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Interessante e suggestivo concerto che ha mostrato quanto il salisburghese debba all'Italia

Mozart l'italiano e... i milanesi

servizio di Simone Tomei

Pubblicato il 30 Aprile 2023

20230430_Ge_00_MozartEIMilanesi_GENOVA - Un 25 aprile in musica al Teatro Carlo Felice di Genova dove ho assistito ad uno degli appuntamenti del ciclo “Mozart l’Italiano” in cui è stato messo in evidenza il rapporto significativo tra la “scuola milanese” ed il genio salisburghese. Un interessantissimo saggio tratto dagli atti del Convegno internazionale «Antonio Brioschi e il nuovo stile musicale del Settecento lombardo» inquadra bene il rapporto degli artisti “milanesi” e Mozart evidenziando in maniera dettagliata la genesi di questo “nuovo stile” e di quanto lo stesso Mozart ne abbia preso spunto per le sue sinfonie dell’età matura.
Un piccolo estratto di questo scritto ci fornisce un’inquadramento dettagliato e circostanziato: «… l’idea di sinfonia milanese nel Settecento implica la necessità di affrontare una serie di problemi di natura metodologica, critica e storiografica. Per questa ragione è forse opportuno iniziare a interrogarsi sui termini stessi di un concetto che richiede alcune precisazioni preliminari tanto di principio quanto di merito. I contributo degli autori milanesi, su tutti Giovanni Battista Sammartini, ai primordi e allo sviluppo della cosiddetta sinfonia  “da concerto” sembra un fatto a tal punto acquisito e riconosciuto da non meritare di essere ulteriormente considerato. Semmai, come si vedrà, è l’effettiva portata e l'incidenza internazionale di questo contributo a rappresentare un aspetto assai rilevante, per non dire decisivo, di una questione musicologica ancora aperta. Nel concetto di sinfonia “milanese” così come lo si assume qui, ovvero quale epitome di un' ipotesi - se si vuole anche una sfida critica e storiografica, è piuttosto l'aggettivo “milanese” che esige di essere chiarito con una certa articolazione di argomenti.
Il termine “milanese” è da intendersi in due diverse accezioni, che tuttavia sono complementari e si compenetrano I'una nell'altra. Da un lato, il termine si riferisce in senso stretto agli autori propriamente milanesi come Giovanni Battista Sammartini, Antonio Brioschi e Ferdinando Galimberti che appaiono, se non gli inventori della cosiddetta “sinfonia da concerto", i compositori che tra il 1730 e gli anni 1750 imprimono il primo - dal punto di vista cronologico decisivo impulso alla definizione del genere nel corso del Settecento.'

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Dall'altro, il termine “milanese” è da intendersi nel senso più ampio di “lombardo” e forse anche di nord italiano, in un'accezione quasi analoga a quella, largamente diffusa nel xvi secolo, di “napolitano”; ovvero come una qualifica che indica non soltanto i musicisti effettivamente nati a Milano e in Lombardia, ma che si può in qualche misura estendere - naturalmente con tutte le cautele e verifiche di ogni specifico caso - a coloro che soggiornarono o vissero nella capitale della regione per completarvi la propria formazione o lavorarvi non occasionalmente e nella cui produzione si possono riscontrare tracce più o meno evidenti del rapporto con la cultura strumentale milanese (basterà ricordare, a questo proposito, i nomi di Gluck, Holzbauer, Cannabich, Johann Christian Bach, Giardini, Boccherini, Mysliveček, Mozart, Pichl, Zingarelli: ma l'elenco potrebbe essere assai più lungo). Questa ipotesi critica e storiografica sottintende insomma il propulsivo ruolo europeo esercitato nel Settecento dalla civiltà musicale milanese e lombarda in ambito strumentale, in particolare per ciò che riguarda la “sinfonia da concerto”. Il fatto che questo genere sia sviluppato e coltivato nell'ambiente milanese lungo tutto il corso del secolo presuppone naturalmente, oltre alla presenza di compositori dediti alla produzione strumentale in misura cospicua - pur accanto quella sacra operistica - o addirittura esclusiva, l’esistenza di condizioni favorevoli all'apprezzamento e alla valorizzazione della musica strumentale sul piano estetico, sociale e produttivo. In altri termini, Milano appare una città capace di proporsi come polo dall'identità ben definita, come laboratorio di richiamo e aggregazione - se non proprio, per adoperare un consunto e ormai screditato concetto storiografico, come sede di una vera e propria 'scuola' - per musicisti italiani e stranieri e al contempo come centro d'irradiazione di una produzione internazionalmente riconosciuta…»
Questo contributo di Cesare Fertonani ci porta direttamente nel cuore della serata in quanto alcuni dei compositori nomati nello scritto sono stati eseguiti in questo avvincente concerto genovese.
Il primo è Giovanni Battista Sammartini del quale hanno proposto la Sinfonia in sol minore JC 57 e Antonio Brioschi con la Sinfonia in Re maggiore. È stata poi la volta di Carlo Monza con La tempesta di mare - inizialmente composta come ouverture dell’opera Ifigenia in Tauride del 1784 - dalla forma tripartita Allegro – Adagio – Allegro assai. Un componimento in cui alla struttura classica si aggiunge una vitalità accesa, dai toni intensi, ispirati alle prime correnti stürmisch che stavano nascendo oltralpe nello stesso periodo. Riporto un pensiero di Davide Verga tratto dal saggio succitato su questo brano: «… possiamo leggere questa sinfonia del Monza in termini di pittura sonora: un lungo pedale di tonica su cui si inseriscono violini e viola in crescendo fino all’esplosione della tempesta con l'entrata fragorosa dei corni e l'unisono degli archi simulando il succedersi dei tuoni e dei fulmini. Da qui si innalzano al cielo onde maestose e il loro ricadere tra spruzzi di pioggia torrenziale. Tra brevi allentamenti della tensione e l'inesausto risorgere degli impieghi della burrasca, la forma prosegue conservando tuttavia una sua compostezza e dopo l'esposizione e una breve sezione di sviluppo si ha, enfatizzata da una pausa generale in grado di catalizzare nel silenzio l'energia potenziale della tempesta, la ripresa.»
Anche il Concerto per solista e orchestra, sempre nel mondo milanese, venne a sua volta approfondito e sviluppato, con particolare attenzione al concerto per violino e pianoforte. E in relazione a questo tipo di composizione abbiamo ascoltato di Angelo Maria Scaccia il Concerto per violino in Mi bemolle maggiore. Sciacca, compositore e violinista, contribuì nello specifico a questo genere determinando l’unione tra lo stile sinfonico italiano e la scrittura virtuosistica per il violino

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Hanno fatto da cornice alla serata due composizioni di W.A.Mozart: la Sinfonia n. 11 in re maggiore K.84 (73q) ed il Concerto per violino e orchestra n.7 in re maggiore K.271a del quale è stata a lungo discussa la paternità che sembra infine potersi definitivamente attribuire a Mozart. Qui ritorna la struttura italiana, unita ad un estro singolare per quanto riguarda il virtuosismo solistico e al gusto mozartiano che aveva ormai assunto una forma propria e inconfondibile.
Il Maestro Fabio Biondi, violinista e concertatore, ha diretto tutti i brani con passione impeto e sentimento ed è stato il solista nelle composizioni dedicate allo strumento. Un gesto semplice, chiaro, lineare e travolgente ha coinvolto i musicisti dell’Orchestra dell’Opera Carlo Felice di Genova i quali hanno assecondato ogni movimento del capo e del corpo con sonorità paradisiache infondendo ad ogni nota carattere, stile e personalità.
Momento sublime è stato il terzo tempo del concerto mozartiano dove nel Rondò - Allegro finale - gli accenti più marcati e strategicamente posizionati in  linea con lo stile del compositore, sono stati eseguiti con nitore e sonorità sempre ben calibrate ed il virtuosismo dell’interprete ha potuto dare sfoggio di bravura per restituire al pubblico quel carattere di gioiosa atmosfera che le note emanavano; un elegiaco rapporto dialogante tra il violino solista e il resto dell'orchestra, formata dagli archi, due oboi e due corni.
Gli ascoltatori, letteralmente in delirio alla fine del concerto, hanno osannato tutti gli interpreti ed è stato premiato da un bis acclamato a furor di popolo. Il M° Biondi, alla sua prima esperienza sul palcoscenico genovese, ha elogiato con parole lusinghiere il Teatro e la sua ensemble musicale ricordando al pubblico - composto da molti giovani - di amare, rispettare e “voler bene” al teatro ed alla sua orchestra con la quale sottolinea di aver trovato una sintonia molto intensa.
(la recensione si riferisce al concerto di martedì 25 aprile 2023)

Crediti fotografici: Ufficio stampa del Teatro Carlo Felice di Genova
Nella miniatura in alto: il violinista e direttore Fabio Biondi
Sotto in sequenza: alcuni momenti e alcuni particolari del concerto






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