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Pubblicato il 30 Giugno 2025
Un bel debutto veronese per la cantante venuta nell'anfiterato dal Metropolitan di New York
Blue Traviata in Arena
servizio di Angela Bosetto
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VERONA – “È spenta!” Quando la tonante voce di Giorgi Manoshvili risuona nell’Arena, segnando il termine della prima Traviata stagionale, si viene quasi colti da un senso di sorpresa. Per quanto chiunque frequenti il teatro lirico conosca a menadito il libretto di Francesco Maria Piave, è inevitabile chiedersi da quanto tempo non si assisteva a una recita dell’opera di Giuseppe Verdi che si concludesse realmente con la sentenza del Dottor Grenvil, “colpevole” di rubare l’attenzione alla dipartita della primadonna (e, proprio per questo, parodiata nella sequenza più esilarante della commedia Mi permette, babbo!, 1956). In Arena, di sicuro, da parecchio. Lungi dal sortire un effetto alla Alberto Sordi, tale frase ha ribadito ancora una volta l’importanza dell’affidare il cosiddetto “comprimariato” ad artisti di alto livello, come appunto il giovane basso georgiano Manoshvili, che pur essendo già approdato ad Attila e a Filippo II, continua ad affrontare le parti senza peccare di protagonismo.


L’apprezzamento va esteso doverosamente alla luminosa Annina di Francesca Maionchi, alla suadente Flora Bervoix di Sofia Koberidze, all’inappuntabile Gastone di Carlo Bosi, al gaudente Marchese d’Obigny di Jan Antem e al minaccioso Barone Douphol di Gabriele Sagona. A loro si affiancavano gli esordienti areniani Hidenori lnoue (Domestico/Commissionario) e Alessandro Caro (Giuseppe). In occasione della prima del 27 giugno 2025, debuttava nell’anfiteatro veronese anche la protagonista dell’opera, ovvero la statunitense Angel Blue, star del Metropolitan di New York e prima cantante afroamericana a vestire i panni di Violetta Valéry alla Scala di Milano nel 2019. Superato con alcune difficoltà il primo atto (il più belcantistico e il meno affine al suo tipo di vocalità), il soprano ha potuto valorizzare appieno un timbro intenso e potente, che trovava libero sfogo nel crescendo drammatico, nell’impossibile ribellione a un destino già scritto e nell’abbandono più commovente. Opinabile il fatto che la sua Violetta tossisca sul serio (Verdi raccomandava di non farlo), ma tale scelta rientra nell’approccio personale al ruolo e, se la voce non ne risente, va accettata. Il tenore Galeano Salas è stato un Alfredo Germont tutto giocato sulla dolcezza amorosa e sulla piacevolezza timbrica, magari rifinibile (come è sempre auspicabile nel caso dei giovani interpreti dotati di bei mezzi naturali), ma comunque soddisfacente.
  
Difficile trovare nuovi aggettivi per quel fenomeno che risponde al nome di Amartuvshin Enkhbat e che inanella inaugurazioni areniane (Nabucco, Aida, La Traviata per ora e Rigoletto ad agosto) senza mostrare un minimo di stanchezza, a dispetto del caldo e della gravosità delle opere. Il suo austero Giorgio Germont è una certezza. Intimamente suggestiva la direzione di Speranza Scappucci (di nuovo sul podio veronese dopo il Requiem vediano del 2021), votata alla costruzione di un’atmosfera interiore (prima ancora che sulla scena) e alla valorizzazione delle voci, incluse quelle del coro, ben preparato da Roberto Gabbiani.

Creato nel 2011, ambientato nella Belle Époque (sopratutto per quanto riguarda costumi e relative scelte cromatiche) e ispirato alla pittura di Eugenio Scomparini (in particolare al quadro Margherita Gauthier, 1890), l’allestimento simbolico di Hugo de Ana risulta concepito come una metafora delle illusioni spezzate, dove i personaggi si muovono in un tripudio di cornici infrante, vecchie stampe, quadri sbiaditi, specchi opachi, arazzi consunti e manifesti del tempo che fu. Per quanto aderente alle aspettative del pubblico estivo (dal palco brulicante di comparse al lancio di coriandoli), l’intero spettacolo è pervaso di critica sociale e di una sottile crudeltà (a partire dalle allusive coreografie di Leda Lojodice, riprese da Michele Cosentino), che se da una parte eleva Violetta rispetto alla volgarità dell’ambiente mondano che la circonda, dall’altra la condanna alla solitudine e all’incomprensione in quanto creatura unica, diversa e umanamente migliore. Sold-out annunciato e applausi per tutti, con punte di entusiasmo per Speranza Scappucci e Angel Blue. (La recensione si riferisce alla recita di venerdì 27 giugno 2025)
Crediti fotografici: Ennevi Foto per la Fondazione Arena di Verona Nella miniatura in alto: il soprano Angel Blue (Violetta Valery) Sotto: la direttrice d'orchestra Speranza Scappucci Al centro: Angel Blue con Galeano Salas (Alfredo Germont) Sotto, in sequenza: la Blue con Amartuvshin Enkhbat (Giorgio Germont); Sofia Koberidze (Flora Bervoix), Jan Antem (Marchese d’Obigny), Giorgi Manoshvili (Dottor Grenvil); Galeano Salas, Carlo Bosi (Gastone), Jan Antem In fondo: bella panoramica di Ennevi Foto sull'allestimento di Hugo de Ana
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Pubblicato il 30 Giugno 2025
L'opera di Giacomo Puccini ambientata con successo nella storica cattedrale collinare di Trieste
Tosca sugli spalti di San Giusto
servizio di Rossana Poletti
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TRIESTE – Castello di San Giusto. Non è l’Arena di Verona e men che meno Castel Sant’Angelo, ma gli spalti di San Giusto, le pietre antiche che contornano il grande piazzale delle Milizie, suscitano nella Tosca di Giacomo Puccini, in scena a Trieste, il senso di incombenza del pericolo, della morte che la musica del grande compositore regala al pubblico, accorso numeroso in una sera infuocata dal gran caldo e dall’assenza di un minimo alito di vento. L’allestimento è necessariamente contenuto sul grande palco costruito nell’angolo più spoglio della grande piazza, edificata nel Cinquecento per la difesa militare della città. Sul fondale due tele si succedono tra il primo e il secondo atto: la Madonna che Cavaradossi sta dipingendo e poi un particolare dagli affreschi presenti a Palazzo Farnese. La regia di Stefania Panighini porta a San Giusto l’arte dei Carracci come chiave di lettura della potente femminilità della protagonista. La regista immagina la tela e i figuranti che davanti ne mimano i protagonisti, quindi nel primo atto donne si mostrano come nel dipinto ai piedi di Maria Vergine, in particolare la sosia della marchesa Attavanti, che produrrà in Floria Tosca la sfrenata gelosia, alla base della rovina dei due amanti. Nel secondo atto la notizia di Napoleone vincitore a Marengo è rappresentata dall’immagine gloriosa e i figuranti vestono da antichi romani! A dire il vero nella scena del “duello” verbale e fisico tra Tosca e Scarpia queste coreografie sembrano superflue, anzi negative. Il drappo nero del terzo atto ricorda i teli viola nelle chiese in quaresima. L’orchestra del Verdi, posta sotto il palco, diretta da Enrico Calesso, sottolinea con maestria i momenti quasi silenti ed esalta con corretta enfasi i passaggi tumultuosi dell’opera, le inquietudini, le passioni.
  

La gelosia, la malvagità, l'amore perseguitato interessava evidentemente Puccini più del grande affresco storico del romanzo di Victorien Sardou del 1887 (dal quale Giuseppe Giacosa e Luigi Illica trassero il libretto), che era invece intriso di delitti e di sangue, di copiosi particolari della cornice storica realistica e zeppo di personaggi secondari. Tosca debuttò il 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi di Roma, accolta non troppo positivamente dalla critica, in poco tempo entrò però nel repertorio di tutti i teatri lirici del mondo. I protagonisti lasciano il pubblico soddisfatto: Tosca, interpretata da Elena Pankratova, si distingue per la buona immedesimazione nella parte e per le capacità vocali, mettendo in campo volume e notevole temperamento, soprattutto nella scena in cui uccide Scarpia. “Vissi d’arte” la vede innamorata e dolente per la sorte funesta e non tradisce le aspettative.


Il Mario Cavaradossi di Fabio Sartori è forte, potente e vigoroso, anche la figura lo è. Atteso nel finale nella famosa romanza “E lucevan le stelle”, struggente grido di dolore per la vita che va esaurendosi tragicamente, Sartori si esprime con sincera emotività, che forse è un po’ mancata nel primo atto. Il sadico Barone Scarpia è il personaggio che impersona il male assoluto, l’ipocrisia e la falsità più brutali, usa il potere solo ed esclusivamente per il suo tornaconto; vederlo autoflagellarsi in scena, per scacciare i demoni della sua cattiveria, lascia qualche perplessità. La voce di Ambrogio Maestri, che lo interpreta, è ancora potente, supera agevolmente il fragore dell’orchestra, manca forse appena di sottolineare la perversità di Scarpia in quel secondo atto tutto incentrato sull’evoluzione del dramma che andrà più tardi in scena: l’uccisione di Cavaradossi e il suicidio di Tosca. Completano il cast il giovane basso baritono William Corrò, che interpreta il fuggiasco Angelotti, il convincente basso Abramo Rosalen (il Sagrestano), il tenore Andrea Schifaudo (Spoletta), il basso Francesco Auriemma (Sciarrone), Damiano Locatelli (il Carceriere) e Sophie Emilie Bernstein (il Pastorello). Nel primo atto il coro del Teatro Verdi, diretto da Paolo Longo, e i Piccoli Cantori della Città di Trieste diretti da Cristina Semeraro invadono il palco, sono i fedeli che popolano la chiesa intonando il "Te Deum" per celebrare la sconfitta di Napoleone, mentre Scarpia già immagina con gioia feroce l'impiccagione di Cavaradossi e sogna di avere Tosca fra le sue braccia. Le scene sono di Nicolò Cristiano, i costumi di Chiara Barichello, luci di Emanuele Agliati, effetti sonori di Luca Bimbi. Successo scontato di partecipazione e di caloroso consenso del pubblico. (La recensione si riferisce alla recita del 29 giugno 2025)



Crediti fotografici: Fabio Parenzan per il Teatro Verdi di Trieste Nella miniatura in alto: il direttore Enrico Calesso Sotto, in sequenza: Ambrogio Maestri (Scarpia), Elena Pankratova (Tosca), Fabio Sartori (Cavaradossi); Abramo Rosalen (il Sagrestano) con il coro di voci bianche nella scena del "baccano in chiesa" Al centro, in sequenza: Scena del "Te Deum"; Ambrogio Maestri e Elena Pankratova nel secondo atto; ancora Ambrogio Maestri e Elena Pankratova nel finale del secondo atto Sotto, in sequenza: belle panoramiche di Fabio Parenzan, su scene e costumi, sui saluti finali e sul pubblico di questo allestimento triestino in San Giusto
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Pubblicato il 14 Giugno 2025
L'operetta-musical del direttore e compositore americano in scena con successo a Trieste
Candide da Voltaire a Bernstein
servizio di Rossana Poletti (13 giugno 2025)
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TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Per quale motivo Leonard Bernstein scelse il romanzo filosofico “Candide” di Voltaire per scrivere un’opera che lo proiettasse nel mondo lirico? Il primo motivo è certamente la questione politica. Nel dopoguerra l’America è dominata dal Maccartismo (un po’ come oggi dal trumpismo, ma guarda il Vico cosa ti fa coi suoi corsi e ricorsi...).
 L’ossessione contro il comunismo, un bigottismo chiuso diffuso governano la realtà degli Stati Uniti. Le streghe vanno poi in particolar modo scovate nel mondo della cultura e dello spettacolo, lì si annidano e da lì vanno scacciate. Voltaire nel suo “Candide” faceva il verso a Leibniz, al suo “ottimismo”, alla sua idea del "migliore dei mondi possibili" (il mondo creato da Dio è la migliore tra tutte le realtà alternative possibili; Dio, nella sua onnipotenza e sapienza, ha scelto la combinazione ottimale tra tutte le possibili). Cosa ci sia da essere ottimisti nei bambini che muoiono appena nati, nelle continue guerre, nelle società in cui pochi sfruttano e opprimono il popolo, si chiede Voltaire. E punta il dito contro i due capisaldi del potere, monarchia (al suo tempo) e chiesa. Per Bernstein c’è però anche un altro motivo ed è la musica: nei primi anni Cinquanta del Novecento aveva diretto trionfalmente l’Orchestra della Scala nell’opera Medea prima e Sonnambula poi, sempre con la Callas protagonista. Un amore spassionato per il melodramma? un trasporto per la musica europea? Concentrato a scrivere un nuovo linguaggio musicale “tipicamente” americano, Candide sarà da lui definito una «lettera d’amore musicale all’Europa.» Cosa sia Candide è difficile dirlo. I critici musicali tendono a definirlo un ibrido tra musical, opera, operetta e commedia musicale. Lo stesso Bernstein ebbe a dire in un’intervista a se stesso: «... mio caro, chi ha mai detto che non si tratti di un’operetta? Se ti sei preoccupato solo di questo, allora la nostra discussione è conclusa. Certo che è una specie di operetta, o una versione lunga del teatro musicale che è fondamentalmente europeo, ma che gli americani hanno accettato e amano da tempo. Ricordi che ho detto che uno degli attributi più evidenti dell’operetta è l’atmosfera esotica (per gli americani) in cui si svolge? ... Immagino che Candide segua questa tradizione, piuttosto che quella della pura commedia musicale di Guys and Dolls o Wonderful Town. Per quanto riguarda il nome che prenderà alla fine – operetta, opera comica o altro- dobbiamo lasciare che siano gli altri a deciderlo. La particolare mescolanza di stili ed elementi che si trova in questo lavoro lo rende forse un nuovo tipo di spettacolo.» Candide, che ha debuttato in questi giorni al Teatro Verdi di Trieste e che a seguire sarà al Teatro Comunale di Bologna (coproduzione tra la Fondazione triestina e quella bolognese), stessa regia, direzione musicale e cast, è certamente inquadrabile nello stile di un’operetta per la presenza di tanta recitazione (in inglese) e per l’esigenza della partitura di voci liriche, se però ascoltiamo la straordinaria musica che Bernstein ha scritto, non possiamo non scorgere tutte le sfumature che al nascente musical americano regalerà, per primi gli accordi ricorrenti, che ritroveremo l’anno successivo 1957 nel suo capolavoro West Side Story, ma non meno nelle due Ouverture ai due atti, potenti, sonore, profondamente lontane dall’operetta viennese a cui forse tendeva. Incontriamo ancora richiami all’“Opera da tre soldi” di Bertold Brecht e soprattutto alle musiche di Kurt Weill; sono trascorsi quasi trent’anni da quest’ultima, ma l’imprinting musicale e anche “ideologico” è ben evidente.


Il testo di questa vicenda è inenarrabile, si sfida chiunque ad essere in grado di sintetizzarlo in poche righe. E’ la vicenda umana di Candide, ragazzo ingenuo, candido infatti, che attraverso esperienze travagliate capirà che la vita non è contemplabile con l’ottimismo, bensì con l’accettazione che il mondo è quello che è e bisogna fare e dare il meglio per viverci: “non siamo puri, né saggi, né buoni, faremo del nostro meglio, costruiremo la nostra casa, taglieremo la legna e coltiveremo il nostro giardino. Che i sognatori sognino pure i mondi che preferiscono; l’Eden non si può trovare”. Queste le parole che chiudono lo spettacolo. L’Orchestra del Verdi, diretta dall’americano Kevin Rhodes, che da 34 anni dirige però in Europa, è indiavolata, si esprime in una performance straordinaria, molto applauditi orchestra e direttore a sottolineare il gradimento entusiastico del pubblico della prima.


Gli artisti impegnati sono tantissimi. Nel ruolo di Candide il tenore Enrico Casari canta costantemente dall’inizio alla fine, disinvolto anche nell’impegno recitativo non indifferente; è colui che deve sfoderare il massimo dell’ingenuità e ci riesce egregiamente. C’è poi Cunegonde, la sua innamorata, rincorsa per mezzo mondo, Tetiana Zhuravel, soprano di coloratura, capace di eseguire i passaggi vocali veloci, i guizzi arditi che la partitura di Candide impone, ma soprattutto eccellente nella presenza fisica in scena, conturbante giovane che si adatta a tutte le situazioni e a tutti i ricchi e potenti, che la concupiranno, ricoprendola di ricchezze, ma mai sposandola. Il ruolo chiave è quello di Bruno Taddia, che nel cambio delle situazioni sarà Voltaire, Pangloss e Martin, sempre comunque una sorta di conduttore, narratore, istruttore, chiave di lettura per la storia complessa e per le sfumature filosofiche. La sua recitazione si ispira ai Monty Phyton, alla loro comicità dissacrante, nonsense e molto inglese. Come sempre ottimo il Coro del Verdi, nei suoi fuori scena, ma anche nelle partecipazioni molto attive sul palcoscenico, ben diretto da Paolo Longo. La regia e le coreografie sono di Renato Zanella che immagina l’ambientazione in una fantomatica Westfalia University: «...un luogo di studio e di apprendimento - dice - un microcosmo popolato da professori, studenti e figure in continuo mutamento, che riflettono i temi centrali dell’opera: la corruzione, il potere, i dogmi religiosi e politici, l’assurdità della guerra.» Le scene sono di Mauro Tinti, i costumi di Danilo Coppola, assistente alla regia Oscar Cecchi.


Gli altri interpreti sono Felix Kemp (Maximilian / Capitain / Tsar Ivan), Madelyn Renée (The Old Lady), David Astorga (The Governor / Vanderdendur / Ragotski), Aloisa Aisemberg (Paquette) e ancora Saverio Pugliese, Yuri Guerra, Giulio Iermini, Xin Zhang, Zhibin Zhan, Dax Velenich, Francesco Cortinovis, Armando Badia, Gianluca Di Canito, Rustem Eminov. (La recensione si riferisce alla recita di venerdì 13 giugno 2025)
Crediti fotografici: Fabio Parenzan per il Teatro Verdi di Trieste Nella miniatura in alto e sotto: il direttore Kevin Rhodes Al centro, in sequenza: Enrico Casari (Candide) e Tetiana Zhuravel (Conegonde); panoramica su scene e costumi; Madelyn Renee (The Old Lady) e Tetiana Zhuravel; Bruno Taddia (Pangloss) con Enrico Casari In fondo, in sequenza: altre panoramiche su scene e costumi
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Pubblicato il 19 Maggio 2025
Nel Teatro Verdi di Trieste prestazione maiuscola del baritono mongolo nel ruolo del giullare
Enkbath grande Rigoletto
servizio di Rossana Poletti
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TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. E’ stato un Rigoletto come non lo si vedeva da anni, quello andato in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Un cast eccezionale ha animato il palcoscenico del debutto. Daniel Oren ha diretto l’Orchestra del Verdi con straordinaria maestria, attento a tutte le sfumature della splendida musica del compositore di Busseto, infondendo agli orchestrali la continua attenzione allo svolgersi della scena. Si poteva sentire dalla platea lo sforzo, anche fisico, che il direttore compiva nel dirigere l’opera di un Giuseppe Verdi giunto alla maturità espressiva. Il protagonista, Amartuvshin Enkbath, baritono mongolo, ha infiammato la platea del teatro con la sua esemplare interpretazione del gobbo verdiano. Una voce così non si sentiva da tempo a Trieste. Il pubblico l’ha invocato più volte e il cantante si è concesso alla richiesta di bis a sipario chiuso. Un’interpretazione a tutto tondo la sua, canora, ma anche espressiva, capace di rendere tutte le emozioni che Verdi ha scritto per questo famoso gobbo. Dramma potente e melodico allo stesso tempo, pieno di passioni, tradimenti, amore filiale e vendetta, pone l’accento sulle tensioni sociali, che con la rivoluzione francese avevano evidenziato gli abusi dell’aristocrazia. Non a caso il libretto di Francesco Maria Piave è tratto dal dramma di Le Roi s’amuse di Victor Hugo, che mette in evidenza la corruzione della corte e la subalterna condizione femminile, anzi l’assoluta indifferenza nei confronti del destino delle donne da parte dei potenti. L’opera era stata commissionata nel 1850 dalla Fenice di Venezia. Il tema trattato creò molti problemi con la censura austriaca, che governava al tempo la città lagunare e che mal tollerava la critica evidente. Ecco perché il re diventa un duca di una corte ben più antica, come faceva già Shakespeare che, per attaccare i suoi contemporanei, utilizzava re del passato.

Il tema dominante del Rigoletto è la maledizione e la morale che se ne ricava è “chi la fa l’aspetti”. Perché Rigoletto è un uomo becero, sfida tutti con la cattiveria delle sue battute, tanto dice «... che coglier mi puote? Di loro non temo. Del Duca il protetto nessun toccherà.» La maledizione invece lo raggiungerà, colpendolo nel suo bene più prezioso, la figlia Gilda. Non ha avuto pietà per la figlia di Monterone, anzi l’ha dileggiato per il disonore che aveva colpito l’uomo, poi arrestato: «... Tu che d’un padre ridi al dolore, sii maledetto!» grida l’uomo al giullare, che da quel momento sarà perseguitato dal pensiero della maledizione, fino alla morte di Gilda. E le note cupe ed inquietanti si inframmezzeranno di continuo nella prosecuzione della musica a ricordare che il destino si accanirà su Rigoletto e che in qualche modo lui ne è già consapevole e lo teme. A nulla serve l’ammonimento alla figlia di restare in casa. Sa bene cosa potrebbe fare il suo “principale”, senza sconti neanche a lui. Gilda è ingenua, piena di pulsioni amorose, nasconde al padre l'incontro con il giovane che l’ha avvicinata e che si è dichiarato. Non sa la ragazza che lo studente povero dichiaratosi come Gualtier Maldè è in realtà il Duca di Mantova, che profonde amore a qualsiasi donna di cui si invaghisca per il tempo di una notte. Gilda è il soprano Sabina Puértolas, talentuosa cantante spagnola, che dopo gli studi di Pamplona ha proseguito la sua formazione in Italia, proprio sul versante dell’opera verdiana. Restituisce con la sua interpretazione il personaggio della giovane donna innamorata, angelica nell’incontro col duca, appassionata fino alla morte quando sceglierà di farsi ammazzare al posto del potente, giurandogli amore eterno, al di là dell’evidenza dei fatti. Voce squillante, raggiunge vette impervie, a cui spesso Verdi costringe i suoi soprani. Il Duca di Mantova è interpretato da Galeano Salas, che si commuove al sapere la giovane rapita dalla massa di ribaldi che lo circondano. Si domanda «... E dove ora sarà quell’angiol caro? Colei che potè prima in questo core destar la fiamma di costanti affetti?», ma non la risparmierà. Salas esprime in scena con la sua voce brillante e limpida la freschezza del giovane che ogni cosa può con la leggerezza del rango. Ma poi nell’opera emerge, anche evidenziata nella rappresentazione di una Mantova buia e pericolosa, l’altra faccia della medaglia: l’umanità spregevole e dannata. Maddalena e Sparafucile (Martina Belli e Carlo Striuli), sonoi due fratelli che si spalleggiano nelle attività criminali, vivendo ai margini di una città corrotta. La bella Maddalena conquista il duca, che si serve dei suoi lussuriosi servizi. Grazie a lei salva la vita, che Rigoletto vorrebbe togliergli per vendicarsi dell’oltraggio alla figlia. Una scena cupa in cui Verdi fa calare anche la tempesta con i suoni dei tuoni e le luci dei lampi, per meglio evidenziare la maledizione che si compie. Completano il cast gli ottimi Carlotta Vichi (Giovanna), Gabriele Sagona (il Conte di Monterone), Miriam Artiaco (la Contessa di Ceprano), Enzo Peroni (Matteo Borsa), Fabio Previati (Marullo), Dario Giorgelè (il Conte di Ceprano) e per concludere Damiano Locatelli, Giuliano Pelizon, Daniele Cusari (Usceri di corte). La regia di Vivien Hewitt non presenta grandi originalità se non l’apertura dell’opera alla corte del duca con l’intrattenimento che si rifà ai miti di Apuleio e Omero, esaltati da Giulio Romano, pittore dei Gonzaga, ai tempi di Federico II. (La recensione si riferisce alla recita di venerdì 16 maggio 2025)
Crediti fotografici: Ufficio stampa del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste Nella miniatura in alto e al centro: il baritono Amartuvshin Enkbath (Rigoletto) Sotto: saluti finali al termine della recita
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Rigoletto adesso č un clown
intervento di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES (Usa), Dorothy Chandler Pavilion 12 giugno 2025 - È impossibile essere amanti della musica e rimanere indifferenti al piacere di ascoltare le note di Rigoletto dal vivo in un teatro. Sebbene non sia trascorso molto tempo dalla sua ultima rappresentazione al Dorothy Chandler Pavillion, sede della compagnia di Los Angeles "LA Opera" (l'ultimo Rigoletto andò in scena nel 2018), non si tratta di un titolo rappresentato con frequenza in questo luogo. Le uniche altre produzioni degne di nota sono state quelle delle stagioni 1993, 2000 e 2010. Quest’opera in tre atti, con musica di Giuseppe Verdi (1813-1901) e libretto di Francesco Maria Piave, è tratta da "Le roi s’amuse" di Victor Hugo. Considerata uno dei primi capolavori del periodo centrale del compositore, Rigoletto si scontrò con la censura austriaca che controllava i teatri dell’Italia settentrionale al momento della sua prima rappresentazione alla Fenice di Venezia dove ebbe la sua prima assoluta l’11 marzo 1851. Ironia della sorte, le ragioni della sua censura
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Opera dal Nord-Est
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Blue Traviata in Arena
servizio di Angela Bosetto FREE
VERONA – “È spenta!” Quando la tonante voce di Giorgi Manoshvili risuona nell’Arena, segnando il termine della prima Traviata stagionale, si viene quasi colti da un senso di sorpresa. Per quanto chiunque frequenti il teatro lirico conosca a menadito il libretto di Francesco Maria Piave, è inevitabile chiedersi da quanto tempo non si assisteva
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Opera dal Centro-Nord
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Matrimonio in camera da letto
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - L'allestimento di Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa su libretto di Giovanni Bertati ha chiuso la stagione d'opera del Teatro Comunale "Claudio Abbado" con un vero successo di pubblico: sia per la presenza di tanti spettatori in platea e nei palchi, sia per il calore con cui è stata salutata la recita a fine serata. La produzione era il
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Opera dal Nord-Est
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Tosca sugli spalti di San Giusto
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE – Castello di San Giusto. Non è l’Arena di Verona e men che meno Castel Sant’Angelo, ma gli spalti di San Giusto, le pietre antiche che contornano il grande piazzale delle Milizie, suscitano nella Tosca di Giacomo Puccini, in scena a Trieste, il senso di incombenza del pericolo, della morte che la musica del grande compositore regala al pubblico,
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Echi dal Territorio
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Torna la rassegna Tutte le Direzioni Estate
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Torna l'estate e, come ogni anno, torna anche la programmazione "balneare" del Gruppo dei 10: Tutte le direzioni in summertime 2025, la canonica rassegna estiva conterà quest'anno sei appuntamenti, dal 6 luglio al 12 settembre che si svolgeranno per due concerti nella consolidata location del Bar Ragno di Comacchio in via Cavour 1
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Opera dal Nord-Est
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Candide da Voltaire a Bernstein
servizio di Rossana Poletti (13 giugno 2025) FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Per quale motivo Leonard Bernstein scelse il romanzo filosofico “Candide” di Voltaire per scrivere un’opera che lo proiettasse nel mondo lirico? Il primo motivo è certamente la questione politica. Nel dopoguerra l’America è dominata dal Maccartismo (un po’ come oggi dal trumpismo, ma guarda
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Opera dall Estero
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L'Incoronazione di Poppea piace
servizio di Ramón Jacques FREE
BOGOTÁ (Colombia), Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo - L’Incoronazione di Poppea (SV 308) è l’ultima composizione operistica di Claudio Monteverdi (1567–1643), autore italiano a cui si attribuisce il merito di aver contribuito alla nascita dell’opera lirica. La sua lunga carriera, che lo vide impegnato come direttore di coro (fu maestro di cappella
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Opera dall Estero
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Tannhäuser torna a Houston
servizio di Ramón Jacques FREE
HOUSTON (USA) - Grand Opera. Wortham Theatre Center. La Houston Grand Opera ha concluso con successo un’altra stagione con Tannhäuser, un’opera in tre atti con musica e libretto in tedesco di Richard Wagner (1813-1883). Come la maggior parte delle sue opere, Tannhäuser trae ispirazione da leggende medievali tedesche. La quinta opera
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Opera dal Centro-Nord
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Der junge Lord ovvero l'antitesi
servizio di Simone Tomei FREE
FIRENZE - In occasione dell'87° Festival del Maggio Musicale Fiorentino, abbiamo avuto l'opportunità di immergerci nell'intrigante universo di Der junge Lord, un'opera in due atti che porta la firma di Hans Werner Henze. Composta su libretto di Ingeborg Bachmann, liberamente ispirato alla novella di Wilhelm Hauff Der Affe als Mensch ("La scimmia come
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Eventi
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Festival Puccini 2025 e... 2026
servizio di Athos Tromboni FREE
TORRE DEL LAGO (LU) - Nel rinnovato e suggestivo giardino della Villa Puccini sulle rive del Lago di Massaciuccoli, accolti da Patrizia Mavilla, direttrice della Fondazione "Simonetta Puccini", si è tenuta la presentazione del 71° Festival Puccini che inaugurerà la stagione il 18 luglio 2025 con Tosca, per concludersi il 6 settembre con Manon Lescaut.
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Opera dal Nord-Ovest
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Carmen delle parole e delle note
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA – Con Carmen di Georges Bizet, l’Opera Carlo Felice di Genova ha proseguito la sua Stagione Lirica 2024-2025 mandando in scena l’ottavo titolo in cartellone. Opéra-comique in quattro atti, su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy tratto dalla novella di Prosper Mérimée, Carmen è tra i titoli più celebri e popolari dell’intero repertorio
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Opera dall Estero
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Giulio Cesare a Berkeley
servizio di Ramón Jacques FREE
BERKELEY (California, USA), Zellerbach Hall - Nel corso della tournée annuale negli Stati Uniti dell’ensemble inglese The English Concert, è stata eseguita con grande successo l’opera seria in tre atti Giulio Cesare in Egitto, HWV 17 di George Friedrich Händel (1685-1759). La rappresentazione si inserisce nel prestigioso ciclo Cal Performances di danza,
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Vocale
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La Veneziani e la Messa K.427
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il settantesimo anniversario dell'Accademia Corale "Vittore Veneziani" si è celebrato in queste settimane con diverse iniziative che hanno coinvolto la corale stessa e, naturalmente, la città. E in tutte le circostanze la città (artisti locali, istituzioni e pubblico) ha manifestato la propria simpatia verso "la Veneziani" come viene chiamata
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Opera dal Centro-Nord
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Giselle around Le Villi
servizio di Simone Tomei FREE
LUCCA - Sabato 17 maggio 2025, il Teatro del Giglio ha chiuso la sua stagione lirica con la prima nazionale di Giselle around Le Villi, un evento che ha trasceso la semplice rappresentazione per divenire un'operazione artistica di profonda risonanza. Non un mero spettacolo, ma una narrazione avvincente che ha saputo intessere due capolavori apparentemente
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Opera dal Nord-Est
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Enkbath grande Rigoletto
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. E’ stato un Rigoletto come non lo si vedeva da anni, quello andato in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Un cast eccezionale ha animato il palcoscenico del debutto. Daniel Oren ha diretto l’Orchestra del Verdi con straordinaria maestria, attento a tutte le sfumature della splendida musica del
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Classica
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Zangiev/Gadijev accoppiata vincente
servizio di Nicola Barsanti FREE
FIRENZE - Due opere monumentali della musica russa, lontane nel linguaggio ma accomunate da una tensione emotiva profonda, si incontrano in un’unica serata: il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Sergej Prokof’ev e la Sesta sinfonia di Pëtr Il’ič Tchaikovsky, la celebre Patetica. Da un lato, un’esplosione di energia, una scrittura virtuosistica al
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Classica
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Ferrara Musica nuova Stagione
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Presentata la Stagione 2025/2026 di Ferrara Musica: sono quattordici gli appuntamenti con le migliori orchestre italiane e internazionali, guidate da grandi direttori, tra i quali spiccano il nome di Sir Antonio Pappano sul podio della Chamber Orchestra of Europe e quello di Michele Mariotti alla guida della Filarmonica della
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Nuove Musiche
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Torna miXXer
FREE
FERRARA - Il Festival miXXer, ideato e organizzato dal Conservatorio "Girolamo Frescobaldi" di Ferrara, giunge alla XVIII edizione e avrà luogo il 15, 16 e 17 maggio 2025 presso Palazzo Naselli Crispi, Ridotto del Teatro Comunale, giardino di Palazzo Giulio D’Este, Torrione Jazz Club, Pinacoteca Nazionale di Ferrara e loggiato di Palazzo dei
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Eventi
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Il nuovo cartellone del Regio
redatto da Simone Tomei FREE
TORINO - Il Teatro Regio di Torino si prepara a inaugurare una stagione 2025/2026 ricca di appuntamenti imperdibili, all'insegna di un rinnovato slancio artistico e culturale. Dieci titoli operistici, che spaziano dalle vette del repertorio classico a gemme preziose del Novecento, quattro nuove produzioni che promettono di lasciare
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Opera dal Centro-Nord
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Un Falstaff maturo e autoritario
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO - Con Falstaff, ultimo capolavoro di Giuseppe Verdi, si è conclusa la stagione lirica 2024-25 del Teatro Goldoni, regalando ai livornesi un ritorno atteso da più di un secolo. L’opera, infatti, era stata rappresentata nella città toscana soltanto una volta in oltre cento anni. La messinscena è frutto di una prestigiosa collaborazione
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Echi dal Territorio
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Vivaldi e il mandolino
servizio di Edoardo Farina FREE
FERRARA - La programmazione invernale 2024/primaverile 2025 di “Ferrara Musica al Ridotto” - Giovani interpreti e rare occasioni d’ascolto attraverso l’organizzazione artistica di Dario Favretti autore anche delle varie ed esaustive note di sala allegate a ogni concerto della domenica mattina presso la sala Stemma del Teatro Comunale “Claudio
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Echi dal Territorio
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Garcia e i cantanti del Frescobaldi
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Voluto dalla direttrice del Conservatorio "Girolamo Frescobaldi", Annamaria Maggese, e realizzato dai docenti Alessandro Patalini, Marina De Liso, Manolo Da Rold, Monica Benvenuti e Susanna Guerrini, si è svolto ieri nel Ridotto del Teatro Comunale "Claudio Abbado" un concerto sotto il titolo “Manuel Garcia 1775-2025, due secoli e mezzo
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Opera dall Estero
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Ainadamar a Los Angeles
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Ainadamar, opera prima in tre atti e tre scene composta dal compositore argentino Osvaldo Golijov (nato nel 1960), è uno dei titoli in programma nella stagione in corso della Los Angeles Opera che si concluderà a giugno con una produzione di Rigoletto e i recital del tenore Joshua Guerrero
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Personaggi
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Parla Leone Magiera
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Quasi duecento giovani cantanti lirici provenienti da tutto il mondo stanno partecipando, in più giorni, alle audizioni presso il Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara per le nuove produzioni liriche rossiniane di La Cenerentola e Il barbiere di Siviglia, in programma nelle prossime stagioni d'Opera del teatro ferrarese. Vogliono mettere
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Opera dall Estero
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Cosė fan tutte alti e bassi
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES CA, USA, Dorothy Chandler Pavilion - Le nuove e più dinamiche programmazioni dei teatri americani, che si concentrano sulla messa in scena di opere contemporanee, prevalentemente di compositori americani e di alcuni stranieri (il prossimo titolo in programma sarà Ainadamar del compositore argentino Osvaldo Golijov - 1960), nonché di
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Classica
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Saccon Génot ritorno a Ferrara
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Pubblico come sempre numeroso nel salone d'onore del Circolo Negozianti in Palazzo Roverella, ieri, vigilia di Pasqua, per il secondo concerto cameristico promosso dal Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto da Gianluca La Villa. Dopo i saluti del presidente del sodalizio, Paolo Orsatti, sono entrati i due cameristi già conosciuti e
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Opera dal Nord-Ovest
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Danae di rara opulenza
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - In un panorama operistico spesso dominato da titoli consolidati, emerge con prepotente originalità la produzione di Die Liebe der Danae, Op. 83 di Richard Strauss al Teatro Carlo Felice di Genova. Quest'opera, lungi dall'essere un mero reperto archeologico, si rivela un'esplorazione complessa e affascinante delle dicotomie umane, incastonata
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Opera dal Nord-Ovest
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Dama scolpita dalla luce
servizio di Simone Tomei FREE
TORINO - Il Teatro Regio ha riportato in scena La dama di picche di Pëtr Il'ič Chajkovskij, in una nuova coproduzione con la Deutsche Oper di Berlino. L'opera si è rivelata un'autentica descente aux enfers, un'immersione nelle zone più oscure e tormentate dell'animo umano. L'allestimento, ideato da Graham Vick e portato a termine con
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Nuove Musiche
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Conti Cavuoto Santini il trio
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Ferrara Musica al Ridotto è una rassegna "parallela" e si affianca alla programmazione maggiore di quella Ferrara Musica fondata da Claudio Abbado nel 1989. La rassegna maggiore ha il pregio di proporre i grandi interpreti (solisti, direttori, orchestre) in un cartellone che mira alto; la rassegna "parallela" si assume invece il compito di valorizzare
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