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Nel Ridotto del Teatro Comunale Claudio Abbado un bel concerto che fa riferimento al folklore

Cartoline dal Sud degli Ánema

servizio di Edoardo Farina

Pubblicato il 01 Giugno 2024

20240601_Fe_00_Anema_MarcelloCorvino_phAntoninoEspositoFERRARA - La ricchissima programmazione invernale di Ferrara Musica nell’ambito dei concerti cameristici della domenica mattina attraverso l’organizzazione artistica di Dario Favretti presso la sala del Ridotto del Teatro Comunale “Claudio Abbado” ha visto nello svolgimento della sola prima parte, dal 15 ottobre al 17 dicembre 2023 ben dodici concerti, più altrettanti quattordici in cartellone dall’inizio del nuovo anno al mese di aprile, di cui sette Schubertiade dedicati al grande compositore viennese appartenente alla prima metà del secolo romantico.
Al di fuori della consueta scelta riguardante la tipologia tipicamente “classica”, il 24 marzo 2024 il quartetto Ánema, composto dal violinista e produttore Marcello Corvino, il chitarrista Biagio Labanca, il contrabbassista Massimo De Stephanis e a completare l'ensemble in questa occasione, il polistrumentista Fabio Tricomi in veste di liutista, percussionista, mandolinista e persino zampognaro. Musicisti tutti di origini meridionali, con una solida formazione maturata in importanti Conservatori italiani affiancata da una grande esperienza in ambiti jazzistici e di musica popolare, per festeggiare i dieci anni di vita insieme vissuti fra Napoli e il teatro, hanno scelto di proporre un affascinante excursus musicale per i Sud del mondo attraverso un’interessante scelta legata all’etnomusicologia del nostro Meridione, ma anche il Sud del Mediterraneo e delle Americhe. Nelle loro proposte troviamo echi di Napoli e di Sicilia, completandone la tipologia attraverso le cadenze ritmiche e armoniche dello chôro, del baião e del tango, come i colori del vicino Oriente, suggestioni tradotte in altrettante cartoline sonore, firmate dagli stessi quattro componenti e da illustri amici tra cui Egberto Gismonti, Astor Piazzolla e Hermeto Pascoal, cui si sono aggiunti tanti altri compagni di viaggio pronti a raccontare il Sud attraverso storie, leggende, curiosità, aneddoti, tutti abilmente narrati con ironia e simpatia attraverso le dotte spiegazioni di De Stephanis che, prendendoci per mano, ci ha concesso un’avventura non solo nel nostro immaginario geografico ma anche legata a emozioni e metafore in contesti dei tempi passati che hanno caratterizzato le emigrazioni degli italiani verso il Nuovo Mondo a partire dagli anni ’10 del Novecento. Brani noti a tutti, divertenti, tristi e mesti, supportati dagli accordi chitarristici di Labanca sulle note melodiche del nostalgico violino di Corvino, per giungere ai virtuosismi davvero pirotecnici eseguiti da Tricomi, dapprima al mandolino e il liuto arabo per passare con estrema disinvoltura alla zampogna siciliana dotata di un ipnotico suono dalla dinamica sorprendente e fortemente amplificata dall’ambiente chiuso… continuando per diversi minuti alle percussioni soliste, alternate tra variegati tamburi e tamburelli tipici, ricordandoci i ritmi delle danze apotropaiche esercitate per tenere lontani gli spiriti malvagi, come da antiche tradizioni secolari.

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Poche regioni europee possono vantare, infatti, un patrimonio musicale ricco e diversificato come il Sud d’Italia, soprattutto per i complessi motivi storici che hanno portato il nostro Meridione a essere luogo di passaggio, se non di conquista, di molte popolazioni provenienti da Nord e da Sud nel corso dei secoli. Le diverse etnie del Nord Europa e del Nord Africa e in generale di tutto il bacino del Mediterraneo si sono incontrati in loco fondendosi con le già antichissime tradizioni musicali territoriali. Nel tempo si è venuto così a creare uno strabiliante “corpus” di canti e balli come la tarantella siciliana, diffusasi inizialmente tra i contadini del sud Italia, avente popolarità regionale in Campania e parte di  Molise, Basilicata e Calabria, quindi la tammurriata o meglio 'o ballo e 'o canto 'ncopp'o tammurro, poi pizzica, taranta pugliese, per citare qualche esempio… arricchito dai e nei “modi” locali, rappresentando non solo una rilevante coreografia pittorica paesaggistica naturale di enorme interesse documentaristico, ma altresì di inimitabile valore artistico. 
Verso questa riscoperta culturale si è rivolta l’attenzione degli Ánema avendo proposto un percorso nella musica colta e popolare alla ricerca dei suoi elementi di continuità, omaggio di un racconto che riconsegna, tra le altre dediche, quella purezza e sacralità dell’anima stessa attraverso un passaggio storiografico nella Napoli multiculturale.
Dalla Tammurriata nera, alla dolce nenia Reginella, dalla corrosiva e travolgente Tu vuò fa l’americano di Renato Carosone alla delicata nostalgia di O sole mio scritta nei testi di Giovanni Capurro volendo ricreare quella vera malinconia con cui il violinista napoletano Eduardo Di Capua nel 1898 ne compose la musica, lontano dalla città partenopea nella fredda Odessa, quando insieme al padre anch’egli musicista si trovava con la sua orchestra nell’Impero Russo. Canzone tra le più famose di tutti i tempi, non fruttò molto ai suoi due autori che morirono in povertà rispettivamente nel 1920 e nel 1917.
Performance dal coinvolgimento emotivo e dal caloroso apprezzamento, il numeroso pubblico presente in sala ha avuto modo di seguire sicuramente un’importante e rara panoramica di quanto al meglio si possa interpretare nell’ambito della musica folkloristica, ascoltandone una fedele ricostruzione in forma di concerto con il supporto di una strumentazione filologicamente assai articolata e insolita, proiettandoci nello spirito della vera festa popolare di piazza.
“La musica popolare e folklorica di tutti i paesi è stata interamente affidata alla memoria e trasmessa di generazione in generazione senza nessun supporto scritto. Non voler affidare la musica a un documento scritto non comporta certo uno stato di inferiorità o di primitivismo ma piuttosto una ben precisa scelta fatta in base alla funzione della musica in seno a una determinata società” – Enrico Fubini: Estetica della musica ediz. Il Mulino 1995.

Crediti fotografici: Antonino Esposito
Nella miniatura in alto: il violinista Marcello Corvino
Al centro in sequenza: Biagio Labanca, Fabio Tricomi e Massimo De Stephanis
Sotto: gli Anema






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