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Il Teatro del Giglio ha mandato in scena la Suor Angelica e il Gianni Schicchi di Giacomo Puccini |
Il Dittico in attesa del Trittico |
servizio di Simone Tomei |
Pubblicato il 22 Ottobre 2018 |
LUCCA - Il Teatro del Giglio Ha aperto la sua stagione lirica 2018/2019 con il Dittico di Giacomo Puccini… ebbene sì, il “Dittico” e non il “Trittico”. Ma a tutto vi è una spiegazione: da tempo il teatro lucchese diretto dal M° Aldo Tarabella guarda lontano, punta alla vetta e lo fa trovando ampi spazi di manovra in collaborazioni nazionali e internazionali: basti pensare alla mastodontica macchina operativa che nella scorsa stagione unì l’Opera Carolina di Charlotte e la New York City opera per la realizzazione dell’opera Fanciulla del West. Quest’anno si lavora in ambito nazionale mettendo assieme due realtà giuridiche molto eterogenee e soprattutto con esigenze e con “peso specifico” molto diseguale; come diceva Walt Disney: se lo puoi immaginare lo puoi realizzare ed ecco che il proficuo lavoro che ha unito la Fondazione Lirico Sinfonica di Cagliari, il Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro Dante Alighieri di Ravenna e la musicale casa natìa di Giacomo Puccini incarnata nel Teatro del Giglio di Lucca, renderà possibile, passo dopo passo, la realizzazione completa del Trittico pucciniano che proprio quest’anno compie i suoi primi cento anni dal debutto che avvenne al Teatro Metropolitan di New York proprio il 14 dicembre 1918; il filo conduttore di questa idea che vuole rappresentare un futuro modello collaborativo da seguire anche per gli altri teatri di tradizione e che ha visto il suo albore in terra sarda nella scorsa stagione lirica, è incarnato nella figura del regista, scenografo e costumista nonché ideatore del progetto luci, Denis Krief: uomo di teatro da quarant’anni che ha plasmato e modellato dapprima Suor Angelica a Cagliari ed in questo autunno ha proseguito il lavoro con l’opera buffa, comica e ironica per eccellenza, Gianni Schicchi, proprio nella sua città natale; dovremo aspettare ancora un anno per il compimento della terna che avverrà nel novembre 2019 quando il terzo partner di questa cordata pucciniana, la Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino, produrrà il titolo rimanente ricostituendo la struttura originaria del “Trittico”. Un lavoro centellinato e diluito nel tempo proprio perché, come dice il regista stesso, ogni titolo ha bisogno di essere pensato, maturato, decantato e piano piano reso vivo sulle tavole del palcoscenico: era impensabile per lui lavorare contemporaneamente a tutti e tre i titoli e questa diluizione nel tempo fa sì che l’uno dopo l’altro essi trovino lo spazio necessario sia nella mente creativa del regista e che nell’unico luogo scenico progettato per farci vivere armoniosamente le tre così diverse “anime musicali”.

Uno spazio scenico che intelligentemente si trasforma nelle due opere mantenendo le stesse strutture architettoniche; le tre pareti in Suor Angelica salgono verso l’alto a cono delineando un movimento intimo e raccolto che ben si addice alle mura di un convento; l’apertura più ampia sulla destra fa capire che oltre vi sia la Cappella per le funzioni religiose e le altre piccole finestre fanno da spartiacque tra il vissuto dell’opera e l’intimismo fisico e mentale delle Sorelle; in evidenza, sulla destra, la grande grata che simboleggia il parlatorio dalla quale entrerà austera la Zia Principessa. Credo che il grande pregio di questa produzione sia la linearità e la semplicità che si è concretizzata nel dare una lettura molto aderente al testo dove alcuni elementi scenici vengono realizzati con l’introduzione nell’area centrale del palcoscenico di alcuni carrelli; uno destinato alla protagonista con le sue piante che saranno una volta sollievo per Suor Chiara punta nell’orto dalle vespe e poi morte per Suor Angelica; un altro carrello già sul proscenio sin dall’inizio con la fontana che si “fa d’oro”, ancora un altro con le cibarie delle suore cercatrici ed infine l’ultimo, quello del parlatorio, che entra e resterà sino alla fine: sarà usato da Zia Principessa come luogo della sua austerità, ma nel cassetto del tavolo già ci sono alcuni degli ingredienti utili per l’estremo sacrificio della nipote macchiata dal peccato d’amore: un vassoio per posare la ciotola in cui sarà preparato il veleno e una scatola di fiammiferi quasi a volerci dire che con l’entrata dell’arcigna donna entrerà in convento anche la morte. I costumi sono quelli propri della “Quindena" (periodo dell’anno liturgico della durata di quindici giorni che inizia con la domenica della Palme e termina la domenica dopo la Pasqua denominata “in Albis”) semplici e poco costosi come ha detto il regista stesso, ma sicuramente idonei e appropriati in quanto suggeriti proprio dalle botteghe vaticane in cui sono stati acquistati. Merita citazione il rapporto che ogni artista ha trovato con il significato delle parole e delle frasi; Suor Angelica vive schiava del suo dolore che quasi la immobilizza e quindi ogni movenza non è mai sguaiata o repentina, ma si concretizza in un atteggiamento morbido e vellutato quasi fosse mossa solamente dal desiderio intimo e profondo di rivedere il figlio dal quale è stata violentemente allontanata; la preparazione della morte avviene in un contesto di pace e di calma quasi eteree sulle struggenti note pucciniane ed il congedo alla vita Addio, buone sorelle, addio, addio è avvolto da uno stato di pace interiore che è ben emerso dalle interpreti; tutto il contorno delle suore si è mosso nella medesima intenzione-direzione dando quel senso di ordine e di religiosità ad ogni momento del dramma. Più vivace invece la traduzione dello “Schicchi” nel quale il brio, l’ironia, la scaltrezza e la cupidigia emergono grazie ad una recitazione brillante, frizzante e piuttosto dinamica senza mai sfociare nella dozzinalità e nel cattivo gusto; vengono enfatizzate le parole, le emozioni e gli stati d’animo dei protagonisti tutti ben calati nei personaggi e che aiutati da piccole arguzie interpretative hanno saputo regalare momenti di grande spasso ed ilarità apprezzati amabilmente da tutto il pubblico. Qui lo spazio scenico si fa più ampio e le tre pareti diventano verticali lasciando spazio ad una grande libreria sulla sinistra, un colonnato al centro dal quale si intravedono l’Arno ed il Ponte Vecchio ed un letto sulla destra che sarà il luogo in cui il protagonista consumerà il suo inganno agli avidi parenti. In una parola armonia tra parole, intenzioni e musica; ho partecipato oltre alle due recite di cartellone anche alla prova generale aperta alle scuole e questa “grazia” e “spirito” che aleggia nei componimenti del Doge lucchese sono stati ben còlti dai ragazzi durante il pomeriggio musicale che si è concretizzato in un silenzio quasi religioso e meditativo durante l’esecuzione di Suor Angelica, ed un divertimento spassoso che ha suscitato composte risate per Gianni Schicchi: questo a mio avviso è un motivo per poter dire che il regista ha fatto centro riuscendo a tradurre al meglio ciò che Puccini aveva scritto cento anni fa in quanto un pubblico neofita e privo di sovrastrutture come può essere quello delle scuole, ha capito bene il messaggio e lo ha tradotto con un atteggiamento idoneo ed in linea con le sensazioni che si sono volute trasmettere. Concludo con il plauso anche per il disegno luci che in ogni momento ha tradotto con perfetta empatia le grandi emozioni che pullulano in queste due ore di musica.

… E i “mulini di Signa?”… ops volevo dire… e gli interpreti? Eccoci dunque all’aspetto vocale che ha visto in campo ben tre debutti in ruoli principali e la collaborazione con il Progetto Opera “Virtuoso & belcanto” 2018 dal quale sono usciti alcuni di essi nei ruoli secondari; progetto che si inserisce nel più ampio Festival omonimo che da qualche anno ha preso albergo proprio a Lucca nei mesi estivi onorando la città della presenza di musicisti provenienti da tutto il mondo. Due protagoniste per il ruolo eponimo di Suor Angelica: la sera di Venerdì 19 ottobre 2018 sul palcoscenico lucchese il soprano Svetla Vassileva; donna dal temperamento musicale forte, ha improntato la sua interpretazione sulla veemenza vocale infondendo un carattere piuttosto deciso e perentorio alla protagonista; l’artista istrionica ha reso il personaggio in maniera un po’ meno sottomessa rispetto a quanto l’idea registica avrebbe voluto anche per una vocalità ampia che si allarga nella salita in acuto per poter affrontare la tessitura impervia e a tratti scomoda; ciò le impedisce di domare un vibrato piuttosto stretto che talvolta abbonda nella sua emissione e questo è evidente quando il suono deve essere alleggerito e smorzato; qui emerge una certa fatica nel trovare delle intenzioni più meditative che avrebbero reso il personaggio più completo e convincente; convincimento che l’ars scenica non ha comunque tradito grazie ad un’interpretazione molto partecipata. Voce totalmente diversa quella del soprano Alida Berti che approda al Teatro del Giglio domenica 21 ottobre 2018, neofita in questo ruolo. Un approccio più morbido e più uniforme tra gesto e voce; il soprano pietrasantino ha saputo ottimamente coniugare le esigenze di uniformità di una recitazione sobria e delicata con quelle della sua vocalità altrettanto morbida e pastosa: l’aver frequentato i ruoli del belcanto le hanno permesso di poter approdare a questo repertorio con una consapevolezza molto spiccata; la voce non ha mai ceduto ad accenti marcati ed aspri, ma si è sempre ben inserita in quella linea interpretativa che valorizza il fraseggio, le intenzioni mettendo in luce un’ottima intonazione ed eleganti messe di voce che hanno particolarmente brillato nel finale dell’aria Senza mamma in cui il suono pareva volare davvero nella dimensione celeste; nel finale drammatico gli accenti sono stati marcati ma sempre dominati da quella morbidezza di emissione che le sono valsi un’interpretazione di grandissimo pregio che valorizza e mette in luce una crescita artistica e interpretativa al passo con il suo cammino professionale. Tutte le altre interpreti si sono cimentate in entrambe le recite.
Altro debutto col botto quello del mezzosoprano Isabel De Paoli nel ruolo della Zia Principessa; ieratica, arcigna, tanto da essere sottomessa e soggiogata dal suo status sociale sono gli elementi che emergono dalla sua interpretazione; nessun cedimento emozionale all’inizio dove la voce quasi contraltile caratterizza la sua entrata; le emozioni muovono e passano attraverso l’”estasi mistica”, la rabbia, la ferma richiesta di espiazione per poi modularsi verso un atteggiamento “materno” subito sopito che la riporta alla “sua” triste realtà di donna che non può e non deve cedere alle emozioni ed al perdono; tutto questo è stato tradotto con la sua voce e con la sua recitazione per un quadro di notevole valore. Scelgo di esprimere il mio gaudio per tutte le altre interpreti dei ruoli secondari; per qualcuna si nota già una maturità artistica, per qualcun’altra ancora siamo sul cammino, ma quello che conta è l’intenzione complessiva perché ciascuna con le proprie potenzialità ha reso le due recite di Suor Angelica un cammeo per il Teatro lucchese collaborando con il regista in ottima sintonia; le cito tutte con rispetto e stima: Badessa Sandra Mellace, Suora zelatrice Marina Serpagli, Maestra delle novizie Lara Leonardi, Suor Genovieffa Antonella Biondo, Suor Osmina Consuelo Gilardoni, Suor Dolcina Janyce Condon, Suora infermiera Diana Oros, Prima cercatrice Youngseo Viola Lee, Seconda cercatrice Francesca Longari, Prima novizia Zoe Jackson, Seconda novizia Camilla Jeppeson, Prima conversa Maila Fulignati, Seconda conversa Dalila Privitera Il M° Elena Pierini ed il M° Sara Matteucci hanno preparato e diretto rispettivamente il Coro Ars Lyrica ed il Coro di voci bianche del Teatro del Giglio e Cappella Santa Cecilia che si sono ben inseriti nel contesto musicale evidenziando una bella intesa con il palcoscenico e con la buca nonostante talvolta le sonorità fossero troppo marcate: effetto dovuto alla collocazione su di un palcoscenico non troppo ampio che ne inficiava l’effetto mistico e meditativo. Il M° Marco Guidarini ha offerto una lettura intima e introspettiva in cui l’elemento ritmico e soprattutto quello dinamico hanno teso a valorizzare le emozioni da lui trasmesse in un suo pensiero che qui voglio riportare: «Sono convinto che i luoghi assorbano l’energia delle persone che li hanno abitati e degli eventi che vi sono accaduti, e che questi stessi luoghi trattengano tale energia, restituendola poi a chi viene dopo. Il Teatro del Giglio è uno di questi “luoghi di rito”: entrando a teatro si percepisce un’energia speciale, che credo derivi soprattutto dal fatto che Giacomo Puccini qui è stato e qui ha lavorato, mettendo in scena molte delle sue opere. E questa particolare energia è tangibile, passa tra tutti noi impegnati in questi giorni nelle prove di Suor Angelica e Gianni Schicchi, e ci tiene uniti. Mentre lavoriamo si respira un’atmosfera intima, in particolare in Suor Angelica, dove si vanno a toccare le corde della spiritualità, del rapporto con la morte.» Anche il Gianni Schicchi non è stato da meno e dal punto di vista degli interpreti non posso che partire dal debutto nel ruolo eponimo che ha messo in luce l’ecletticità del baritono Marcello Rosiello; incontrato qualche giorno prima per raccogliere le sue impressioni, si è rivelato un sicuro protagonista per un ruolo al debutto durante il cammino di una sempre più importante carriera; ho avuto il piacere di vedere ed ascoltare questo interprete in ruoli seri e incontrarlo nei panni dello scaltro Schicchi è stata una piacevole sorpresa: elegante la dizione, rotondo il suono, sonora l’emissione e spassosa la voce camuffata del vecchio Buoso; tutti elementi che uniti ad un approccio attoriale serioso ed al tempo stesso canzonatorio, hanno delineato amabilmente il personaggio delle campagne fiorentine: colui che fa parte della “gente nòva”. La coppia Rinuccio-Lauretta è stata affidata a due giovani interpreti dei quali credo che sentiremo presto parlare e per i quali auspico intelligenza nello studio e nella scelta dei futuri ruoli: Giuseppe Infantino e Francesca Longari; il materiale è molto valido e pure la presenza scenica non manca. Il trasformismo è la sua arte ed ecco che nei panni della Zita troviamo di nuovo Isabel De Paoli che anche qui mette in campo tutta la sua bravura di attrice; smessi i panni arcigni ed austeri della nobile Zia Principessa, la troviamo negli abiti di una nobile quasi decaduta e diseredata dando brio e colore ad un personaggio sopra le righe, ma con il gusto dell’ironia e del piacere di divertirsi. Le due “coppie scoppiate” e gli altri estromessi hanno saputo interagire scenicamente con grande stile e amalgama: squillanti, eclettiche e briose la Nella di Consuelo Gilardoni e la Cesca di Antonella Biondo; buona amalgama per i ruoli maschili: Santiago Induni Gherardo, Maximiliano Medero Betto di Signa, Davide Ruberti Simone, Ricardo Crampton Marco, Marco Innamorati Maestro Spinelloccio, Nicola Farnesi Guccio, Andrea Pardini Pinellino e Michele Pierleoni Ser Amantio. E Giovanni Fontana e Pietro Baldi si sono cimentati nel ruolo semi muto di Gherardino.

Più brio nella lettura orchestrale sempre tramite la bacchetta del M° Marco Guidarini che non ha rinunciato anche in questo caso a tirar fuori con il cesello ciò che ha voluto esternare in un altro pensiero: «... la partitura di Gianni Schicchi, autentico gioiello di elaborazione colta, riesce a coniugare in un atto unico le tracce dell'opera buffa settecentesca, il falso dugentismo e le maschere della Commedia dell’arte, a metà strada da Dante e Strawinsky.» Apprezzabilissimo per entrambi i titoli l’impegno del Maestro concertatore nel trovare idilliaca intesa tra buca e palcoscenico; di sicuro due assiemi orchestrali sono ben poca cosa per creare questa sintonia, ma probabilmente ha sopperito un tantino a questa penuria di tempo lo spirito di Giacomo Puccini che dalla barcaccia destra del palcoscenico - come allora faceva - ha assistito e sostenuto tutti con il suo influsso positivo. Grande successo di pubblico ai limiti del tutto esaurito per entrambe le recite.
Crediti fotografici: Filippo Brancoli Patera per il Teatro del Giglio di Lucca Nella miniatura in alto: il direttore Marco Guidarini Sotto in sequenaza: ancora Guidarini e il regista Denis Krief Al centro in sequenza, le due Suor Angelica: Svetla Vassileva e Alida Berti Sotto: il baritono Marcello Rosiello (Gianni Schicchi nel letto di Buoso Donati) In fondo: un'imagine di scena dello Schicchi catturata da Filippo Brancoli Patera
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Rigoletto adesso è un clown
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FERRARA - Torna l'estate e, come ogni anno, torna anche la programmazione "balneare" del Gruppo dei 10: Tutte le direzioni in summertime 2025, la canonica rassegna estiva conterà quest'anno sei appuntamenti, dal 6 luglio al 12 settembre che si svolgeranno per due concerti nella consolidata location del Bar Ragno di Comacchio in via Cavour 1
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TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Per quale motivo Leonard Bernstein scelse il romanzo filosofico “Candide” di Voltaire per scrivere un’opera che lo proiettasse nel mondo lirico? Il primo motivo è certamente la questione politica. Nel dopoguerra l’America è dominata dal Maccartismo (un po’ come oggi dal trumpismo, ma guarda
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BOGOTÁ (Colombia), Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo - L’Incoronazione di Poppea (SV 308) è l’ultima composizione operistica di Claudio Monteverdi (1567–1643), autore italiano a cui si attribuisce il merito di aver contribuito alla nascita dell’opera lirica. La sua lunga carriera, che lo vide impegnato come direttore di coro (fu maestro di cappella
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Tannhäuser torna a Houston
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Der junge Lord ovvero l'antitesi
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Festival Puccini 2025 e... 2026
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Giulio Cesare a Berkeley
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BERKELEY (California, USA), Zellerbach Hall - Nel corso della tournée annuale negli Stati Uniti dell’ensemble inglese The English Concert, è stata eseguita con grande successo l’opera seria in tre atti Giulio Cesare in Egitto, HWV 17 di George Friedrich Händel (1685-1759). La rappresentazione si inserisce nel prestigioso ciclo Cal Performances di danza,
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La Veneziani e la Messa K.427
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FIRENZE - Due opere monumentali della musica russa, lontane nel linguaggio ma accomunate da una tensione emotiva profonda, si incontrano in un’unica serata: il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Sergej Prokof’ev e la Sesta sinfonia di Pëtr Il’ič Tchaikovsky, la celebre Patetica. Da un lato, un’esplosione di energia, una scrittura virtuosistica al
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Classica
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Ferrara Musica nuova Stagione
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FERRARA - Presentata la Stagione 2025/2026 di Ferrara Musica: sono quattordici gli appuntamenti con le migliori orchestre italiane e internazionali, guidate da grandi direttori, tra i quali spiccano il nome di Sir Antonio Pappano sul podio della Chamber Orchestra of Europe e quello di Michele Mariotti alla guida della Filarmonica della
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Torna miXXer
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FERRARA - Il Festival miXXer, ideato e organizzato dal Conservatorio "Girolamo Frescobaldi" di Ferrara, giunge alla XVIII edizione e avrà luogo il 15, 16 e 17 maggio 2025 presso Palazzo Naselli Crispi, Ridotto del Teatro Comunale, giardino di Palazzo Giulio D’Este, Torrione Jazz Club, Pinacoteca Nazionale di Ferrara e loggiato di Palazzo dei
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Il nuovo cartellone del Regio
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TORINO - Il Teatro Regio di Torino si prepara a inaugurare una stagione 2025/2026 ricca di appuntamenti imperdibili, all'insegna di un rinnovato slancio artistico e culturale. Dieci titoli operistici, che spaziano dalle vette del repertorio classico a gemme preziose del Novecento, quattro nuove produzioni che promettono di lasciare
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Un Falstaff maturo e autoritario
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LIVORNO - Con Falstaff, ultimo capolavoro di Giuseppe Verdi, si è conclusa la stagione lirica 2024-25 del Teatro Goldoni, regalando ai livornesi un ritorno atteso da più di un secolo. L’opera, infatti, era stata rappresentata nella città toscana soltanto una volta in oltre cento anni. La messinscena è frutto di una prestigiosa collaborazione
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Vivaldi e il mandolino
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FERRARA - La programmazione invernale 2024/primaverile 2025 di “Ferrara Musica al Ridotto” - Giovani interpreti e rare occasioni d’ascolto attraverso l’organizzazione artistica di Dario Favretti autore anche delle varie ed esaustive note di sala allegate a ogni concerto della domenica mattina presso la sala Stemma del Teatro Comunale “Claudio
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Echi dal Territorio
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Garcia e i cantanti del Frescobaldi
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FERRARA - Voluto dalla direttrice del Conservatorio "Girolamo Frescobaldi", Annamaria Maggese, e realizzato dai docenti Alessandro Patalini, Marina De Liso, Manolo Da Rold, Monica Benvenuti e Susanna Guerrini, si è svolto ieri nel Ridotto del Teatro Comunale "Claudio Abbado" un concerto sotto il titolo “Manuel Garcia 1775-2025, due secoli e mezzo
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Ainadamar a Los Angeles
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LOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Ainadamar, opera prima in tre atti e tre scene composta dal compositore argentino Osvaldo Golijov (nato nel 1960), è uno dei titoli in programma nella stagione in corso della Los Angeles Opera che si concluderà a giugno con una produzione di Rigoletto e i recital del tenore Joshua Guerrero
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Parla Leone Magiera
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Quasi duecento giovani cantanti lirici provenienti da tutto il mondo stanno partecipando, in più giorni, alle audizioni presso il Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara per le nuove produzioni liriche rossiniane di La Cenerentola e Il barbiere di Siviglia, in programma nelle prossime stagioni d'Opera del teatro ferrarese. Vogliono mettere
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Così fan tutte alti e bassi
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LOS ANGELES CA, USA, Dorothy Chandler Pavilion - Le nuove e più dinamiche programmazioni dei teatri americani, che si concentrano sulla messa in scena di opere contemporanee, prevalentemente di compositori americani e di alcuni stranieri (il prossimo titolo in programma sarà Ainadamar del compositore argentino Osvaldo Golijov - 1960), nonché di
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Saccon Génot ritorno a Ferrara
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FERRARA - Pubblico come sempre numeroso nel salone d'onore del Circolo Negozianti in Palazzo Roverella, ieri, vigilia di Pasqua, per il secondo concerto cameristico promosso dal Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto da Gianluca La Villa. Dopo i saluti del presidente del sodalizio, Paolo Orsatti, sono entrati i due cameristi già conosciuti e
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Opera dal Nord-Ovest
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Danae di rara opulenza
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GENOVA - In un panorama operistico spesso dominato da titoli consolidati, emerge con prepotente originalità la produzione di Die Liebe der Danae, Op. 83 di Richard Strauss al Teatro Carlo Felice di Genova. Quest'opera, lungi dall'essere un mero reperto archeologico, si rivela un'esplorazione complessa e affascinante delle dicotomie umane, incastonata
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Opera dal Nord-Ovest
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Dama scolpita dalla luce
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TORINO - Il Teatro Regio ha riportato in scena La dama di picche di Pëtr Il'ič Chajkovskij, in una nuova coproduzione con la Deutsche Oper di Berlino. L'opera si è rivelata un'autentica descente aux enfers, un'immersione nelle zone più oscure e tormentate dell'animo umano. L'allestimento, ideato da Graham Vick e portato a termine con
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Nuove Musiche
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Conti Cavuoto Santini il trio
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Ferrara Musica al Ridotto è una rassegna "parallela" e si affianca alla programmazione maggiore di quella Ferrara Musica fondata da Claudio Abbado nel 1989. La rassegna maggiore ha il pregio di proporre i grandi interpreti (solisti, direttori, orchestre) in un cartellone che mira alto; la rassegna "parallela" si assume invece il compito di valorizzare
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Personaggi
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Ferrara e Vivaldi connubio in musica
redatto da Edoardo Farina FREE
È il quarto anno consecutivo che il maestro Federico Maria Sardelli è presente nel cartellone musicale del Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara. Questa volta ha proposto al pubblico estense una Serenata a tre che è praticamente una pagina dimenticata del catalogo del "Prete Rosso". Sardelli è direttore d'orchestra, compositore,
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Vocale
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Serenata d'amore torna a cantare
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - La prima esecuzione assoluta in tempi moderni di una pagina musicale molto bella di Antonio Vivaldi, la Serenata a tre RV 690, ha richiamato nel Teatro Comunale "Claudio Abbado" un buon numero di spettatori ed estimatori della musica del "prete rosso", tanto da registrare praticamente il tutto esaurito. Ancora una volta il majeuta è
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Classica
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Il ritorno dei Cardelli
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FERRARA - Il ritorno dei Cardelli. Sembra quasi il titolo di una saga, e tale parrebbe se si considerasse la regolarità con cui da un paio di lustri i recital solististici di Matteo (pianoforte) o di Giacomo (violoncello), nonché i concerti in Duo, fanno registrare una loro presenza nelle rassegne cameristiche di Ferrara. Stavolta, per gli appuntamenti dei
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