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Pubblicato il 02 Giugno 2025
Messa in scena dal Maggio Musicale Fiorentino un'opera provocatoria e stimolante di Henze
Der junge Lord ovvero l'antitesi
servizio di Simone Tomei
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FIRENZE - In occasione dell'87° Festival del Maggio Musicale Fiorentino, abbiamo avuto l'opportunità di immergerci nell'intrigante universo di Der junge Lord, un'opera in due atti che porta la firma di Hans Werner Henze. Composta su libretto di Ingeborg Bachmann, liberamente ispirato alla novella di Wilhelm Hauff Der Affe als Mensch ("La scimmia come uomo", 1827), questa creazione, andata in scena per la prima volta il 7 aprile 1965 alla Deutsche Oper di Berlino, si impone ancora oggi come un capolavoro satirico, surreale e profondamente politico. È un'opera buffa nel senso più sofisticato del termine, intrisa di critica sociale e di ironia corrosiva, che risuona con le tensioni culturali e ideologiche della Germania postbellica e continua a parlare al nostro presente. La genesi di questa composizione si colloca negli anni in cui Henze aveva già scelto di allontanarsi dalla Germania occidentale, trasferendosi in Italia. Lontano da un ambiente che percepiva come opprimente e conservatore, il compositore trovò terreno fertile tra intellettuali progressisti. La collaborazione con la poetessa e scrittrice austriaca Ingeborg Bachmann, fu cruciale: la loro intesa, già consolidata con Der Prinz von Homburg (1960), raggiunse qui un apice di teatralità e impegno critico. La scelta del racconto di Hauff, apparentemente una fiaba, permise a Bachmann e Henze di costruire una satira pungente sulla borghesia provinciale tedesca, sui suoi pregiudizi e sulla sua fascinazione per l'esotico e il diverso, con chiari rimandi alle tensioni tra tradizione e modernità, autorità e libertà, apparenza e sostanza. La vicenda si svolge in una cittadina tedesca immaginaria, popolata da borghesi provinciali e diffidenti. L'arrivo di un misterioso nobile inglese, Sir Edgar, accompagnato da un seguito esotico e da comportamenti eccentrici, sconvolge le abitudini locali. In particolare, desta scalpore il giovane Lord Barrat, nipote di Sir Edgar, la cui identità si rivelerà essere ben diversa da quella che la società si era affrettata ad accettare: è infatti una scimmia addestrata a comportarsi come un umano. Questa rivelazione, nel finale, svela l’ipocrisia e la superficialità del conformismo sociale. L’opera si trasforma così in una parabola sulla maschera sociale, la manipolabilità dell’opinione pubblica e la cecità del potere borghese davanti alla propria decadenza culturale. Questa creazione nasce in un periodo segnato dalla Guerra Fredda, dalla rielaborazione del trauma nazista e dalla ridefinizione della cultura tedesca. Henze, dichiaratamente di sinistra, omosessuale e cosmopolita, rifiuta la neutralità dell’arte e la purezza delle avanguardie assolute: la sua musica deve parlare, deve essere politica, deve comunicare contenuti etici e civili. Il libretto di Bachmann si iscrive nella stessa direzione: il borghese tedesco medio è descritto come ipocrita, razzista, chiuso, facilmente manipolabile – una critica alla Kleinbürgerlichkeit e alle tendenze autoritarie non ancora sopite nella società tedesca. La scimmia scambiata per un aristocratico rappresenta una società disposta a riconoscere solo l’apparenza e a non interrogarsi mai sulla verità delle cose. La musica si presenta come un caleidoscopio sonoro sospeso tra ironia e dramma, riflettendo l'eclettismo di Henze. L'opera, intrinsecamente ibrida e sperimentale, evita ogni adesione rigida a uno stile unico, fondendo con libertà serialismo, jazz, cabaret, musica da circo, valzer alla Strauss e momenti di lirismo malinconico. Questo tessuto complesso e variegato trasforma la partitura in uno strumento di critica sociale e riflessione esistenziale. Henze impiega il serialismo con flessibilità espressiva, intrecciando motivi ricorrenti e leitmotiv che delineano i personaggi e generano un effetto di straniamento funzionale alla satira.
  
  
  
L'orchestrazione si rivela ricca e colorata: dagli strumenti a fiato, usati a volte in modo comico o inquietante, alle percussioni che scandiscono ritmi circensi, ogni timbro è scelto con cura per sottolineare il carattere grottesco e a tratti tragico della vicenda. L'orchestra non si limita a un ruolo di accompagnamento, ma agisce come una vera e propria voce narrante, con colori che commentano, ironizzano e amplificano la scena. Si riscontrano citazionismi, con echi di Mozart, Rossini, Kurt Weill, creando un gioco di rimandi che sottolinea la natura teatrale e artificiale della società borghese. La teatralità musicale è evidente: ogni personaggio è dotato di un carattere musicale specifico, quasi caricaturale. Il giovane Lord, per esempio, ha una linea vocale “innaturale” e meccanica, riflettendo la sua natura animale sotto le vesti dell’umano. La musica, pur nella sua complessità, mantiene una straordinaria comunicabilità: Henze desidera che il pubblico comprenda, reagisca, si indigni, rida e rifletta. Parlando di questa nuova produzione, il M° Markus Stenz ha sottolineato come l’opera sia già definibile un classico: «... Credo che Der junge Lord sia già definibile un classico e non una composizione contemporanea. È anche un delizioso esempio di opera buffa, creata con il prezioso contributo della librettista Ingeborg Bachmann; amo inoltre che quest’opera sia veramente puro teatro e che vada decisamente oltre a quelle che sono le nostre aspettative del mondo digitale moderno: ristabilisce il concetto del ‘fare teatro per il teatro’. Tutti gli effetti speciali sono naturali e creati dalle persone stesse e il palcoscenico è colmo: ci sono attori, il coro, i giovani del Coro delle voci bianche e i figuranti. Quest’opera è il massimo del divertimento insomma, ma al contempo è anche impressionantemente profonda. Lavorare con Daniele Menghini è stato molto stimolante, apprezzo molto la sua visione dell’opera, è sì capace di raccontare questa storia esattamente per quello che essa vuole trasmettere ma è stato anche in grado di farlo con tanta creatività: questo permette di capire l’opera senza la necessità di conoscerla prima e la storia, semplicemente, si sviluppa davanti agli occhi del pubblico.» Sotto la sua direzione, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino ha restituito ogni sfumatura della complessa partitura di Henze, con una precisione e un dinamismo che hanno magnificamente messo in risalto la ricchezza stilistica e l'eclettismo del compositore. La loro esecuzione ha saputo cogliere le sottili variazioni timbriche e le audaci mescolanze stilistiche, essenziali per la narrazione musicale. Il Coro, preparato con meticolosa cura e diretto dal M° Lorenzo Fratini, ha dimostrato una notevole versatilità e impatto drammatico, gestendo con efficacia le sfide vocali e interpretative. Il Coro di voci bianche, sotto la sapiente guida del M° Sara Matteucci, ha aggiunto una dimensione di purezza e incisività, completando il quadro sonoro con grande efficacia e contribuendo significativamente all'impatto emotivo complessivo della rappresentazione. Il regista Daniele Menghini, tra i più apprezzati della nuova generazione italiana, ha offerto una lettura incisiva e profondamente attuale. La vicenda è stata trasportata in una periferia suburbana contemporanea, un ambiente fatto di spazi angusti, palazzine grigie, centri commerciali e insegne al neon. Questo "non-luogo" diventa un potente simbolo del vuoto morale e culturale che l’opera denuncia, sottolineando la perenne attualità dell'ipocrisia borghese come costante sociale. Come ha sottolineato lo stesso Menghini, facendo eco alle parole del maestro Stenz: «... È una gioia e un onore poter debuttare in questa edizione del Festival del Maggio e lo è ancor di più poterlo fare con un’opera come Der junge Lord, che conferma lo spirito pionieristico di un Festival che ha sempre cercato di scovare titoli inediti e fuori dagli schemi classici del repertorio. In quest’occasione viene fatto con la meravigliosa opera che Henze compose insieme alla poetessa Ingeborg Bachmann, partendo da una novella tedesca dell’800 grazie alla quale ha composto un vero e proprio capolavoro dai tratti decisamente irriverenti che ci rivela tutte le nostre ipocrisie e tutte le nostre nevrosi che tutti noi spesso facciamo fatica a riconoscere e ammettere. È un’opera corale, imprevedibile e a tratti scorretta che - se da un lato guarda alla tradizione – dall’altra la deforma con quel cinismo grottesco che solo i tedeschi sanno trasmettere. Il finale, inaspettato, indirettamente ci fa domandare: che cosa siamo disposti a sacrificare della nostra civilissima umanità per apparire meno bestiali e brutali di quanto siamo in realtà?» L'impianto scenico, realizzato da Davide Signorini, si distingue per la sua semplicità e il suo forte simbolismo, giocando con spazi modulari e materiali urbani che si
  
  
  
trasformano in un palcoscenico per il dramma. Lo spettatore è accompagnato in un mondo che oscilla tra realismo e surrealismo, dove oggetti comuni diventano simboli inquietanti e lo spazio scenico si dilata e si contrae al ritmo della musica e del dramma, configurandosi come una sorta di carcere psicologico in cui i personaggi si muovono come burattini asserviti al conformismo. I costumi di Nika Campisi richiamano l’ordinario con tocchi di surreale eleganza, giocando sulle tonalità grigie e pastello, con dettagli eccentrici che suggeriscono la decadenza e l’artificialità dei personaggi e delle loro maschere sociali. Le luci di Gianni Bertoli sono state fondamentali per modellare l’atmosfera, scandendo ogni momento emotivo con precisione e passando da atmosfere fredde a bagliori accecanti, accompagnando ogni svolta drammatica con un linguaggio visivo potente. A impreziosire la messa in scena, le coreografie di Sofia Nappi, affidate alla compagnia di danzatori KOMOCO (Arthur Bouilliol, Leonardo de Santis, Glenda Gheller, India Guanzini, Paolo Piancastelli, Senne Reus, Julie Vivès) che con movimenti meccanici e ipnotici trasforma la comunità borghese in un organismo danzante, asservito al mito del denaro e del prestigio, ma completamente privo di anima. I movimenti coreografici, ripetitivi e quasi robotici, accentuano il carattere alienante della società rappresentata, trasformando il coro in un’entità unitaria e inarrestabile. Menghini riesce così a trasformare l’opera in un’esperienza immersiva, dove musica, testo e immagine dialogano per creare un senso di inquietudine e riflessione. Ma il successo di un'opera risiede non solo nella sua concezione musicale e registica, bensì anche nella capacità degli interpreti di dare vita ai personaggi. Nel cast, la voce luminosa e vibrante di Marily Santoro ha dato corpo a Luise con sensibilità e dolente idealismo, offrendo un'interpretazione intensa e toccante. Il suo fraseggio raffinato ha ben delineato la fragile speranza e l’amara delusione del personaggio. Antonio Mandrillo ha incarnato con freschezza e precisione il giovane Wilhelm; la sua interpretazione vocale, caratterizzata da un timbro chiaro e un fraseggio curato, ha delineato efficacemente il giovane ingenuo e innamorato, mostrando una voce sicura e un'espressività convincente. Il ruolo enigmatico e affascinante di Lord Barrat ha trovato in Matteo Falcier un interprete dalla presenza magnetica e dalla vocalità calibrata incarnando con ambiguità il "giovane Lord" tra ironia e inquietudine. Levent Bakirci, nel ruolo del Sein Sekretär, ha offerto un'ottima prova scenica e vocale, caratterizzando il ruolo con una sfumatura ambigua e un uso del fraseggio ironico e accattivante che ha aggiunto un tocco distintivo alla rappresentazione. Marina Comparato, interprete versatile, ha saputo mescolare con maestria comicità e sarcasmo nel ruolo della Baronin Grünwiesel. La sua performance brillante ha arricchito la scena con un piglio teatrale deciso, evidenziando il lato più satirico e, al contempo, quasi patetico del personaggio. Sul piano vocale, ha mostrato un timbro a fuoco e un controllo tecnico notevole, affrontando con naturalezza ed eclettismo i passaggi più impervi del ruolo, che richiedono agilità, escursioni estreme e un senso spiccato del fraseggio espressivo. A completare un ensemble di grande talento, contribuendo alla ricchezza e all'efficacia complessiva della rappresentazione, troviamo Caterina Dellaere che, nel ruolo di Begonia, ha saputo infondere al personaggio una vivacità e una presenza scenica che hanno arricchito il quadro complessivo, dimostrando una notevole versatilità. Andreas Mattersberger, con la sua autorevolezza vocale e scenica, ha reso il personaggio del Sindaco una figura emblematica del potere borghese, con un'interpretazione solida e convincente. Yurii Strakhov ha delineato un Oberjustizrat Hasentreffer incisivo e ben caratterizzato, contribuendo con precisione al coro di voci che animano la provincia. Nikoletta Hertsak, nel ruolo di Ida, ha aggiunto delicatezza e sfumature, dimostrando una notevole sensibilità interpretativa. James Kee ha portato in scena un Amintore La Rocca vibrante e carismatico, con una vocalità che ha saputo ben esprimere le peculiarità del personaggio. Gonzalo Godoy Sepúlveda ha offerto una interpretazione precisa e ben calibrata dell'Ökonomierat Scharf, contribuendo con efficacia alla dinamica corale dell'opera. Lorenzo Martelli ha saputo dare al Professor von Mucker una caratterizzazione acuta e perspicace, evidenziando le sfumature intellettuali e a tratti pedanti del ruolo. Ioanna Kykna, nella parte di Frau von Hufnagel, ha aggiunto un tocco di eleganza e compostezza, arricchendo la galleria di personaggi femminili. Aloisia De Nardis ha completato il quadro con la sua vivace interpretazione di Frau Oberjustizrat Hasentreffer, dimostrando un'ottima intesa con il resto del cast. Infine, Letizia Bertoldi, nel ruolo del Kammermädchen, ha offerto una performance attenta e misurata, contribuendo alla credibilità dell'ambiente scenico, e Davide Sodini ha saputo dare risalto anche a un ruolo minore come quello del Lichtputzer, con ottima presenza scenica. The last but not the least, l’attore Giovanni Franzoni ha regalato al personaggio di Sir Edgar una presenza scenica di grande impatto. Pur nel suo ruolo muto, ha saputo imporre una figura magnetica e sfuggente, rendendolo il vero fulcro degli intrighi. Con una gestualità calibrata, elegante e mai banale, ha costruito un personaggio di straordinaria ambiguità, affascinante e sinistro al tempo stesso. La sua interpretazione, segnata da spigolatezza espressiva e uno stile raffinato, ha dimostrato una notevole intelligenza attoriale: ogni sguardo, ogni movimento era carico di tensione drammatica e sottotesto. Una prova di bravura che ha saputo trasformare il silenzio in linguaggio teatrale potente.
  
  
  
Per chi scrive, è stata un’esperienza totalizzante, capace di coinvolgere mente e sensi in un viaggio teatrale e musicale di rara intensità. Der junge Lord si conferma un’opera dirompente, che racchiude e rilancia le tensioni politiche, culturali e linguistiche del secondo Novecento europeo. Henze e Bachmann firmano un capolavoro che smaschera con ironia le ipocrisie del vivere sociale, sovvertendo convenzioni teatrali e morali con intelligenza corrosiva. È un’opera che guarda alla tradizione solo per sovvertirla, per reinventarla attraverso il prisma della satira, della musica e della parola. In un’epoca ancora segnata dall’ambiguità delle apparenze e dalla fragilità dell’identità, questa messinscena ci ha ricordato quanto il teatro possa essere uno specchio tagliente e necessario. Un’esperienza che lascia il segno, perché costringe a guardarsi dentro, dietro le maschere. (La recensione si riferisce alla recita del 31 maggio 2025)
Crediti fotografici: Michele Monasta per il Teatro dell'Opera di Firenze - Maggio Musicale Fiorentino Nella miniatura in alto e sotto in sequenza: il magico universo di Der junge Lord negli scatti istantanei di Michele Monasta
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Pubblicato il 19 Maggio 2025
La commistione fra balletto classico e opera lirica ha creato l'unicum sullo stesso soggetto
Giselle around Le Villi
servizio di Simone Tomei
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LUCCA - Sabato 17 maggio 2025, il Teatro del Giglio ha chiuso la sua stagione lirica con la prima nazionale di Giselle around Le Villi, un evento che ha trasceso la semplice rappresentazione per divenire un'operazione artistica di profonda risonanza. Non un mero spettacolo, ma una narrazione avvincente che ha saputo intessere due capolavori apparentemente distanti in un'unica, vibrante tessitura. Frutto di una felice coproduzione tra il Teatro del Giglio e l'Ente De Carolis di Sassari, questo coraggioso progetto di esplorazione e ricerca sulla musica del giovane Giacomo Puccini ha dimostrato con eloquenza come l'innovazione più autentica possa fiorire dal rispetto più profondo per la storia. Le Villi di Puccini e Giselle di Adolphe-Charles Adam, opere che condividono un soggetto intriso di fantastico e dramma romantico, si sono rivelate punti di svolta cruciali nelle carriere dei rispettivi compositori. Se Giselle segnò il debutto di Adam nel mondo del balletto, Le Villi proiettò Puccini nell'olimpo operistico. La loro unione in un dialogo inatteso e sorprendente ha rivelato affinità insospettabili. Il cuore pulsante di questa fusione magistrale risiede nella partitura firmata da Sergio Oliva e Silvano Corsi. Lungi dal limitarsi a una giustapposizione, essi hanno creato un vero e proprio tessuto connettivo, essenzializzando gli elementi drammaturgici e musicali attraverso sapienti adattamenti e nuovi inserti. Come hanno spiegato i compositori stessi, l'obiettivo era «... ricreare lo stesso equilibrio anche sul piano musicale, senza che la bilancia pendesse troppo in un’unica direzione», lavorando su «scelte armoniche, strumentazione, scelta dei brani da eseguire e uso di ponti modulanti e nuovi inserti musicali che creassero un colore unico ed il senso di una fusione indolore e teatralmente valida tra due grandi autori.» Il pubblico è stato così guidato in un percorso che ha permesso di seguire simultaneamente la narrazione del Balletto e quella dell'Opera lirica, in un'esperienza immersiva che ha catturato attenzione ed emozione, svelando ancora una volta la straordinaria attualità del giovane Puccini. Per addentrarsi nella profondità di questa operazione drammaturgica, è indispensabile soffermarsi sul monologo d'apertura, interpretato con intensità da Cataldo Russo nei panni de L'uomo della vita reale.

Le sue parole, vibranti e penetranti, hanno posto le fondamenta di ciò che si sarebbe dispiegato sul palco, interrogando il pubblico sul senso profondo dell'arte e della narrazione in un'epoca frettolosa:
"Perché si danza? Perché si canta? Perché, in questo tempo frettoloso, si osa ancora raccontare l’amore e la morte con il linguaggio dei sogni? Due mondi si specchiano stanotte. Giselle, la fanciulla che muore d’amore, e Le Villi, gli spiriti che vendicano l’abbandono. Due leggende, due partiture, un solo destino: quello di chi ama troppo, di chi perde tutto, di chi cerca nell’arte un modo per restare. Sono corpi, i nostri. Corpi che parlano, che gridano, che cadono e si rialzano. Voci che tremano tra le pieghe di una melodia antica. Fiori spezzati. Promesse infrante. Stasera il palcoscenico è grembo e tempesta. Un padre chiama la figlia perduta. Un amore si disfa tra le dita del tempo. Le Villi danzano. Giselle sospira. Puccini e Adam si tengono per mano, e nei loro accordi si incrociano i passi di chi è vivo e i sussurri di chi non lo è più. Perché? Perché ora? Perché osare, mescolare, fondere, confondere? Perché l’arte vera è sempre un atto di coraggio. E noi siamo qui a cercare un varco, a strappare il sipario tra il visibile e l’invisibile, a raccontare – ancora una volta – che l’amore può uccidere, ma anche resuscitare. E allora ascoltate. Guardate. Lasciatevi toccare. Perché stanotte, su questo palco, la leggenda prende corpo e la poesia diventa carne. E nulla sarà come prima."

A fare da contrappunto e chiarimento a queste parole, risuona la riflessione del M° Alberto Gazale, vero deus ex machina di questo progetto, che non solo ne è stato l'ideatore e motore, ma anche il regista e scenografo. La sua audace visione, che ci introduce al cuore della sua concezione, ha risposto alla domanda sul "perché" di un'operazione così complessa: «… non si tratta di una nuova composizione, bensì dell’accostamento di due mondi che si specchiano a vicenda. L’intento è quello di offrire una visione simultanea, un doppio binario percettivo. Due universi musicali lontani vengono destrutturati e ricomposti, uniti da una medesima sostanza drammaturgica. Il progetto è frutto di un lavoro di ricerca che ha indagato modalità nuove per farli convivere. L’approccio teatrale – condiviso con gli adattatori musicali – cerca di restituire quello stesso spirito istintivo e coraggioso che ha animato la leggenda delle Villi sin dalle sue origini. Il collante tra i due mondi? Le atmosfere nordeuropee, filtrate da una sensibilità latina, come avvenne per Adam e Puccini… Nessuna pretesa di riscrivere la storia o di snaturare i capolavori. Piuttosto, un tentativo – rispettoso ma coraggioso – di proiettare queste opere nel futuro, con lo spirito libero e sperimentale delle avanguardie degli anni Ottanta. Perché l’arte, per vivere, ha bisogno di osare.» La visione artistica di Gazale si è concretizzata grazie a un team di professionisti di grande talento: i costumi di Marco Nateri, le luci di Tony Grandi, l'aiuto regia di Siria Colella e la scenotecnica di Danilo Coppola.

Un contributo musicale di spessore è stato offerto dal M° Beatrice Venezi che, al suo debutto ufficiale nella città natale, ha impresso un carattere deciso alle transizioni musicali tra le due composizioni, cercando un equilibrio dinamico e ritmico con le voci sul palcoscenico, rispettandole e agevolandole con maestria. A tal proposito, la stessa Venezi ha condiviso la sua prospettiva: «... con Alberto Gazale…, ci siamo spesso chiesti quali siano le esigenze del pubblico di oggi, in termini di contenuti, emozioni, ma anche durata e fruizione. Dunque, questo lavoro così particolare riflette la nostra personale risposta a queste domande e all’esigenza, oltre che alla volontà, di sperimentare un nuovo modo per traghettare i grandi classici nella contemporaneità, allargando i confini del pubblico, coinvolgendolo in modo sinestetico e multidisciplinare.» Il cast vocale ha dato vita ai personaggi con straordinaria intensità. Lo stesso Alberto Gazale, nei panni di Guglielmo Wulf, ha incarnato il personaggio con profonda dolenza e maturo pathos emozionale. Il Roberto di Carlo Ventre non ha solo interpretato, ma ha fraseggiato divinamente, ricamando l'ordito della parola sul tessuto musicale con una vocalità sempre a fuoco, tonante e passionale. Anche Anastasia Boldyreva (Anna) ha saputo imprimere il carattere dolente della giovane Anna, con una performance di grande impatto emotivo. Un ruolo di primo piano è stato giocato dalle originali coreografie di Luigia Frattaroli, che hanno trovato vita e splendore grazie all'eccezionale bravura del ben preparato corpo di ballo. I danzatori solisti Corinne De Bock e Maxime Mathieu Quiroga, affiancati dal corpo di ballo composto da Luca Cappai, Claudia Floris, Maria Grazietti, Rachele Montis, Giulia Mostacchi, Chiara Mura e Giulia Vacca, hanno trasformato ogni movimento in piccoli, raffinati cammei, contribuendo in maniera determinante a uno spettacolo di piacevolezza e profondità visiva. La piena e innegabile riuscita del progetto si è manifestata in questa audace e rispettosa sperimentazione. La fusione non è stata una semplice sovrapposizione, bensì un'amalgama sopraffina, armonica nei colori, nei sapori, nelle emozioni. Il risultato è stato una serata di autentico e profondo gusto musicale e teatrale, dove ogni elemento ha contribuito a tessere un'esperienza coesa, vibrante e profondamente toccante. Un teatro abbastanza gremito ha decretato il successo di una serata di musica e teatro che si è distinta per la sua originalità e la qualità dell'esecuzione. (La recensione si riferisce alla recita di sabato 17 maggio 2025)
Crediti fotografici: Foto Alcide per il Teatro del Giglio di Lucca Nella miniatura in alto: il direttore Beatrice Venezi Al centro, in sequenza: Anastasia Boldyreva (Anna) e Carlo Ventre (Roberto) Sotto: panoramiche su Giselle around Le Villi
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Pubblicato il 01 Maggio 2025
Nel Teatro Goldoni č andato in scena l'ultimo capolavoro di Verdi protagonista Federico Longhi
Un Falstaff maturo e autoritario
servizio di Simone Tomei
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LIVORNO - Con Falstaff, ultimo capolavoro di Giuseppe Verdi, si è conclusa la stagione lirica 2024-25 del Teatro Goldoni, regalando ai livornesi un ritorno atteso da più di un secolo. L’opera, infatti, era stata rappresentata nella città toscana soltanto una volta in oltre cento anni. La messinscena è frutto di una prestigiosa collaborazione internazionale con il Teatro Nazionale Sloveno SNG Opera Ljubljana, dove lo spettacolo ha debuttato lo scorso settembre. Le premesse, indubbiamente stimolanti, vengono purtroppo disattese da un allestimento che appare sin dalle prime battute priva di coerenza drammaturgica e lontana da una visione registica solida e giustificata. L’ambientazione circense – con roulotte, attrezzi da spettacolo viaggiante e personaggi trasformati in caricature-creature animalesche – si rivela un espediente gratuito, scollegato tanto dal libretto di Boito quanto dal sottotesto verdiano. La regia è di Emanuele Gamba, con le scene di Massimo Checchetto, i costumi di Carlos Tieppo e le luci di Michele Rombolini. Quella che dovrebbe essere una rilettura contemporanea si riduce, invece, a un esercizio di stile piuttosto superficiale, privo di un reale dialogo con l’opera. Il secondo atto acuisce ulteriormente il disorientamento, proponendo inserti dal tono grottesco – come ad esempio la presenza di una lavatrice – e personaggi femminili (le comari) abbigliati in un discutibile stile trash-chic, che si muovono in scena con gestualità stereotipate e relazioni sceniche poco costruite. Anche il finale, che dovrebbe esplodere nella proverbiale beffa collettiva, si risolve in un momento privo di verve, in cui l’ironia e la leggerezza farsesca svaniscono, lasciando il posto a un epilogo fiacco, visivamente piatto e drammaturgicamente povero.



Sotto il profilo musicale, la direzione del M° Marco Guidarini a capo dell’Orchestra del Teatro Goldoni si è distinta per un approccio lucido e profondamente rispettoso nei confronti della partitura verdiana, cui ha restituito una lettura essenziale e ben calibrata. La sua interpretazione è stata in linea con la sua stessa visione, secondo cui in Falstaff “il gioco dell’intelligenza si intreccia costantemente con la sensibilità”. Dopo un avvio forse meno incisivo del previsto – privo di quella scintilla iniziale che ci si aspetterebbe da un’opera che vive di ritmo e leggerezza – la direzione si è progressivamente assestata su un terreno più convincente, attenta alle dinamiche e ai dettagli timbrici, cercando di costruire un dialogo serrato con il palcoscenico. Questo colloqui, tuttavia, non sempre è risultato perfettamente riuscito, anche a causa di una compagnia di canto che, seppur vocalmente corretta, ha mostrato occasionali limiti interpretativi, in particolare nella definizione dei caratteri e nella coesione d'insieme. Federico Longhi incarna un Falstaff maturo e autoritario, padrone della scena e dotato di saldo controllo vocale, sebbene il contesto registico lo privi talvolta privato della sfumatura ironica e malinconica che rende il personaggio allo stesso tempo buffo, ma profondamente umano. Paolo Ingrasciotta è un Ford di nitore cristallino e dizione perfetta, offrendo momenti di vero spessore teatrale ancorché sacrificato da una lettura registica del personaggio ai limiti del ridicolo; Andrea Tanzillo (Fenton) rimane corretto nell’emissione, ma manca di slancio emotivo nei passaggi più intimi. Tra i comprimari, Alfonso Zambuto disegna un Dottor Cajus incisivo, mentre Mauro Secci (Bardolfo) e Alessandro Abis (Pistola) arricchiscono la serata con verve comica e brillantezza scenica.



Sul versante femminile si riscontrano maggiori perplessità. Francesca Maionchi (Mrs. Alice Ford) si conferma interprete musicale e vocalmente precisa, ma la sua resa scenica risulta manierata e poco incisiva, privando il personaggio della vivacità e della forza seduttiva che lo contraddistingue. Yulia Merkudinova (Nannetta) fatica a imporsi: la linea di canto appare fragile e l’aria conclusiva, che dovrebbe rappresentare il suo momento di luce “sul fil d’un soffio etesio”, resta sottotono e priva di quella levità che ne fa uno dei passaggi più poetici dell’intera partitura. Valentina Pernozzoli, nei panni di Mrs. Quickly, si impone sulla scena con una presenza magnetica e spavalda, catturando l’attenzione del pubblico. Tuttavia, la sua interpretazione oscilla tra momenti di grande potenza e passaggi in cui la voce tradisce qualche fragilità. Nelle note gravi, il suono appare a volte gonfio e poco definito, con una perdita di armonici e volume che ne smorza l’impatto. Al contrario, gli acuti risultano più curati e proiettati, rivelando una tecnica vocale ancora in evoluzione. Questa disomogeneità suggerisce un’impostazione non del tutto consolidata o forse un approccio stilistico non sempre coerente con le esigenze del ruolo. Nikolina Janevska (Mrs. Meg Page) infine offre maggiore solidità vocale, pur restando a tratti impaludata in una musicalità poco sciolta. Il coro del Teatro Goldoni preparato dal M° Maurizio Preziosi, sigilla l’opera con un finale puntuale e ben cesellato, guadagnandosi l’apprezzamento del pubblico. Nonostante un teatro poco gremito, non sono mancati gli applausi per tutti.

Una chiosa: “nonostante le ingenuità registiche e qualche inciampo vocale, emerge chiaro lo sforzo di unanime nel valorizzare l’ultimo, straordinario dono di Verdi: un invito a vedere nella vita un gioco dialogico fra intelletto e sentimento, sorretto da una musica che non teme di rinnovarsi fino all’ultimo respiro”. (La recensione si riferisce alla recita di sabato 26 aprile 2025)
Crediti fotografici: Andrea Trifiletti-Team Bizzi per il Teatro Goldoni di Livorno Nella miniatura in alto: il baritono Federico Longhi (Fanstaff) Al centro e sotto, in sequenza: panoramiche su scene e costumi del Falstaff livornese
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FIRENZE - In occasione dell'87° Festival del Maggio Musicale Fiorentino, abbiamo avuto l'opportunità di immergerci nell'intrigante universo di Der junge Lord, un'opera in due atti che porta la firma di Hans Werner Henze. Composta su libretto di Ingeborg Bachmann, liberamente ispirato alla novella di Wilhelm Hauff Der Affe als Mensch ("La scimmia come
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Eventi
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Festival Puccini 2025 e... 2026
servizio di Athos Tromboni FREE
TORRE DEL LAGO (LU) - Nel rinnovato e suggestivo giardino della Villa Puccini sulle rive del Lago di Massaciuccoli, accolti da Patrizia Mavilla, direttrice della Fondazione "Simonetta Puccini", si è tenuta la presentazione del 71° Festival Puccini che inaugurerà la stagione il 18 luglio 2025 con Tosca, per concludersi il 6 settembre con Manon Lescaut.
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Opera dal Nord-Ovest
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Carmen delle parole e delle note
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA – Con Carmen di Georges Bizet, l’Opera Carlo Felice di Genova ha proseguito la sua Stagione Lirica 2024-2025 mandando in scena l’ottavo titolo in cartellone. Opéra-comique in quattro atti, su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy tratto dalla novella di Prosper Mérimée, Carmen è tra i titoli più celebri e popolari dell’intero repertorio
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Opera dall Estero
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Giulio Cesare a Berkeley
servizio di Ramón Jacques FREE
BERKELEY (California, USA), Zellerbach Hall - Nel corso della tournée annuale negli Stati Uniti dell’ensemble inglese The English Concert, è stata eseguita con grande successo l’opera seria in tre atti Giulio Cesare in Egitto, HWV 17 di George Friedrich Händel (1685-1759). La rappresentazione si inserisce nel prestigioso ciclo Cal Performances di danza,
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Vocale
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La Veneziani e la Messa K.427
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il settantesimo anniversario dell'Accademia Corale "Vittore Veneziani" si è celebrato in queste settimane con diverse iniziative che hanno coinvolto la corale stessa e, naturalmente, la città. E in tutte le circostanze la città (artisti locali, istituzioni e pubblico) ha manifestato la propria simpatia verso "la Veneziani" come viene chiamata
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Opera dal Centro-Nord
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Giselle around Le Villi
servizio di Simone Tomei FREE
LUCCA - Sabato 17 maggio 2025, il Teatro del Giglio ha chiuso la sua stagione lirica con la prima nazionale di Giselle around Le Villi, un evento che ha trasceso la semplice rappresentazione per divenire un'operazione artistica di profonda risonanza. Non un mero spettacolo, ma una narrazione avvincente che ha saputo intessere due capolavori apparentemente
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Opera dal Nord-Est
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Enkbath grande Rigoletto
servizio di Rossana Poletti FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. E’ stato un Rigoletto come non lo si vedeva da anni, quello andato in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Un cast eccezionale ha animato il palcoscenico del debutto. Daniel Oren ha diretto l’Orchestra del Verdi con straordinaria maestria, attento a tutte le sfumature della splendida musica del
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Classica
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Zangiev/Gadijev accoppiata vincente
servizio di Nicola Barsanti FREE
FIRENZE - Due opere monumentali della musica russa, lontane nel linguaggio ma accomunate da una tensione emotiva profonda, si incontrano in un’unica serata: il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Sergej Prokof’ev e la Sesta sinfonia di Pëtr Il’ič Tchaikovsky, la celebre Patetica. Da un lato, un’esplosione di energia, una scrittura virtuosistica al
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Classica
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Ferrara Musica nuova Stagione
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Presentata la Stagione 2025/2026 di Ferrara Musica: sono quattordici gli appuntamenti con le migliori orchestre italiane e internazionali, guidate da grandi direttori, tra i quali spiccano il nome di Sir Antonio Pappano sul podio della Chamber Orchestra of Europe e quello di Michele Mariotti alla guida della Filarmonica della
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Nuove Musiche
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Torna miXXer
FREE
FERRARA - Il Festival miXXer, ideato e organizzato dal Conservatorio "Girolamo Frescobaldi" di Ferrara, giunge alla XVIII edizione e avrà luogo il 15, 16 e 17 maggio 2025 presso Palazzo Naselli Crispi, Ridotto del Teatro Comunale, giardino di Palazzo Giulio D’Este, Torrione Jazz Club, Pinacoteca Nazionale di Ferrara e loggiato di Palazzo dei
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Eventi
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Il nuovo cartellone del Regio
redatto da Simone Tomei FREE
TORINO - Il Teatro Regio di Torino si prepara a inaugurare una stagione 2025/2026 ricca di appuntamenti imperdibili, all'insegna di un rinnovato slancio artistico e culturale. Dieci titoli operistici, che spaziano dalle vette del repertorio classico a gemme preziose del Novecento, quattro nuove produzioni che promettono di lasciare
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Opera dal Centro-Nord
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Un Falstaff maturo e autoritario
servizio di Simone Tomei FREE
LIVORNO - Con Falstaff, ultimo capolavoro di Giuseppe Verdi, si è conclusa la stagione lirica 2024-25 del Teatro Goldoni, regalando ai livornesi un ritorno atteso da più di un secolo. L’opera, infatti, era stata rappresentata nella città toscana soltanto una volta in oltre cento anni. La messinscena è frutto di una prestigiosa collaborazione
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Echi dal Territorio
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Vivaldi e il mandolino
servizio di Edoardo Farina FREE
FERRARA - La programmazione invernale 2024/primaverile 2025 di “Ferrara Musica al Ridotto” - Giovani interpreti e rare occasioni d’ascolto attraverso l’organizzazione artistica di Dario Favretti autore anche delle varie ed esaustive note di sala allegate a ogni concerto della domenica mattina presso la sala Stemma del Teatro Comunale “Claudio
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Echi dal Territorio
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Garcia e i cantanti del Frescobaldi
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Voluto dalla direttrice del Conservatorio "Girolamo Frescobaldi", Annamaria Maggese, e realizzato dai docenti Alessandro Patalini, Marina De Liso, Manolo Da Rold, Monica Benvenuti e Susanna Guerrini, si è svolto ieri nel Ridotto del Teatro Comunale "Claudio Abbado" un concerto sotto il titolo “Manuel Garcia 1775-2025, due secoli e mezzo
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Opera dall Estero
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Ainadamar a Los Angeles
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Ainadamar, opera prima in tre atti e tre scene composta dal compositore argentino Osvaldo Golijov (nato nel 1960), è uno dei titoli in programma nella stagione in corso della Los Angeles Opera che si concluderà a giugno con una produzione di Rigoletto e i recital del tenore Joshua Guerrero
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Personaggi
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Parla Leone Magiera
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Quasi duecento giovani cantanti lirici provenienti da tutto il mondo stanno partecipando, in più giorni, alle audizioni presso il Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara per le nuove produzioni liriche rossiniane di La Cenerentola e Il barbiere di Siviglia, in programma nelle prossime stagioni d'Opera del teatro ferrarese. Vogliono mettere
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Opera dall Estero
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Cosė fan tutte alti e bassi
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES CA, USA, Dorothy Chandler Pavilion - Le nuove e più dinamiche programmazioni dei teatri americani, che si concentrano sulla messa in scena di opere contemporanee, prevalentemente di compositori americani e di alcuni stranieri (il prossimo titolo in programma sarà Ainadamar del compositore argentino Osvaldo Golijov - 1960), nonché di
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Classica
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Saccon Génot ritorno a Ferrara
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Pubblico come sempre numeroso nel salone d'onore del Circolo Negozianti in Palazzo Roverella, ieri, vigilia di Pasqua, per il secondo concerto cameristico promosso dal Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto da Gianluca La Villa. Dopo i saluti del presidente del sodalizio, Paolo Orsatti, sono entrati i due cameristi già conosciuti e
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Opera dal Nord-Ovest
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Danae di rara opulenza
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - In un panorama operistico spesso dominato da titoli consolidati, emerge con prepotente originalità la produzione di Die Liebe der Danae, Op. 83 di Richard Strauss al Teatro Carlo Felice di Genova. Quest'opera, lungi dall'essere un mero reperto archeologico, si rivela un'esplorazione complessa e affascinante delle dicotomie umane, incastonata
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Opera dal Nord-Ovest
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Dama scolpita dalla luce
servizio di Simone Tomei FREE
TORINO - Il Teatro Regio ha riportato in scena La dama di picche di Pëtr Il'ič Chajkovskij, in una nuova coproduzione con la Deutsche Oper di Berlino. L'opera si è rivelata un'autentica descente aux enfers, un'immersione nelle zone più oscure e tormentate dell'animo umano. L'allestimento, ideato da Graham Vick e portato a termine con
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Nuove Musiche
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Conti Cavuoto Santini il trio
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Ferrara Musica al Ridotto è una rassegna "parallela" e si affianca alla programmazione maggiore di quella Ferrara Musica fondata da Claudio Abbado nel 1989. La rassegna maggiore ha il pregio di proporre i grandi interpreti (solisti, direttori, orchestre) in un cartellone che mira alto; la rassegna "parallela" si assume invece il compito di valorizzare
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Personaggi
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Ferrara e Vivaldi connubio in musica
redatto da Edoardo Farina FREE
È il quarto anno consecutivo che il maestro Federico Maria Sardelli è presente nel cartellone musicale del Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara. Questa volta ha proposto al pubblico estense una Serenata a tre che è praticamente una pagina dimenticata del catalogo del "Prete Rosso". Sardelli è direttore d'orchestra, compositore,
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Vocale
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Serenata d'amore torna a cantare
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - La prima esecuzione assoluta in tempi moderni di una pagina musicale molto bella di Antonio Vivaldi, la Serenata a tre RV 690, ha richiamato nel Teatro Comunale "Claudio Abbado" un buon numero di spettatori ed estimatori della musica del "prete rosso", tanto da registrare praticamente il tutto esaurito. Ancora una volta il majeuta è
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Classica
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Il ritorno dei Cardelli
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il ritorno dei Cardelli. Sembra quasi il titolo di una saga, e tale parrebbe se si considerasse la regolarità con cui da un paio di lustri i recital solististici di Matteo (pianoforte) o di Giacomo (violoncello), nonché i concerti in Duo, fanno registrare una loro presenza nelle rassegne cameristiche di Ferrara. Stavolta, per gli appuntamenti dei
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Nuove Musiche
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Lo Specchio di Dioniso
servizio di Edoardo Farina FREE
FERRARA - Continua la ricca programmazione del Teatro Comunale “Claudio Abbado” luogo simbolo della tradizione culturale locale, nell’ambito della Stagione Opera & Danza 2024-2025 con in scena il decimo appuntamento dei quattordici previsti, Lo Specchio di Dioniso - Risonanze polifoniche erranti venerdì 21 marzo 2025 (replicatosi nella serata successiva)
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Opera dal Nord-Est
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Elektra nella Repubblica di Weimar
servizio di Simone Tomei FREE
VERONA – Nei fermenti intellettuali dei primi anni del Novecento, quando le teorie di Sigmund Freud e gli studi sull'isteria e sull'inconscio scuotevano le fondamenta del pensiero occidentale, il mito degli Atridi subì una profonda umanizzazione; il letterato e poeta Hugo von Hofmannsthal, reinterpretando la leggenda mitologica in chiave
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Opera dal Centro-Nord
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Norma da manuale
servizio di Simone Tomei FREE
FIRENZE - Dopo oltre quarantacinque anni di assenza, Norma torna a Firenze in un allestimento che non si limita a celebrare il capolavoro di Vincenzo Bellini, ma lo reinterpreta con una chiave scenica e musicale di forte impatto. La regia di Andrea De Rosa e la direzione del M° Michele Spotti plasmano uno spettacolo che, pur rispettando la tradizione
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Gli Amici della Musica giornale on-line dell'Uncalm
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