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L'opera pių complessa della trilogia romantica di Verdi delude pubblico e critica |
Trovatore non al top |
servizio di Nicola Barsanti |
Pubblicato il 26 Settembre 2023 |
PARMA - L’ennesima distorsione di uno dei massimi capolavori del Cigno di Busseto che in quest’occasione vede la prima rappresentazione di Il Trovatore nell’ambito del XXIII Festival Verdi di Parma potrebbe essere riassunta con due sentimenti: amarezza e delusione. Se l’amarezza è dovuta ad una rappresentazione che stravolge e distorce completamente l’intenzione del libretto, la delusione è invece rivolta ad un cast che salvo poche eccezioni, di cui parleremo a breve, non è stato in grado di rendere giustizia a quella che è la drammaticità e la resa strettamente vocale dei personaggi. Ricordiamo a questo proposito l’assenza del baritono Marcus Werba e del soprano Eleonora Buratto originariamente designati per questa produzione. L’impressione generale dopo la recita di questo Trovatore è che il regista Davide Livermore insieme alla sua squadra abbia fatto da scudo ad un cast e ad una direzione musicale complessivamente mediocri, che nonostante ciò è giunta a termine senza molte (o apparenti) difficoltà. Le scene realizzate da Giò Forma hanno contribuito ad implementare l’alta entropia di questa regia collocata in ambienti industriali, asettici e atemporali che non solo distraggono dall’ascolto ma confondono coloro che approcciandosi all’opera per la prima volta non sono in grado di cogliere tutta quella serie di trasposizioni e differenze apportate rispetto alla trama e alle vicende originale, rendendo così il teatro un’ambiente ancora più elitario e strettamente rivolto agli “intenditori” e a quei pochi appassionati rimasti. Modernizzare è più che lecito, seppur fatto con raziocinio e nel rispetto di ciò che è scritto.


Venendo al cast è da sottolineare la bravura del basso Roberto Tagliavini nel ruolo di Ferrando, il quale colpisce da subito con la sua spiccata vocalità contraddistinta da un’ottima dizione. Altra perla vede la bravissima Azucena di Clementine Margaine, la quale si dimostra un’interprete raffinata in grado di effettuare degli accenti drammatici tali da rendere ancora più viva la sua ottima interpretazione scenica. Peccato per l’unico evidente errore dovuto ad uno sbandamento di ritmo nel duetto del secondo atto con Manrico “Mal reggendo” proprio quando dice “Sino all’elsa questa lama”, salvata, tuttavia, dalla prontezza del direttore. La Leonora di Francesca Dotto (che si esibisce nell’edizione critica) è penalizzata da un’emissione debole che nonostante lo sforzo non le consente di emergere nei terzetti e nei concertati là dove la tessitura orchestrale si fa più intensa. Ciò nonostante si difende nelle due aire principe, seppur non esule da piccole imperfezioni riguardanti i filati. Il Conte di Luna di Franco Vassallo risulta inadeguato se non sguaiato, sopratutto nel terzetto del primo atto e nelle parti più focose dello sparito, quando il cantante assumeo un atteggiamento eccessivo che incide negativamente sull’emissione vocale di un bravo baritono non all’ottimo delle sue potenzialità. Bene, seppur senza lode, per il tenore Riccardo Massi nel ruolo di Manrico, la cui generosità vocale e la buona proiezione sonora gli consentono di emergere sia nei duetti che nei terzetti, ma anche nelle parti solistiche. Di minor pregio invece l’interpretazione scenica. Una buona promessa vede l’allieva dell’Accademia Verdiana Carmela Lopez nel ruolo di Ines, completano il cast il Ruiz di Didier Pieri, Un Messo di Enrico Picinni Leopardi e Un vecchio zingaro di Sandro Pucci. L’orchestrazione, affidata alla bacchetta del M° Francesco Ivan Ciampa risulta, e dispiace dirlo, eccessivamente sguaiata, spingendo l’orchestra del Comunale di Bologna a raggiungere un volume tale da coprire i solisti e l’esempio più lampante è stato nel terzetto del primo atto. Bene, invece, per il coro, anch’esso del Comunale di Bologna istruito dal bravo M° Gea Garatti Ansini.



La serata si conclude con la vigorosa risposta negativa del loggione e con applausi moderati dal resto del teatro, una risposta tuttavia “educata” e decisamente contenuta rispetto a quella cui avremmo assistito ad una prima rappresentazione del Teatro Regio di Parma di qualche anno fa. (La recensione si riferisce alla prima di "Il Trovatore" di domenica 24 Settembre 2023)
Crediti fotografici: Roberto Ricci per il Festival Verdi 2023 - Teatro Regio di Parma Nella miniatura in alto: il tenore Riccardo Massi (Manrico) Sotto, in sequenza: panoramiche su allestimento costumi e luci
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intervento di Athos Tromboni FREE
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Ferrara e Vivaldi connubio in musica
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BOLOGNA - Presentato oggi nelle sale più bohèmienne che rustiche della Birreria Popolare della città felsinea il programma divulgativo di Bologna Festival, titolare anche del prestigioso calendario che va sotto il nome «Libera la musica» (i concerti di questa sezione del Festival fanno perno sulla presenza di "Grandi interpreti" che per il 2025 vedranno
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