senza interruzioni, l'opera della compositrice finlandese affronta un tema attuale, tragico, anche se nuovo per la scena operistica, quello dell’uso delle armi e della conseguente tragedia accaduta in una scuola dove si verificò un massacro con la morte e il ferimento di diversi studenti. La storia fittizia si svolge nella nativa Finlandia, ma all’opera viene conferito un carattere universale, riferendosi ad una situazione che non è specifica di un singolo paese, città o regione, e che purtroppo si può verificare ovunque nel mondo turbolento in cui viviamo proprio per la facile acquisizione di armi, per l’aumento della violenza, così come per la mancanza di attenzione alle questioni legate alla salute mentale da parte delle società.

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Guardando quest'opera mi sono ricordato di ciò che aveva detto una volta il regista spagnolo Calixto Bieito, il quale, a proposito delle sue messe in scena controverse una volta fece notare «... che affrontare temi forti su un palco d'opera potrebbe causare disagio o disgusto, quando in realtà basta accendere la tv per vedere le tragedie che accadono quotidianamente nel mondo reale», argomentazione che mi trova d'accordo, ma al quale aggiungerei che non è possibile misurare l'emozione e la commozione che uno spettacolo teatrale può trasmettere e provocare anche perché associato all'intensità della musica, e la conferma l’ho avuta in questa stessa performance con la presenza di una donna anziana che, seduta accanto a me, ha singhiozzato durante l'intera esecuzione.
Un altro dettaglio che ha dato un tocco universale alla vicenda era che i personaggi dell'ampio cast si esprimevano in varie lingue, cantando e parlando in inglese, finlandese, rumeno, francese, svedese, tedesco, ceco, greco e anche spagnolo.
Il libretto originale di Sofi Oksanen è in lingua finlandese, anche se è stato successivamente adattato ad un testo multilingue, che è quello ascoltato in questa rappresentazione americana, di cui era responsabile Aleksi Barrière.
Questa varietà di linguaggi tocca indirettamente un’altra questione, quella dell’immigrazione, persone che si spostano per ragioni economiche, politiche, di studio e familiari, e che hanno arricchito altre società con i loro costumi, visione e modo di concepire la vita, o che sono arrivati invece a pervertirla generando tensioni sociali e razziali, cosa oggi molto attuale.

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In scena si è visto l'allestimento originale utilizzato nella première dell'opera in Francia, ideato da Chloe Lamford, che ha creato un cubo a due livelli, posto al centro del palco, e che ruotava durante tutta la rappresentazione, mostrando diverse scene, come un elegante ristorante, un'aula scolastica, la cucina e un salone delle feste, o anche l'ingresso e i corridoi della scuola, con i costumi eleganti e moderni di Mel Page. La regia è stata curata da Simon Stone, e le luci a tratti buie, cupe e in toni bianchi intensi e luminosi curate da James Farncombe, hanno contribuito a creare un'atmosfera di tensione e di ansia.  La regia di Simon Stone, qui ripresa da Luoise Baker, mostra l'angoscia dei personaggi, a tratti un po' esagerata, perché sebbene il motivo sia noto, il tema che pervade la storia sembra a tratti molto ripetitivo, e alcune scene, come gli studenti massacrati, sembrano a volte molto grafiche, ma alla fine si capisce che non è una questione facile da affrontare sul palcoscenico.
La storia inizia con un matrimonio, nella tranquillità di Helsinki, tra Tuomas, un giovane finlandese, interpretato con intensità ed eloquenza dal tenore americano Miles Mykkannen con la giovane rumena Stela, conosciuta durante la sua vacanza in Romania, e che è stata impersonata in modo eccezionale dal soprano olandese Lilian Farahni, che si è mostrata coinvolta scenicamente, rendendo il suo personaggio credibile, con un timbro intenso, morbido e vivace e con acuti energici.
Alle nozze partecipano Henrik, il padre di Tuomas, interpretato con esperienza e abilità dal baritono americano Rod Grilfry, sua madre Patricia, interpretata con eleganza, grazia, e angoscia e inquietudine convincenti, e con timbro penetrante, dal soprano canadese Claire de Sévigné, e il prete interpretato dal basso islandese Krisin Sigmundsson. Finché non entra in scena la cameriera ceca Patrizia, alla quale ha dato vita con buona interpretazione recitativa e vocale il mezzosoprano rumeno Ruxandra Donose, che riconosce in Henrik e Patrizia i genitori dell'assassino di sua figlia Markéta, uccisa dieci anni prima alla scuola internazionale che frequentava a Helsinki.
È così che si svolge la storia, con gli studenti assassinati e l’insegnante della classe, che compaiono, vagando, impersonati da un nutrito cast di noti cantanti e attori, I personaggi, morti, appaiono in scena per rivivere il tragico momento che hanno vissuto, descrivono i loro traumi, i danni fisici e psicologici che l'evento ha causato a chi è sopravvissuto, e i sogni troncati di chi è morto tragicamente.
Una svolta nella storia narrata nel libretto, avviene con l'apparizione di Iris, una studentessa francese, interpretata da Julie Hega, la quale rivela che oltre ad essere stata complice dell'assassino, anche il fratello Tuomas, è stato complice dell'evento sapendo delle sue intenzioni, e facendo proprio il desiderio di Patrizia di smascherarlo, porta Tuomas a confessare a Stela la verità che angoscia lei e i suoi genitori.
I momenti visivamente più sorprendenti per il pubblico sono il ricordo degli studenti che scappavano per salvarsi la vita e poi la visione dei corpi crivellati e insanguinati. In nessun istante si è vista la presenza dell'assassino sulla scena, ma quanto è stato inscenato ha creato un vero sentimento di angoscia e preoccupazione nel pubblico, il che è un merito artistico della regia, incluso l’uso delle luci e di alcuni suoni amplificati da Timo Kurkikangas.
Vale la pena menzionare l’impegno del soprano Vilma Jää nel ruolo di Markéta, un personaggio-spettro la cui presenza in scena era a perenne ricordo della tragedia e dell'impotenza che permea la vicenda, e che ha eseguito canzoni popolari finlandesi arrangiate appositamente per questo ruolo dalla compositrice.
Degni di menzione sono stati gli studenti come il soprano norvegese Beate Mordel nel ruolo di Lilly, il tenore colombiano Camilo Diaz Delgado nel ruolo di Jerónimo, il soprano Marina Dumont nel ruolo di Alexia e il soprano Lucy Shelton nel personaggio della maestra Cecilia, ruolo più parlato che cantato, e gli altri attori muti in palco, oltre a Rowan Kievits nei panni dello studente tedesco.
Buono il contributo del coro, composto per l'occasione da quaranta elementi, che ha cantato con intensità e uniformità, ai lati del palco fuori dalla vista del pubblico e nell'oscurità, sotto la direzione del suo maestro titolare John Keene.
Con a disposizione un'orchestra composta da una varietà di strumenti tipici dell'opera contemporanea, sessantaquattro in totale, principalmente ottoni, strumenti a fiato (flauti, oboi, clarinetti, trombe) percussioni, arpa, pianoforte, celesta, la partitura suonava musicale, sonora, compatta, a volte come se fosse una colonna sonora cinematografica, creando momenti di intensità con il ricorso anche alla atonalità con impeto, ardore e rigore, cosa che catturava l'attenzione del pubblico assorbito dalla storia e dalla resa orchestrale.

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Il direttore d'orchestra francese Clément Mao-Takacs, che aveva già concertato ed eseguito l'opera altre volte, ha mostrato gusto e conoscenza della musica contemporanea e lo ha fatto con notevole cura, con una direzione di scena diretta, entusiasta, ed energica quando richiesto. In definitiva si può riassumere come una produzione unica e particolare, con un cast internazionale di artisti provenienti da ogni parte del mondo. Dopo la sua prima mondiale al festival di Aix-en- Provence in Francia, l'opera è stata vista nei teatri d'opera di Helsinki, Amsterdam e Londra, e dopo il debutto americano, come annunciato, sarà presto all'Adelaide Australia Opera e al Metropolitan di New York, un'altra delle compagnie che, insieme alle precedenti, hanno commissionato il progetto.

Crediti fotografici: Cory Weaver / San Francisco Opera
Nella miniatura in alto: la compositrice finlandese Kaija Saariaho
Sotto in sequenza: belle immagini d'assieme di Cory Weaver dell'allestimento californiano





Pubblicato il 31 Maggio 2024
L'idea dell'opera itinerante era bella e sarebbe piaciuta anche a Giacomo Puccini ma il meteo...
Tosca nella Basilica intervento di Athos Tromboni

20240531_Cento_00_Tosca_RosannaLoGrecoCENTO (FE) - Poteva essere una rappresentazione suggestiva al pari di "Nelle ore e nei luoghi di Tosca" (la famosa diretta dell'opera di Giacomo Puccini realizzata a Roma nel 1992 da Patroni Griffi e Andermann) questa Tosca itinerante ideata dal management del Teatro Borgatti di Cento e sostenuta da sponsor locali che si sono dimostrati entusiasti dell'iniziativa. Dunque, i luoghi: il primo atto avrebbe dovuto svolgersi nella Basilica di San Biagio, la chiesa principale di Cento, ricca di opere d'arte, barocca ma con preziose reminiscenze rinascimentali; il secondo atto sarebbe stato all'aperto presso il Monumento ai Caduti realizzato nel 1931 dall'architetto Gian Francesco Costa e luogo quanto mai suggestivo per quella struttura a tre archi e quattro colonne doriche che richiamano la pulizia e l'aura neoclassica dell'estetica imperiale italiana; il terzo atto sarebbe stato collocato in uno spazio aperto ma raccolto dentro la bellissima Rocca di Cento.
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Poteva essere... invece il maltempo caratteristico di questa irriconoscibile primavera ci ha messo lo zampino: meteo variabile ma stabile al mattino e al pomeriggio... e pioggia anche a scosci a partire dalle ore 20 e fino al termine della rappresentazione, che si è svolta - facendo di necessità virtù - interamente dentro la Basilica di San Biagio.
Suggestiva la collocazione dentro quella chiesa, ma non premiante dal punto di vista acustico; il fronte (quasi un palcoscenico con ambientazione naturale e non scenografica, a parte il grande quadro della Maddalena che Cavaradossi stava dipingendo) era collocato nella zona dell'altare, sotto la volta a cupola dell'abside, meraviglia per la vista degli spettatori; e l'orchestra era collocata all'ingresso della Basilica; il pubblico in mezzo. L'effetto dell'orchestra era di una presenza tonitruante, naturalmente amplificata dai rimandi della volta a cupola; l'effetto del canto (a voce viva, quindi non amplificato elettronicamente) era in pratica una confusa sommersione dentro il mare di suoni strumentali, soprattutto quando intervenivano gli ottoni.
Insomma, un canto non giudicabile dal punto di vista critico: e comunque hanno "partecipato" (usiamo il participio passato del verbo "partecipare" anziché del verbo "cantare") impegnandosi lodevolmente il soprano Rosanna Lo Greco (Tosca), il tenore Vicent Romero (Mario Cavaradossi), il bass-baritono Alberto Bianchi Lanzoni (Scarpia), e ancora: Davide Soldini (Angelotti), Francesco Facini (Sagrestano), Fabiano Naldini (Spoletta), Michele Sitta (Sciarrone) e la giovanissima Camilla Baravelli Sabena (Un pastorello).
Presenti in scena anche il Gruppo Storico Centese in costumi rinascimentali. Sul podio della volonterosa Orchestra Città di Ferrara era il maestro Aldo Salvagno, il coro di voci bianche del Teatro Comunale di Bologna era istruito da Alhambra Superchi, mentre il Coro Colsper dell'Emilia Romagna era istruito da Andrea Bianchi; la regia era affidata a Giorgio Zecchi.
Giusto, proprio il regista è stato forse il più penalizzato dal meteo capriccioso, perché non gli è riuscito possibile d'attuare quel che esso stesso si era proposto: «... ogni dettaglio della messa in scena è stato pensato per coinvolgere da subito lo spettatore e per far nascere un'emozione immediata.»
Sarebbe stata una regia nel segno della tradizione e conforme ai contenuti del libretto di Illica e Giacosa, finalmente...
Il pubblico aveva fatto registrare l'esaurito, ogni posto a sedere dentro la Basilica era occupato; e proprio il pubblico si è dimostrato comprensivo e calorosissimo, con ovazioni prolungate al termine della recita.
Detto ciò e fatta la cronaca essenziale, resta da tirare una conclusione, un pensiero, una considerazione (chiamatela come volete...): l'opera lirica - per quanto riguarda ambientazione, costumi, oggettistica, movimenti scenici di solisti e masse - può essere (deve essere) innovativa allo scopo di avvicinare nuove frange di spettatori, soprattutto giovani. Ma "innovazione" è parola assolutamente diversa dalla parola "provocazione" e implica, oltre all'originalità dell'idea creativa, anche l'equiparazione del gesto e della scena allo spirito dichiarato dei creatori (musicista e librettista) oltre all'umiltà di servizio degli allestitori.
Le cosiddette "regie moderne" stravolgenti e irridenti, stupefacenti e psico-filosofico reinterpretanti, tronfie e tutt'altro che cogenti, sono e resteranno sostanzialmente perdenti rispetto alla messa in scena così come concepita dai creatori. Absid Invidia Verbo (Sia lontana l'ostilità dalla mia parola, Tito Livio, nell'Anno Zero dell'era cristiana) dico io, rubando la frase a Tito Livio.

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Crediti fotografici: Ufficio stampa del Teatro Borgatti di Cento
Nella miniatura in alto: il soprano Rosanna Lo Greco (Tosca)
Sotto a destra: il direttore Aldo Salvagno
Al centro in sequenza: Vicent Romero (Mario Cavaradossi); Rosanna Lo Greco; Alberto Bianchi Lanzoni (Scarpia); Vicent Romero e Rosanna Lo Greco nel duetto del primo atto
Sotto in sequenza: panoramiche e istantanee su diversi momenti della rappresentazione






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Parliamone
Voci di donne e suoni dissonanti
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20240923_Fe_00_MonicaCasadei-PucciniSOperaFERRARA - Dopo il successo di pubblico della rassegna estiva Interno Verde Danza il Teatro Comunale "Claudio Abbado" ha aperto la rassegna del Festival di danza contemporanea con la prima esecuzione mondiale di Puccini's Opera - Voci di donne della coreografa e regista Monica Casadei. Prima dello spettacolo, fissato per le ore 18 di ieri, uno sciopero/presidio davanti all'ingresso del Teatro Abbado, indetto dalla Cgil, ha ritardato fino alle 18,30 la prima mondiale di Puccini's Opera della Casadei. Lo sciopero/presidio si è svolto pacificamente, con slogan e interventi degli attivisti del sindacato, e non si è reso necessario l'intervento della Polizia di Stato e dei Carabinieri che sorvegliavano molto discretamente la manifestazione.
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Torna il Barbiere dopo il diluvio
servizio di Angela Bosetto FREE

20240630_Vr_00_IlBarbiereDiSiviglia_MattiaOlivieri_phEnneviFotoVERONA - Quando, nella nona scena del Barbiere di Siviglia, il Conte d’Almaviva si lamenta dell’improvviso temporale, affermando «... Poter del mondo! Che tempo indiavolato ...», Figaro replica, soave: «Tempo da innamorati!». Ed è con il pensiero rivolto all’ottimismo del factotum rossiniano che il pubblico attende la prima areniana stagionale
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Jazz Pop Rock Etno
Settant'anni di Romagna mia
servizio di Attilia Tartagni FREE

20240629_Cervia_00_RomagnaMiaARavennaFestival_SecondoCasadeiCERVIA (RA) - Ravenna Festival, dopo “Casadei secondo a nessuno” del 2013, omaggia di nuovo lo “Strauss di Romagna” e la sua celeberrima Romagna mia, una canzone diventata, al di là delle intenzioni dell’autore che la pubblicò per un caso fortuito solo nel 1954, l’inno della Romagna, un canto di nostalgia universale, un sempreverde che si
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Echi dal Territorio
Anita prima esecuzione assoluta
redatto da Athos Tromboni FREE

20240629_Spoleto_00_StagioneLirica2024_EnricoGirardiSPOLETO (PG) - Giunta quest’anno alla sua 78° edizione torna a Spoleto e nei principali teatri dell’Umbria la stagione del Teatro Lirico Sperimentale “A. Belli” di Spoleto che aprirà con la consueta kermesse musicale “Eine Kleine Musik 2024” al Teatro Caio Melisso (anteprima per gruppi organizzati: giovedì 22 agosto ore 20.30 - spettacoli
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Eventi
Genova fa il Giro di Vite
servizio di Athos Tromboni FREE

20240627_Ge_00_TeatroCarloFeliceStagione2024-2025_ClaudioOraziGENOVA - «A conclusione di una Stagione lirico-sinfonica 2023/2024 che ha conseguito un enorme successo di pubblico e di critica – ha detto il sovrintendente Claudio Orazi nella conferenza stampa – il cartellone artistico 2024/2025 che oggi presentiamo si conferma ricco di ulteriori emozioni. Con il sostegno di decine di migliaia di spettatori,
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