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La celebre opera di Umberto Giordano a Parma in un allestimento molto bello ma non tutto funziona |
Chénier dalla concitazione alla lentezza |
servizio di Simone Tomei |
Pubblicato il 08 Aprile 2019 |
PARMA - Dopo aver girato il circuito teatrale dell’Emilia Romagna, Andrea Chénier di Umberto Giordano approda al Teatro Regio di Parma, coinvolto nella produzione dell’allestimento insieme al Teatro Comunale di Modena, alla Fondazione Teatri di Piacenza, alla Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, alla Fondazione Ravenna Manifestazioni e all’Opéra di Toulon. Un progetto importante e dalle peculiarità intriganti per quel che riguarda la parte visiva. Vorrei iniziare appunto dalle scene (curate da Justin Arienti), dai costumi (Edoardo Russo) e dalle luci (Valerio Tiberi) che riescono a riprodurre un ambiente davvero interessante, favorendo dei coup de théâtre di sicuro fascino: indimenticabile, a tal proposito, la fine del primo quadro, quando l’immenso drappo sullo sfondo cade, lasciando presagire il futuro con una mastodontica ghigliottina, che si erge altera e solenne a dominare il palco. Di grande effetto anche l’enorme impalcatura (posta davanti a un dipinto rappresentante le gesta rivoluzionarie del popolo francese), che, negli atti successivi, domina la parte sinistra della scena e diviene lo spalto per assistere alla condanna dei “nemici della patria”. Possono sembrare elementi di poco conto alla lettura in un resoconto sic et simpliciter, ma quello che inebria l’occhio è proprio il connubio fra gli arredi e i meravigliosi costumi d’epoca, mentre l’uso intelligente ed accattivante delle luci fa risaltare con dovizia di dettagli il contesto drammatico. L’aria profuma di Francia e Rivoluzione, ma l’auspicio di trovarsi davanti a una produzione memorabile purtroppo non si concretizza. Il motivo è riconducibile essenzialmente all’assenza, o meglio, alla latitanza di una regia solida, qui appannaggio di Nicola Berloffa, che non riesce a cogliere la suggestiva bellezza degli elementi elogiati finora per tradurli efficacemente in azione e finzione. La sua messa in scena appare dunque irrisolta, con idee contraddittorie, nonché spesso confuse e discutibili, al punto da far sembrare l’omaggio al centenario della morte di Luigi Illica (librettista dell’opera) più un affronto che un tributo. Nonostante la ricostruzione estetica fedele, sono pochi i legami tra il libretto e le movenze degli interpreti e delle masse. La musica verista è sinonimo di narrazione sposata al movimento scenico, qui, invece, la concitazione lascia il passo alla lentezza, l’armonia alla disarmonicità e la convenienza all’inconvenienza.
  
  
Il primo atto è un concentrato nonsense per quanto riguarda l’interazione tra la parola, la musica e la scena (tempi vuoti che paiono secoli e artisti abbandonati a se stessi), senza contare le varie trovate di dubbio gusto, come l’inutile pretesto di far spogliare a dorso nudo i servitori (fino a quel momento immobili a guardare il sollazzo dei ricchi) alla fine del primo quadro, per far poi loro uccidere la contessa che balla la gavotta sola soletta, in aperto contrasto con il testo della celebre aria di Maddalena La mamma morta. E le insensatezza proseguono: dal sollazzo delle Meravigliose con le teste mozzate a Mathieu che canticchia la Carmagnola alticcio e in balia delle donnine allegre, per non parlare dell’Incredibile che sfiora gli innamorati durante il loro colloquio… Sono solo alcuni degli esempi che possono far capire quanto uno sforzo scenografico possa essere inficiato da una regia che si svincola dal libretto. La conseguenza di tante pecche si traduce in uno scavo psicologico quasi nullo sul fronte dei personaggi, nessuno dei quali manifesta il proprio dramma emotivo. Basti pensare a Gérard, che spesso vaga ad ampie falcate per il palcoscenico concentrandosi più su quello che potrebbe fare anziché farlo. Ed ecco che uno spettacolo che prometteva un rigoroso rispetto dello scritto illichiano, naufraga verso una sua manipolazione in virtù dell’arte registica, che però in questo caso di artistico ha poco. Ma veniamo al cast. Nel ruolo eponimo il tenore Martin Muehle trova un accento mirabile in acuto, dove la voce manifesta appieno le sue potenzialità e un timbro di ragguardevole bellezza. Si notano, però, sia una certa disomogeneità con debolezze di armonici nella zona più grave, sia un’attenzione al fraseggio non proprio ottimale. Il baritono Claudio Sgura è un Carlo Gérard dalla vocalità granitica e dal fraseggio piuttosto curato. La franca capacità di dominare il rigo musicale imperlandolo di nuance suadenti denota il pieno possesso della parte. La Maddalena di Coigny del soprano Teresa Romano si distingue per temperamento, eleganza e sentita partecipazione. La aiuta una vocalità solida, talvolta un po’ ruvida, ma sempre ben dosata sulle dinamiche e sulle “necessità” richieste dalla musica. Eseguita da lei, La mamma morta diventa un tripudio policromo di sentimenti, dolore e malinconia. Si dice spesso che non si più fare “Tosca senza Tosca” o “Rigoletto senza Rigoletto”, ma in un’opera come Andrea Chénier ciò che fa la differenza è la miriade di comprimari che affollano le tavole del palcoscenico e le pagine dello spartito. Nozomi Kato delinea una Bersi partecipe dal canto saldo e omogeneo.

Tralasciando l’incongruenza scenica già esaminata, la Contessa di Coigny di Shay Bloch affronta il ruolo con successo. Antonella Colaianni è una struggente Madelon che mette in luce un colore vocale molto accattivante. Grande stile per il Mathieu di Fellipe Olivera, la cui prerogativa è un timbro rotondo e tonante. Nei panni dell’accorato Roucher, Stefano Marchisio offre un’ottima performance: lo squillo è sempre a fuoco e le sonorità brillanti, nonché ben proiettate. Buona prestazione anche per l’Invisibile di Alfonso Zambuto, incline a ricercare la caratterizzazione del personaggio con una vocalità elegante e volutamente sorniona. Completavano il cast Alex Martini nei ruoli di Fléville e Fouquier Tinville, Roberto Carli (Abate Mathieu) e Stefano Cescatti un egregio Schmidt. Egregia anche la prova dell’Associazione Coro Lirico delle Terre Verdiane - Fondazione Teatro Comunale di Modena, ottimamente preparato dal M° Stefano Colò, a dispetto dei limiti di movimento e interazione imposti dalla regia. Note molto positive dalla buca d’orchestra, dove la bacchetta esperta del M° Giovanni Di Stefano trae dall’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini gli accenti dello spartito più veri e caratterizzanti. La difficoltà insita in una partitura come quella di Umberto Giordano è il saper trasfondere quel senso di “passione” e colore verista senza soverchiare gli interpreti, bensì valorizzando ciascuna frase con un accompagnamento virile e mai sguaiato. E il risultato è proprio quello sperato, con un’idilliaca intesa tra “sotto e sopra” grazie anche a un gesto sempre pulito e ben calibrato.

La recensione si riferisce alla recita di domenica 7 aprile 2019 (l’ultima in programma per questa produzione), durante la quale ho notato, da parte del pubblico dek Regio di Parma, un’accoglienza cortese, ma decisamente tiepida, specie in confronto al caloroso applauso riservato durante l’intervallo alla signora Renata Scotto, presente in platea.
Crediti fotografici: Roberto Ricci per il Teatro Regio di Parma Nella miniatura in alto: il tenore Martin Muehle (Andrea Chénier) Al centro in sequenza: Stefano Marchisio (Roucher) e Antonella Colaianni (Madelon); Claudio Sgura (Carlo Gérard); Teresa Romano (Maddalena di Coigny) e Martin Muehle; Alex Martini (Fléville); Nazomi Kato (Bersi) Sotto in sequenza: due belle fotografie di Roberto Ricci sull’allestimento in scena al Regio di Parma
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Rigoletto adesso č un clown
intervento di Ramón Jacques FREE
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Opera dal Centro-Nord
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Matrimonio in camera da letto
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Opera dal Nord-Est
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Echi dal Territorio
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Opera dal Nord-Est
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Tannhäuser torna a Houston
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Festival Puccini 2025 e... 2026
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Giselle around Le Villi
servizio di Simone Tomei FREE
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Opera dal Nord-Est
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Enkbath grande Rigoletto
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Classica
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Zangiev/Gadijev accoppiata vincente
servizio di Nicola Barsanti FREE
FIRENZE - Due opere monumentali della musica russa, lontane nel linguaggio ma accomunate da una tensione emotiva profonda, si incontrano in un’unica serata: il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Sergej Prokof’ev e la Sesta sinfonia di Pëtr Il’ič Tchaikovsky, la celebre Patetica. Da un lato, un’esplosione di energia, una scrittura virtuosistica al
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Classica
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Ferrara Musica nuova Stagione
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Presentata la Stagione 2025/2026 di Ferrara Musica: sono quattordici gli appuntamenti con le migliori orchestre italiane e internazionali, guidate da grandi direttori, tra i quali spiccano il nome di Sir Antonio Pappano sul podio della Chamber Orchestra of Europe e quello di Michele Mariotti alla guida della Filarmonica della
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Nuove Musiche
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Torna miXXer
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FERRARA - Il Festival miXXer, ideato e organizzato dal Conservatorio "Girolamo Frescobaldi" di Ferrara, giunge alla XVIII edizione e avrà luogo il 15, 16 e 17 maggio 2025 presso Palazzo Naselli Crispi, Ridotto del Teatro Comunale, giardino di Palazzo Giulio D’Este, Torrione Jazz Club, Pinacoteca Nazionale di Ferrara e loggiato di Palazzo dei
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Il nuovo cartellone del Regio
redatto da Simone Tomei FREE
TORINO - Il Teatro Regio di Torino si prepara a inaugurare una stagione 2025/2026 ricca di appuntamenti imperdibili, all'insegna di un rinnovato slancio artistico e culturale. Dieci titoli operistici, che spaziano dalle vette del repertorio classico a gemme preziose del Novecento, quattro nuove produzioni che promettono di lasciare
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Opera dal Centro-Nord
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Un Falstaff maturo e autoritario
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO - Con Falstaff, ultimo capolavoro di Giuseppe Verdi, si è conclusa la stagione lirica 2024-25 del Teatro Goldoni, regalando ai livornesi un ritorno atteso da più di un secolo. L’opera, infatti, era stata rappresentata nella città toscana soltanto una volta in oltre cento anni. La messinscena è frutto di una prestigiosa collaborazione
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Vivaldi e il mandolino
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FERRARA - La programmazione invernale 2024/primaverile 2025 di “Ferrara Musica al Ridotto” - Giovani interpreti e rare occasioni d’ascolto attraverso l’organizzazione artistica di Dario Favretti autore anche delle varie ed esaustive note di sala allegate a ogni concerto della domenica mattina presso la sala Stemma del Teatro Comunale “Claudio
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Echi dal Territorio
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Garcia e i cantanti del Frescobaldi
servizio di Athos Tromboni FREE
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Opera dall Estero
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Ainadamar a Los Angeles
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Ainadamar, opera prima in tre atti e tre scene composta dal compositore argentino Osvaldo Golijov (nato nel 1960), è uno dei titoli in programma nella stagione in corso della Los Angeles Opera che si concluderà a giugno con una produzione di Rigoletto e i recital del tenore Joshua Guerrero
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Parla Leone Magiera
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Cosė fan tutte alti e bassi
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LOS ANGELES CA, USA, Dorothy Chandler Pavilion - Le nuove e più dinamiche programmazioni dei teatri americani, che si concentrano sulla messa in scena di opere contemporanee, prevalentemente di compositori americani e di alcuni stranieri (il prossimo titolo in programma sarà Ainadamar del compositore argentino Osvaldo Golijov - 1960), nonché di
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Classica
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Saccon Génot ritorno a Ferrara
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Pubblico come sempre numeroso nel salone d'onore del Circolo Negozianti in Palazzo Roverella, ieri, vigilia di Pasqua, per il secondo concerto cameristico promosso dal Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto da Gianluca La Villa. Dopo i saluti del presidente del sodalizio, Paolo Orsatti, sono entrati i due cameristi già conosciuti e
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Opera dal Nord-Ovest
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Danae di rara opulenza
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - In un panorama operistico spesso dominato da titoli consolidati, emerge con prepotente originalità la produzione di Die Liebe der Danae, Op. 83 di Richard Strauss al Teatro Carlo Felice di Genova. Quest'opera, lungi dall'essere un mero reperto archeologico, si rivela un'esplorazione complessa e affascinante delle dicotomie umane, incastonata
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Opera dal Nord-Ovest
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Dama scolpita dalla luce
servizio di Simone Tomei FREE
TORINO - Il Teatro Regio ha riportato in scena La dama di picche di Pëtr Il'ič Chajkovskij, in una nuova coproduzione con la Deutsche Oper di Berlino. L'opera si è rivelata un'autentica descente aux enfers, un'immersione nelle zone più oscure e tormentate dell'animo umano. L'allestimento, ideato da Graham Vick e portato a termine con
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Nuove Musiche
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Conti Cavuoto Santini il trio
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Ferrara Musica al Ridotto è una rassegna "parallela" e si affianca alla programmazione maggiore di quella Ferrara Musica fondata da Claudio Abbado nel 1989. La rassegna maggiore ha il pregio di proporre i grandi interpreti (solisti, direttori, orchestre) in un cartellone che mira alto; la rassegna "parallela" si assume invece il compito di valorizzare
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Personaggi
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Ferrara e Vivaldi connubio in musica
redatto da Edoardo Farina FREE
È il quarto anno consecutivo che il maestro Federico Maria Sardelli è presente nel cartellone musicale del Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara. Questa volta ha proposto al pubblico estense una Serenata a tre che è praticamente una pagina dimenticata del catalogo del "Prete Rosso". Sardelli è direttore d'orchestra, compositore,
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Vocale
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Serenata d'amore torna a cantare
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - La prima esecuzione assoluta in tempi moderni di una pagina musicale molto bella di Antonio Vivaldi, la Serenata a tre RV 690, ha richiamato nel Teatro Comunale "Claudio Abbado" un buon numero di spettatori ed estimatori della musica del "prete rosso", tanto da registrare praticamente il tutto esaurito. Ancora una volta il majeuta è
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Classica
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Il ritorno dei Cardelli
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il ritorno dei Cardelli. Sembra quasi il titolo di una saga, e tale parrebbe se si considerasse la regolarità con cui da un paio di lustri i recital solististici di Matteo (pianoforte) o di Giacomo (violoncello), nonché i concerti in Duo, fanno registrare una loro presenza nelle rassegne cameristiche di Ferrara. Stavolta, per gli appuntamenti dei
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