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Pubblicato il 14 Giugno 2025
L'operetta-musical del direttore e compositore americano in scena con successo a Trieste
Candide da Voltaire a Bernstein
servizio di Rossana Poletti (13 giugno 2025)
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TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Per quale motivo Leonard Bernstein scelse il romanzo filosofico “Candide” di Voltaire per scrivere un’opera che lo proiettasse nel mondo lirico? Il primo motivo è certamente la questione politica. Nel dopoguerra l’America è dominata dal Maccartismo (un po’ come oggi dal trumpismo, ma guarda il Vico cosa ti fa coi suoi corsi e ricorsi...).
 L’ossessione contro il comunismo, un bigottismo chiuso diffuso governano la realtà degli Stati Uniti. Le streghe vanno poi in particolar modo scovate nel mondo della cultura e dello spettacolo, lì si annidano e da lì vanno scacciate. Voltaire nel suo “Candide” faceva il verso a Leibniz, al suo “ottimismo”, alla sua idea del "migliore dei mondi possibili" (il mondo creato da Dio è la migliore tra tutte le realtà alternative possibili; Dio, nella sua onnipotenza e sapienza, ha scelto la combinazione ottimale tra tutte le possibili). Cosa ci sia da essere ottimisti nei bambini che muoiono appena nati, nelle continue guerre, nelle società in cui pochi sfruttano e opprimono il popolo, si chiede Voltaire. E punta il dito contro i due capisaldi del potere, monarchia (al suo tempo) e chiesa. Per Bernstein c’è però anche un altro motivo ed è la musica: nei primi anni Cinquanta del Novecento aveva diretto trionfalmente l’Orchestra della Scala nell’opera Medea prima e Sonnambula poi, sempre con la Callas protagonista. Un amore spassionato per il melodramma? un trasporto per la musica europea? Concentrato a scrivere un nuovo linguaggio musicale “tipicamente” americano, Candide sarà da lui definito una «lettera d’amore musicale all’Europa.» Cosa sia Candide è difficile dirlo. I critici musicali tendono a definirlo un ibrido tra musical, opera, operetta e commedia musicale. Lo stesso Bernstein ebbe a dire in un’intervista a se stesso: «... mio caro, chi ha mai detto che non si tratti di un’operetta? Se ti sei preoccupato solo di questo, allora la nostra discussione è conclusa. Certo che è una specie di operetta, o una versione lunga del teatro musicale che è fondamentalmente europeo, ma che gli americani hanno accettato e amano da tempo. Ricordi che ho detto che uno degli attributi più evidenti dell’operetta è l’atmosfera esotica (per gli americani) in cui si svolge? ... Immagino che Candide segua questa tradizione, piuttosto che quella della pura commedia musicale di Guys and Dolls o Wonderful Town. Per quanto riguarda il nome che prenderà alla fine – operetta, opera comica o altro- dobbiamo lasciare che siano gli altri a deciderlo. La particolare mescolanza di stili ed elementi che si trova in questo lavoro lo rende forse un nuovo tipo di spettacolo.» Candide, che ha debuttato in questi giorni al Teatro Verdi di Trieste e che a seguire sarà al Teatro Comunale di Bologna (coproduzione tra la Fondazione triestina e quella bolognese), stessa regia, direzione musicale e cast, è certamente inquadrabile nello stile di un’operetta per la presenza di tanta recitazione (in inglese) e per l’esigenza della partitura di voci liriche, se però ascoltiamo la straordinaria musica che Bernstein ha scritto, non possiamo non scorgere tutte le sfumature che al nascente musical americano regalerà, per primi gli accordi ricorrenti, che ritroveremo l’anno successivo 1957 nel suo capolavoro West Side Story, ma non meno nelle due Ouverture ai due atti, potenti, sonore, profondamente lontane dall’operetta viennese a cui forse tendeva. Incontriamo ancora richiami all’“Opera da tre soldi” di Bertold Brecht e soprattutto alle musiche di Kurt Weill; sono trascorsi quasi trent’anni da quest’ultima, ma l’imprinting musicale e anche “ideologico” è ben evidente.


Il testo di questa vicenda è inenarrabile, si sfida chiunque ad essere in grado di sintetizzarlo in poche righe. E’ la vicenda umana di Candide, ragazzo ingenuo, candido infatti, che attraverso esperienze travagliate capirà che la vita non è contemplabile con l’ottimismo, bensì con l’accettazione che il mondo è quello che è e bisogna fare e dare il meglio per viverci: “non siamo puri, né saggi, né buoni, faremo del nostro meglio, costruiremo la nostra casa, taglieremo la legna e coltiveremo il nostro giardino. Che i sognatori sognino pure i mondi che preferiscono; l’Eden non si può trovare”. Queste le parole che chiudono lo spettacolo. L’Orchestra del Verdi, diretta dall’americano Kevin Rhodes, che da 34 anni dirige però in Europa, è indiavolata, si esprime in una performance straordinaria, molto applauditi orchestra e direttore a sottolineare il gradimento entusiastico del pubblico della prima.


Gli artisti impegnati sono tantissimi. Nel ruolo di Candide il tenore Enrico Casari canta costantemente dall’inizio alla fine, disinvolto anche nell’impegno recitativo non indifferente; è colui che deve sfoderare il massimo dell’ingenuità e ci riesce egregiamente. C’è poi Cunegonde, la sua innamorata, rincorsa per mezzo mondo, Tetiana Zhuravel, soprano di coloratura, capace di eseguire i passaggi vocali veloci, i guizzi arditi che la partitura di Candide impone, ma soprattutto eccellente nella presenza fisica in scena, conturbante giovane che si adatta a tutte le situazioni e a tutti i ricchi e potenti, che la concupiranno, ricoprendola di ricchezze, ma mai sposandola. Il ruolo chiave è quello di Bruno Taddia, che nel cambio delle situazioni sarà Voltaire, Pangloss e Martin, sempre comunque una sorta di conduttore, narratore, istruttore, chiave di lettura per la storia complessa e per le sfumature filosofiche. La sua recitazione si ispira ai Monty Phyton, alla loro comicità dissacrante, nonsense e molto inglese. Come sempre ottimo il Coro del Verdi, nei suoi fuori scena, ma anche nelle partecipazioni molto attive sul palcoscenico, ben diretto da Paolo Longo. La regia e le coreografie sono di Renato Zanella che immagina l’ambientazione in una fantomatica Westfalia University: «...un luogo di studio e di apprendimento - dice - un microcosmo popolato da professori, studenti e figure in continuo mutamento, che riflettono i temi centrali dell’opera: la corruzione, il potere, i dogmi religiosi e politici, l’assurdità della guerra.» Le scene sono di Mauro Tinti, i costumi di Danilo Coppola, assistente alla regia Oscar Cecchi.


Gli altri interpreti sono Felix Kemp (Maximilian / Capitain / Tsar Ivan), Madelyn Renée (The Old Lady), David Astorga (The Governor / Vanderdendur / Ragotski), Aloisa Aisemberg (Paquette) e ancora Saverio Pugliese, Yuri Guerra, Giulio Iermini, Xin Zhang, Zhibin Zhan, Dax Velenich, Francesco Cortinovis, Armando Badia, Gianluca Di Canito, Rustem Eminov. (La recensione si riferisce alla recita di venerdì 13 giugno 2025)
Crediti fotografici: Fabio Parenzan per il Teatro Verdi di Trieste Nella miniatura in alto e sotto: il direttore Kevin Rhodes Al centro, in sequenza: Enrico Casari (Candide) e Tetiana Zhuravel (Conegonde); panoramica su scene e costumi; Madelyn Renee (The Old Lady) e Tetiana Zhuravel; Bruno Taddia (Pangloss) con Enrico Casari In fondo, in sequenza: altre panoramiche su scene e costumi
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Pubblicato il 19 Maggio 2025
Nel Teatro Verdi di Trieste prestazione maiuscola del baritono mongolo nel ruolo del giullare
Enkbath grande Rigoletto
servizio di Rossana Poletti
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TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. E’ stato un Rigoletto come non lo si vedeva da anni, quello andato in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Un cast eccezionale ha animato il palcoscenico del debutto. Daniel Oren ha diretto l’Orchestra del Verdi con straordinaria maestria, attento a tutte le sfumature della splendida musica del compositore di Busseto, infondendo agli orchestrali la continua attenzione allo svolgersi della scena. Si poteva sentire dalla platea lo sforzo, anche fisico, che il direttore compiva nel dirigere l’opera di un Giuseppe Verdi giunto alla maturità espressiva. Il protagonista, Amartuvshin Enkbath, baritono mongolo, ha infiammato la platea del teatro con la sua esemplare interpretazione del gobbo verdiano. Una voce così non si sentiva da tempo a Trieste. Il pubblico l’ha invocato più volte e il cantante si è concesso alla richiesta di bis a sipario chiuso. Un’interpretazione a tutto tondo la sua, canora, ma anche espressiva, capace di rendere tutte le emozioni che Verdi ha scritto per questo famoso gobbo. Dramma potente e melodico allo stesso tempo, pieno di passioni, tradimenti, amore filiale e vendetta, pone l’accento sulle tensioni sociali, che con la rivoluzione francese avevano evidenziato gli abusi dell’aristocrazia. Non a caso il libretto di Francesco Maria Piave è tratto dal dramma di Le Roi s’amuse di Victor Hugo, che mette in evidenza la corruzione della corte e la subalterna condizione femminile, anzi l’assoluta indifferenza nei confronti del destino delle donne da parte dei potenti. L’opera era stata commissionata nel 1850 dalla Fenice di Venezia. Il tema trattato creò molti problemi con la censura austriaca, che governava al tempo la città lagunare e che mal tollerava la critica evidente. Ecco perché il re diventa un duca di una corte ben più antica, come faceva già Shakespeare che, per attaccare i suoi contemporanei, utilizzava re del passato.

Il tema dominante del Rigoletto è la maledizione e la morale che se ne ricava è “chi la fa l’aspetti”. Perché Rigoletto è un uomo becero, sfida tutti con la cattiveria delle sue battute, tanto dice «... che coglier mi puote? Di loro non temo. Del Duca il protetto nessun toccherà.» La maledizione invece lo raggiungerà, colpendolo nel suo bene più prezioso, la figlia Gilda. Non ha avuto pietà per la figlia di Monterone, anzi l’ha dileggiato per il disonore che aveva colpito l’uomo, poi arrestato: «... Tu che d’un padre ridi al dolore, sii maledetto!» grida l’uomo al giullare, che da quel momento sarà perseguitato dal pensiero della maledizione, fino alla morte di Gilda. E le note cupe ed inquietanti si inframmezzeranno di continuo nella prosecuzione della musica a ricordare che il destino si accanirà su Rigoletto e che in qualche modo lui ne è già consapevole e lo teme. A nulla serve l’ammonimento alla figlia di restare in casa. Sa bene cosa potrebbe fare il suo “principale”, senza sconti neanche a lui. Gilda è ingenua, piena di pulsioni amorose, nasconde al padre l'incontro con il giovane che l’ha avvicinata e che si è dichiarato. Non sa la ragazza che lo studente povero dichiaratosi come Gualtier Maldè è in realtà il Duca di Mantova, che profonde amore a qualsiasi donna di cui si invaghisca per il tempo di una notte. Gilda è il soprano Sabina Puértolas, talentuosa cantante spagnola, che dopo gli studi di Pamplona ha proseguito la sua formazione in Italia, proprio sul versante dell’opera verdiana. Restituisce con la sua interpretazione il personaggio della giovane donna innamorata, angelica nell’incontro col duca, appassionata fino alla morte quando sceglierà di farsi ammazzare al posto del potente, giurandogli amore eterno, al di là dell’evidenza dei fatti. Voce squillante, raggiunge vette impervie, a cui spesso Verdi costringe i suoi soprani. Il Duca di Mantova è interpretato da Galeano Salas, che si commuove al sapere la giovane rapita dalla massa di ribaldi che lo circondano. Si domanda «... E dove ora sarà quell’angiol caro? Colei che potè prima in questo core destar la fiamma di costanti affetti?», ma non la risparmierà. Salas esprime in scena con la sua voce brillante e limpida la freschezza del giovane che ogni cosa può con la leggerezza del rango. Ma poi nell’opera emerge, anche evidenziata nella rappresentazione di una Mantova buia e pericolosa, l’altra faccia della medaglia: l’umanità spregevole e dannata. Maddalena e Sparafucile (Martina Belli e Carlo Striuli), sonoi due fratelli che si spalleggiano nelle attività criminali, vivendo ai margini di una città corrotta. La bella Maddalena conquista il duca, che si serve dei suoi lussuriosi servizi. Grazie a lei salva la vita, che Rigoletto vorrebbe togliergli per vendicarsi dell’oltraggio alla figlia. Una scena cupa in cui Verdi fa calare anche la tempesta con i suoni dei tuoni e le luci dei lampi, per meglio evidenziare la maledizione che si compie. Completano il cast gli ottimi Carlotta Vichi (Giovanna), Gabriele Sagona (il Conte di Monterone), Miriam Artiaco (la Contessa di Ceprano), Enzo Peroni (Matteo Borsa), Fabio Previati (Marullo), Dario Giorgelè (il Conte di Ceprano) e per concludere Damiano Locatelli, Giuliano Pelizon, Daniele Cusari (Usceri di corte). La regia di Vivien Hewitt non presenta grandi originalità se non l’apertura dell’opera alla corte del duca con l’intrattenimento che si rifà ai miti di Apuleio e Omero, esaltati da Giulio Romano, pittore dei Gonzaga, ai tempi di Federico II. (La recensione si riferisce alla recita di venerdì 16 maggio 2025)
Crediti fotografici: Ufficio stampa del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste Nella miniatura in alto e al centro: il baritono Amartuvshin Enkbath (Rigoletto) Sotto: saluti finali al termine della recita
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Pubblicato il 23 Marzo 2025
L'opera capolavoro di Richard Strauss lascia la Grecia antica e approda nella Germania pre-nazista
Elektra nella Repubblica di Weimar
servizio di Simone Tomei
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VERONA – Nei fermenti intellettuali dei primi anni del Novecento, quando le teorie di Sigmund Freud e gli studi sull'isteria e sull'inconscio scuotevano le fondamenta del pensiero occidentale, il mito degli Atridi subì una profonda umanizzazione; il letterato e poeta Hugo von Hofmannsthal, reinterpretando la leggenda mitologica in chiave psicoanalitica, fece da tramite per una visione inedita del "complesso di Elettra" – definito dallo stesso Freud come l’equivalente femminile del complesso di Edipo – trasformando il dramma in una metafora delle tensioni interiori e sociali di un'epoca in transizione. In questo contesto la recente messa in scena di Elektra di Richard Strauss, nella regia di Yamal das Irmich, emerge come un audace connubio tra innovazione registica e profonda analisi psicologica. Ambientata nella tumultuosa Repubblica di Weimar (Germania, 1918-1933), la produzione non si limita a ricostruire un periodo storico ma lo trasforma in un palcoscenico simbolico, dove il conflitto tra vecchio e nuovo ordine diventa il fulcro della narrazione. La regia di Yamal das Irmich, con un acume interpretativo raro e una sensibilità quasi palpabile, si addentra nei meandri dell’animo umano, dando voce a tre figure femminili (Elettra, Crisotemi e Clitennestra) che incarnano percorsi di emancipazione e conflitto interiore. Clitennestra è la madre di Elettra e Crisotemide, e rappresenta un presente angoscioso e decadente: con la tragica decisione di assassinare il re Agamennone, suo legittimo marito – simbolo dell’autoritarismo maschile – la donna ribelle tenta di imporsi, ma si ritrova prigioniera di una colpa che la consuma, relegandola a una reclusione emotiva in compagnia di chiacchieroni e ciarlatani. Al contrario la figlia Crisotemi incarna il desiderio di evadere da quella prigione di angoscia in cui era precipitata insieme a Elettra: lei è bramosa di un futuro in cui possa non solo costruire una propria famiglia, ma anche incarnare un modello di femminilità autonoma e rinnovata.
  
  
Elettra, infine, resta intrappolata nel dramma del passato: bloccata nel trauma dell'assassinio subito dal padre e nell'ambiguità di un rapporto conflittuale con la madre, la sua ossessione di vendicare la morte di Agamennone la paralizza, confidando che Oreste – il figlio prodigo destinato a compiere il matricidio – si assuma il compito di dare un senso a quella propria tragica isteria e al suo desiderio di vendetta. La scelta di collocare il dramma nella Repubblica di Weimar non è casuale. Questo scenario, teatro di un’esplosione creativa in cui il mondo femminile, per un breve ma intenso periodo, sfidava l’egemonia maschile, diventa la cornice ideale per testimoniare una transizione di poteri. Qui, tra cabaret e rivoluzioni culturali, la donna si fa protagonista non solo nel canto e nella danza, ma anche in ruoli di imprenditoria e partecipazione politica, sebbene tale potere sia destinato a essere riconfigurato – e in parte smantellato – dall’inevitabile ritorno a un ordine ambivalente. Sul palcoscenico del Teatro Filarmonico di Verona, dopo ventidue anni di attesa, la visione del regista “trasforma” Elektra in uno studio vibrante delle dinamiche interiori e sociali. Con un uso magistrale di luci e spazi scenici curati rispettivamente da Fiammetta Baldisserri e Alessia Colosso, che oscillano tra il reale e l’onirico, il regista riesce a enfatizzare il conflitto interiore dei personaggi, facendone il fulcro di una narrazione che parla tanto al cuore quanto alla mente. La potenza della musica di Richard Strauss, in perenne vorticoso movimento, sembra incarnare quella ricerca costante di un significato che, pur non giungendo mai a compimento, illumina la tragedia di una famiglia divorata dalle proprie contraddizioni. Questa rivisitazione, che unisce la sensibilità psicoanalitica alla forza rivoluzionaria di una regia moderna - quando è fatta bene e non diventa pretestuosa -, conferma il potere universale dell’opera di Strauss: Elektra non è solo un omaggio alla tradizione, ma diventa il simbolo di un’epoca in cui le dinamiche di genere e il passaggio dei poteri assumono nuovi significati, parlando direttamente alle inquietudini e alle speranze di un presente in continuo divenire. La direzione musicale del M° Michael Balke si distingue per la capacità di esaltare ogni sfumatura della partitura straussiana, arricchita dalla nuova orchestrazione di Richard Dünser. Ridurre l'orchestrazione di un capolavoro come Elektra rappresenta una sfida titanica, ma Dünser, con una visione audace e raffinata, riesce a preservare la potenza drammatica e la ricchezza timbrica dell'originale, ridisegnando l'equilibrio sonoro in chiave innovativa. In questa nuova lettura, la scelta di utilizzare un'orchestra sinfonica di dimensioni standard come ha fatto la Fondazione Arena di Verona – pur mantenendo intatta l'intensità espressiva – consente di cogliere dettagli altrimenti inaccessibili. Particolare attenzione è rivolta alla sezione degli archi, che emerge con una lucentezza quasi palpabile, e agli ottoni, arricchiti da sorprendenti interventi della sordina "a tazza", che donano un colore sonoro inedito e contemporaneo. L'introduzione dell'armonium, poi, apre spazi di suggestione, contribuendo a creare un'atmosfera sospesa, dove il passato si intreccia con il presente in un dialogo costante.


Richard Strauss, con Elektra, aveva già concepito un'opera all'avanguardia, un inno alla modernità che sfida i canoni tradizionali con cromatismi esasperati e una scrittura musicale imponente. Il leitmotiv di Agamennone, una sequenza ossessiva di quattro note, attraversa l'intera composizione, evocando la presenza ineludibile del re del Atridi assassinato; e nel contempo scandisce il senso ineluttabile della tragedia. L'orchestrazione ridotta non solo mantiene la brutalità sonora e la tensione emotiva dell'originale, ma la esalta, rendendo ancora più incisiva la narrazione musicale. Questa interpretazione, offerta in anteprima in Italia dalla Fondazione Arena, rappresenta un connubio perfetto tra innovazione e rispetto della tradizione. La regia, attenta alla dinamica emotiva dei personaggi, si sposa con la raffinata visione musicale di Balke, creando un palcoscenico in cui ogni strumento racconta una parte della drammatica vicenda degli Atridi. In particolare, la scelta di un'orchestrazione ridotta permette di esaltare i leitmotiv e di mettere in luce le sfumature più intime della scrittura straussiana, offrendo al pubblico un'esperienza d'ascolto intensa e profondamente rivelatrice. L'interprete femminile di Elektra si impone con una forza vocale e drammatica che definisce il personaggio in modo impeccabile: Lise Lindstrom, scelta di rango per questo personaggio titanico, affronta il ruolo con una determinazione risoluta, mettendo in campo una vocalità piena e costantemente a fuoco, capace di trasmettere un'intensità emotiva che cattura immediatamente l'attenzione dello spettatore. La sua tecnica raffinata le permette di proiettare un canto solido, esaltando ogni sfumatura del testo musicale e dando vita a momenti di intesa profonda che sottolineano il grande appeal del personaggio. La sua presenza scenica, unita a una capacità esecutiva magistrale, conferisce al dramma una dimensione quasi palpabile, rendendo ogni nota un inno alla potenza espressiva della voce. Parallelamente, Anna Maria Chiuri, nel ruolo di Clitennestra, si distingue per un'interpretazione che va oltre i canoni tradizionali, offrendo una lettura attualizzata e personale del personaggio. La sua modulazione vocale è impeccabile, capace di scendere con naturalezza nei registri più intensi e drammatici, con una coerenza timbrica che pervade ogni rigo musicale. In questo modo, l'interpretazione trasforma il tormento interiore della madre assassina in un'esperienza emotiva profondamente coinvolgente, che riesce a comunicare con efficacia la complessità e la fragilità del personaggio, confermandosi come interprete eccelsa e di rara profondità. Infine, Soula Parassidis, affidata al ruolo di Crisotemi, offre una performance che, seppur meno incisiva rispetto alle sue colleghe, denota una notevole potenzialità vocale. La sua esecuzione presenta una tendenza a "gonfiare" la prima ottava rendendo poi alcuni passaggi in acuto con un vibrato eccessivo e ne risultano intaccati la linearità e l'autorevolezza. Tale caratteristica, pur conferendo un'impronta personale, evidenzia un margine di affinamento necessario per sostenere pienamente la complessità emotiva del personaggio. Nel debutto veronese del baritono Thomas Tatzl, per il ruolo di Oreste, si riscontra una prestazione solida, sebbene la sua voce, pur ben equilibrata, manifesti un eccessivo vibrato nella zona acuta che in alcuni passaggi ne intacca la chiarezza. Al contempo, il tenore Peter Tantsits, che interpreta Egisto, emerge come un interprete sopraffino, capace di donare alla narrazione musicale sfumature vocali di grande raffinatezza ed espressività. A completare il folto ensemble, si affiancano numerosi giovani artisti emergenti sulla scena internazionale: Nicolò Donini, nel ruolo del Precettore; Anna Cimmarrusti, Confidente attenta e incisiva; Veronica Marini, nel ruolo di Caudataria; Leonardo Cortellazzi e Stefano Rinaldi Miliani, entrambi nei panni dei Servi; Raffaela Lintl, nel ruolo della Sorvegliante; e infine, Lucia Cervoni, Marzia Marzo, Anna Werle, Francesca Maionchi e Manuela Cucuccio, che, con la loro presenza tra le Ancelle, arricchiscono ulteriormente il quadro scenico. Le voci fuori scena, che rappresentano i Servi e la Corte di Micene, sono affidate al Coro di Fondazione Arena di Verona, diretto dal M° Roberto Gabbiani, la cui resa aggiunge un ulteriore livello di profondità e suggestione all’intera produzione. In conclusione, questa messa in scena dell'Elektra di Richard Strauss dimostra come l’opera di questo compositore possa ancora parlare con forza al pubblico contemporaneo. La rilettura ambientata nella Repubblica di Weimar e l’orchestrazione rinnovata arricchiscono il dramma senza tradirne l’essenza.

La direzione incisiva e le interpretazioni vocali di grande livello contribuiscono a un’esperienza teatrale intensa e coinvolgente. Una produzione che non solo omaggia la tradizione, ma la riletta con intelligenza, confermando il potere universale dell’opera di Strauss. Sala poco affollata ma generosa negli applausi, in un venerdì di inizio primavera. (La recensione si riferisce alla recita del 21 marzo 2025)
Crediti fotografici: Ennevi Foto per il Teatro Filarmonico-Fondazione Arena di Verona Nella miniatura in alto: il soprano Lise Lindstrom (Elektra) Al centro e sotto, in sequenza: primi piani e campo lunghi di Ennevi Foto sui protagonisti e sull'allestimento veronese
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Nabucco oltre l'essenziale
intervento di Athos Tromboni FREE
VERONA - Che Nabucco di Giuseppe Verdi, bandiera dell'irredentismo italiano, potesse essere un opera-ballo, non era scontato. Eppure centottantatré anni dopo si è dimostrato possibile: ci è riuscito il regista Stefano Poda, con un allestimento in Arena di Verona che ha sfidato ogni tradizione e ogni immaginaria previsione costruendo uno spettacolo sopra le righe... «Io sono un istrione, ma la genialità è nata insieme a me... » cantava Charles Aznavour nei mitici anni '60 del Novecento. Ecco, adattiamolo a Poda, il sillogismo. Egli, per questo allestimento che ha inaugurato ieri, 13 giugno 2025, la centoduesima edizione dell'Arena Opera Festival nel teatro all'aperto più grande del mondo in una serata da tutto esaurito (sold-out, spellingano i fichissimi...), si è sbarazzato di ogni possibile ed eventuale interferenza tecnica, storica, e/o filosofica di terzi, firmando da solo regia, scene, costumi, luci e coreografia ... io sono un istrione e la genialità è nata insieme a me ... punto. E ha costruito uno spettacolo da gran-gala areniano
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Candide da Voltaire a Bernstein
servizio di Rossana Poletti (13 giugno 2025) FREE
TRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Per quale motivo Leonard Bernstein scelse il romanzo filosofico “Candide” di Voltaire per scrivere un’opera che lo proiettasse nel mondo lirico? Il primo motivo è certamente la questione politica. Nel dopoguerra l’America è dominata dal Maccartismo (un po’ come oggi dal trumpismo, ma guarda
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Opera dall Estero
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L'Incoronazione di Poppea piace
servizio di Ramón Jacques FREE
BOGOTÁ (Colombia), Teatro Mayor Julio Mario Santo Domingo - L’Incoronazione di Poppea (SV 308) è l’ultima composizione operistica di Claudio Monteverdi (1567–1643), autore italiano a cui si attribuisce il merito di aver contribuito alla nascita dell’opera lirica. La sua lunga carriera, che lo vide impegnato come direttore di coro (fu maestro di cappella
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Tannhäuser torna a Houston
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HOUSTON (USA) - Grand Opera. Wortham Theatre Center. La Houston Grand Opera ha concluso con successo un’altra stagione con Tannhäuser, un’opera in tre atti con musica e libretto in tedesco di Richard Wagner (1813-1883). Come la maggior parte delle sue opere, Tannhäuser trae ispirazione da leggende medievali tedesche. La quinta opera
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FIRENZE - In occasione dell'87° Festival del Maggio Musicale Fiorentino, abbiamo avuto l'opportunità di immergerci nell'intrigante universo di Der junge Lord, un'opera in due atti che porta la firma di Hans Werner Henze. Composta su libretto di Ingeborg Bachmann, liberamente ispirato alla novella di Wilhelm Hauff Der Affe als Mensch ("La scimmia come
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Festival Puccini 2025 e... 2026
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TORRE DEL LAGO (LU) - Nel rinnovato e suggestivo giardino della Villa Puccini sulle rive del Lago di Massaciuccoli, accolti da Patrizia Mavilla, direttrice della Fondazione "Simonetta Puccini", si è tenuta la presentazione del 71° Festival Puccini che inaugurerà la stagione il 18 luglio 2025 con Tosca, per concludersi il 6 settembre con Manon Lescaut.
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BERKELEY (California, USA), Zellerbach Hall - Nel corso della tournée annuale negli Stati Uniti dell’ensemble inglese The English Concert, è stata eseguita con grande successo l’opera seria in tre atti Giulio Cesare in Egitto, HWV 17 di George Friedrich Händel (1685-1759). La rappresentazione si inserisce nel prestigioso ciclo Cal Performances di danza,
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FERRARA - Presentata la Stagione 2025/2026 di Ferrara Musica: sono quattordici gli appuntamenti con le migliori orchestre italiane e internazionali, guidate da grandi direttori, tra i quali spiccano il nome di Sir Antonio Pappano sul podio della Chamber Orchestra of Europe e quello di Michele Mariotti alla guida della Filarmonica della
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FERRARA - Il Festival miXXer, ideato e organizzato dal Conservatorio "Girolamo Frescobaldi" di Ferrara, giunge alla XVIII edizione e avrà luogo il 15, 16 e 17 maggio 2025 presso Palazzo Naselli Crispi, Ridotto del Teatro Comunale, giardino di Palazzo Giulio D’Este, Torrione Jazz Club, Pinacoteca Nazionale di Ferrara e loggiato di Palazzo dei
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TORINO - Il Teatro Regio di Torino si prepara a inaugurare una stagione 2025/2026 ricca di appuntamenti imperdibili, all'insegna di un rinnovato slancio artistico e culturale. Dieci titoli operistici, che spaziano dalle vette del repertorio classico a gemme preziose del Novecento, quattro nuove produzioni che promettono di lasciare
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Vivaldi e il mandolino
servizio di Edoardo Farina FREE
FERRARA - La programmazione invernale 2024/primaverile 2025 di “Ferrara Musica al Ridotto” - Giovani interpreti e rare occasioni d’ascolto attraverso l’organizzazione artistica di Dario Favretti autore anche delle varie ed esaustive note di sala allegate a ogni concerto della domenica mattina presso la sala Stemma del Teatro Comunale “Claudio
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Echi dal Territorio
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Garcia e i cantanti del Frescobaldi
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Voluto dalla direttrice del Conservatorio "Girolamo Frescobaldi", Annamaria Maggese, e realizzato dai docenti Alessandro Patalini, Marina De Liso, Manolo Da Rold, Monica Benvenuti e Susanna Guerrini, si è svolto ieri nel Ridotto del Teatro Comunale "Claudio Abbado" un concerto sotto il titolo “Manuel Garcia 1775-2025, due secoli e mezzo
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Opera dall Estero
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Ainadamar a Los Angeles
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Ainadamar, opera prima in tre atti e tre scene composta dal compositore argentino Osvaldo Golijov (nato nel 1960), è uno dei titoli in programma nella stagione in corso della Los Angeles Opera che si concluderà a giugno con una produzione di Rigoletto e i recital del tenore Joshua Guerrero
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Personaggi
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Parla Leone Magiera
redatto da Athos Tromboni FREE
FERRARA - Quasi duecento giovani cantanti lirici provenienti da tutto il mondo stanno partecipando, in più giorni, alle audizioni presso il Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara per le nuove produzioni liriche rossiniane di La Cenerentola e Il barbiere di Siviglia, in programma nelle prossime stagioni d'Opera del teatro ferrarese. Vogliono mettere
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Opera dall Estero
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Cosė fan tutte alti e bassi
servizio di Ramón Jacques FREE
LOS ANGELES CA, USA, Dorothy Chandler Pavilion - Le nuove e più dinamiche programmazioni dei teatri americani, che si concentrano sulla messa in scena di opere contemporanee, prevalentemente di compositori americani e di alcuni stranieri (il prossimo titolo in programma sarà Ainadamar del compositore argentino Osvaldo Golijov - 1960), nonché di
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Classica
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Saccon Génot ritorno a Ferrara
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Pubblico come sempre numeroso nel salone d'onore del Circolo Negozianti in Palazzo Roverella, ieri, vigilia di Pasqua, per il secondo concerto cameristico promosso dal Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto da Gianluca La Villa. Dopo i saluti del presidente del sodalizio, Paolo Orsatti, sono entrati i due cameristi già conosciuti e
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Opera dal Nord-Ovest
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Danae di rara opulenza
servizio di Simone Tomei FREE
GENOVA - In un panorama operistico spesso dominato da titoli consolidati, emerge con prepotente originalità la produzione di Die Liebe der Danae, Op. 83 di Richard Strauss al Teatro Carlo Felice di Genova. Quest'opera, lungi dall'essere un mero reperto archeologico, si rivela un'esplorazione complessa e affascinante delle dicotomie umane, incastonata
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Opera dal Nord-Ovest
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Dama scolpita dalla luce
servizio di Simone Tomei FREE
TORINO - Il Teatro Regio ha riportato in scena La dama di picche di Pëtr Il'ič Chajkovskij, in una nuova coproduzione con la Deutsche Oper di Berlino. L'opera si è rivelata un'autentica descente aux enfers, un'immersione nelle zone più oscure e tormentate dell'animo umano. L'allestimento, ideato da Graham Vick e portato a termine con
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Nuove Musiche
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Conti Cavuoto Santini il trio
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Ferrara Musica al Ridotto è una rassegna "parallela" e si affianca alla programmazione maggiore di quella Ferrara Musica fondata da Claudio Abbado nel 1989. La rassegna maggiore ha il pregio di proporre i grandi interpreti (solisti, direttori, orchestre) in un cartellone che mira alto; la rassegna "parallela" si assume invece il compito di valorizzare
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Personaggi
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Ferrara e Vivaldi connubio in musica
redatto da Edoardo Farina FREE
È il quarto anno consecutivo che il maestro Federico Maria Sardelli è presente nel cartellone musicale del Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara. Questa volta ha proposto al pubblico estense una Serenata a tre che è praticamente una pagina dimenticata del catalogo del "Prete Rosso". Sardelli è direttore d'orchestra, compositore,
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Vocale
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Serenata d'amore torna a cantare
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - La prima esecuzione assoluta in tempi moderni di una pagina musicale molto bella di Antonio Vivaldi, la Serenata a tre RV 690, ha richiamato nel Teatro Comunale "Claudio Abbado" un buon numero di spettatori ed estimatori della musica del "prete rosso", tanto da registrare praticamente il tutto esaurito. Ancora una volta il majeuta è
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Classica
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Il ritorno dei Cardelli
servizio di Athos Tromboni FREE
FERRARA - Il ritorno dei Cardelli. Sembra quasi il titolo di una saga, e tale parrebbe se si considerasse la regolarità con cui da un paio di lustri i recital solististici di Matteo (pianoforte) o di Giacomo (violoncello), nonché i concerti in Duo, fanno registrare una loro presenza nelle rassegne cameristiche di Ferrara. Stavolta, per gli appuntamenti dei
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Nuove Musiche
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Lo Specchio di Dioniso
servizio di Edoardo Farina FREE
FERRARA - Continua la ricca programmazione del Teatro Comunale “Claudio Abbado” luogo simbolo della tradizione culturale locale, nell’ambito della Stagione Opera & Danza 2024-2025 con in scena il decimo appuntamento dei quattordici previsti, Lo Specchio di Dioniso - Risonanze polifoniche erranti venerdì 21 marzo 2025 (replicatosi nella serata successiva)
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Opera dal Nord-Est
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Elektra nella Repubblica di Weimar
servizio di Simone Tomei FREE
VERONA – Nei fermenti intellettuali dei primi anni del Novecento, quando le teorie di Sigmund Freud e gli studi sull'isteria e sull'inconscio scuotevano le fondamenta del pensiero occidentale, il mito degli Atridi subì una profonda umanizzazione; il letterato e poeta Hugo von Hofmannsthal, reinterpretando la leggenda mitologica in chiave
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Opera dal Centro-Nord
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Norma da manuale
servizio di Simone Tomei FREE
FIRENZE - Dopo oltre quarantacinque anni di assenza, Norma torna a Firenze in un allestimento che non si limita a celebrare il capolavoro di Vincenzo Bellini, ma lo reinterpreta con una chiave scenica e musicale di forte impatto. La regia di Andrea De Rosa e la direzione del M° Michele Spotti plasmano uno spettacolo che, pur rispettando la tradizione
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