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L'opera di Wagner raccontata dal regista Claus Guth è uno spettacolo avvincente come pochi |
Lohengrin e il tabù del nome |
servizio di Roberta Pedrotti |
Pubblicato il 05 Gennaio 2013 |
MILANO - Nel racconto biblico della Genesi, Dio affida il creato all'uomo delegandogli la scelta del nome di tutti gli animali; i faraoni egiziani erano noti con il nome ufficiale d'intronizzazione, mentre quello autentico, privato era tenuto rigorosamente segreto; Faust chiama per nome gli spiriti, e nella scienza alchemica questo gli dà il potere di dominarli; nel finale di Turandot il Principe finora ignoto proclama “Il mio nome e la vita insiem ti dono!”; oggi, infine, perfino il perfido Voldemort di Harry Potter è detto semplicemente “Colui che non deve essere nominato”, e la sua originaria identità di Tom Riddle è segreto per pochi iniziati. Il nome rappresenta in ogni tempo e in ogni cultura, nel mito e nella fiaba, l'equivalente magico dell'essenza, possederlo conferisce un potere assoluto su di essa e il suo potere evocativo è pertanto oggetto di tabù come ogni sete di conoscenza che travalichi i limiti imposti all'umano dal sovrumano, che varchi il confine fra naturale e sovrannaturale. Si tratta dunque di un tabù strettamente legato alla proibizione, sempre biblica, dei frutti dell'albero della scienza del bene e del male o alla condanna dantesca del “folle volo” di Ulisse: folle proprio perché sprezzante dei limiti imposti all'umano. Edipo stesso, è colpito dalla sciagura nel momento stesso in cui la sua sapienza gli ha conferito la massima gloria, e sarà l'ultima scoperta, la conoscenza di sé a farlo precipitare nella catastrofe. Così la felicità di Eros e Psyche è indissolubilmente legata per lei al vincolo del silenzio, all'impossibilità di conoscere l'identità dello sposo, che le basta osservare una sola volta alla luce di una candela per perdere, così come la curiosità dubbiosa di Orfeo perde Euridice. Il mistero deve rimanere tale, l'umano non deve sfidarlo, anzi, deve contenere l'innata sete di sapere e imporre un limite alla parola e con essa al logos. Un topos, questo, ricorrente nel mondo della fiaba e notevole soprattutto in racconti come I sei cigni, riportato dai Grimm, e la quasi identica I cigni selvatici di Andersen, in cui il voto del silenzio è la condizione per cui la principessa, perseguitata e condannata ingiustamente senza possibilità di parlare per discolparsi, può salvare i fratelli tramutati in uccelli. I personaggi del Lohengrin sono eredi di questo mondo mitico, ne sono parte. Lohengrin è il cavaliere che appare nei sogni di Elsa e da questi viene evocato. Anzi, è materializzato come una proiezione dell'amore fraterno della fanciulla: lui dovrà salvarla, lui dovrà liberarla da un mondo ostile, dai sensi di colpa, lui dovrà amarla e guidare la liberazione sua e del suo popolo. A questo amore una sola clausola è sigillo: l'oblio dell'identità, la negazione delle origini. Elsa e Lohengrin non possono conoscersi e riconoscersi perché nella realtà ella, come causa della sua apparizione, gli è in un certo senso genitrice, egli, materializzando l'amore per Gottfried, le è in un certo senso fratello. Solo ignorando questa realtà potranno amarsi. Di fatto Lohengrin sembra sottrarsi, celando il suo segreto, a un contatto che pure desidera, e solo nel finale sembra potersi concretizzare nell'estrema supplica di superare tutto quel che è passato, di ignorare il nome e sostituire all'indagine la fiducia e l'amore disinteressato. Affermare il proprio nome non è solo svelarlo a Elsa, è svelarsi a se stesso, e come per Edipo questa scoperta è devastante, annichilisce ogni speranza di umana felicità. Come per Edipo, per Lohengrin l'amore è una sorta d'incesto, anche senza considerare che nel corpus leggendario più antico relativo al Chevalier au cygne, spesso la donna salvata appare come madre o comunque consaguinea del salvatore, e che nelle fiabe dei Grimm e di Andersen è la sorella, con il suo silenzio anche a costo di condanne e calunnie da cui non può difendersi, la diretta salvatrice dei fratelli. Infatti Elsa, nel finale, invoca lo sposo (“Mein Gatte”) rivolgendosi non più al cavaliere, ma a Gottfried, in quello stesso lago in cui anni prima era scomparso. Scomparso giocando al cavaliere con una spada e una corona di penne di cigno, giocando a proteggere sua sorella: ora di lui non restano che una scarpina e la giacca, ripescate nel lago. Lohengrin riappare scalzo e senza giacca, mentre nell'aria planano piume bianche. Ritroverà la coroncina in riva al lago, la osserverà turbato e la getterà via. È sperduto, mostra segni di nevrosi e insicurezza: gli è negata un'identità, forse nemmeno la conosce, ma proprio il sapere, la consapevolezza di sé è fatale per lui, la cui ragion d'essere è solo nella responsabilità della missione per cui è evocato, per cui è inviato. Puro folle, come il padre (o come Ulisse: in lotta contro i confini fra lecito e illecito, fra naturale e sovrannaturale?), diviene finalmente un uomo al pari degli altri nell'esperienza del sangue, nelle tre azioni che segnano la sua maturità: il contatto carnale con Elsa, l'assassinio brutale di Telramund, la dichiarazione delle proprie origini e della propria identità. Nel primo caso, conoscenza del bene, supererà l'istintiva timidezza e refrattarietà fisica anche se il rapporto non si concretizzerà; nel secondo, conoscenza del male, le mani imbrattate di sangue saranno motivo d'angoscia e vergogna, di convulsi tentativi di cancellare ogni traccia della violenza compiuta; infine la coscienza di sé anche di fronte alla comunità ammette la fine della missione e della ragion d'essere di Lohengrin, che regredisce e si dissolve com'era apparso per riapparire nelle sembianze del suo alter ego Gottfried, di cui era proiezione adulta e perturbante, che trasformava in amore coniugale e fin sensuale quello fraterno e reciprocamente protettivo frustrato in Elsa. Le tre azioni si compiono in quello stesso lago in cui Gottfried era sparito e da cui tutto era iniziato, ma più che uno spazio reale sembra uno spazio dell'anima e della psiche che pian piano irrompe in un palazzo nel quale le dimensioni dell'interno e dell'estero, del pubblico e del privato sono connotate con ambiguità, e resta alla coppia protagonista un solo porto franco, il pianoforte, rifugio poetico e ritorno all'infanzia felice, a un'utopica felicità, una purezza sognata e rimpianta, divelta e ribaltata nel terzo atto, preludio a un tragico finale in cui ogni fragile individualità soccombe a riaffermarsi di un ordine illusorio ma implacabile. In cui tutto è inghiottito dalle acque che un tempo avrebbero inghiottito Gottfried.



La collettività è inevitabilmente coinvolta, l'opera intima è anche politica in senso lato, mostra le ombre inquietanti del coro in abiti da sera borghesi, il nuovo mondo che avanza e che tutto stritola, tutto cambia perché nulla cambi. Stritola anche il sogno della sposa Elsa vestita come Angelica al ballo del principe di Salina, anche l'ambizione di Ortrud, in costume identico ma completamente nero, di entrare in questo sistema e dominarlo dall'interno ma con valori antichi, arcaici, ormai superati. E Lohengrin, prima di soccombere, sorride come un bambino calpestando le giacche che l'aristocrazia borghese pone sotto i suoi piedi e trasforma un rito di supremazia in un gioco incosciente. Questo è il Lohengrin secondo Claus Guth (con i suoi collaboratori: lo scenografo e costumista Christian Schmidt, la drammaturga Ronny Dietrich, lo straordinario ideatore luci Olaf Winter e il coreografo Volker Michl) andato in scena per l'inaugurazione della stagione 2012/2013 della Scala di Milano. Uno spettacolo che s'imprime nella mente e lascia una traccia indelebile per la coerenza intellettuale con cui ribalta l'iconografia cavalleresca dell'eroe luminoso che scompare dopo aver salvato la sua dama, o meglio ne sviluppa l'altra faccia della medaglia, con lo stesso spirito con cui Euripide prima, gli ellenisti poi rilessero il mondo del mito. Uno spettacolo avvincente come pochi, in cui ogni dettaglio non vuole essere necessariamente un simbolo, peccando dunque d'eccessivo intellettualismo, ma ha comunque un senso preciso in un complesso perfettamente costruito, pensato in modo organico e intelligente, così da fornire oltre a una narrazione chiara e a psicologie ben definite, continui stimoli di riflessione. Uno spettacolo costruito realmente con la musica e i musicisti, con artisti intelligenti che contribuiscono attivamente a creare personaggi approfondito a 360 gradi, nella sua storia e nella sua umanità. Non sembrerebbe possibile, infatti, pensare qui a un Lohengrin diverso da Jonas Kaufmann, musicale quanto intelligente, è una vera opera d'arte totale, in cui non si sa se ammirare prima – e di fatto non possiamo ammirare separatamente – il carisma dell'attore strepitoso, la recitazione sublime,la poesia e l'incisività dell'unione fra parole e musica, senza dimenticare che il physique du role è quanto di meglio si possa desiderare (ma i pregi dell'arte arrivano a mettere in secondo piano la generosità della natura). Non v'è suono che non abbia senso, che non trasudi un profondo pensiero d'artista, e il racconto del Graal è un capolavoro assoluto in un terzo atto eccezionale, anche per la straordinaria cura dinamica e coloristica con cui cesella il testo, e mantiene la sala con il fiato sospeso (la sola messa di voce sulla parola “Taube”, poi, varrebbe l'intera serata). L'emissione non è sempre ortodossa e la mezzavoce non corrisponderà ai canoni della perfetta tecnica? Quando si può esprimere un tale spettro d'emozioni e sensazioni, di dolore, smarrimento, incertezza, tenerezza, desiderio, coraggio, incoscienza, consapevolezza, sacrificio, poco importa. Quando lo si fa con tale intrinseca musicalità, con voce sempre presenta, capace di piegarsi alla volontà dell'artista senza perdere in sicurezza, controllo, omogeneità potremmo desiderare di più? Lohengrin, questo Lohengrin, idole fragile, era lì, davanti a noi, sul palcoscenico, accanto alla sua Elsa, Anja Harteros, altra cantante intelligente ed elegante, che sa affrontare con saldezza vocale davvero notevole soprattutto nel grande cimento del duetto del terzo atto. Anche accanto a un partner superlativo come Kaufmann, s'impone e delinea benissimo una giovane nobildonna agitata da fantasmi interiori, sola e tradita da un mondo ostile, disperatamente aggrappata ad un mondo onirico e di affetti cui da vita e consistenza, seppur effimera, fino a soccombere essa stessa. Ortrud, però, è l'altra vera dominatrice della scena: Evelyn Herlitzius possiede un carisma magnetico anche quando appare semplicemente immobile, senza cantare, è una severa istitutrice, la sposa del tutore dei piccoli duchi di Brabante, che svela man mano una natura titanica e demoniaca, sensuale e sottile, aggredendo con accenti agghiaccianti e serpentini ogni frase, manipolando un marito succube e ormai votato all'alcool, un uomo che non l'ha mai amata ma che ne è divenuto inesorabilmente dipendente. Questi, Tòmas Tòmasson, Telramund, è senza dubbio, al par dei colleghi scenicamente eccellente, ideale, ma nettamente inferiore come musicista, ma non all'altezza del ruolo e del contesto per i frequenti problemi in acuto e d'intonazione. Autorevole e incisivo l'Heinrich di René Pape e di pregio anche l'Araldo di Zeliko Lucic, voce sempre splendida, peccato per qualche durezza in alto. In gran forma il coro preparato da Bruno Casoni, a posto i nobili brabantini (Luigi Albani, Giuseppe bellanca, Giorgio Valerio, Emidio Guidotti) e i paggi (qui damigelle d'onore, Lucia Ellis Bertini, Silvia Mapelli, Marzia Castellini, Giovanna Pinardi), straordinari i figuranti, soprattutto i bambini. Daniel Barenboim sposa con entusiasmo la lettura antieroica, declinando il lirismo espressivo un'idea forse più morbidamente poetica che analitica e psicologica. Il suo gesto, più che vivido e teatrale, è di sensibile narratore attento alle dinamiche e ai colori, ma proprio per questo, in simbiosi con un'azione che si sviluppa più nell'anima che dei fatti reali, risulta avvincente e affascinante, quasi eco dolce e malinconica di un mondo antico cui tutti anelano e che nessuno più possiede, perdendosi nei meandri del dolore e dello smarrimento in un mondo ostile. Una dicotomia che il podio sottolinea con finezza e alto sentire, particolarmente ispirato, e in stato di grazia nel terz'atto, in quest'ultima recita. Che, infatti, registra un trionfo calorosissimo, con applausi scroscianti e ripetute chiamate al proscenio per tutti gli artisti (qualche giustificato mugugno solo per Tòmasson). Questo successo chiude ogni discussione e ogni polemica sulla validità e la fruibilità del lavoro attribuito a Guth ma in realtà condiviso da tutta la compagnia in una vera sintesi di musica e dramma: tutta la sala è rimasta attenta, con il fiato sospeso, in un clima d'irreale partecipazione per quasi cinque ore, esplodendo poi in ovazioni liberatorie. Basta questo per decretare che l'operazione è perfettamente riuscita e che questo Lohengrin è destinato a rimanere nella storia?
Crediti fotografici: Rudy Amisano per il Teatro alla Scala di Milano Nella miniatura in alto: il tenore Jonas Kaufmann nel ruolo di Lohengrin Nella fotosequenza: immagini significative della messinscena ideata da Claus Guth e diretta da Daniel Barenboim
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Rigoletto adesso è un clown
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LOS ANGELES (Usa), Dorothy Chandler Pavilion 12 giugno 2025 - È impossibile essere amanti della musica e rimanere indifferenti al piacere di ascoltare le note di Rigoletto dal vivo in un teatro. Sebbene non sia trascorso molto tempo dalla sua ultima rappresentazione al Dorothy Chandler Pavillion, sede della compagnia di Los Angeles "LA Opera" (l'ultimo Rigoletto andò in scena nel 2018), non si tratta di un titolo rappresentato con frequenza in questo luogo. Le uniche altre produzioni degne di nota sono state quelle delle stagioni 1993, 2000 e 2010. Quest’opera in tre atti, con musica di Giuseppe Verdi (1813-1901) e libretto di Francesco Maria Piave, è tratta da "Le roi s’amuse" di Victor Hugo. Considerata uno dei primi capolavori del periodo centrale del compositore, Rigoletto si scontrò con la censura austriaca che controllava i teatri dell’Italia settentrionale al momento della sua prima rappresentazione alla Fenice di Venezia dove ebbe la sua prima assoluta l’11 marzo 1851. Ironia della sorte, le ragioni della sua censura
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Opera dal Nord-Est
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Blue Traviata in Arena
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VERONA – “È spenta!” Quando la tonante voce di Giorgi Manoshvili risuona nell’Arena, segnando il termine della prima Traviata stagionale, si viene quasi colti da un senso di sorpresa. Per quanto chiunque frequenti il teatro lirico conosca a menadito il libretto di Francesco Maria Piave, è inevitabile chiedersi da quanto tempo non si assisteva
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Opera dal Centro-Nord
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Matrimonio in camera da letto
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FERRARA - L'allestimento di Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa su libretto di Giovanni Bertati ha chiuso la stagione d'opera del Teatro Comunale "Claudio Abbado" con un vero successo di pubblico: sia per la presenza di tanti spettatori in platea e nei palchi, sia per il calore con cui è stata salutata la recita a fine serata. La produzione era il
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Opera dal Nord-Est
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Tosca sugli spalti di San Giusto
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TRIESTE – Castello di San Giusto. Non è l’Arena di Verona e men che meno Castel Sant’Angelo, ma gli spalti di San Giusto, le pietre antiche che contornano il grande piazzale delle Milizie, suscitano nella Tosca di Giacomo Puccini, in scena a Trieste, il senso di incombenza del pericolo, della morte che la musica del grande compositore regala al pubblico,
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Echi dal Territorio
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Torna la rassegna Tutte le Direzioni Estate
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FERRARA - Torna l'estate e, come ogni anno, torna anche la programmazione "balneare" del Gruppo dei 10: Tutte le direzioni in summertime 2025, la canonica rassegna estiva conterà quest'anno sei appuntamenti, dal 6 luglio al 12 settembre che si svolgeranno per due concerti nella consolidata location del Bar Ragno di Comacchio in via Cavour 1
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Opera dal Nord-Est
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Candide da Voltaire a Bernstein
servizio di Rossana Poletti (13 giugno 2025) FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Per quale motivo Leonard Bernstein scelse il romanzo filosofico “Candide” di Voltaire per scrivere un’opera che lo proiettasse nel mondo lirico? Il primo motivo è certamente la questione politica. Nel dopoguerra l’America è dominata dal Maccartismo (un po’ come oggi dal trumpismo, ma guarda
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Opera dall Estero
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L'Incoronazione di Poppea piace
servizio di Ramón Jacques FREE
BOGOTÁ (Colombia), Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo - L’Incoronazione di Poppea (SV 308) è l’ultima composizione operistica di Claudio Monteverdi (1567–1643), autore italiano a cui si attribuisce il merito di aver contribuito alla nascita dell’opera lirica. La sua lunga carriera, che lo vide impegnato come direttore di coro (fu maestro di cappella
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Opera dall Estero
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Tannhäuser torna a Houston
servizio di Ramón Jacques FREE
HOUSTON (USA) - Grand Opera. Wortham Theatre Center. La Houston Grand Opera ha concluso con successo un’altra stagione con Tannhäuser, un’opera in tre atti con musica e libretto in tedesco di Richard Wagner (1813-1883). Come la maggior parte delle sue opere, Tannhäuser trae ispirazione da leggende medievali tedesche. La quinta opera
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Opera dal Centro-Nord
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Der junge Lord ovvero l'antitesi
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FIRENZE - In occasione dell'87° Festival del Maggio Musicale Fiorentino, abbiamo avuto l'opportunità di immergerci nell'intrigante universo di Der junge Lord, un'opera in due atti che porta la firma di Hans Werner Henze. Composta su libretto di Ingeborg Bachmann, liberamente ispirato alla novella di Wilhelm Hauff Der Affe als Mensch ("La scimmia come
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Eventi
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Festival Puccini 2025 e... 2026
servizio di Athos Tromboni FREE
TORRE DEL LAGO (LU) - Nel rinnovato e suggestivo giardino della Villa Puccini sulle rive del Lago di Massaciuccoli, accolti da Patrizia Mavilla, direttrice della Fondazione "Simonetta Puccini", si è tenuta la presentazione del 71° Festival Puccini che inaugurerà la stagione il 18 luglio 2025 con Tosca, per concludersi il 6 settembre con Manon Lescaut.
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Opera dal Nord-Ovest
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Carmen delle parole e delle note
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA – Con Carmen di Georges Bizet, l’Opera Carlo Felice di Genova ha proseguito la sua Stagione Lirica 2024-2025 mandando in scena l’ottavo titolo in cartellone. Opéra-comique in quattro atti, su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy tratto dalla novella di Prosper Mérimée, Carmen è tra i titoli più celebri e popolari dell’intero repertorio
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Opera dall Estero
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Giulio Cesare a Berkeley
servizio di Ramón Jacques FREE
BERKELEY (California, USA), Zellerbach Hall - Nel corso della tournée annuale negli Stati Uniti dell’ensemble inglese The English Concert, è stata eseguita con grande successo l’opera seria in tre atti Giulio Cesare in Egitto, HWV 17 di George Friedrich Händel (1685-1759). La rappresentazione si inserisce nel prestigioso ciclo Cal Performances di danza,
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Vocale
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La Veneziani e la Messa K.427
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il settantesimo anniversario dell'Accademia Corale "Vittore Veneziani" si è celebrato in queste settimane con diverse iniziative che hanno coinvolto la corale stessa e, naturalmente, la città. E in tutte le circostanze la città (artisti locali, istituzioni e pubblico) ha manifestato la propria simpatia verso "la Veneziani" come viene chiamata
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Opera dal Centro-Nord
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Giselle around Le Villi
servizio di Simone Tomei FREE
LUCCA - Sabato 17 maggio 2025, il Teatro del Giglio ha chiuso la sua stagione lirica con la prima nazionale di Giselle around Le Villi, un evento che ha trasceso la semplice rappresentazione per divenire un'operazione artistica di profonda risonanza. Non un mero spettacolo, ma una narrazione avvincente che ha saputo intessere due capolavori apparentemente
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Opera dal Nord-Est
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Enkbath grande Rigoletto
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. E’ stato un Rigoletto come non lo si vedeva da anni, quello andato in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Un cast eccezionale ha animato il palcoscenico del debutto. Daniel Oren ha diretto l’Orchestra del Verdi con straordinaria maestria, attento a tutte le sfumature della splendida musica del
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Classica
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Zangiev/Gadijev accoppiata vincente
servizio di Nicola Barsanti FREE
FIRENZE - Due opere monumentali della musica russa, lontane nel linguaggio ma accomunate da una tensione emotiva profonda, si incontrano in un’unica serata: il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Sergej Prokof’ev e la Sesta sinfonia di Pëtr Il’ič Tchaikovsky, la celebre Patetica. Da un lato, un’esplosione di energia, una scrittura virtuosistica al
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Classica
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Ferrara Musica nuova Stagione
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Presentata la Stagione 2025/2026 di Ferrara Musica: sono quattordici gli appuntamenti con le migliori orchestre italiane e internazionali, guidate da grandi direttori, tra i quali spiccano il nome di Sir Antonio Pappano sul podio della Chamber Orchestra of Europe e quello di Michele Mariotti alla guida della Filarmonica della
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Nuove Musiche
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Torna miXXer
FREE
FERRARA - Il Festival miXXer, ideato e organizzato dal Conservatorio "Girolamo Frescobaldi" di Ferrara, giunge alla XVIII edizione e avrà luogo il 15, 16 e 17 maggio 2025 presso Palazzo Naselli Crispi, Ridotto del Teatro Comunale, giardino di Palazzo Giulio D’Este, Torrione Jazz Club, Pinacoteca Nazionale di Ferrara e loggiato di Palazzo dei
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Eventi
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Il nuovo cartellone del Regio
redatto da Simone Tomei FREE
TORINO - Il Teatro Regio di Torino si prepara a inaugurare una stagione 2025/2026 ricca di appuntamenti imperdibili, all'insegna di un rinnovato slancio artistico e culturale. Dieci titoli operistici, che spaziano dalle vette del repertorio classico a gemme preziose del Novecento, quattro nuove produzioni che promettono di lasciare
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Opera dal Centro-Nord
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Un Falstaff maturo e autoritario
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO - Con Falstaff, ultimo capolavoro di Giuseppe Verdi, si è conclusa la stagione lirica 2024-25 del Teatro Goldoni, regalando ai livornesi un ritorno atteso da più di un secolo. L’opera, infatti, era stata rappresentata nella città toscana soltanto una volta in oltre cento anni. La messinscena è frutto di una prestigiosa collaborazione
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Echi dal Territorio
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Vivaldi e il mandolino
servizio di Edoardo Farina FREE
FERRARA - La programmazione invernale 2024/primaverile 2025 di “Ferrara Musica al Ridotto” - Giovani interpreti e rare occasioni d’ascolto attraverso l’organizzazione artistica di Dario Favretti autore anche delle varie ed esaustive note di sala allegate a ogni concerto della domenica mattina presso la sala Stemma del Teatro Comunale “Claudio
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Echi dal Territorio
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Garcia e i cantanti del Frescobaldi
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Voluto dalla direttrice del Conservatorio "Girolamo Frescobaldi", Annamaria Maggese, e realizzato dai docenti Alessandro Patalini, Marina De Liso, Manolo Da Rold, Monica Benvenuti e Susanna Guerrini, si è svolto ieri nel Ridotto del Teatro Comunale "Claudio Abbado" un concerto sotto il titolo “Manuel Garcia 1775-2025, due secoli e mezzo
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Opera dall Estero
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Ainadamar a Los Angeles
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Ainadamar, opera prima in tre atti e tre scene composta dal compositore argentino Osvaldo Golijov (nato nel 1960), è uno dei titoli in programma nella stagione in corso della Los Angeles Opera che si concluderà a giugno con una produzione di Rigoletto e i recital del tenore Joshua Guerrero
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Personaggi
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Parla Leone Magiera
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Quasi duecento giovani cantanti lirici provenienti da tutto il mondo stanno partecipando, in più giorni, alle audizioni presso il Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara per le nuove produzioni liriche rossiniane di La Cenerentola e Il barbiere di Siviglia, in programma nelle prossime stagioni d'Opera del teatro ferrarese. Vogliono mettere
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Opera dall Estero
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Così fan tutte alti e bassi
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES CA, USA, Dorothy Chandler Pavilion - Le nuove e più dinamiche programmazioni dei teatri americani, che si concentrano sulla messa in scena di opere contemporanee, prevalentemente di compositori americani e di alcuni stranieri (il prossimo titolo in programma sarà Ainadamar del compositore argentino Osvaldo Golijov - 1960), nonché di
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Classica
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Saccon Génot ritorno a Ferrara
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Pubblico come sempre numeroso nel salone d'onore del Circolo Negozianti in Palazzo Roverella, ieri, vigilia di Pasqua, per il secondo concerto cameristico promosso dal Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto da Gianluca La Villa. Dopo i saluti del presidente del sodalizio, Paolo Orsatti, sono entrati i due cameristi già conosciuti e
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Opera dal Nord-Ovest
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Danae di rara opulenza
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - In un panorama operistico spesso dominato da titoli consolidati, emerge con prepotente originalità la produzione di Die Liebe der Danae, Op. 83 di Richard Strauss al Teatro Carlo Felice di Genova. Quest'opera, lungi dall'essere un mero reperto archeologico, si rivela un'esplorazione complessa e affascinante delle dicotomie umane, incastonata
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Opera dal Nord-Ovest
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Dama scolpita dalla luce
servizio di Simone Tomei FREE
TORINO - Il Teatro Regio ha riportato in scena La dama di picche di Pëtr Il'ič Chajkovskij, in una nuova coproduzione con la Deutsche Oper di Berlino. L'opera si è rivelata un'autentica descente aux enfers, un'immersione nelle zone più oscure e tormentate dell'animo umano. L'allestimento, ideato da Graham Vick e portato a termine con
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Nuove Musiche
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Conti Cavuoto Santini il trio
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Ferrara Musica al Ridotto è una rassegna "parallela" e si affianca alla programmazione maggiore di quella Ferrara Musica fondata da Claudio Abbado nel 1989. La rassegna maggiore ha il pregio di proporre i grandi interpreti (solisti, direttori, orchestre) in un cartellone che mira alto; la rassegna "parallela" si assume invece il compito di valorizzare
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