TORRE DEL LAGO PUCCINI (LU) - Ho incontrato il basso Antonio Di Matteo - artista di grande talento e in piena carriera - una delle voci fra le più interessanti nel panorama lirico attuale. Di lui si è letto che è dotato di voce “di rara bellezza” e che incarna la figura di un artista completo. Definito il Principe della lirica, ha lavorato e lavora a fianco di importanti artisti internazionali e ovunque riscuote successi e critiche positive. Tra pochi giorno farà il suo debutto al Festival Puccini di Torre del Lago con due ruoli in due grandi opere del compositore lucchese (Colline ne "La bohème" e Timur in "Turandot"). Ecco la nostra conversazione.
Chi era Antonio prima di incontrare la musica?
Antonio era un bambino nato e cresciuto a Boscoreale un piccolo paese situato alle falde del Vesuvio venuto al mondo in una famiglia semplice e umile. Da ragazzo iniziai a lavorare nella tabaccheria di famiglia per pagarmi gli studi ed ho sempre lavorato per rendermi indipendente. All’età di 17 anni mi sono iscritto al Conservatorio "Giuseppe Martucci" di Salerno e da lì è iniziato il mio percorso nel mondo della musica.
Come ti sei avvicinato al canto?
Ho sempre avuto la passione della musica: ricordo che sin da bambino all’età di 6 o 7 anni cantavo i classici napoletani in riva al mare quando andavo in vacanza. Sono sempre stato attratto dalla musica e credo che sia un arte, e sopratutto un linguaggio, di comunicazione, ma mai mi sarei aspettato che un giorno potesse diventare il mio lavoro.
Qual è il ricordo che porti nel cuore del tuo maestro?
Ne ho tanti, ogni Maestro che ho incontrato sul mio percorso mi ha lasciato qualcosa. Attualmente studio con il Mº Tommaso Monaco una persona alla quale devo tanto e posso dire che ogni lezione lascia sempre un ricordo e sopratutto una scoperta.
E la raccomandazione più severa?
Ce ne sono tante ogni volta che lo sento, mi dà sempre delle dritte fondamentali per la mia crescita.

Come affronti il debutto di un ruolo, sia dal punto di vista tecnico che emozionale?
C’è uno studio molto meticoloso sia tecnico-vocale che musicale oltre alla ricerca di tutte le sfaccettature che il ruolo presenta in tutte le sue forme.
Il tuo debutto più impegnativo qual è stato?
Ce ne sono stati più di uno, sicuramente il debutto di Oroveso nella Norma con il Mº Riccardo Muti.
Un ruolo che canteresti senza mai annoiarti?
Sicuramente Banco nel "Macbeth" di Giuseppe Verdi.
Nei ruoli affrontati con quale ti immedesimi di più e con quale di meno rispetto al tuo carattere?
Per il mio carattere mi immedesimo di più nei ruoli più “seri” come Timur, Ramfis, Banco, Fiesco, ecc.; meno in quelli più “comici” come ad esempio un Don Basilio nel "Barbiere di Siviglia" di Gioachino Rossini.
Tu sei campano; quanto c’è della tua terra nel tuo carattere?
Io sono il frutto della mia terra che insita in me: ”sole, mare, luce e speranza, fuoco…”
Il tuo debutto a Torre del Lago nella terra di Giacomo Puccini, che emozioni ti dà?
Una fortissima emozione perché qui si respira la melodia pucciniana, in ogni angolo, in ogni parte di questo posto magico. Sono davvero felice di debuttare in questo Teatro con due ruoli che ho cantato tante volte sia all’estero che in Italia, ma interpretarli qui è come se fosse la prima volta. Darò il meglio di me stesso.
Ti senti più fatalista e generoso come Colline, o più amorevole e paterno come Timur?
Sono due ruoli che amo molto, ma mi sento più amorevole e paterno come Timur
Dagli artisti del passato ormai scomparsi, cosa ti piace prendere e cosa invece lasci?
Ascolto molto le voci del passato, voci che sono rimaste nella storia dell’opera; ascolto e faccio tesoro, senza mai copiare. Tuttavia credo che ognuno di noi abbia una propria struttura e una propria identità.
Oltre la lirica quali generi musicali prediligi?
Amo i classici napoletani e la musica pop in generale.
Un sogno nel cassetto?
Il sogno del cassetto è quello di debuttare Filippo II nel "Don Carlo" di Giuseppe Verdi.
E per il futuro quali impegni ti attendono?
A dicembre ci sarà il mio doppio debutto alla Wiener Staatsoper di Vienna nel ruolo di Osmin nel "Ratto del Serraglio" ("Die Entfürhung aus dem Serail"), successivamente ritornerò nel teatro della mia città (Teatro San Carlo) nel "Don Giovanni" di Mozart, dopo nove anni sarò di nuovo a Piacenza ne "I Due Foscari" di Giuseppe Verdi e poi seguiranno altri impegni tra Berlino, Vienna e Parigi.




Nel giardino prospiciente il Gran Teatro all’aperto di Torre del Lago abbiamo concluso la nostra piacevole conversazione sorseggiando un buon prosecco e, amenamente, abbiamo continuato a parlare di musica e di arte in attesa dell’inizio delle prove di "Turandot".
Un grande augurio da parte mia e della redazione ad Antonio Di Matteo per questo debutto e l’invito a tutti voi lettori è quello di venirlo ad ascoltare sulle rive del lago di Massaciuccoli tanto care al Sor Giacomo.
Crediti fotografici: le fotografie sono fornite dall'Artista
Nella miniatura in alto e sotto in sequenza: il basso Antonio Di Matteo