Pubblicato il 22 Febbraio 2024
Walt Disney Concert Hall festeggia il ventennale con la prima opera del Ring wagneriano
Grande Das Rheingold in piccolo spazio servizio di Ramón Jacques

20240222_00_LosAngeles_DasRheingold _GustavoDudamelLOS ANGELES (USA) - La sala concerti Walt Disney Hall, sede dell’orchestra Los Angeles Philharmonic, è situata nel cuore della città e ha festeggiato nel 2023 i suoi vent'anni (è stata inaugurata il 23 ottobre 2003). E’ stata progettata e realizzata con la supervisione dal famoso architetto e designer canadese-americano Frank Gehry (1929), ideatore di una lunga serie di edifici emblematici in tutto il mondo (tra i più noti il Museo Guggenheim di Bilbao in Spagna). L'orchestra ha voluto celebrare il ventennale, e rendere un omaggio vivente allo stesso Gehry presente in sala nonostante l'età avanzata, con la rappresentazione scenica di Das Rheingold (L'oro del Reno), opera epica in un atto con musica e libretto di Richard Wagner (1813-1883), che fino ad oggi non era mai stata eseguita dall'orchestra, tranne alcuni brani come l'entrata degli Dei nel Walhalla, in un concerto del lontano 1919 e il Finale nell'altrettanto lontano 1922.
Tuttavia, l’opera è un genere sempre presente in tutta la storia dell'orchestra e nelle ultime stagioni sono state proposte Die Walküre (nella sua stagione estiva all'Hollywood Bowl) e Tristan und Isolde sempre di Wagner, oltre alla Carmen di Bizet e al Pelléas et Mélisande di Debussy, tra le altre, ma sempre in versione da concerto o semi-scenica.
Purtroppo questa sala non è uno spazio idoneo, adeguato per presentare opere in versione scenica, almeno non con successo, come avvenuto durante il ciclo operistico Mozart-Da Ponte, che si distinse per gli aspetti musicali e vocali, ma non per quello visivo e scenico. Nonostante ciò, e nello spirito celebrativo dell'occasione, l'opera è stata proposta con una concezione scenica ideata dallo stesso archoitetto Frank Gehry, che ha collocato una pedana, un palcoscenico, con uno spazio piuttosto limitato (nella parte alta e posteriore della sala, nelle sezione destinata al coro e dove si trova l'enorme organo della sala) pieno di installazioni astratte, cubi e rettangoli di legno, e un enorme corridoio in proscenio davanti all'orchestra, dove si muovevano i cantanti (a volte anche tra gli strumentisti dell’orchestra).

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Il palco su cui si trovava la grande orchestra è stato dipinto di nero, creando una buca orchestrale buia e allo stesso tempo un contrasto cromatico che risaltava visivamente grazie al colore dei costumi, oltre alla splendente illuminazione della scena da parte del regista Rodrigo Prieto, facendo sì che l'attenzione si concentrasse sui cantanti e sulla trama.
In cima al palco erano appese delle tende soffici sulle quali venivano proiettate immagini di elementi come fuoco, acqua, terra, e anche i sottotitoli. I costumi di Cindy Figueroa, al di là del loro stile moderno e sorprendente, non si sono distinti particolarmente per bellezza o interesse, né è stata del tutto efficace la regia di Alberto Arvelo, che ha lottato con i limiti di spazio descritti, e nella sua ricerca di dare un certo carattere umano ai personaggi, a tratti, sembrava sfruttare un'inutile verve comica, che ci proiettava più verso un’opera tipo Il Flauto Magico piuttosto che in una atmosfera wagneriana.
Una buona riuscita è stata la puntuale ed eccezionale scelta dei cantanti, per la maggior parte americani, guidati dal basso-baritono statunitense Ryan Speedo Green, che un anno e mezzo fa aveva affascinato qui nel ruolo di Kurwenal in Tristan und Isolde, e che ancora una volta ha esibito la sua voce potente, intensa e piacevole, che sommata alla sua personalità scenica ha dato autorevolezza al personaggio di Wotan, così come il mezzosoprano Raehann Bryce-Davis adatta, efficiente e vocalmente aggressiva, che ha dato vita ad una Fricka convincente e indiscutibile.
Il tenore Simon O'Neill (meglio conosciuto per essere un notevole Siegfried) ha dato vita ad un Loge superbo e intrigante. Il tenore Barry Banks, ha eseguito la parte vocale di Mime, anche se a tratti in modo un po’ eccessivo, e il baritono tedesco Jochen Schmeckenbecher ha apportato la sua esperienza ed efficacia all'odioso Alberich. Ampiamente soddisfacente è stata la partecipazione del mezzosoprano Tamara Mumford, commovente e nobile nel ruolo di Erda.
Appropriati e corretti sono stati gli altri cantanti del cast come Morris Robinson, come Fasolt, un basso affidabile e di grandi qualità, il basso Peixin Chen come Fafner e il soprano Jessica Faselt come Freía. Senza dimenticare la partecipazione dei soprani Ann Toomey nel ruolo di Woglinde, e Alexandria Shiner nel ruolo di Welgunde, del tenore John Mattew Myers nel ruolo di Froh e del mezzosoprano Taylor Raven nel ruolo di Flosshilde, nonché del prezioso ed esperto basso-baritono Kyle Albertson che ha ben cantato e impersonato Donner cogliendone il carattere.
L'orchestra si è espressa con forza illuminante, eseguendo le intricate trame orchestrali con chiarezza ed equilibrio. Il suono orchestrale era vibrante e i musicisti si sono distinti per l'omogeneità evidenziata in ogni sezione. Sul podio c’era Gustavo Dudamel che con il passare del tempo ha smesso di essere un direttore esplosivo e frenetico, sembrando ora più attento a ricercare meticolosamente ed ad estrarre ogni dettaglio. Fatta eccezione per alcuni passaggi all'inizio dell’opera la cui scelta di un tempo lento suonava un po' pesante e noiosa, man mano che il lavoro procedeva il tutto si calibrava fino a ricavare e trasmettere emozioni, vibrazioni ed eccitazione contagiose.

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L'ingresso nel Walhalla è stato davvero emozionante. L'orchestrazione di Richard Wagner avvolge lentamente il pubblico fino a portarlo ad un’ovazione sincera, esplosiva e tumultuosa, durante la quale ben si percepisce la grande impressione che questa musica provoca.
(la recensione si riferisce allo spettacolo di domenica 21 gennaio 2024)

Crediti fotografici: Timothy Norris Walt / Disney Concert Hall, cortesía di Los Angeles Philharmonic Association
Nella miniatura in alto: il direttore Gustavo Dudamel
Sotto, in sequenza: immagini di un Das Rheingold in forma semiscenica in piccolo spazio





Pubblicato il 02 Dicembre 2023
La bacchetta del maestro Passerini, il tenore Camarena e il soprano Sierra grandi protagonisti
Roméo et Juliette da applausi servizio di Ramón Jacques

20231202_00_Bilbao_RomeoEtJuliette_LorenzoPasseriniBILBAO VIZCAYA (Spagna) - Palacio Euskalduna, 24 ottobre 2023.
Dalla sua creazione nel 1953, l'ABAO (Asociación Bilbaína de Amigos de la Ópera)), conosciuta anche come Ópera di Bilbao, si è affermata come una delle compagnie d'opera più importanti della Spagna, poiché nel corso della propria storia il suo palcoscenico è stato visitato dai più importanti artisti cantanti spagnoli e internazionali.
È significativo notare che solo nel 2022, con l'opera Alzira, ha concluso il progetto denominato “Tutto Verdi” in cui ha realizzato in oltre 15 anni il montaggio di tutte le opere di Giuseppe Verdi (1813-1901), un compito arduo e originale che pochi teatri al mondo hanno osato svolgere.
Personalmente ho avuto l'opportunità di assistere, nel marzo del 2009, ad una delle rappresentazioni dell'opera  Aroldo, poco rappresentata e molto impegnativa. Questo per dire nel merito delle scelte artistiche e culturali dell'ABAO.
All'inizio della sua 72.ma stagione, corrispondente al periodo 2023-2024, la compagnia ha programmato Roméo et Juliette, opera in un prologo e cinque atti con musiche di Charles Gouond (1818-1893) e libretto in francese di Jules Barbier e Michel Carré che è basato sull'omonima opera di Shakespeare.
Sebbene sia un titolo molto conosciuto, almeno al di fuori della Francia dove viene rappresentato regolarmente, la sua presenza sui palcoscenici internazionali rimane molto limitata. L'opera è entrata per la prima volta nel repertorio dell'ABAO nel settembre del 1983, con il leggendario tenore Alfredo Kraus, e l'ultima volta che è stata vista su questo palcoscenico è stata nella stagione 2011 con José Bros e Patrizia Ciofi come protagonisti principali.
Le esigenze vocali dell'opera richiedono una coppia di interpreti tenore-soprano d'eccezione, e per questa occasione l'ABAO è riuscita a riunire due rinomati cantanti contemporanei come il tenore messicano Javier Camarena e il soprano americano Nadine Sierra, che hanno offerto una performance vocale eccezionale.
Camarena ha debuttato nel ruolo di Romeo, e ha mostrato le qualità per affrontare le parti molto impegnative del personaggio: la sua voce è chiara, duttile, con un piacevole colore nel timbro, e nonostante abbia acquisito corpo in certi passaggi che la faceva sentire un po' pesante, è risultata ottima e piacevole l'interpretazione dell'aria “Ah! “Lève-toi soleil!”

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Da parte sua, Nadine Sierrra si è mostrato a proprio agio con il virtuosismo vocale che il personaggio di Juliette le consente, brillando di maestria vocale nella coloratura, chiarezza e drammaticità in arie come "Je veux vivre dans ce rêve" e soprattutto in "Amour ranime mon coraggio" dell'Atto IV, aria che il soprano americano ha dovuto bisare nella precedente rappresentazione a cui ho assistito; veramente una situazione insolita nella storia di questo teatro.
Tra gli altri interpreti dell'ampio cast, degni di nota sono il personaggio di Stéfano, interpretato con giovialità e brillantezza dal mezzosoprano catalano Anna Alàs i Jové, e il baritono polacco Andrzej Filończyk com l'ambizioso Mercutio con un voce profonda.
Il basso Marko Mimica ha dato vita al personaggio di Frére Laurent.
Coerenza ed equilibrio hanno dato allo spettacolo i ruoli minori, interpretati da ottimi cantanti spagnoli come: Alejandro del Cerro (Tybalt), Itxaro Mentxaka (Gertrude), Gerardo López (Benvolio), Isaac Galán (Le Comte Pâris), José Manuel Diaz (Grégorio), Fernando Latorre e Juan Laboreira nei panni di Le Comte Capulet e Le Duc de Vérone.
Nella parte visiva dello spettacolo, è stata presentata  una nuova produzione, coprodotta con un altro teatro spagnolo come l'Opera di Oviedo, affidata alla regista italiana Giorgia Guerra, che ha proposto un'idea semplice, stilizzata e visivamente interessante, che consisteva nel circondare il palco con tre enormi pareti su cui sono state realizzate videoproiezioni che hanno creato diversi ambienti, alcuni cupi, altri luminosi, realizzati dall'Imaginarium Creative Studio, ed eleganti costumi d'epoca di Fiammeta Baldiserri. Non c'erano elementi sulla scena tranne un tavolo nell'ultimo atto che rappresentava il letto di morte di Juliette, e una specie di cabina che andava su e giù a seconda delle necessità (forse un punto discutibile del montaggio), che rappresentava la casa di Juliette, dove si trovava il suo balcone ecc.
Un'idea firmata Fiammeta Baldiserri: l'idea di circondare e racchiudere lo spettacolo fra tre mura mi ricorda le ultime produzioni che ho visto del regista americano Peter Sellars, il quale ha affermato che lo spettacolo operistico dovrebbe concentrarsi sul canto, sulla musica e sul lavoro dettagliato della recitazione, e che il futuro del teatro richiede l'eliminazione di scenografie elaborate, ingombranti e talvolta inutili.
Il lavoro della regista Guerra era corretto, fatta eccezione per certi momenti di esagerazione nei movimenti dei personaggi nelle scene di battaglia e di morte, e talvolta carico di  troppa drammaticità. Non si può parlare di un assemblaggio memorabile, ma di un buon lavoro, corretto e funzionale.
Il Coro dell'Opera di Bilbao istruito da Boris Dujin è stato molto attivo sul palco, mostrando omogeneità nei suoi interventi vocali e partecipazione nei momenti in cui ha dovuto interagire con il resto del cast. La forza dello spettacolo veniva dalla buca per mano del giovane direttore italiano Lorenzo Passerini, che, alla sua prima apparizione in questo teatro, ha offerto una lettura intensa, emozionante dove ha saputo trasmettere molto bene ogni momento della orchestrazione ai musicisti di l'orchestra, ottenendo momenti di commozione, semplicità con suoni impercettibili e leggeri fino a quelli più drammatici, forti e intensi durante l'intera recita.

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Insomma, è stato un grande successo dell'ABAO riuscire a riunire sul proprio palcoscenico due artisti di livello internazionale come Javier Camarena e Nadine Sierra, stimolati peeraltro da un accompagnamento orchestrale che non ha deluso nessuno dei presenti.

Crediti fotografici: E. Moreno Esquibel per il Teatro dell'Opera di Bilbao
Nella miniatura in alto: il giovane direttore italiano Lorenzo Passerini
Al centro: Javier Camarena (Romeo) e Nadine Sierra (Giulietta)
Sotto: panoramiche su scene e costumi di Roméo et Juliette a Bilbao





Pubblicato il 01 Dicembre 2023
La Civic Opera House ha mandato in scena con successo il capolavoro di Leos Janáček
Jenufa in ambiente minimalista servizio di Ramón Jacques

20231201_00_Chicago_NinaStemme_phMichaelBrosilowCHICAGO Il, USA - Civic Opera House, 26 novembre 2023.
Jenůfa, opera in tre atti del compositore ceco Leoš Janáček (1854-1928) basata sull'opera Její pastorkyňa ("la sua figliastra") della scrittrice Gabriela Preissová (1862-1946), è entrata nel repertorio della Lyric Opera di Chicago nel novembre 1959, e da allora non è più stata programmata regolarmente in questo teatro. La ripresa di quest'anno non è stata solo considerata come uno degli spettacoli più attesi della stagione in corso, ma è stata anche l'occasione ideale per presentare al pubblico locale, e nel ruolo principale, una delle cantanti più importanti dei nostri giorni, il soprano norvegese Lise Davidsen, che dopo aver cantato le prime recite si è ritirata dalla produzione causando una perdita significativa e una certa delusione per quelli di noi che speravano di godersi la sua esibizione, soprattutto dopo l'impressione molto positiva che ha lasciato durante il suo recital a Los Angeles il settembre scorso.
A causa delle circostanze in cui è avvenuto il suo ritiro e della difficoltà di far coincidere le date tra l'artista e il teatro, il suo futuro ritorno su questo palcoscenico sarà sicuramente difficile a breve termine. Il suo posto è stato preso dal soprano americano Kathryn Henry, attuale membro dell’accademia del teatro, dalla carriera discreta, ma che ha saputo interpretare con successo il difficile personaggio, esibendo una presenza scenica elegante e affascinante, una voce dal colore gradevole, ma in in certi momenti, data la sua proiezione limitata, ha avuto difficoltà a farsi sentire bucando la fitta orchestrazione, anche se è chiaro che si tratta di un'artista interessante che avrà un grande avvenire, soprattutto dopo aver affrontato questa ardua prova.

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Infine, l'opera presenta un altro ruolo eccezionale come quello della maligna matrigna Kostelnička, reso con notevole maestria dal soprano Nina Stemme, la cui interpretazione è stata in linea con la perversità del personaggio, cantato con voce potente e modulata alla quale ha saputo dare significato con forza drammaticità e slancio, pregevoli qualità che le si riconoscono.
Il tenore Pavel Černoch ha mostrato affinità e attaccamento a questo repertorio e, cantando nella sua lingua, ha plasmato il carattere e la credibilità che il personaggio di Laca richiede; all'opposto il tenore Richard Strey Smagur, che impersonava il timido e timoroso Števa, ha cantato con voce ampia e profonda ma non ha saputo immedesimarsi nel ruolo, con un coinvolgimento che si può giudicare solo discreto.
Nel ruolo della nonna Buryja, e nel suo debutto locale, l'esperta mezzosoprano Mariane Cornetti ha mostrato vasta esperienza e abilità sul palco.

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Il resto dei cantanti del cast, alcuni membri del Ryan Opera Center, l’accademia del teatro, hanno svolto adeguatamente i brevi ruoli loro assegnati, come il baritono Laureano Quant nel ruolo del caposquadra, il soprano Lindsey Reynolds nel ruolo di Barena, il mezzosoprano Lucy Barker nel ruolo di Karolka, il mezzosoprano Sophia Maekawa, una pastorella, e il soprano Kimberly McCord, membro del coro del teatro, che ha cantato il ruolo di Jano. Senza dimenticare Wayne Tiggs come sindaco, baritono sicuro ed esperto, e il mezzosoprano Katherine DeYoung nel ruolo della moglie.
Per la parte visiva, è stata importata la produzione di Claus Guth dalla Royal Opera House di Londra dove ha debuttato nel settembre 2021, con le scene disegnate da Michael Levine e i costumi scuri di Gesine Völlm che - tra le tre mura che racchiudevano il palco, e alcune proiezioni su di esse e luci in toni neri, bianchi e grigiastri - creavano un'ambientazione minimalista e fosca in relazione alla trama cupa e tragica a causa di un infanticidio, ma facendo ricorso a certe idee già viste e utilizzate in altre proposte come l'uso di sedie, petali di fiori sul pavimento, similmente a quanto visto in Eugene Onegin di Robert Carsen, oltre ad alcuni dettagli discutibili come il personaggio vestito da corvo che insegue Jenůfa che è inspiegabilmente rinchiusa una gabbia metallica.
È vero, sono licenze registiche, ma non sembrano contribuire molto né alla resa della storia né all'estetica visiva dello spettacolo. Cosa notevole che ha dato vitalità e colore sono state le danze e i costumi tipici utilizzati dai personaggi nella scena del matrimonio tra Laca e Jenůfa.
Il coro è stato partecipativo e in evidenza quando richiesto. Uno dei momenti più alti dello spettacolo, oltre alla performance di Nina Stemme, è stata la lettura della partitura sontuosa e cupa da parte del maestro ceco Jakub Hrůša, che ha saputo evidenziare i momenti drammatici e oscuri, così come le sfumature di musica popolare contenuta nell'orchestrazione di Janáček, e lo ha fatto in modo dettagliato, preciso e ricco di sfumature, suscitando una risposta entusiastica e memorabile da parte dei musicisti dell'orchestra del teatro.

Crediti fotografici: Michael Brosilow / Lyric Opera Chicago
Nella miniatura in alto: Nina Stemme (
Kostelnička
)
Al centro, in sequenza: Pavel Cernoch (
Laca) e Laureano Quant (caposquadra
); Nina Stemme
Sotto, in sequenza: ancora Nina Stemme e Richard Trey Smagur (Števa); panoramica su allestimento e costumi






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Ottima messa in scena, oltre che per la comprovata efficacia di Sardelli nell'esecuzione del repertorio barocco, soprattutto per la visionaria regia di Marco Bellussi, coadiuvato da Fabio Massimo Iaquone (ideazione e regia video), Matteo Paoletti Franzato (scene), Elisa Cobello (costumi) e Marco Cazzola (luci).
La visionaria regia ci trasporta nel poema ariostesco (o quantomeno in ciò che del poema dell'Ariosto utilizzò a suo tempo il librettista Grazio Braccioli) dove tutto è fantascientifico
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Bolena e Seymur destino congiunto
servizio di Rossana Poletti FREE

20240123_Ts_00_AnnaBolena_SalomeJicia_phFabioParenzanTRIESTE – Teatro Verdi. Nell’ Anna Bolena di Gaetano Donizetti, in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, primeggia la qualità del cast. Un gruppo di cantanti straordinari, che contribuiscono in modo determinante al buon esito della rappresentazione. Se si eccettua qualche piccola quasi impercettibile incertezza nel primo atto la prova
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Opera dal Nord-Ovest
Haroutounian una Butterfly di riferimento
servizio di Simone Tomei FREE

20240121_Ge_00_MadamaButterfly_phMarcelloOrselliGENOVA – Prosegue con successo la stagione del Teatro Carlo Felice grazie ad una bellissima produzione dell’opera “nipponica” di Giacomo Pucccini, Madama Butterfly. Il contesto scenico-registico firmato da Alvis Hermanis si sviluppa in uno spettacolo sostanzialmente classico e iconografico dove l’immagine stereotipata del Giappone
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Opera dal Centro-Nord
Un Trovatore cosė cosė
servizio di Nicola Barsanti FREE

20240121_Li_00_IlTrovatore_MatteoDesole_phAugustoBizziLIVORNO - Torna a distanza di 50 anni di assenza al Teatro Goldoni e 27 anni dopo la sua ultima apparizione nella città di Livorno (ma fu al Teatro La Gran Guardia) Il trovatore, uno dei titoli più amati di Giuseppe Verdi. Un ritorno tanto atteso che non convince, pertanto inferiore alle aspettative. Gli anelli deboli di questa produzione riguardano
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Opera dal Centro-Nord
Barbiere di Siviglia stratosferico
servizio di Nicola Barsanti FREE

20240120_Pr_00_IlBarbiereDiSiviglia_DiegoCeretta_RobertoRicciPARMA - Il Teatro Regio di Parma inaugura il cartellone d’opera del 2024 con il fiore all’occhiello di Gioacchino Rossini: Il Barbiere di Siviglia. Com’è noto ai più, nel 1782 Giovanni Paisiello scrisse un’opera dallo stesso titolo e con lo stesso soggetto, da qui la decisione del maestro di Pesaro di intitolare la sua nuova composizione (almeno in un primo
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Opera dal Centro-Nord
Un Barbiere un po' cosė...
servizio di Simone Tomei FREE

20240113_Lu_00_IlBarbiereDiSiviglia_GurgenBaveyan_PhotoKiwiLUCCA - Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini si veste di attualità, attraverso una lettura piuttosto singolare, ma non del tutto dissonante dalle intenzioni musicali e librettistiche, nell’allestimento andato in scena al Teatro del Giglio di Lucca con la firma registica di Luigi De Angelis che ha curato anche scene e luci. In un condominio stile Le Courboisier
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Opera dal Nord-Est
La Bohčme dei ponteggi
servizio di Athos Tromboni FREE

20240113_Ro_00_LaBoheme_FrancescoRosa_phValentinaZanagaROVIGO - Una Bohème senza lode e senza infamia. Così potrebbe definirsi l'allestimento dell'opera di Giacomo Puccini andata in scena al Teatro Sociale. Si tratta di una coproduzione del teatro di Rovigo con il Comune di Padova e il teatro "Mario Del Monaco" di Treviso. Una produzione tutta veneta, considerando la bacchetta affidata a Francesco Rosa
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