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Pubblicato il 12 Giugno 2025
L'ultima opera di Claudio Monteverdi messa in scena con successo dal regista Pedro Salazar
L'Incoronazione di Poppea piace
servizio di Ramón Jacques
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BOGOTÁ (Colombia), Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo - L’Incoronazione di Poppea (SV 308) è l’ultima composizione operistica di Claudio Monteverdi (1567–1643), autore italiano a cui si attribuisce il merito di aver contribuito alla nascita dell’opera lirica. La sua lunga carriera, che lo vide impegnato come direttore di coro (fu maestro di cappella nella Basilica di San Marco a Venezia), strumentista ad arco e, soprattutto, come compositore prolifico di musica profana e sacra (con i suoi libri di madrigali, le sue opere religiose di grande portata come il Vespro della Beata Vergine, oltre a tre opere liriche), lo rende una figura di spicco nella transizione dal Rinascimento al Barocco nella storia della musica. In particolare, si distingue per il suo contributo allo sviluppo della forma e della melodia attraverso l’uso della tecnica del basso continuo, caratteristica dell’esecuzione della musica barocca. L’opera L’Orfeo (1607) è considerata la più antica del genere e viene ancora rappresentata nei teatri, sebbene non con la frequenza che meriterebbe. Fu durante il suo soggiorno veneziano che compose L’Incoronazione di Poppea, dramma musicale in un prologo e tre atti su libretto italiano del poeta veneziano del XVII secolo Giovanni Francesco Busenello (1598–1659); Busenello era noto sulla scena operistica veneziana perché, oltre a collaborare con Monteverdi, scrisse libretti anche per altri noti compositori, tra cui Francesco Cavalli (1602–1676). L’Incoronazione di Poppea debuttò a Venezia nel 1643 al Teatro Santi Giovanni e Paolo. In occasione del quindicesimo anniversario del Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo, inaugurato il 26 maggio 2010, e con un ampio programma di eventi musicali, di danza e teatrali in programma per l’occasione, questo titolo monteverdiano è stato presentato per la prima volta in Colombia. L’opera non viene messa in scena con la stessa frequenza di L’Orfeo e, almeno negli ultimi dieci anni, è stata rappresentata più spesso nei teatri italiani (in particolare, il ciclo operistico di Monteverdi messo in scena da Robert Wilson al Teatro alla Scala di Milano), ma soprattutto in vari teatri francesi. Non sorprende quindi che questa produzione sia stata una collaborazione tra Francia e Colombia, che ha coinvolto l’ensemble francese di strumenti antichi Le Poème Harmonique, diretto da Vincent Dumestre, e il gruppo teatrale colombiano La Compañía Estable, diretto dal suo fondatore Pedro Salazar, che, oltre a realizzare diverse produzioni teatrali, ora è impegnato anche nell’opera, soprattutto in questo teatro.


Tra le tre opere sopravvissute della carriera operistica di Claudio Monteverdi, L’Incoronazione di Poppea è quella che ha suscitato maggiore sorpresa, poiché la trama (ispirata all’antichità) si discosta da temi puramente mitologici per incorporare personaggi umani. L’opera affronta anche temi di forte attualità, come l’autorità e i suoi abusi, l’ego e il tradimento, visti attraverso la conquista del potere da parte dell’amante di Nerone, Poppea, che non esita a commettere crimini per raggiungere i propri obiettivi. La storia è efficace anche dal punto di vista teatrale e drammatico, così come nelle scene comiche intervallate nella partitura, senza dimenticare la sontuosa musica di Monteverdi. Nella sua concezione scenica, Pedro Salazar ha cercato di esplorare l’esistenza, come la definisce lui, dei “Nerone”, che, dal suo punto di vista, non hanno mai cessato di esistere e sono sempre stati presenti, come lo sono oggi, soprattutto in America Latina. La proposta mirava a trasmettere un messaggio politico e una denuncia dei vizi, degli eccessi e della corruzione che caratterizzano questi personaggi. In termini di recitazione, i personaggi erano umani e vicini alla realtà familiare al pubblico, e la produzione, pur essendo contemporanea, presentava alcuni riferimenti al passato. La scenografia, di Julián Hoyos, si è avvalsa di pochi elementi scenici, costituiti da figure geometriche, cubi, statue e colonne che entravano e uscivano a ogni cambio di scena. Sul fondale, creando un effetto visivamente interessante, un sipario riproduceva la cupola interna del Pantheon di Agrippa a Roma, con l’oculus rivolto verso il cielo. Occasionalmente, il fondale si apriva per rivelare personaggi come Amore, oltre a sipari con disegni geometrici o manifesti di propaganda politica. Le luci, curate da Humberto Hernández, sono state eccellenti. I costumi, realizzati da Sandra Diaz, erano affascinanti e vistosi: abiti variopinti e tuniche di seta, una combinazione che mescolava elementi del passato con il presente; in particolare, l’abito e il minaccioso berretto militare del personaggio di Nerone lo facevano apparire come un dittatore. Il cast vocale univa l'esperienza alla gioventù e sono stati scelti solo cantanti provenienti dai paesi del Cono Sud, aggiunti e selezionati dallo stesso Vincent Dumestre per l'occasione. Il mezzosoprano svedese-cileno Luciana Mancini si è distinto per la sua interpretazione di Nerone. Cantante di grande esperienza nel repertorio di musica antica, ha mostrato sicurezza, aderenza allo stile, tonalità brillanti e buon gusto in fioriture e ornamenti. Sul palco si è presentata come un imperatore superbo e altezzoso.

Ottima anche la performance del mezzosoprano colombiano Andrea Niño, artista di grande esperienza che ha mostrato chiarezza e nitidezza nel canto, conferendo al personaggio di Poppea quel mix di stravaganza, vanità, pretenziosità e fragilità. Il giovane controtenore uruguaiano Agustín Pennino, già noto per il suo lavoro in importanti produzioni di musica antica e con una carriera in crescita, ha dato vita all’esasperato e vendicativo Ottone con un timbro cupo e una voce morbida.

Il mezzosoprano colombiano Yeraldin León si è distinto per la sua interpretazione, conferendo personalità ai ruoli di Ottavia e Virtù. Notevole anche il talento vocale del soprano brasiliano Luanda Siqueira nei ruoli di Fortuna e Drusilla, così come quello del soprano locale Lina Marcela López, che si è distinta nel ruolo di Amore (ha interpretato anche Valleto). Da segnalare anche il basso venezuelano Álvaro Carrillo nel ruolo del solido Seneca. Il cast è stato completato da artisti che hanno svolto un lavoro degno di nota: il controtenore venezuelano Fernando Escalona nel ruolo di Arnalta e il tenore colombiano Luis Hernández Luque in quello di Nutrice (entrambi interpretando i rispettivi personaggi en travesti), oltre ad altri tre cantanti locali: Camilo Delgado nei ruoli di Lucano, Soldato I e Familiare I, il tenore Andrés Silva nei ruoli di Liberto e Soldato II, e il baritono Jacobo Ochoa che ha impersonato i personaggi di Mercurio, Littore, Consoli e Familiare II. In buca, Vincent Dumestre ha guidato il piccolo gruppo di strumentisti de Le Poème Harmonique con sicurezza, competenza e vigore, estraend un suono compatto, commovente ma al tempo stesso abbagliante e luminoso, dando priorità al testo, alle dinamiche e ai silenzi drammatici. Sebbene la partitura sia estesa e le versioni più note siano quelle realizzate per Venezia e Napoli, quanto ascoltato qui si basava su un’edizione parigina del XVII secolo con il duetto Partiam, che contiene la melodia di Pur ti miro, uno dei passaggi più noti dell’opera. Sebbene non ascoltato in scena, è stato cantato come bis a fine serata, dopo gli applausi. Inoltre, nella parte lirica la stagione di celebrazioni del teatro prevede la messa in scena di La Traviata e Nabucco di Giuseppe Verdi. Un altro evento importante della stagione in corso sarà la presenza di Les Arts Florissants, che, sotto la direzione di William Christie, offrirà una versione scenica della semi-opera di Henry Purcell (1691-1695) in un prologo e cinque atti, The Fairy Queen, z. 629 (1691). (La recensione si riferisce alla recita di sabato 24 maggio 2025)
Crediti fotografici: Juan Diego Castillo / Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo Nella miniatura in alto: il regista Pedro Salazar Sotto, in sequenza: Lina Marcela López (Amore e Valleto); Andrea Niño (Poppea) e Luciana Mancini (Nerone); Panoramica su scene e costumi Al centro: L'incoronazione di Poppea da parte di Nerone In fondo: ancora Lina Marcela López brava mezzosoprano di Bogotà
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Pubblicato il 07 Giugno 2025
La quinta opera di Richard Wagner non andava in scena al Grand Opera dal 2001
Tannhäuser torna a Houston
servizio di Ramón Jacques
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HOUSTON (USA) - Grand Opera. Wortham Theatre Center. La Houston Grand Opera ha concluso con successo un’altra stagione con Tannhäuser, un’opera in tre atti con musica e libretto in tedesco di Richard Wagner (1813-1883). Come la maggior parte delle sue opere, Tannhäuser trae ispirazione da leggende medievali tedesche. La quinta opera di Wagner debuttò il 19 ottobre 1845 a Dresda, diretta dallo stesso compositore. Considerata una pietra miliare e un punto fermo del repertorio dei principali teatri d’opera odierni, Tannhäuser è stata rappresentata molto raramente in questo Paese dal periodo post-pandemico, ad eccezione delle produzioni della Los Angeles Opera nel 2021 e della Metropolitan Opera di New York nel 2023. Le esigenze musicali, vocali e finanziarie di un’opera di tale portata sono notevoli, pertanto l’impegno del teatro di Houston nel realizzarne una nuova produzione è encomiabile. Questa sarà l’unica rappresentazione in programma per quest’anno. L’opera non veniva rappresentata in Houston città dal 2001, quando fu proposta in una memorabile produzione teatrale del leggendario regista Werner Herzog. Come è noto, Tannhäuser trasgredisce le rigide norme sociali dei trovatori medievali e si avventura nel regno mistico di Venere, dea dell’amore eterno, che lo conduce a un’esplosione di sensualità. Invece di essere accolto con favore, Tannhäuser viene allontanato dalla sua comunità, profondamente religiosa, per essersi congiunto all’insaziabile Venere. Tuttavia, tornare in una società immobile e refrattaria al cambiamento si rivelerà arduo, sebbene alla fine Tannhäuser ottenga una miracolosa redenzione grazie al sacrificio della sua amata Elisabetta. Questa è la storia straordinariamente presentata al pubblico, grazie alla raffinata, elegante e variopinta produzione di Peter J. Davidson. I costumi sorprendenti di Constance Hoffmann, le eccellenti luci di Amith Chandrashaker e le proiezioni sul fondale di S. Katy Tucker hanno reso la foresta che i pellegrini attraversano in cammino verso Roma una delle immagini più suggestive e artistiche dell’intera rappresentazione. Le scenografie, come sempre frutto di una coproduzione tra i teatri di Houston, la Washington National Opera, la Seattle Opera e la Canadian Opera Company di Toronto, sono senza dubbio tra le migliori che abbia mai visto della regista Francesca Zambello. La regista ha ambientato l’antica leggenda germanica all’inizio del XX secolo, all’interno di una setta isolata di una comunità profondamente religiosa. La gara di canto, ad esempio, si è svolta all’interno di un tempio religioso, mentre il Venusburg, che qui rappresenta il mondo esterno, era ambientato in un salotto edonistico o bordello, all’interno di un opulento appartamento newyorkese, abitato da Venere, la dea dell’amore, e dalle sue muse. Si susseguivano feste con ballerini che hanno eseguito coreografie stravaganti ed esotiche, senza mai ricorrere a nudità, volgarità o scene fuori contesto. In questa produzione, Tannhäuser ha vissuto in un mondo seduttivo per oltre un anno, ma il senso di colpa per aver abbandonato Elisabetta, il suo primo amore virginale, è troppo pesante da sopportare, e viene immediatamente riportato nella sua comunità. È lì che sorgono i problemi derivanti dalle sue scelte. L’approccio romanzesco, molto operistico, della Zambello non nuoce all’opera di Wagner; al contrario, narra una storia semplice con personaggi più umani, affrontando le implicazioni dell’appartenenza e del confronto con una rigida entità religiosa e con i suoi valori, una situazione che sembrerebbe non lontana da ciò che viviamo oggi.


Alla fine, Tannhäuser rimane intrappolato in una luce celestiale davanti al corpo di Elisabetta, lasciando in sospeso il suo destino: vivrà per cantare di nuovo o tornerà nell’oscurità per ricongiungersi a Venere? Dal punto di vista vocale, il cast vantava cantanti e artisti di talento, principalmente americani.: tra questi, il tenore drammatico-spinto Russell Thomas, dotato di buone qualità vocali. Sebbene non possa essere definito un heldentenor puro, la sua incursione in questo repertorio e la sua esperienza in ruoli wagneriani, come il Tannhäuser a Los Angeles nel 2021 o Parsifal sempre a Houston nel 2024, gli hanno permesso di perfezionare e comprendere lo stile, gestendo la voce per esprimere al meglio il personaggio di Tannhäuser e le sue esigenze. La sua proiezione è stata adeguata e, sebbene non possieda una voce potente e robusta, si è distinto per il calore del timbro, l’omogeneità e la solidità tecnica nell’emettere le note acute, conferendo significato ed espressività alla sua parte. Nel ruolo di Elisabetta, il soprano Tamara Wilson, attrice diplomata all’accademia del teatro e attualmente rinomata interprete, ha primeggiato nel canto, dimostrando di possedere una voce con un’adeguata proiezione, ferma e vigorosa. Sul palco, è riuscita a tratteggiare una ragazza semplice con gioia e timidezza, con forza e convinzione, pronta a sostenere la redenzione di Tannhäuser.

Il mezzosoprano Sasha Cooke ha incarnato perfettamente il ruolo di Venere, trasmettendo un’immagine sensuale e una vocalità ricca e corposa che le ha permesso di affrontare con naturalezza questo repertorio. La sua interpretazione, caratterizzata da una tonalità scura e magnetica, ha dimostrato come il canto wagneriano possa essere apprezzato anche attraverso uno stile misurato e raffinato, piuttosto che con un’esecuzione energica e potente. Analogamente, il basso greco Alexandros Stavrakakis, nel ruolo di Landgraf Hermann, ha saputo coniugare potenza vocale e intensità espressiva, interpretando il personaggio con sfumature ed efficacia. Ottime interpretazioni sono state offerte anche dal tenore Martin Luther Clark nel ruolo di Walther von Wogelweide, dal baritono Luke Sutliff nel ruolo di Wolfram von Eschenbach, dal basso-baritono Cory McGee in quello di Biterolf, dal tenore Shawn Roth in quello di Heinrich der Schreiber, dal basso cinese Ziniu Zhao nel ruolo di Reimar von Sweter e dal mezzosoprano Ani Kushyan nel ruolo del pastore. Questi ultimi cinque cantanti, ex allievi attualmente legati all’accademia del teatro, sono destinati a interpretare ruoli di rilievo in importanti teatri. Come nel passato è successo a una sconosciuta mezzosoprano che veniva dal Kansas, chiamata Joyce di Donato, tra tanti altri. Il coro si è distinto per la sua performance, in particolare nell’esecuzione del Coro dei pellegrini, dove ha cantato con determinazione, esaltazione ed entusiasmo, mantenendo la consueta professionalità sotto la direzione di Richard Bado.

Nel suo debutto in questo teatro il direttore d’orchestra Erik Nielsen ha esordito con grande successo. Il maestro americano, che raramente dirige negli Stati Uniti, ha dimostrato la sua abilità come concertatore dalla buca d’orchestra, oltre alla competenza e all’autorevolezza derivanti dalla sua lunga carriera principalmente nella direzione di opere liriche su palcoscenici internazionale specialmente in Europa . Fin dall’iconica Ouverture, ha offerto un pregevole viaggio musicale, mettendo in risalto i suoi tre leitmotiv centrali, evidenziando inoltre una magistrale padronanza dei tempi, interpretando in modo brillante, evocativo e anche estatico. I musicisti dell’orchestra, motivati e coinvolti, hanno offerto una serata memorabile. La prossima stagione si aprirà nel mese di ottobre con un classico americano: Porgy and Bess di Gershwin, nella versione originale del compositore, che nel passato ha fatto vincere al teatro di Houston, Grammy e Tony Awards in passato con la direzione della stessa Francesca Zambello. I biglietti sono già disponibili e oggi sono quasi tutti venduti. (La recensione si riferisce alla recita di giovedì 8 maggio 2025)
Crediti fotografici: Michael Bishop / Houston Grand Opera Nella miniatura in alto: la regista Francesca Zambello Sotto, in sequenza: Tamara Wilson (Elisabetta) e Russel Thomas (Tannhäuser); ancora Russel Thomas con Sasha Cooke (Venere) Al centro e in fondo: belle panoramiche di Michael Bishop sull'allestimento
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Pubblicato il 25 Maggio 2025
Meritato successo californiano per l'opera di George Friedrich Händel in forma di concerto
Giulio Cesare a Berkeley
servizio di Ramón Jacques
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BERKELEY (California, USA), Zellerbach Hall - Nel corso della tournée annuale negli Stati Uniti dell’ensemble inglese The English Concert, è stata eseguita con grande successo l’opera seria in tre atti Giulio Cesare in Egitto, HWV 17 di George Friedrich Händel (1685-1759). La rappresentazione si inserisce nel prestigioso ciclo Cal Performances di danza, teatro e musica (orchestrale, da camera e recital), nonché musica antica, organizzato ed eseguito annualmente dal 1906 dall’Università della California, Berkeley, situata dall’altra parte della baia rispetto a San Francisco, California. Questo ciclo di concerti ha ospitato importanti artisti internazionali. La versione da concerto della celebre opera di Händel è stata eseguita nella Zellerbach Hall del campus universitario davanti a un pubblico numeroso. Berkeley si è affermata come un baluardo delle esecuzioni di musica antica da parte di importanti gruppi specialistici, ed è evidente il forte interesse in loco. La collaborazione tra l’orchestra inglese e questa associazione, iniziata nel 2021, include l’esecuzione di opere di Händel come Alcina, Rodelinda e Solomon. Per la prossima stagione, è stato annunciato il ritorno dell’ensemble a maggio 2026 con Hercules, il dramma in tre atti composto tra luglio e agosto del 1744, su libretto inglese basato sul nono libro delle Metamorfosi di Ovidio e sulle Trachinie di Sofocle: lo spettacolo sarà sicuramente imperdibile e di grande soddisfazione, grazie alla annunciata presenza dell’eccezionale mezzosoprano svedese Ann Hallenberg. L’esecuzione di Giulio Cesare si è rivelata un’esperienza estremamente appagante, caratterizzata da un elevato livello interpretativo in ogni suo aspetto, in particolare per quanto concerne la sezione vocale. Quest’opera eroica di Händel, una delle sue composizioni più celebri, debuttò al King’s Theatre di Haymarket, a Londra, il 20 febbraio 1724. La trama avvincente, la sequenza di arie memorabili, le vivide caratterizzazioni e l’opulenta orchestrazione ne fanno un’opera davvero straordinaria. Ambientata nell’antico Egitto, la trama ruota attorno all’arrivo di Giulio Cesare dopo la vittoria su Pompeo e all’alleanza amorosa e politica che stringe con Cleopatra nella lotta contro il perfido fratello, Tolomeo.

La narrazione intreccia eventi storici con racconti romanzati e idealizzati per esplorare temi di politica, amore, seduzione, tradimento, lealtà e intrighi. Nonostante l’assenza di sovratitoli e la limitata gestualità, pochi movimenti sono stati sufficenti a trasmettere le emozioni e le situazioni dei personaggi. Ciò è stato reso possibiledall’eccellente lavoro di improvvisazione recitativa dei cantanti, esperti in opere antiche generalmente presentate in versione concertistica. Nel ruolo principale di Giulio Cesare, si è distinta la presenza e la partecipazione del controtenore francese Christophe Dumaux. Considerato uno dei migliori interpreti del personaggio, Dumaux ha già portato in scena il ruolo in diverse occasioni, come nell’allestimento di Calixto Bieito presentato ad Amsterdam e recensito dall’autore di queste righe all’inizio del 2023. Con la sua presenza, Dumaux padroneggia il ruolo, capace di esprimere sia i momenti energici che quelli più romantici, mostrando anche una certa dose di comicità. La sua interpretazione vocale è stata magistrale, grazie all’ampia varietà di risorse vocali, come la solidità e la precisione nell’intonazione e nelle fioriture, la facile elasticità, la notevole espressione nella messa di voce e la sensibilità nei pianissimi. Tra i momenti salienti, l’aria d’apertura “Alma del gran Pompeo”, lo scambio di canti d’uccelli con il violino solista in “Se in fiorito” e la grande aria “Al lampo dell’armi” del terzo Atto, solo per citarne alcuni. Si è registrata un’ottima alchimia e sintonia con il soprano britannico Louis Alder, interprete di una seducente Cleopatra, notata nel duetto “Caro…Bella”. Il canto della Alder è stato chiaro, preciso e adatto alle esigenze del ruolo, come in “Tu la mia stella sei” del primo atto, o ha dimostrato la sua delicatezza vocale, pronunciando un vero lamento nella sua aria “Piangerò la sorte mia” del terzo atto. La Alder non si è limitata a cantare le sue arie, ma ha infuso al personaggio umanità e movimenti precisi. Il contralto scozzese Beth Taylor ha recitato egregiamente, conferendo profondità e una voce seducente, ampia e ben bilanciata al ruolo di Cornelia. Nei panni di Sesto, suo figliastro (ruolo en travesti), il mezzosoprano irlandese Paula Murrihy è stata molto efficace e fedele al personaggio e allo stile vocale, trasmettendo l’emozione, la giovinezza e la grinta necessari per quella caratterizzazione vocale e scenica. Il suo “Svegliatevi nel cor” è stata una vera interpretazione memorabile. Tra gli altri controtenori, John Holiday si è distinto per una voce morbida, esplosiva, agile e scura, e temperamento, per conferire il carattere malvagio al suo ruolo. Meili Li è stata un’adeguata Nireno. Il baritono Morgan Pearse è stato un solido Achilla, con una tonalità baritonale molto musicale, cadenzata e sonora. Il cast è stato completato dall’appropriato Curio del giovane baritono Thomas Chenhall. Da menzionare le parti corali cantate con gioia e armonia dagli stessi solisti. Il maestro Harry Bicket ha dato prova di grande abilità e competenza, dirigendo dal clavicembalo un ensemble di 27 strumentisti, di cui è direttore artistico dal 2007. È stato convincente per la dinamica, la leggerezza e gli affascinanti Adagi, oltre che per la sua considerazione e il suo supporto per le voci. Infine, si sono distinte l’eccellente sezione archi, corni e fiati che, quando richiesto, si sono posizionati dietro al direttore e accanto ai cantanti. In sintesi, si è ascoltata un’esecuzione strumentale pomposa e sontuosa. Lo spettacolo è stato offerto senza interruzioni, rendendo la serata di quattro ore una maratona, ma comunque piacevole. (La recensione si riferisce allo spettacolo di Domenica 27 aprile 2025)
Crediti fotografici: Ufficio stampa Cal Performances Nella miniatura in alto: il clavicembalista e direttore Harry Bicket Sotto: i saluti del cast al pubblico fra scoscianti applausi
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Pubblicato il 30 Aprile 2025
In scena con successo l'opera del compositore contemporaneo argentino Osvaldo Golijov
Ainadamar a Los Angeles
servizio di Ramón Jacques
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LOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Ainadamar, opera prima in tre atti e tre scene composta dal compositore argentino Osvaldo Golijov (nato nel 1960), è uno dei titoli in programma nella stagione in corso della Los Angeles Opera che si concluderà a giugno con una produzione di Rigoletto e i recital del tenore Joshua Guerrero e del celebre soprano Renée Fleming. Il libretto originale dell’opera, scritto in inglese dal drammaturgo americano David Henry Hwang, è stato successivamente tradotto in spagnolo dallo stesso compositore. La versione spagnola è quella attualmente utilizzata in ogni ripresa dell’opera, inclusa la rappresentazione in programma. Dato il considerevole numero di ispanofoni residenti in città e frequentanti il teatro, la rappresentazione di opere in lingua spagnola rappresenta una questione di rilievo, sebbene spesso trascurata. A tal proposito, si possono citare alcune importanti eccezioni, come “El último sueño de Frida y Diego” di Gabriela Lena Frank (nata nel 1972), rappresentato in città nel 2023, “Il Postino” (presentato per la prima volta nel 2010) e “Florencia en el Amazonas”, entrambi del compositore messicano Daniel Catán (1949-2011), e alcune zarzuelas di fama come “El Gato Montes” e “Luisa Fernanda”. Ainadamar sembra adattarsi all’idea che i teatri si propongono di offrire al pubblico contemporaneo opere con temi familiari e in linea con la realtà demografica della città. Questo approccio mira a mantenere vivo l’interesse per l’arte lirica, che sta attraversando un periodo difficile, e a creare nuovo pubblico, andando oltre la ripetizione dei cosiddetti cavalli di battaglia del repertorio.


Vale la pena menzionare che Ainadamar ha debuttato nel 2003 al Tanglewood Festival nel Massachusetts, negli Stati Uniti. Da allora, ha intrapreso un lungo viaggio che l’ha portata a essere ascoltata in vari luoghi in tutto il mondo, tra cui la Spagna. In particolare, è da sottolineare la sua messa in scena alla Santa Fe Opera, due anni dopo la sua première. Questo evento è stato importante perché è stato utilizzato il libretto rivisto e la sua traduzione in spagnolo è stata ascoltata per la prima volta. Ciò è avvenuto nell’estate del 2005. "Ainadamar" significa “Fontana delle Lacrime” in arabo ed è ambientato a Granada, in Spagna, dove fu ucciso il poeat Federico García Lorca, il personaggio principale dell’opera. La storia dell'opera è ambientata al Teatro Solís di Montevideo nel 1969 e racconta in ordine cronologico inverso, in diverse scene intrecciate, la storia del rapporto tra il poeta e la sua musa, l'attrice catalana Margarita Xirgu, nonché l'opposizione alla Falange spagnola e la sua successiva esecuzione da parte delle forze fasciste all'inizio della Guerra Civile spagnola a causa delle sue idee socialiste e della sua omosessualità, costantemente denunciata nell'opera attraverso l'acuto cante jondo flamenco del tenore Alfredo Tejada nel ruolo del falangista Ramón Ruiz Alonso. Si tratta di ricordi (flashback) nella vita di García Lorca, in un’opera carica di tensione e continuità drammatica per tutta la sua durata. Lo spettacolo è stato eseguito senza tagli né intervalli. In questo senso, l’aspetto scenico-teatrale ha funzionato perfettamente, grazie alla regia di Deborah Colker, alle scenografie e ai costumi di Jon Bausor e all’intensa ma consistente illuminazione di Paul Keogan. I brillanti e vivissimi toni di rosso e nero trasmettevano la sensazione di sangue, paura e ansia, un monito della tragica fine imminente. La semplicità e l’austerità della messa in scena si intrecciavano con i cambi di scena, conferendo fluidità e continuità alla storia, senza distrazioni dalle performance di cantanti e artisti. L’intera storia si svolgeva al centro della scena, con una tenda circolare fatta di corde appese alla parte più alta del palco, con un piedistallo al centro da cui entravano e uscivano gli artisti. Il tutto era completato dalle lievi ma effici proiezioni sullo sfondo di immagini che alludevano alla corrida e alle arene, oltre a citazioni dagli scritti di García Lorca. Anche i ballerini classici apparivano costantemente sul palco, offrendo coreografie visivamente d'impatto e discrete, inclusi passi di flamenco, tutti vestiti di rosso. Nel mondo attuale, dove la norma sono le coproduzioni teatrali tra vari teatri, mi sono chiesto se i partecipanti alle coproduzioni siano completamente soddisfatti del risultato o della preparazione della parte visiva dello spettacolo o se a volte debbano presentare scenografie che non sono del tutto di loro gradimento, ma che sono poi obbligati ad utilizzare; ma questa curiosità si è dissipata con questa produzione scenica, già vista al Metropolitan Opera, a cui si sono unite la Scottish Opera, la Welsh National Opera e la Detroit Opera. E questo lo si è notato nelle reazioni e nel gusto del pubblico di Los Angeles, che comprendeva i testi cantati e recitati ed aveva probabilmente più familiarità con gli argomenti e gli eventi dell'opera. Ciò si è manifestato nella sorpresa, nei gesti ed espressioni verbali, così come nella loro approvazione al termine dello spettacolo. La strumentazione di Ainadamar fonde piacevolmente diversi stili musicali spagnoli, come il flamenco, la musica gitana e quella sefardita. Due chitarre e abbondanti percussioni, tipiche della musica flamenca, sono anche state aggiunte all’orchestra. Si notano alcune influenze che potrebbero ricordare la musica di Piazzolla, passaggi classici, musica ebraica, persino la musica popolare argentina. Il ruolo di Federico García Lorca, un ruolo en travesti sempre interpretato da un mezzosoprano, è stato affidato a Daniela Mack, che ha cantato la sua parte con passione e le sue arie con effusione e capacità vocali ricche di colore, grinta e ardore.


Nell’impegnativo ruolo di Margarita Xirgu, l’esperto soprano Ana María Martínez, ben noto in questo teatro per l’ampia varietà di ruoli qui interpretati, ha offerto un’interpretazione convincente, buone capacità vocali e una bella attitudine scenica. Degno di nota, ad esempio, il suo duetto con la Mack, “A la Habana”, caratterizzato da ritmi distinti dal sapore caraibico. Il soprano Vanessa Becerra, nel ruolo di Nuria, allieva di Margarita Xirgu, e il già citato cantante di flamenco del movimento falangista Ramón Ruiz Alonso hanno interpretato in modo soddisfacente i loro ruoli. I cori femminili che cantavano la ballata di García Lorca, María Pineda, così come il resto degli attori e dei ballerini sul palco, hanno dato prova di una performance impeccabile. L’orchestra è stata diretta dalla maestra colombiana Lina González Santos, direttrice musicale residente del teatro. Dalla sua nomina nel 2022, ha acquisito la competenza e il controllo necessari per estrarre musicalità e armonia dai musicisti dell’orchestra rinforzata e ridotta, comprendendo i cambiamenti di stile e ritmo e sottolineando i momenti di tensione contenuti nella partitura, con un tocco sapiente in simbiosi con le voci. In definitiva, sembrerebbe che la durata di appena un’ora e mezza sia troppo breve per un’esecuzione operistica che, pur essendo soddisfacente, lascia un pizzico di insoddisfazione, come se ci si aspettasse di più. Personalmente, ho avuto la fortuna di ascoltare Ainadamar qualche anno fa al Teatro Argentino di La Plata, città natale di Oscaldo Golijov: in quell’occasione, il ruolo del titolo era interpretato dal controtenore argentino Franco Fagioli, che sarebbe poi diventato un importante interprete del canto barocco. Prima dell’opera, era stata aggiunta una coreografia con la suite dal balletto “Estancia” di Ginastera, che si integrava perfettamente con l’esecuzione. Non intendo suggerire che si debba associare altro all’opera a Los Angeles o in future riprese, ma la combinazione realizzata a La Plata ha funzionato ed è stata un’aggiunta piuttosto convincente. Vale la pena ricordare che la vicina Filarmonica di Los Angeles (LA Phil) aveva gia presentato l'opera in prima assoluta in questa citta nel 2004 con la leggendaria soprano statunitense Dawn Upshaw nel ruolo di Margarita, che è stata presente alla prima mondiale e nel 2006 nella registrazione discografica realizzata per l'etichetta Deutsche Grammophon. (La recensione si riferisce alla recita di sabato 26 aprile 2025)
Crediti fotografici: Cory Weaver per la Los Angeles Opera Nella miniatura in alto: il soprano Ana María Martínez (Margarita Xirgu) Al centro e sotto, in sequenza: belle panoramiche su allestimento e costumi di Ainadamar
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Pubblicato il 21 Aprile 2025
Il maestro James Conlon ha diretto un allestimento moderno ideato dallo scomparso Michael Cavanagh
Cosė fan tutte alti e bassi
servizio di Ramón Jacques
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LOS ANGELES CA, USA, Dorothy Chandler Pavilion - Le nuove e più dinamiche programmazioni dei teatri americani, che si concentrano sulla messa in scena di opere contemporanee, prevalentemente di compositori americani e di alcuni stranieri (il prossimo titolo in programma sarà Ainadamar del compositore argentino Osvaldo Golijov - 1960), nonché di musical, gala d’opera e recital, al fine di raggiungere e interessare un pubblico più ampio, hanno nel tempo messo gradualmente da parte titoli come Così fan tutte, opera nota per far parte della trilogia Mozart-Da Ponte. Quest’opera, sebbene non sia considerata una delle più note del repertorio operistico tradizionale, gode dell’interesse del pubblico e molti teatri internazionali la programmano regolarmente. L’opera mozartiana era rimasta fuori dal repertorio della compagnia Los Angeles Opera, ma è stato uno dei titoli scelti dal direttore James Conlon. L’anno prossimo Conlon concluderà la sua gestione di vent’anni come direttore musicale del teatro, coincidendo con il 40° anniversario della fondazione della compagnia angelina. Inizialmente chiamata Los Angeles Music Center Opera, la compagnia prendeva il nome dalla sua sede, il vecchio teatro Dorothy Chandler Pavilion. Il complesso del Los Angeles Music Center comprende anche la sala da concerto Walt Disney Concert Hall sede della Los Angeles Philharmonic, dall’altra parte della strada, e alcuni altri teatri. L’ultima esecuzione di Così fan tutte di Mozart, in questa sede risale alla stagione 2011/2012, quando fu scelta per l’apertura. Il cast annoverava la allora poco nota Aleksandra Kurzak nel ruolo di Fiordiligi, Ruxandra Donose come Dorabella, Roxana Constantinescu come Despina, Ildebrando D’Arcangelo come Guglielmo, Lorenzo Regazzo come Don Alfonso e il tenore Saimir Pirgu, di origine albanese (e che interpretava un personaggio travestito da albanese) nel ruolo di Ferrando. In quell’occasione l’orchestra fu sempre diretta dal Maestro Colon. Tredici anni e mezzo dopo, e sebbene la Los Angeles Philharmonic abbia presentato la sua versione scenica nel 2014 diretta da Gustavo Dudamel, l’opera è tornata protagonista a Los Angeles, precisamente sul palco del Dorothy Chandler. Durante questo periodo le cose sono cambiate e per questa nuova produzione si è formato un buon cast di cantanti che univa la giovinezza e il talento di alcuni con l’esperienza di altri. Tra questi spiccava il tenore Anthony León, originario della regione, che ha mostrato qualità interessanti fin dai tempi in cui era membro dell’accademia del teatro, specialmente due stagioni fa nella sua primaproduzione importante nei panni di Don Ottavio nel Don Giovanni. Considerato un ottimo tenore di grazia dalla voce duttile e gradevole, León ha interpretato il ruolo di Ferrando con entusiasmo, arricchendo la sua performance vocale di ampi colori e sfumature.


Analogamente, il baritono Justin Austin ha dimostrato sicurezza, chiarezza ed eleganza scenica e vocale nell’interpretazione di Guglielmo. Tuttavia, un aspetto che ha penalizzato entrambi gli interpreti è stata la mancanza di corpo e spessore nelle rispettive voci, compromettendo la proiezione. Se non fosse stato per l’esperienza che il maestro Conlon ha messo nella sua lettura, i personaggi sarebbero stati poco udibili in diversi passaggi dell’opera. Il soprano Erica Petrocelli, anche lei ex allieva dello studio teatrale, ha offerto un’interpretazione apprezzabile del personaggio di Fiordiligi. Il suo sviluppo scenico è stato naturale e spontaneo, arricchito da un temperamento vocale di tutto rispetto e dalla nitidezza e musicalità della sua voce, cosa che è emersa positivamente nelle arie. Anche il mezzosoprano canadese Rihab Chaieb ha incarnato degnamente il personaggio di Dorabella, alla quale ha prestato una voce scura, soffice, dolce e morbida. Il baritono Rod Gilfry ha fornito un’esperienza interpretativa di buon livello nel ruolo del vecchio Don Alfonso, e sebbene la sua voce sia ferma e sicura, non si è distinto principalmente per questo, quanto per la sua performance attoriale, sebbene a volte abbia dato l’impressione di una certa stanchezza. Lo stesso si può dire del soprano Ana María Martínez, che ha portato avanti il suo personaggio in modo plausibile grazie alle sue ancora notevoli qualità canore, ma che, per il suo repertorio, non ha sviluppato una verve comica nella sua carriera, quindi la sua Despina è risultata un po’ stereotipata e priva dello spirito di animazione, vivacità e malizia che il personaggio richiede. Si evidenzia che nella versione ascoltata in questa produzione, per scelta di James Conlon, sono state reinserite arie solitamente omesse sulla scena, al fine di presentare una versione più completa e fedele alla partitura originale. Tra queste, l’aria del secondo atto di Ferrando (“Ah, lo veggio!” e “Tradito, schernito”), l’aria del secondo atto di Dorabella (“È amore un ladroncello”) e la meno nota aria di Guglielmo (“Rivolgete a lui lo sguardo”), tutte ben interpretate dai rispettivi cantanti. La parte scenica è stata egregiamente curata nell’appariscente allestimento ideato dal regista canadese Michael Cavanagh, scomparso prematuramente lo scorso anno. Su commissione dell’Opera di San Francisco, Cavanagh ha ideato le messe in scena per la trilogia Mozart- Da Ponte, ispirandosi all’architettura coloniale americana della regione nord-occidentale degli Stati Uniti. Elemento principale, presente nelle tre le opere, era la facciata in marmo di una casa che si adatta ad ogni titolo. Cavanagh ha ambientato Le Nozze di Figaro durante la Rivoluzione Americana e Don Giovanni nello stesso luogo, ma in un futuro distopico. Così fan tutte è stata ambientata negli anni Trenta del XX secolo, presso il lussuoso Country Club Wolfbridge, di cui Don Alfonso è amministratore. I quattro personaggi principali ne sono membri e trascorrono il tempo praticando sport, nuotando, prendendo il sole e giocando a tennis e ping pong. Giardini opulenti, piscine e saloni fanno parte delle scenografie, con immagini di paesaggi e boschi sullo sfondo, o di tramonti e albe. Durante alcune scene, il sipario si abbassava e i personaggi rimanevano tra il proscenio e il sipario stesso, riflettendo e cantando le loro arie in modo intimo, mentre sul sipario si realizzavano proiezioni di disegni architettonici del club, o inviti a eventi. La creazione delle scenografie e delle proiezioni, presentate in anteprima a San Francisco nel 2021, è stata affidata a Erhard Horm; i costumi, eleganti e allusivi agli anni Trenta, con alcuni elementi stravaganti, come i cappotti indossati dagli strani giovani albanesi, sono stati creati da Constance Hoffmann; le luci, fondamentali in questo allestimento, sono state curate da Jane Cox.

La regia di Shawna Lacey si è basata sulle indicazioni di Cavanagh, che intendeva rappresentare una società reduce dalla grande depressione economica. La visione attoriale è diretta: i personaggi sono ritratti come inesperti, privilegiati, fiduciosi, ma anche problematici, incoscienti e isolati dal mondo circostante, interessati unicamente al materialismo e alle apparenze, che li spingono a scommettere, come in un gioco, generalizzando sul controllo del comportamento femminile. In sintesi, la regia è stata curata, suscitando interesse e riflessioni sui temi trattati e su altri ancora, senza tralasciare una dose di comicità, a volte azzeccata, altre volte eccessiva, e alludendo ai soliti cliché, alcuni già visti, da cui molti titoli come questo sembrano non potersi allontanare. Il coro ha dimostrato professionalità e partecipazione, intervenendo quando necessario e sul palco membri del club si sono esibiti in qualità di cantanti. Sul podio, il maestro James Conlon ha diretto con il suo consueto entusiasmo, precisione e attenzione alle voci. All’inizio dell’opera, il suono dell’orchestra si è presentato irregolare, con squilibri e ritardi, e una certa lentezza, ma si è via via risolto nel corso rappresentazione, avvicinandosi a quel suono orchestrale così caratteristico e riconoscibile delle opere di Mozart. Nel complesso, lo spettacolo ha lasciato molta soddisfazione al pubblico presente, nonostante la sua durata. (3 ore e mezza). (La recensione si riferisce alla recita di sabato 22 marzo 2025)
Crediti fotografici: Corey Weaver per la Los Angeles Opera Nella miniatura in alto: il direttore James Conlon Sotto: belle istantanee di Corey Weaver sui protagonisti e i costumi dell'allestimento di Così fan tutte andato in scena a Los Angeles
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Nabucco oltre l'essenziale
intervento di Athos Tromboni FREE
VERONA - Che Nabucco di Giuseppe Verdi, bandiera dell'irredentismo italiano, potesse essere un opera-ballo, non era scontato. Eppure centottantatré anni dopo si è dimostrato possibile: ci è riuscito il regista Stefano Poda, con un allestimento in Arena di Verona che ha sfidato ogni tradizione e ogni immaginaria previsione costruendo uno spettacolo sopra le righe... «Io sono un istrione, ma la genialità è nata insieme a me... » cantava Charles Aznavour nei mitici anni '60 del Novecento. Ecco, adattiamolo a Poda, il sillogismo. Egli, per questo allestimento che ha inaugurato ieri, 13 giugno 2025, la centoduesima edizione dell'Arena Opera Festival nel teatro all'aperto più grande del mondo in una serata da tutto esaurito (sold-out, spellingano i fichissimi...), si è sbarazzato di ogni possibile ed eventuale interferenza tecnica, storica, e/o filosofica di terzi, firmando da solo regia, scene, costumi, luci e coreografia ... io sono un istrione e la genialità è nata insieme a me ... punto. E ha costruito uno spettacolo da gran-gala areniano
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Opera dal Nord-Est
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Candide da Voltaire a Bernstein
servizio di Rossana Poletti (13 giugno 2025) FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Per quale motivo Leonard Bernstein scelse il romanzo filosofico “Candide” di Voltaire per scrivere un’opera che lo proiettasse nel mondo lirico? Il primo motivo è certamente la questione politica. Nel dopoguerra l’America è dominata dal Maccartismo (un po’ come oggi dal trumpismo, ma guarda
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Opera dall Estero
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L'Incoronazione di Poppea piace
servizio di Ramón Jacques FREE
BOGOTÁ (Colombia), Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo - L’Incoronazione di Poppea (SV 308) è l’ultima composizione operistica di Claudio Monteverdi (1567–1643), autore italiano a cui si attribuisce il merito di aver contribuito alla nascita dell’opera lirica. La sua lunga carriera, che lo vide impegnato come direttore di coro (fu maestro di cappella
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Opera dall Estero
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Tannhäuser torna a Houston
servizio di Ramón Jacques FREE
HOUSTON (USA) - Grand Opera. Wortham Theatre Center. La Houston Grand Opera ha concluso con successo un’altra stagione con Tannhäuser, un’opera in tre atti con musica e libretto in tedesco di Richard Wagner (1813-1883). Come la maggior parte delle sue opere, Tannhäuser trae ispirazione da leggende medievali tedesche. La quinta opera
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Opera dal Centro-Nord
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Der junge Lord ovvero l'antitesi
servizio di Simone Tomei FREE
FIRENZE - In occasione dell'87° Festival del Maggio Musicale Fiorentino, abbiamo avuto l'opportunità di immergerci nell'intrigante universo di Der junge Lord, un'opera in due atti che porta la firma di Hans Werner Henze. Composta su libretto di Ingeborg Bachmann, liberamente ispirato alla novella di Wilhelm Hauff Der Affe als Mensch ("La scimmia come
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Eventi
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Festival Puccini 2025 e... 2026
servizio di Athos Tromboni FREE
TORRE DEL LAGO (LU) - Nel rinnovato e suggestivo giardino della Villa Puccini sulle rive del Lago di Massaciuccoli, accolti da Patrizia Mavilla, direttrice della Fondazione "Simonetta Puccini", si è tenuta la presentazione del 71° Festival Puccini che inaugurerà la stagione il 18 luglio 2025 con Tosca, per concludersi il 6 settembre con Manon Lescaut.
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Opera dal Nord-Ovest
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Carmen delle parole e delle note
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA – Con Carmen di Georges Bizet, l’Opera Carlo Felice di Genova ha proseguito la sua Stagione Lirica 2024-2025 mandando in scena l’ottavo titolo in cartellone. Opéra-comique in quattro atti, su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy tratto dalla novella di Prosper Mérimée, Carmen è tra i titoli più celebri e popolari dell’intero repertorio
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Opera dall Estero
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Giulio Cesare a Berkeley
servizio di Ramón Jacques FREE
BERKELEY (California, USA), Zellerbach Hall - Nel corso della tournée annuale negli Stati Uniti dell’ensemble inglese The English Concert, è stata eseguita con grande successo l’opera seria in tre atti Giulio Cesare in Egitto, HWV 17 di George Friedrich Händel (1685-1759). La rappresentazione si inserisce nel prestigioso ciclo Cal Performances di danza,
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Vocale
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La Veneziani e la Messa K.427
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il settantesimo anniversario dell'Accademia Corale "Vittore Veneziani" si è celebrato in queste settimane con diverse iniziative che hanno coinvolto la corale stessa e, naturalmente, la città. E in tutte le circostanze la città (artisti locali, istituzioni e pubblico) ha manifestato la propria simpatia verso "la Veneziani" come viene chiamata
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Opera dal Centro-Nord
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Giselle around Le Villi
servizio di Simone Tomei FREE
LUCCA - Sabato 17 maggio 2025, il Teatro del Giglio ha chiuso la sua stagione lirica con la prima nazionale di Giselle around Le Villi, un evento che ha trasceso la semplice rappresentazione per divenire un'operazione artistica di profonda risonanza. Non un mero spettacolo, ma una narrazione avvincente che ha saputo intessere due capolavori apparentemente
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Opera dal Nord-Est
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Enkbath grande Rigoletto
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. E’ stato un Rigoletto come non lo si vedeva da anni, quello andato in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Un cast eccezionale ha animato il palcoscenico del debutto. Daniel Oren ha diretto l’Orchestra del Verdi con straordinaria maestria, attento a tutte le sfumature della splendida musica del
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Classica
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Zangiev/Gadijev accoppiata vincente
servizio di Nicola Barsanti FREE
FIRENZE - Due opere monumentali della musica russa, lontane nel linguaggio ma accomunate da una tensione emotiva profonda, si incontrano in un’unica serata: il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Sergej Prokof’ev e la Sesta sinfonia di Pëtr Il’ič Tchaikovsky, la celebre Patetica. Da un lato, un’esplosione di energia, una scrittura virtuosistica al
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Classica
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Ferrara Musica nuova Stagione
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Presentata la Stagione 2025/2026 di Ferrara Musica: sono quattordici gli appuntamenti con le migliori orchestre italiane e internazionali, guidate da grandi direttori, tra i quali spiccano il nome di Sir Antonio Pappano sul podio della Chamber Orchestra of Europe e quello di Michele Mariotti alla guida della Filarmonica della
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Nuove Musiche
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Torna miXXer
FREE
FERRARA - Il Festival miXXer, ideato e organizzato dal Conservatorio "Girolamo Frescobaldi" di Ferrara, giunge alla XVIII edizione e avrà luogo il 15, 16 e 17 maggio 2025 presso Palazzo Naselli Crispi, Ridotto del Teatro Comunale, giardino di Palazzo Giulio D’Este, Torrione Jazz Club, Pinacoteca Nazionale di Ferrara e loggiato di Palazzo dei
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Eventi
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Il nuovo cartellone del Regio
redatto da Simone Tomei FREE
TORINO - Il Teatro Regio di Torino si prepara a inaugurare una stagione 2025/2026 ricca di appuntamenti imperdibili, all'insegna di un rinnovato slancio artistico e culturale. Dieci titoli operistici, che spaziano dalle vette del repertorio classico a gemme preziose del Novecento, quattro nuove produzioni che promettono di lasciare
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Opera dal Centro-Nord
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Un Falstaff maturo e autoritario
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO - Con Falstaff, ultimo capolavoro di Giuseppe Verdi, si è conclusa la stagione lirica 2024-25 del Teatro Goldoni, regalando ai livornesi un ritorno atteso da più di un secolo. L’opera, infatti, era stata rappresentata nella città toscana soltanto una volta in oltre cento anni. La messinscena è frutto di una prestigiosa collaborazione
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Echi dal Territorio
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Vivaldi e il mandolino
servizio di Edoardo Farina FREE
FERRARA - La programmazione invernale 2024/primaverile 2025 di “Ferrara Musica al Ridotto” - Giovani interpreti e rare occasioni d’ascolto attraverso l’organizzazione artistica di Dario Favretti autore anche delle varie ed esaustive note di sala allegate a ogni concerto della domenica mattina presso la sala Stemma del Teatro Comunale “Claudio
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Echi dal Territorio
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Garcia e i cantanti del Frescobaldi
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Voluto dalla direttrice del Conservatorio "Girolamo Frescobaldi", Annamaria Maggese, e realizzato dai docenti Alessandro Patalini, Marina De Liso, Manolo Da Rold, Monica Benvenuti e Susanna Guerrini, si è svolto ieri nel Ridotto del Teatro Comunale "Claudio Abbado" un concerto sotto il titolo “Manuel Garcia 1775-2025, due secoli e mezzo
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Opera dall Estero
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Ainadamar a Los Angeles
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Ainadamar, opera prima in tre atti e tre scene composta dal compositore argentino Osvaldo Golijov (nato nel 1960), è uno dei titoli in programma nella stagione in corso della Los Angeles Opera che si concluderà a giugno con una produzione di Rigoletto e i recital del tenore Joshua Guerrero
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Personaggi
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Parla Leone Magiera
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Quasi duecento giovani cantanti lirici provenienti da tutto il mondo stanno partecipando, in più giorni, alle audizioni presso il Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara per le nuove produzioni liriche rossiniane di La Cenerentola e Il barbiere di Siviglia, in programma nelle prossime stagioni d'Opera del teatro ferrarese. Vogliono mettere
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Opera dall Estero
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Cosė fan tutte alti e bassi
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES CA, USA, Dorothy Chandler Pavilion - Le nuove e più dinamiche programmazioni dei teatri americani, che si concentrano sulla messa in scena di opere contemporanee, prevalentemente di compositori americani e di alcuni stranieri (il prossimo titolo in programma sarà Ainadamar del compositore argentino Osvaldo Golijov - 1960), nonché di
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Classica
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Saccon Génot ritorno a Ferrara
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Pubblico come sempre numeroso nel salone d'onore del Circolo Negozianti in Palazzo Roverella, ieri, vigilia di Pasqua, per il secondo concerto cameristico promosso dal Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto da Gianluca La Villa. Dopo i saluti del presidente del sodalizio, Paolo Orsatti, sono entrati i due cameristi già conosciuti e
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Opera dal Nord-Ovest
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Danae di rara opulenza
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - In un panorama operistico spesso dominato da titoli consolidati, emerge con prepotente originalità la produzione di Die Liebe der Danae, Op. 83 di Richard Strauss al Teatro Carlo Felice di Genova. Quest'opera, lungi dall'essere un mero reperto archeologico, si rivela un'esplorazione complessa e affascinante delle dicotomie umane, incastonata
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Opera dal Nord-Ovest
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Dama scolpita dalla luce
servizio di Simone Tomei FREE
TORINO - Il Teatro Regio ha riportato in scena La dama di picche di Pëtr Il'ič Chajkovskij, in una nuova coproduzione con la Deutsche Oper di Berlino. L'opera si è rivelata un'autentica descente aux enfers, un'immersione nelle zone più oscure e tormentate dell'animo umano. L'allestimento, ideato da Graham Vick e portato a termine con
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Nuove Musiche
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Conti Cavuoto Santini il trio
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Ferrara Musica al Ridotto è una rassegna "parallela" e si affianca alla programmazione maggiore di quella Ferrara Musica fondata da Claudio Abbado nel 1989. La rassegna maggiore ha il pregio di proporre i grandi interpreti (solisti, direttori, orchestre) in un cartellone che mira alto; la rassegna "parallela" si assume invece il compito di valorizzare
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Personaggi
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Ferrara e Vivaldi connubio in musica
redatto da Edoardo Farina FREE
È il quarto anno consecutivo che il maestro Federico Maria Sardelli è presente nel cartellone musicale del Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara. Questa volta ha proposto al pubblico estense una Serenata a tre che è praticamente una pagina dimenticata del catalogo del "Prete Rosso". Sardelli è direttore d'orchestra, compositore,
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Vocale
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Serenata d'amore torna a cantare
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - La prima esecuzione assoluta in tempi moderni di una pagina musicale molto bella di Antonio Vivaldi, la Serenata a tre RV 690, ha richiamato nel Teatro Comunale "Claudio Abbado" un buon numero di spettatori ed estimatori della musica del "prete rosso", tanto da registrare praticamente il tutto esaurito. Ancora una volta il majeuta è
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Classica
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Il ritorno dei Cardelli
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il ritorno dei Cardelli. Sembra quasi il titolo di una saga, e tale parrebbe se si considerasse la regolarità con cui da un paio di lustri i recital solististici di Matteo (pianoforte) o di Giacomo (violoncello), nonché i concerti in Duo, fanno registrare una loro presenza nelle rassegne cameristiche di Ferrara. Stavolta, per gli appuntamenti dei
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Nuove Musiche
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Lo Specchio di Dioniso
servizio di Edoardo Farina FREE
FERRARA - Continua la ricca programmazione del Teatro Comunale “Claudio Abbado” luogo simbolo della tradizione culturale locale, nell’ambito della Stagione Opera & Danza 2024-2025 con in scena il decimo appuntamento dei quattordici previsti, Lo Specchio di Dioniso - Risonanze polifoniche erranti venerdì 21 marzo 2025 (replicatosi nella serata successiva)
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Opera dal Nord-Est
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Elektra nella Repubblica di Weimar
servizio di Simone Tomei FREE
VERONA – Nei fermenti intellettuali dei primi anni del Novecento, quando le teorie di Sigmund Freud e gli studi sull'isteria e sull'inconscio scuotevano le fondamenta del pensiero occidentale, il mito degli Atridi subì una profonda umanizzazione; il letterato e poeta Hugo von Hofmannsthal, reinterpretando la leggenda mitologica in chiave
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Opera dal Centro-Nord
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Norma da manuale
servizio di Simone Tomei FREE
FIRENZE - Dopo oltre quarantacinque anni di assenza, Norma torna a Firenze in un allestimento che non si limita a celebrare il capolavoro di Vincenzo Bellini, ma lo reinterpreta con una chiave scenica e musicale di forte impatto. La regia di Andrea De Rosa e la direzione del M° Michele Spotti plasmano uno spettacolo che, pur rispettando la tradizione
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