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La Euyo si č congedata dalla residenza autunnale ferrarese con una magnifica prestazione |
Goetzel e la Patetica |
servizio di Athos Tromboni |
Pubblicato il 23 Settembre 2021 |
FERRARA – Bye bye Euyo! Sarà un arrivederci perché la Eropean Union Youth Orchestra dopo il concerto conclusivo della propria permanenza autunnale, concerto fatto ieri sera 22 settembre 2021, tornerà per la stagione primaverile di Ferrara Musica. Ieri sera, per questo arrivederci, il Teatro Comunale Claudio Abbado era gremito in ogni ordine di posti disponibili, secondo le concessioni di legge in materia di prevenzione Covid-19. Ad un’ammirazione che si trasforma in amore (quello del pubblico per la Euyo dimostrato da applausi e ovazioni per l’orchestra, calorosi e insistiti a fine serata tanto quanto li avevamo sentiti solo per Claudio Abbado durante i suoi concerti ferraresi), s’è aggiunta un’ammirazione del tutto nuova, nata per il maestro Sascha Goetzel, un viennese al debutto sulle tavole del Teatro Abbado: il direttore austriaco era reduce dal successo ottenuto con il Don Giovanni di Mozart nel Teatro Petruzzelli di Bari, e ha trovato ulteriore consacrazione italiana proprio a Ferrara. Non c’è dubbio che il suo approccio al pubblico si è manifestato cordiale e carico di simpatia, quando proprio al pubblico egli si è rivolto ringraziando per il tanto calore con cui è stato applaudito, parlando un po’ in inglese e un po’ in un idioma italiano approssimativo ma comprensibile.
Il concerto ha offerto musiche intriganti: lo Scherzo per orchestra d’archi di Schreker e la Sesta Sinfonia di Chajkovskij. La musica di Franz Schreker, compositore ebreo di nazionalità austriaca, fu messa al bando nel periodo nazista e fortunatamente da alcuni anni è in fase di riscoperta. Questo Scherzo, frutto maturo della tradizione tedesca, caratterizzato da un appassionato lirismo e ricco di citazioni, fu composto nel 1908 ma cadde nel dimenticatoio per riemergere solo all’inizio di questo secolo: pubblicato solo nel 2005, è diventato subito uno dei brani più eseguiti del repertorio sinfonico internazionale. E lavoro fra i più eseguiti nel concertismo internazionale è anche la celeberrima Sinfonia n.6 in Si minore op.74 “Patetica” di Pëtr Ilic Chajkovskij: composta di getto nel marzo del 1893, dopo una tormentata crisi creativa, era considerata dal compositore la migliore e la più compiuta delle sue opere, ma fu anche l'ultima e quella che forse esprime maggiormente il suo "mal di vivere"; venne eseguita per la prima volta il 16 ottobre 1893 a San Pietroburgo, sotto la direzione dello stesso compositore, che sarebbe morto nove giorni dopo. Tornando al debutto ferrarese di Goetzel: di che cosa è fatto il suo gesto? Di leggerezza e luminosità, come ha dimostrato con lo Scherzo di Schreker e con il valzer in cinque quarti dell’Allegro con grazia nel secondo movimento della “Patetica” di Chajkovskij. Un’eredità genomica dell’Austria felix degli Strauss e dei Lehár ottocenteschi, ma anche delle Serenate di Mozart e delle sinfonie più solari di Haydn, che il sensibile direttore viennese dimostra di possedere come patrimonio genetico. Poi, quel gesto, è fatto di polimorfismo: sì, perché Goetzel di china, si torce, saltella, si disassa con torsioni verso i primi violini e i violoncelli, a destra e a sinistra; e s’innalza come volesse lievitare verso il soffitto quando chiama gli ottoni o le percussioni agli accenti più fff (che vuol dire “fortissimo”) e s’acquatta portando le dita della mano sinistra sulle labbra nel richiamo del pp (che vuol dire “più piano”) quando invita i corni o i legni, oboe e flauto in testa, al lirismo del sussurro espressivo. Infine quel gesto è fatto anche di espressa sofferenza: questo direttore lo ha dimostrato nel sublime quarto movimento della “Patetica” chajkovskijana, un Andante lamentoso-Andante che costituisce il testamento del conflitto d’identità e della crisi psicologica dell’Autore, già presago di morte: Goetzel ha chiesto all’orchestra di seguirlo nel pathos della perdizione. In quel quarto movimento, eseguito con ieratico coinvolgimento, i sorrisi sui giovani volti dei ragazzi della Euyo sono scomparsi: labbra tirate, occhi sbarrati, attenzione tesa.
Quando i contenuti musicali sono virtuosistici o esplosivi, specialmente nelle loro tonalità di modo maggiore, i giovani e le giovani della Euyo si guardano e sorridono di loro e fra loro: la prima viola ammicca al primo violino, il violoncello al secondo violino o all’altro violoncello che ha di fianco, il flauto sottecchia il clarinetto, il primo oboe con il secondo, e così via. Quel guardarsi, ammiccare e sorridere è nient’altro che l’espressione della gioia. È la pienezza della vita che sboccia. È l’esuberanza di chi vive più d’attese che di ricordi. Ebbene, in quel quarto movimento, i giovani strumentisti della Euyo hanno condiviso la loro sensibilità più intima e commossa, il loro coinvolgimento, come solidale partecipazione collettiva con tutti i presenti nel teatro. Oltre le generazioni. Oltre il terzo millennio, verso l’indietro. Verso l’Ottocento, verso Chajkovskij, anche perché la sofferenza psicologica, la follia, l’inclinazione all’autodistruzione, sono umori che travalicano i secoli; e sono sempre attuali quali manifestazioni del comportamento, pur dipendendo dalle convenzioni sociali e dai pregiudizi propri dei secoli che cambiano nei secoli. La Euyo e soprattutto Goetzel si sono fatti interpreti di questo assunto immaginifico, filosofico, etico, proprio in quel quarto movimento della “Patetica”. Mai avevamo udito, né dal vivo, né dalle incisioni in commercio, una lettura dell’Andante lamentoso così emozionante e struggente: fatto di silenzi sospesi fra una frase delle sezioni e l’altra, silenzi che sembravano atti d’assolutoria costrizione, preghiere di pentimento. O di riflessione. Il corpo del direttore era teso e immobile, ferma la bacchetta, trattenuto il respiro, brillante il sudore della fronte che ristava anziché cadere sulla predella. E poi la ripresa immanente del lamento delle sezioni, insieme all’unisono, su melodie magmatiche e addolorate, imploranti e disilluse. Un miracolo dell’interpretazione, che ha sortito, alla fine dell’esecuzione, una muta e lunga statuarietà del direttore, tre, quattro, forse cinque minuti d’immobilità, statuarie anche le ragazze e i ragazzi della Euyo, con tutto il pubblico che tratteneva il respiro per non sporcare il silenzio della fine. Poi l’esplosione dell’applauso e delle ovazioni, al rilassarsi del maestro e al suo abbassare la bacchetta e le braccia lungo i fianchi, come segnale liberatorio della tensione. Bellissimo. Goetzel tornerà a dirigere al Teatro Abbado, non è una nostra sollecitazione a Ferrara Musica, è un dovere verso il pubblico che lo ha accolto, ascoltato, ammirato, applaudito.
Crediti fotografici: Ufficio stampa di Ferrara Musica – Teatro Comunale Claudio Abbado Nella miniatura e al centro: il direttore austriaco Sascha Goetzel Sotto: Goetzel sul podio della Eropean Union Youth Orchestra durante il concerto ferrarese
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redatto da Athos Tromboni FREE
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Opera dal Nord-Est
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